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Autore: The dark prince    31/10/2007    0 recensioni
***
18/11/07
Modificato nuovamente e pesantemente finale 2° capitolo,
influisce molto sulla trama, perciò vi prego di leggerlo.
Grazie.
***
- Avada… -
Addio Grenger
- Ci rivedremo presto… -
E’ un sussurro, ma lo sento distintamente,
mille gocce salate mi stuzzicano subdole l’occhio,
ma gli impedisco di scivolarmi sulle guance incavate.
[Inciamperesti nella tua danza con la morte]
Sento la sua voce rimbombarmi sinistra nella mente.
Qualcuno mi chiederà:
perché?
Perché mi è stato ordinato.
E ancora: perché hai eseguito?
Perché la mia anima è nera,
come questa notte che ha già il sapore di morte.
Perché il mio sangue è nero,
come l’inchiostro.
Perché il mio sangue ribolle ogni secondo della mia esistenza.
Un’esistenza al limite dell’umano,
trattato come una bestia, marchiato come essa.
[Perché sei un vigliacco. E non hai nemmeno il coraggio di ammetterlo]
Perché, in fondo, io non sono un Malfoy.
Non lo sono mai stato. Non lo sarò mai.
Dei Malfoy ho solo il nome.
Dei Malfoy ho soltanto l’aspetto.
In fondo, io sono sempre stato, nient’altro che un Black.
- È una promessa. –
- …Kedavra. –
-***
POSTATO TERZO CAPITOLO
Genere: Generale, Triste, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte, Voldemort
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Dark Soul

CAPITOLO I:

-The beginning of a new era –

 

Sono fermo, stringo in maniera scomposta la bacchetta nera inchiostro, le iridi fulgide, di quel colore argento fuso, scrutano truce il corpo sotto di me.

La bocca rosso come il sangue vivo è socchiusa, i denti bianchi neve si intravedono tra le labbra, sensuali e invitanti tuttora.

Gli occhi d’oro fuso sono aperti, ma opachi e vitrei, privi di vita.

Vita. Quella scintilla passionale che dona tutto, o forse, toglie tutto.

Quella fiamma impetuosa, ingovernabile da noi uomini….

Ingovernabile? Menzogna. Mi sono bastate due parole, e lì è tutto finito.

- Avada Kedavra. -

L’abito candido è perfetto, pulito e brillante, come lo era prima.

Ma prima, Lei era ancora viva….

Il corpo è rigido, i polmoni sono privi d’aria.

Ha esalato l’ultimo respiro, profondo come l’oceano infinito…

Il sangue stagnante nelle vene, il cuore ha scandito il suo ultimo battito.

Forte, intenso, come i suoi sguardi lanciati dalle sue iridi d’oro liquido…

Ora il corpo è inerte a terra, privo di vita.

E’ morta, l’ho uccisa Io.

E pensare che tutto è iniziato un po’ per scherzo, un po’ per gioco.

Scherzare a fare i grandi, i malvagi, quelli che hanno il potere e non hanno paura di usarlo.

Scherzare a fare i Mangiamorte.

Giocare a torturare, interrogare, uccidere…

Giocare a fare gli assassini.

Incominciai a capire solo a sedici anni, ma già allora era troppo tardi, già allora avevo già deciso, o meglio, avevano già deciso.

Io non ho mai avuto il controllo della mia vita, potevo far finta, potevo ignorare quel fatto, quel misero dettaglio, ma la verità era un’altra: erano loro a decidere, non io.

Già allora ero stato marchiato. Marchiato con i simbolo dei dannati.

Simbolo di odio e disperazione, di ambizione e rabbia.

Ricordo bene quel giorno, in cui feci il mio ingresso all’inferno.

Conobbi l’ombra e la paura quel giorno, il terrore nella sua forma più orribile.

Da allora il mio amico più fidato è stato il silenzio, la mia ombra è stata il dolore, le mie lacrime sangue, il mio nome stesso divenne sinonimo di morte.

Ricordo quel giorno…

 

BEGINNING MEMOIERS:

 

 Agosto 1996, Momentanea Dimora dell’Oscuro Sire.

