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Autore: shewolf_    11/04/2013    3 recensioni
"-Sedetevi pure.- disse il professore di musica,con un sorriso accennato.
Ecco,per Kimberly,quell'uomo era la prova che la perfezione esisteva.
Non avevano mai avuto musica prima d'ora,era stata una riforma scolastica di settembre dell'inizio dell'anno. [...] Nessuno sporse lamentele,soprattutto dopo aver visto l'insegnante.
Le professoresse lo descrivevano come “un uomo piacente”,giusto per non sforare e mantenere quel decoro che viene loro richiesto in ambito lavorativo.
Tant'è che inizialmente nessuno ci credeva. Cosa potevano sapere delle donne abbastanza attempate,di cosa era ritenuto bello al giorno d'oggi?
E invece.. eccolo lì. Il professore di musica più affascinante che potesse esistere.
Si chiamava Jared Leto,e grazie a lui,musica era la materia più attesa della settimana."
Questa è la prima FF che pubblico su questo sito, spero vi attiri e vi piaccia come è piaciuto a me scriverla :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 51.

 I could follow you to the beginning
And just relive the start
And maybe then we’ll remember to slow down
At all of our favourite parts

 -Stasera ti passo a prendere?- le chiese appoggiando la fronte contro la sua.
I loro nasi si sfioravano, e i loro occhi erano talmente vicini che sembrava ne avessero uno solo.
Lei sorrise appena. -Passa verso le 9, che prima ho una cena con mio padre e mia madre.- mormorò.
Lui acconsentì e appena udirono la campanella di fine ricreazione interromperli, sbuffarono all'unisono e si separarono, per poi tornare ognuno nelle rispettive aule.
Il resto delle lezioni passò incredibilmente veloce, e la tasca destra dei pantaloni di Kim non smise per un istante di vibrare.
Erano vibrazioni brevi, rapide, che portavano messaggi d'auguri.
Quando gli insegnanti non se ne accorgevano e tra un cambio di ora e l'altro, li controllava per verificare da chi fossero mandati.
Si stupì della miriade di persone che conosceva. Alcune non le vedeva da anni, altre le incrociava per strada ogni tanto, ma si erano ricordati del suo giorno speciale.
Una in particolare glieli faceva tutti gli anni perchè il giorno dopo sarebbe stato il suo, quindi per lei era difficile sbagliare.
Quando finalmente la mattinata terminò ed era ora di tornare a casa, Kimberly si precipitò giù per la tromba delle scale, conscia di chi avrebbe trovato una volta attraversata la porta.
E infatti, eccolo lì.
Alto qualche spanna in più di lei, con gli occhi neri quanto i suoi, i capelli neri e corti che cominciavano a farsi più radi sulla nuca e i lineamenti così simili ai suoi.
Max, suo padre biologico, era in piedi contro un muretto esattamente di fronte a lei che le sorrideva.
L’aveva visto indossare di tutto. Quando era più piccola spesso indossava gli anfibi e l'orecchino; altre volte metteva una giacca di pelle lunga e occhiali da sole sottile stile Matrix; crescendo invece l'aveva visto mettersi abiti più comodi e casual, scarpe da ginnastica o addirittura mocassini, come in quel caso, aspetto che la destabilizzò per un attimo.
Suo padre coi mocassini era il mix più improbabile che si sarebbe mai aspettata, un po' come porchetta e café zero.. non c'entrano un accidente.
Nonostante ciò, vederlo davanti a lei le dava sempre quella sensazione di protezione e sicurezza tipico delle bambine affezionatissime al padre. Suo papà era una specie di eroe dei fumetti, per lei.
Avevano un gran bel rapporto nonostante la distanza, lui le faceva sempre percepire la sua presenza, era come avere un angelo custode senza ali.
Con un sorriso immenso, la ragazza gli si gettò tra le braccia, ricevendo in cambio un super abbraccio tipico solo di lui.
Era sempre stata orgogliosa del suo papà, ed era fiera che fosse solo suo.
Non che lui avesse mai presentato la voglia di accasarsi e costruire una nuova famiglia, grazie al cielo, ma ogni tanto a Kim non sarebbe dispiaciuto vederlo per una volta accanto ad una donna fissa.
Gliene aveva presentate nel corso degli anni, ma nessuna era stata all'altezza, evidentemente.
I suoi genitori erano entrambi morti di cancro, non aveva fratelli, men che meno zii e parenti, quindi Kimberly rappresentava tutto ciò che gli desse motivo di esistere e questo, dava un gran senso di responsabilità alla ragazza.
Andare bene a scuola, non cadere in depressione cronica o non cominciare a drogarsi più che per chiunque altro o per se stessa, lo faceva per lui, perché sapeva
che l'avrebbe ucciso, e deluderlo era l'ultima delle sue intenzioni.
Certo, non era del tutto priva di morale, e anzi la sua ambizione, testardaggine e orgoglio non le avrebbero mai concesso di fallire in un qualunque ambito, comunque ogni volta che si sentiva debole o pensava che non sarebbe riuscita a raggiungere un determinato obbiettivo, le bastava pensare a Max, al fatto che lui credeva ciecamente in lei per darle la forza necessaria.
