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Autore: xxMoonLightxx    11/04/2013    1 recensioni
Alexis, 17 anni da San Francisco si trasferisce nella umida Forks ospitata dallo zio Charlie per costruire una nuova vita lontano dalle persone che nella sua amata città l'hanno fatta soffrire. L'unica compagna è la sua macchina fotografica. Nuovi incontri attendono la giovane protagonista, che grazie ad una fotografia, imparerà di nuovo ad amare.
La storia si svolge dopo New Moon.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Eclipse
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Quando raggiunsi il pick-up avevo il fiatone. Le mani mi tremavano così tanto che riuscii a fatica ad aprire la portiera. Una volta dentro l'abitacolo, gettai la testa all'indietro e cercai di rendere il mio respiro quanto più regolare possibile. Il mio corpo pian piano abbandonò quella strana sensazione mista di paura e angoscia che mi aveva sopraffatta. 

Sapevo che non sarei riuscita a rimanere in quella scuola un minuto di più. Mi sa che non sarà tanto facile seguire tutte le lezioni lunedì... 
 
Dopo un tempo che mi sembrò interminabile, misi in moto il pick-up di Bella che si spense appena cercai di cambiare la marcia.

MALEDIZONE!
 
Ci misi un bel pò a capire in che modo guidare quel furgone sbiadito.
Non ricordavo bene la strada del ritorno e non riuscivo a ricordare il tragitto che Bella aveva fatto la mattina poco prima, così iniziai a girare quasi senza meta tra le strade di Forks, pensando senza sosta. 
 
Quesgli strani ragazzi... Edward... La mia testa che mi diceva di SCAPPARE...
 
Mi ritrovai su una specie di super strada circondata ai lati da alberi altissimi. Avrei dovuto sentirmi persa, ma continuavo a proseguire , spinta da un'enorme curiosità. Continuavo ad andare avanti, ma non avevo la più pallida idea di dove fossi. All'improvviso, dopo una grande curva ecco che alla mia sinistra apparve un'immagine che portò alla mia mente le mie estati da bambina: il mare. Davanti a me sulla destra c'erano alcuni cartelli con delle indicazioni, ma non ci feci molto caso, tanto ero rapita dallo scenario che mi si era parato di fronte: una scogliera a strapiombo si stagliava imponente davanti ai miei occhi. Il cielo coperto di nubi, di un colore tra il bianco e l'argento, donava al mare, che impetuoso scagliava le sue onde dulla pareti dell'alta scogliera,  un colore sinistro. Tutto era avvolto da una luce così fredda, così diversa da quella che ricordavo esserci quando passavo le mie estati con Bella. 
 
D'istinto accostai sulla strada, presi la mia borsa con e scesi dall'auto. Subito l'aria gelida mi colpì il viso e il freddo regalò al mio corpo delle violente scosse. Estrassi la macchina fotografica dalla borsa e iniziai a scattare alcune foto, per immortalare lo scenario che avevo davanti l'obiettivo. Scattavo senza sosta, cercando di catturare quante più immagini possibili, da più punti di vista, quando dall'interno dell'obiettivo notai un gruppo di ragazzi arrivare in cima al promontorio. Notai che nessuno di loro indossava una maglia e di colpo il mio corpo fu scosso da violenti brividi di freddo. Il colore della loro pelle, così caldo, creava un contrasto meraviglioso con l'atmosfera fredda intono e questo mi colpì così tanto in quel momento che iniziai a scattare, senza rendermene conto, alcune foto a quello strano gruppo di ragazzi. Mi si mozzò il respiro quando uno di quei ragazzi, dopo una breve rincorsa, si tuffò dal promontorio. Istintivamente guardai la superfice increspata del mare, attendendo di scorgere la testa scura di quel ragazzo tra la schiuma delle onde. Quando lo vidi in supefice agitare le braccia e nuotare senza difficoltà, tirai un sospiro di sollievo. 
 
Uno dopo l'altro, come se fosse la cosa più naturale del mondo, i ragazzi iniziarono a tuffarsi da quell'alto scoglio, ed ogni volta che uno di loro entrava a contatto con la superfice  dell'acqua smettevo di respirare. Ero catturata da quelle acrobazie spensierate e scattavo frenetica cercando di immortalarle con la mia macchina fotografica. I ragazzi rimasti sullo scoglio si muovevano freneticamente, e nonostante la distanza, riuscivo a sentire le loro risate miste al rumore delle onde. Solo uno di loro restava in disparte. Aumentai al massimo lo zoom della mia macchina, e scattai senza farci troppo caso.
 
Ad un tratto, tra uno scatto e l'altro, mi sentii profondamente a disagio, come se qualcuno mi stesse osservando. Improvvisamente, sentendomi colpevole per aver spiato quei ragazzi, mi ricordai del furgone alle mi spalle. Diedi un'occhi ai cartelli a destra del pick-up: erano due, uno sopra l'altro. Il cartello superiore indicava "La Push Beach", quello sottostante "Quileute Indian Reservation". Scossi la testa come per tornare alla realtà e strinsi le spalle nel giaccone pesante. Messa a posto la macchina fotografica, rientrai in macchina e misi in moto il pick-up. Ormai con la conferma di aver sbagliato strada, feci inversione e ritornai da dove ero venuta, con la speranza di trovare presto la casa bianca degli Swan o, quantomeno, avvicinarmici il più possibile.
  
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