 

E’ buio, la fioca luce proveniente dalle fiaccole appese ai muri non è sufficiente a rischiarare completamente l’ampio corridoio che sto percorrendo con passo marziale, ombre vengono proiettate sinistre sui muri di nero marmo, lugubri mani tese verso le tenebre, forme chiaroscuri che si muovono in un vano tentativo di riemergere.

Il gelido silenzio è rotto dal fruscio dal mantello che nero come l’inchiostro mi avvolge tetro, dal il mio respiro cavernoso che si condensa nell’aria.

Fa  freddo, sarà la presenza dei Dissennatori, essenze demoniache rifiutate dall’inferno stesso, avvolti in quei mantelli color acciaio e nero pece, anziani quanto il mondo, aspirano felicità e speranza, gioia e calore.

Quel freddo, quel gelo che penetra subdolo la cute, s’ infiltra come veleno nel sangue e nella carne, nelle ossa e nei tendini per poi arrivare al cuore e distruggerlo, divorarlo.

Continuo ad avanzare lento, i passi decisi rimbombano sinistri tra quelle mura di nero marmo, il soffitto inesistente, solo l’oscurità che famelica cancella ogni luce.

Giungo alla fine del corridoio, il cuore pulsa dolorosamente, sembra voler scoppiarmi in petto, mille gocce di sudore freddo mi colano sinuosi sul collo, sul capo umido.

Le mani mi tremano leggermente, i capelli color dell’oro lasciati liberi si incollano fastidiosamente alla fronte e al retro del collo.

Davanti a me si delinea un portone di ebano rinforzato con acciaio e altre leghe.

Decorato da scuri serpenti bronzei, sfumature di luce che  fluttuano nell’oscurità, sembrano muoversi sinuosi in questa fusione d’ombra e luce, gli occhi costituiti da opachi smeraldi.

Con uno sinistro suono acuto, i due battenti girano su se stessi, lasciandomi libero il cammino.

Oltre la soglia solo tenebra. Oltre la soglia solo silenzio.

Oltre la soglia l’inferno mi attende.

La varco.

 

*

 

L’oscurità regna sovrana, non riesco a vedere niente, ma sento la presenza di decine di uomini vicino a me.

Tendo le orecchie per captare qualsiasi rumore.

Crack.

E’ un attimo, i battenti si chiudono di scatto, un rumore cupo e tetro riecheggia per un attimo tra quelle mura di pietra.

- Malfoy Draco, è un piacere conoscerti. –

Sento una voce, no, un sibilo provenire da davanti, acuto, graffiante, gelido, sembra volermi toccare l’anima per poi squarciarla.

Sento un brivido scorrermi freddo sulla schiena, un tremito mi percorre pigro le membra.

Improvvisamente due luci appaiono come dal nulla, luccicando nelle tenebre, vermiglie come sangue vivo, vivide, due fulgide stelle il cui sapore sa di morte.

Sento soggezione allo stato puro, terrore mi invade famelico la mente, panico penetra  velenoso nel cuore.

Quasi nel medesimo istante, decine di fuochi color smeraldo si accendono ai lati della sala, divampando impetuose e rivelandone la formazione circolare.

Decine e decine di uomini sono fermi ai lati della sala, statue scolpite nel marmo grezzo.

Maschere demoniache, color di questa nera notte, coprono il loro viso, riflettendo sinistre la luce smeraldo delle fiamme, mantelli dello stesso cupo colore avvolgono tetri i loro corpi,  i guanti in pelle color inchiostro non lasciano scorgere nemmeno un l’ambo di pelle.

Demoni provenienti dall’inferno, l’unica ragione di vita è obbedire al loro Maestro.

Immobili, come privi di vita. Non scorgo i loro occhi, ma sento i loro sguardi sul mio viso come marchi infuocati.

In fondo, un trono in cristallo nero si leva maestoso, seduto su di esso il mio Signore.

Magro e slanciato, una vestaglia nera gli ricopre lugubre il corpo, le mani bianche sono appoggiate inerte sui braccioli, le lunghe dita picchiettano pigre sul cristallo, ma questo non è niente.

Sento l’ennesimo brivido attraversarmi vile la schiena quando sposto lo sguardo delle mie iridi adamantine sul viso.