-Auuuguuurii cucciolotta di papà!- sebbene quel giorno compiesse 18 anni, per lui rimaneva sempre la sua “cucciolotta”. Eh, si parla tanto di madri sdolcinate, ma anche i padri non scherzano quando si tratta delle figlie.
E lei, sebbene ormai fossero passati anni, non si stancava mai di sentirselo dire.
La sua famiglia era piuttosto fredda nei modi, sua mamma aveva smesso di abbracciarla o di chiamarla con nomignoli imbarazzanti da ormai 14 anni, e tutte le attenzioni dei suoi genitori erano sempre rivolte a Gaya, la sorellina minore.
Essere l'unica per almeno una persona, aveva davvero molto significato per lei.
-Come stai?- le chiese poi, allentando la presa.
-Benone pa', tu? Come è andato il viaggio?- domandò di rimando, separadosi da lui e cominciando a passeggiare per le vie del centro.
Lui viaggiava sempre moltissimo per lavoro, e aveva l’immensa fortuna di conoscere e imparare sempre nuove cose.
L'uomo rispose come sempre “solito” e cominciarono a discorrere di tutto quello che si erano persi l'uno dell'altro nel corso di questi mesi che non si erano visti.
Non si vedevano dalle vacanze di Natale, ma ormai Kim era abituata a non vederlo per così tanto tempo.
Gli raccontò delle lodi scolastiche, della scuolaguida, della gita e così via; mentre lui le parlò dell'Europa, del suo acquario che ha dovuto buttare perchè non riusciva più a tenere a causa delle lunghe assenze e della batteria elettrica che si era comprato.
Lui era un bambinone, sotto certi punti di vista: adorava giocare alla playstation, da giovane faceva parte di una band e il suo sogno più grande era proprio quello di suona la batteria come un professionista, mentre invece quando lo chiese ai suoi, loro gli regalarono una chitarra, infrangendo i suoi piani.
Nonostante ciò, mantenne questa insana passione per la musica e infatti, il suo lavoro aveva a che fare con questa. Era un produttore di fama del settore musicale o qualcosa di simile, lui non le parlava mai del suo lavoro se non per chiederle il suo parere su alcune band promettenti.
Ogni tanto le portava dei CD non ancora usciti nel mercato per farglieli ascoltare. Lei rappresentava la gioventù di quella generazione, se fosse piaciuto a lei era possibile che piacessero anche a tutti gli altri.
Quando aveva qualcosa da dire o qualche commento da fare, lui prendeva sempre nota e apportava le determinate modifiche da lei indicate, se ritenute opportune.
E questo fece accendere la lampadina nella mente di Kimberly.
-Pa', quanto ti fermi?- gli domandò dando un morso al suo panino imbottito.
Si erano seduti sul bordo di una fontana in pietra, proprio di fronte a quel negozietto che era più piccolo del bagno di Kim, ma che producevano dei panini davvero eccellenti.
E lo sapevano tutti dato che ogni volta bisognava fare la coda per ordinare.
-Domani sera riparto.- rispose gustandosi il pranzo, lui. -Perchè?- chiese poi, voltandosi a guardarla.
-Perché.. vorrei farti conoscere una persona.- disse lei, sforzandosi di non incrociare i suoi occhi, il che, fece intendere a lui di cosa si trattasse.
Infatti sorrise, furbetto. -Ti sei fatta il fidanzatino, eh?- non era il tipo da essere possessivo o geloso, ma si trattava comunque di sua figlia. E in ogni caso, sarebbe stata la prima volta che gli presentava il ragazzo, e ciò sotto un certo punto di vista, lo entusiasmava parecchio.
-In un certo senso..- rispose lei evasiva, dato che “fidanzatino” le pareva il termine più lontano da quello che Jared effettivamente era.
-Si chiama Jared ed è un musicista. Per questo vorrei che lo conoscessi, ha davvero talento, è bravissimo ed è il suo sogno da sempre.-
-Ne sei sicura?- domandò il padre, lanciandole un'occhiata scettica. Magari era l'amore ad accecarla, e non era seriamente bravura.
-Da quando metti in dubbio il mio intuito?- fece lei ironica, pulendosi dalle briciole che le si erano impigliate nei capelli.
-Da quando questo ragazzo ti piace..- rispose conciso.
-Papà, non sono fusa, lui se lo meriterebbe davvero.- pareva sicura di quello che diceva.
-Allora perchè non c'è ancora riuscito?- se aveva davvero così tanto talento, era strano che non avesse ancora sentito il suo nome.
-Diciamo che non ha avuto fortuna..- giustificò lei, con un'alzata di spalle. -Per questo voglio che tu lo ascoltassi, potresti aiutarlo!-
-Mi garantisci che non sia un idiota? Ha almeno cambiato la voce?- ridacchiò lui, facendo allusioni al periodo di pubertà attraverso cui la figlia e amici erano
passati da poco.
Lei gli rivolse un'occhiata infastidita, che diceva tutto. -Per la cronaca, è più grande di me ed è proprio la sua voce che mi ha colpita!-