Più bianco di un teschio, il naso piatto, quasi assente, come quello di un serpente, le labbra di un violaceo tenue arricciate in una smorfia sprezzante, i capelli completamente assenti, infine loro: due brillanti stelle scarlatte, come sangue appena versato, l’inferno stesso  rinchiuso in quei globi di fuoco e fiamme, le pupille verticali come quelle di un gatto, color nero abisso, due cupe fessure in cui morire, che si allargano e si restringono a ogni battito cardiaco.

Rabbrividisco. Mi inginocchio di scatto, subito dopo aver incrociato quello sguardo color rubino.

- Per me è un onore conoscervi, mio Sire. –

La mia voce risuona flebile, gracchiante come il verso di un corvo.

- Draco Malfoy, sei stato portato in questo luogo per divenire un mio seguace, un vittorioso in questa era cupa. –

Ancora quel sibilo graffiante e gelido, ancora il brivido che mi percorre vile la schiena.

Questa è una pausa di pochi istanti, ma mi paiono secoli.

Il capo chino in segno di sottomissione, non oso incontrare nuovamente quelle iridi vermiglie; non posso vederlo, ma immagino il ghigno compiaciuto delineato sul volto di quell’ uomo, o meglio, di quell’ essere.

- Ma questo, impone dei doveri. –

Solito sibilo graffiante, lo sento alzarsi dal cupo scranno su cui era seduto, i suoi passi rimbombano tetri sulla pietra nuda, felpati come quelli di un ghepardo.

- Giuri, Draco, di servirmi fedelmente, finche morte non ti colga? -

Inspiro, so di commettere lo sbaglio più grande della mia vita, ma non ci posso fare niente: o questo o la morte.

Come diceva quello scrittore babbano? Ah sì: Se sbagliando si impara, lasciatemi sbagliare.

E Io sbaglio.

Sento la pulsazione del mio cuore farsi dolorosa, l’ultimo battito da uomo libero.

Ho in mano il foglio della mia condanna a morte.

- Lo giuro. -

Due parole, un marchio impresso a fuoco nella mia anima, nella mia mente.

La mia voce è  roca e gracchiante, ma rimane decisa, ferma.

Lo sento avanzare deciso verso la mia posizione, il fruscio della vestaglia mi pare il suono più tetro che abbia mai sentito.

- Giuri di obbedirmi in ogni mio volere, per il resto dell’eternità? –

Espiro, un tremito mi percorre famelico, il cuore a mille.

Prendo in mano la piuma d’oca, avvicino il calamaio.

Socchiudo tremante gli occhi.

- Lo giuro. –

Sento lo sguardo di tutti su di me; tremo. Lui è di fronte a me.

- Fuori il braccio. –

Non ho bisogno di chiedere quale braccio tendere, ispiro violentemente un’altra volta, un brivido mi percorre nuovamente.

O questo, o la morte, Draco.

Questo l’unico pensiero in mente.

Tendo il braccio sinistro, me lo sento artigliare dalla sua mano ossuta, il contatto mi disgusta, un freddo innaturale si espande per l’intera cute.

Tremo nuovamente.

Intingo la piuma nel calamaio, il foglio attende di essere firmato.

Sento il movimento della bacchetta nell’aria, poi la manica del mio abito si lacera violentemente, come strappata da artigli animali.

Chiudo di scatto gli occhi, li stringo fino a farmeli dolere.

Sento il contatto del mio braccio con la punta della bacchetta, un sussurro incomprensibile proviene dal Lui.

Appoggio la piuma sul foglio.

Poi, solo dolore, si espande per tutto l’arto, fiamme mi pervadono la carne, gelo si diffonde per l’intera cute, il sangue all’interno delle vene si ghiaccia, sento gli organi come avvolti da impetuose fiamme scarlatte, ma non urlo, non mi lascio sfuggire nemmeno un gemito;  mille spilli arroventati disegnano sulla mia pelle un disegno ben preciso: un teschio, rosso come sangue, dalla sua bocca esce un serpente sinuoso, come una lingua,  i movimenti ancestrali, i suoi occhi color smeraldo intenso, luccicanti, traboccanti di malignità.

Mi sembra di morire. Il cuore manca un battito, dimentico di respirare per pochi secondi. Infine, come tutto è iniziato, tutto finisce.

Stringo ancora gli occhi, vorrei urlare ma mi trattengo.

Poi sento un sibilo, acuto, graffiante, gelido.

- Ora alzati, mio fedele Mangiamorte. –

La mia condanna a morte è stata firmata.

 

END MEMOIERS.

 

 

I ricordi mi passano davanti agli occhi, fotogramma per fotogramma.

Mille serpenti di cristallo continuano a scendermi imperterriti sulle guance, chiudo di scatto gli occhi.

Sento il marchio sotto la stoffa pulsarmi dolorosamente, come fuoco, in modo di ricordarmi della sua esistenza, della mia dannazione.

Quel giorno mi dannai per l’eternità.  Quel giorno divenni un assassino.

Ricordo quale fu il suo primo incarico per me:

- Uccidi quel babbanofilo di Albus Silente. –

Ricordo la nota di crudele divertimento nella sua voce, i suoi occhi rosso Tiziano luccicanti nell’ombra, il ghigno stampato su quel volto bianco come la neve, le sue dita affusolate che tamburellavano pigre sui braccioli, le fiamme dei fuochi smeraldo che danzavano frenetiche illuminando la mia maschera nera e il suo viso serpentino. Quel disgusto che mi saliva dal profondo dell’anima, i miei occhi illuminati dall’odio e dal disprezzo.

Forse, fu quella la mia vera condanna a morte. Forse.

Ero sicuro di non potercela fare, ero soltanto un ragazzo presuntuoso e arrogante, pieno di sé, certo, ma avevo soltanto un marchio impresso sulla carne per volere altrui.

Il simbolo dei dannati, il marchio delle tenebre.

Guardo nuovamente il cadavere sotto di me, un rivolo di sangue vermiglio esce lento dalle labbra carnose, sento rabbia montarmi in petto, disgusto per me stesso provenire dall’antro in cui è custodito gelosamente il mio cuore di ghiaccio.

Ma poi contro ogni previsione, riuscì nell’incarico, mi ricordo ancora quel giorno, il giorno in cui divenni il favorito dell’Oscuro Sire, il giorno che vide calare la stella più luminose di tutte oltre l’orizzonte, quella stella azzurra che si spense come tante altre prima di lei, lei che era la più fulgida e brillante in questo manto notturno così cupo e tetro.

Il giorno che vide cadere oltre il velo mortale la figura di Albus Silente.

E fui io a spingerlo.

 

BEGGINING MEMOIERS:

 

Giugno 1997, Parco della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

 

 Corro giù dalle scale ansimando, il cuore in petto a mille, i miei respiri sempre più corti, mi sembra di avere improvvisamente dei polmoni troppo piccoli.

Corro, i muscoli delle gambe protestano, mi fanno tremendamente male, ma li ignoro.

I miei occhi adamantini scrutano torvi il parco, il mio viso pallido e consunto è  illuminato dalla luce smeraldo del Marchio Nero, che brilla fulgido nel manto notturno blu scuro, coperto  le numerose nubi di un tetro nero inchiostro, le stelle oscurate da quella dirompente luce verdastra.

Mi manca il fiato, la vista è annebbiata, ma poi una figura, la figura che sto cercando mi salta all’occhio.

Un uomo ossuto si muove arrancando nell’ombra verso la mia direzione; un sorriso privo di gioia si delinea sul mio viso magro, una luce verde intenso illumina i miei occhi color argento fuso.

Sono stanco, il combattimento contro l’Ordine è stato estremamente faticoso, però almeno ho ultimato il lavoro di mia zia.

Un sadico e cinico sorriso si delinea sulle mie labbra violacee.

I Paciock sono finalmente finiti, hanno avuto il meritato castigo per essere traditori del loro sangue, il loro rampollo giace ora a terra, con occhi opachi e vitrei, morto.

E’ stato inebriante, è stato un attimo, non ho neanche riflettuto, mi ha sbarrato la strada e ho fatto la cosa più ovvia.

“Avada Kedavra.”