-Mh, ok di solito tu ci prendi quando si tratta di doti canore.- ammise il padre, facendole segno di avviarsi verso il parcheggio sotterraneo dove aveva lasciato la macchina.
-Sì pa', fidati. E' un artista.- e gli occhi con cui lo disse lo convinsero al 100%.
Quando entrarono nel parcheggio e lui si accinse a pagare, lei fece un paio di calcoli. -Ma sei venuto fino a qua in macchina?- gli chiese stupita. C'erano almeno 6 ore di distanza tra casa sua e casa di lei.
-No, l'ho noleggiata in aeroporto come al solito.- mentì rapido, pagando e scendendo le scale.
Lei lo seguì, guardandosi intorno.
-Oggi si festeggia il tuo compleanno...- aggiunse, camminando davanti a lei. -Quindi, buon compleannoooo!!- esclamò, indicandole una macchina davanti a lui.
Il cuore le si fermò in gola mentre rimase a bocca aperta. Era piccolina, nera con dettagli rosa e tanti fiocchetti rosa incollati sul vetro e sul cofano.
Kimberly pensò che fosse la cosa più bella che avesse mai visto, probabilmente data dal fatto che era solo sua.
-Stai scherzando?!- domandò correndo verso quella meraviglia e rigirandosela tutta.
-E' una Citroen C1, in Francia è molto conosciuta. Qui si usano più fuori strada, quindi questa sarà pressoché unica nel suo genere. E' di seconda mano, così se la picchi via non ti sentirai troppo in colpa e ho fatto cambiare certi dettagli che erano ormai consumati, come tappetini e tergicristalli.. ma in sé era tenuta
abbastanza bene.- disse, ma lei quasi non lo ascoltava.
Era in estasi, non aveva neanche la patente ma già una macchina.. Bel tentativo da parte sua di farla intestardire sulla patente. Quando le porse le chiavi, si fiondò ad aprirla per controllare gli interni, in classica pelle chiara.
Era davvero bellissima e Kim si sentiva entusiasta. -Domani facciamo un po' di guide, ok?- le propose avvicinandosi.
La ragazza con la stessa espressione da ormai 5 minuti, lo abbracciò di slancio, ringraziandolo ancora e ancora. Rischiava una paresi facciale da tanto sorrideva.
Il resto del pomeriggio ne approfittarono per andare al cinema e passare un po' di tempo insieme a chiaccherare e per cena, lui sarebbe stato a casa sua.
Quando arrivarono Lilian li accolse con un sorriso, e Kimberly vi lesse subito che sapeva perfettamente del suo regalo, ma non aveva mai lasciato trapelare niente. Quella donna quando voleva diventava una tomba.
-Ciao Lilian.- la salutò Max cordialmente, saluto che ricambiò con due baci sulle guance, saluti di diplomazia, alquanto imbarazzati, non degni di due persone che una volta si sono amate al punto da mettere al mondo un bambino.
Strana ogni tanto la vita; ogni volta che li vedeva insieme Kim, si chiedeva sempre che cosa ci avessero trovato l'uno nell'altra, dato che avevano decisamente poco in comune, a prenderli separatamente.
James e Gaya erano andati a trovare dei parenti quella sera, quindi sarebbero stati solo loro tre, il che emozionò profondamente Kimberly.
Era stata un'idea di sua madre, James non era esattamente entusiasta, ma gli effettivi genitori ritenevano che sarebbe stato un gran bel regalo per la figlia.
Effettivamente c'avevano preso. Per quanto si sforzasse, Kim, non riusciva assolutamente a ricordare il periodo in cui i suoi erano insieme, in cui lei aveva avuto una vera famiglia. Era troppo piccola, ma un ricordo di quel genere le avrebbe risparmiato molta pena per parecchio tempo.
Per quanto James le piacesse, quando era più giovane, non riusciva a non desiderare ogni notte che i suoi tornassero insieme, che formassero una famiglia normale, che suo padre tornasse a casa ogni sera e che potesse vedere da cosa fosse venuta fuori.
Spesso si sentiva senza origini, dato che l'amore da cui era nata, non c'era più. Per un bambino non c'è niente di più destabilizzante e difficile da accettare.
Ed ora, loro le stavano facendo il regalo più bello che potesse aver mai desiderato.
Vederli in cucina a parlare normalmente, mentre sua madre preparava i piatti e lui spiluccava con le dita alcuni pomodorini, congratulandosi per l'eccezionale cuoca che era, le pareva talmente surreale ma al contempo talmente fantastico da farla commuovere in silenzio.
Sedersi a tavola solo loro tre a cenare, tra chiacchiere e risate, la fece sentire al settimo cielo e, ne era certa, non li avrebbe mai ringraziati abbastanza per quello
che stavano facendo, sapendo quanto effettivamente costasse loro.
Perché un po' d'imbarazzo si coglieva, le frasi ogni tanto apparivano sconnesse, e gli sguardi parevano impacciati e non si soffermavano per più di tot secondi.
Solo allora Kimberly realizzò che, dopo tutto, era sicuramente meglio così, loro non si appartenevano e probabilmente era proprio la distanza a rendere il rapporto con suo padre tanto speciale.
Però quel momento non l'avrebbe scambiato con nient'altro, nemmeno per tutto l'oro del mondo.
 