Quella luce smeraldo è stupenda, la sensazione dell’adrenalina che ti scorre nel sangue è

fantastica. Il fremito che precede le due parole magiche è unico.
Sono momenti indimenticabili, sono i momenti in cui mi sento vivo.
Giocare a fare Dio. Il messia di verità proprie. Perché io ho sempre ragione.

Continuo a correre, l’uomo comincia a delinearsi: una barba fluente color panna gli scende fino alle gambe, la tunica color porpora risalta nel nero della notte, gli occhiali a mezzaluna fanno intravedere i due fulgidi zaffiri al posto degli occhi.

Albus Silente.

- Expelliarmus

Urlo, un ruggito animalesco che spacca il freddo silenzio della notte.

Vedo con gioia la bacchetta alzarsi in aria, volare nell’aria fredda della notte e svanire nelle tenebre notturne. Lo raggiungo, per poi scrutarlo truce.

- Chi altro c’è? –

Chiedo ansimando, la bacchetta stretta in mano: sono sicuro di aver visto un’altra ombra.

- Buonasera, Draco. –

Non risponde, sento la sua voce penetrante cercare di colpirmi, affilata come la lama d una spada, più tagliente di essa, intensa come la luce emanata dal Marchio alle mie spalle.

Mi metto all’erta, meglio essere diffidenti, soprattutto con lui.

- Chi altro c’è? –

Chiedo nuovamente con voce gelida, spostando lo sguardo torvo sullo spazio circostante, ma non vedo nessuno, solo ombra.

- E’ la stessa domanda che potrei porre io. O agisci da solo? –

Solita voce intensa e penetrante, mi mette in agitazione.

Riporto lo sguardo delle mie iridi d’acciaio sul preside.

- No –

Rispondo, un perfido ghigno delineato in volto.

- Ci sono i Mangiamorte nella sua scuola, stanotte. –

Lo scruto torvo, un bagliore sinistro nei miei occhi.

- Molto bene. –

 Sta impazzendo?

Cioè, non ha bacchetta, io sì, lo voglio uccidere e mi dice “Molto bene”?

- Molto bene davvero, Draco. –

Mi guarda con le sue iridi di zaffiro che sono riuscito a evitare fino ad ora, ma adesso incrociamo gli sguardi.

Tremo. Fuoco purificatore nelle iridi.

Color del ghiaccio perenne, due iceberg contro cui scontrarsi per poi inevitabilmente affondare, scintille dorate in quei occhi color zaffiro intenso, gli sguardi penetranti e intensi, addirittura più della voce.

- Scusa la curiosità, ora dove sono? –

Chiede pacato, odio quella maschera di perfezione appoggiata sul suo viso ossuto.

- Sono dentro –

Rispondo scontroso, rabbia mista a paura nella mia mente, nel mio cuore.

-  Hanno trovato la sua Guardia, ma presto saranno qui. -

Sorrido sadico.

- Io li ho anticipati, ho una missione da svolgere. –

- Bè, allora devi sbrigarti caro ragazzo. –

La sua voce piena di dolcezza mi disgusta, mi nausea.

Mi trema la mano, ma mi impongo di rimanere razionale, deciso.

Il silenzio è rotto dalle urla provenienti dalla battaglia alle mie spalle, le ignoro.

Gli punto al petto la bacchetta, gocce di sudore mi imperlano la fronte e il dorso della mano, continuo a tremare come una voglia secca in balia del vento.

I minuti passano scanditi dai nostri respiri, ma non mi decido a pronunciare le due parole.

- Draco, tu non sei un assassino. –

Che ne sa lui?

Che ne sa di me?

- Che ne sai tu? –

Do voce hai miei pensieri, il tono rabbioso e roco, quasi gracchiante.

- Non sai di cosa sono capace! –

Urlo con foga, accecato dalla paura e dalla rabbia.

- Tu non sai che cosa ho fatto! -

- Invece sì. –

La sua voce mite mi irrita, sono in balia degli eventi, sabbia nel vento.

- E’ tutto l’anno che cerchi di uccidermi, e devo dire che ci sono stati momenti in cui non sono stato sicuro che… -

 - Zitto! -

Urlo come una bestia, mosso dalle emozioni.