All I wanted was you.

Note finali: AAAAALLLLEEEEEEEEEEE'!!!
Come si dice "chi non muore si rivede" e io non faccio che confermare questa regola, fuck yeah.
Lo so lo so lo so che è stata una mega assenza la mia (almeno credo, era ancora marzo quando ho postato l'ultima volta?) e mi dispiace non sono scomparsa perchè ero morta/depressa/stronza, ma ho avuto il mio grandissimo da fare e sono contenta di annunciarvi che una nuova era della mia vita sta cominciando :D
Non vi annoierò con dettagli futili, e passiamo al piccante della questione: il capitolo!
Mi rendo conto che fa abbastanza cagare, immagino le vostre espressioni affamate dopo esservi succhiate in un batter d'occhio queste ben 3 pagine e mezzo di Word e arrivate in fondo avrete alzato un sopracciglio della seria "ma che, davero?" e purtroppo devo rispondere di sì, non lo ricordavo neanche io così corto, è stato un puro caso che io sia mancata proprio prima di un capitolo così deludente!

Ma cerchiamo di rianimarlo noi, no??
Allora, il topic di oggi è: quali sono stati i momenti più belli della vostra vita? Ve li ricordate? Descrivetemeli orsù :)



La canzone è All I wanted dei Paramore, canzone indescrivibile, una di quelle che ti entrano dentro un minuto e ci restano per i 4 mesi seguenti. Ho passato non so quanto tempo a cantare questa canzone! So che è un pò triste, ma se la si ascolta bene secondo me è in tono con i capitolo :)

Potrei seguirti al principio
e rivivere l'inizio
Poi magari ci ricorderemo di rallentare
ad ogni nostra parte preferita.

Tutto quello che volevo eri tu.

Ok, bando le ciance, credo di avervi annoiate più che a sufficienza :) ma dato che il capitolo era un pò così, non volevo che le note finali fossero altrettanto deludenti ahahah.
chiedo venia, e ricordatevi di lasciarmi i vostri momenti migliori, se proprio non riuscite a commentare questa sottospecie di capitolo. Non abbiate paura di dilungarvi, mi piace molto quello che mi scrivete e nel caso in cui non volete che cazzoneso li legga o avete qualche remora in più di me nello sputtanarvi allegramente nel web (ahahah), rispondetemi pure in privato :)
LOTSOFLOVE.
  
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