Una nuova esplosione alle mie spalle, fuoco nell’aria, non vi faccio caso.

Improvvisamente dei passi risuonano frenetici sulle scale di pietra alle mie spalle.

Quattro Mangiamorte, incappucciati di nero si dispongono dietro di me, sento i loro sguardi sul capo, fuoco sulla pelle, i respiri resi affannosi dalla corsa.

- Silente in trappola! –

Uno dei Mangiamorte esulta, ghignando compiaciuto, gli occhi azzurri brillanti nell’oscurità della notte.

- Silente solo! Silente disarmato! Ben fatto Draco, ben fatto! –

Mi elogia, sento il petto riempirsi d’orgoglio, la paura scompare come se non fosse mai esistita, dissipata come nebbia al sopragiungere di Elios, la rabbia si impossessa del mio cuore, l’odio della mia mente.

- Buonasera, Amycus. –

La voce gentile di Silente è provocante, mi suscita disgusto, ribrezzo.

- E hai portato pure Alecto … incantevole... -

Si rivolge alla seconda figura incappucciata, dalla quale si leva una risata fredda, gelida, estremamente acuta e chiaramente femminile.

- Speri che queste battutine ti salvino sul letto di morte? –

Lo deride Alecto, gli occhi d’ebano luccicanti di divertimento nelle tenebre notturne.

Sorrido pure io, senza una ragione apparente, come di riflesso.

- Battutine? –

Chiede irritante Albus, i suoi occhi di ghiaccio ci trafiggono come due lame affilate, la sua voce penetrante provoca un tremito in tutti noi.

- No, queste sono buona maniere. –

- Fallo! –

Il terzo uomo, grosso e robusto, mi urla addosso, come un animale, la sua voce è cupa e brutale, un grugnito animalesco.

- Fallo ora, Draco! –

- Tu, Fenrir? -

Chiede con un sorriso sulle labbra Silente, lo trafiggo sul capo con le mie iridi adamantine.

- Proprio io Silente… -

Risponde Fenrir con la sua voce cupa.

- Contento di vedermi? –

Chiede brutale, fiamme dei suoi occhi neri pece.

L’iride fusa con la pupilla in un abisso il cui sapore è amaro.

- Non posso dire di esserlo… -

Lo trafigge con i due zaffiri incastonati nelle orbite, Fenrir pare arretrare di qualche passo.

- Non mi perderei una gita a Hogwarts per nulla al mondo, lo dovresti sapere –

Si riprende, me è chiara la sua paura, il suo terrore, la voce è gracchiante e roca.

- Così tante gole da squarciare… -

La sua voce è un latrato animalesco, provo nuovamente  ribrezzo quando  la grossa lingua rosea passata sulle labbra vermiglie.

- Chissà, potrei averti come dessert… -

- No –

La voce di Amycus è limpida e chiara, al contrario degli occhi.

- Lo deve fare Draco. –

Sposta lo sguardo su di me, mi scruta con i suoi occhi azzurri come il cielo autunnale,

opachi ma decisi, fermi come la voce.

-  Sbrigati. –

Mi dice aspro e duro.

Sposto lo sguardo nuovamente su Silente, tendo minaccioso la bacchetta al petto.

Sento il rumore di passi affrettati alle mie spalle.

- Ah, Severus! –

Ma la voce di Alecto è sempre così irritante?

Acuta, troppo acuta, decisamente.

- Vieni non vorrai perderti lo spettacolo, vero? –

Piton avanza, più pallido di un teschio, i capelli nero inchiostro perennemente unticci appiccicati al collo e alla fronte, i suoi occhi d’ebano mi guardano con timore, terrore?

Certo, non vuole privarsi della gloria. Ma la gloria sarà soltanto mia.

- Avada…. –

Urlo, tutti i miei sentimenti esplodono con violenza, rabbia, odio, disperazione e solitudine, il mio viso consunto illuminato dalla luce color smeraldo andatosi a formare sulla punta della bacchetta, i miei occhi d’acciaio  brillanti e fulgidi più di mille stelle, un riflesso verdastro dona loro un tocco sinistro e lugubre.

Vedo comparire orrore misto a terrore sul viso di Silente, gli occhi si sgranano, si illuminano per un attimo di una luce intensa, color blu scuro come questa notte, il colorito del viso diviene pallido, la bocca semiaperta da cui esce un gemito strozzato.

Il viso di Severus è più bianco di un cencio, le labbra violacee arricciate in una espressione d’orrore.

Il viso di tutti gli altri esprime solo gioia e sadico divertimento.

Una smorfia di disgusto e disprezzo si delinea sul mio viso, d’odio e rabbia.

- …Kedavra. –

Un serpente smeraldo si avventa sul preside, avvolgendolo nelle sue verdi spire mortali, il corpo viene scaraventato a pochi metri di distanza, per un istante rimane sospeso sotto il teschio lucente, per poi cadere con un cupo tonfo a terra, come una bambola di pezza.

Gli occhi ancora sgranati dall’orrore sono vacui e vitrei, senza espressioni. La bocca ancora aperta, le membra rigide in una posizione innaturale.

Il petto si alza per un’ultima volta, per poi abbassarsi, per sempre.

Il sangue si ferma placido nelle vene, i polmoni privi d’aria.

Una stella azzurra come uno zaffiro si spegne improvvisamente nel cielo, la sua luce si affievolisce, si inabissa oltre l’orizzonte, come a chinar il capo dinanzi al Marchio Nero che fulgido brilla ancora, imperioso.

- Ben fatto Draco –

Sento la voce di Severus tremante alle mie spalle, le urla di gioia degli altri.

- Ora andiamo. –

Avanzo verso il cancello, un unico pensiero in testa: sono il nuovi favorito dell’Oscuro Signore.

 

END MEMORIERS

 

“Fu stata una notte orribile, da dimenticare.

Il Marchio brillò vittorioso in questa notte, la stella scese oltre l’orizzonte, sconfitta.

L’ anima di Malfoy mutilata da due parole che risuonano fragorose nella mente, da una  lampo verde nel nero del cielo.

L’illusione di una pace già scheggiata andata in frantumi.

Lo specchio è caduto, dietro solo ombra.

Solo una fiammella di speranza rischiara queste tenebre, un giovane fuoco costituito da tre parole, da un nome: Harry James Potter.

Da prima di tutto da una persona, da un cuore, da un’anima.

Tutti sembrano dimenticarsi di queste cose…

Ma cosa può fare questo lieve bagliore contro le ombre che si annidano al suo stesso interno, senza che lui stesso lo sappia?

Cosa possiamo fare per aiutarlo? Io cosa posso fare?

Non poterlo aiutare mi ferisce dentro, mi strazia l’anima.

Perché nessuno si è accorto che sotto la corazza rosso-oro si annida un cuore per metà verde-argento?

Perché nessuno si è accorto che l’erede di Serpeverde vive in due anime?

Perché nessuno si è accorto, che Harry è in parte malvagio?

Neppure io, che lo conosco da tanti anni…

Eppure quello scintillio negli occhi è sempre stato là, quel bagliore rossastro nelle iridi c’è da quando lo conosco…

Come ho fatto a non accorgermi, non lo so neanche ora…

Forse dopotutto, non saranno le tenebre a ghermirlo…

….forse sarà lui a sceglierle.

Ridicolo.

Assurdo.

Nessuno si è accorto, che forse in Gran Bretagna risiedono due Sovrani delle tenebre.

-  Nessuno può vivere se l’altro sopravvive -

Perché forse in questo mondo non c’è spazio per due Signori Oscuri.”

 

25 Dicembre 1997
Frammenti del Diario.
G. J. H.

Una nuova era cominciò quella notte.
Se in meglio o in peggio, dipende dai punti di vista.

CONTINUA...

Vi invito a lasciate un commento se vi è piaciuta o se avete dubbi o critiche, grazie.
Ringrazio per i commenti nello scorso capitolo:

Juju210:
Grazie per i complimenti, come hai visto, la storia non è finita e a mio parere sarà piuttosto lunga e intricata. Ringraziando ancora per i complimenti ricevuti, ti prego di lasciare un commento anche per questo capitolo, forse troppo lungo.

Kattiva:
Grazie infinite per i complimenti. Un pò sadica lo sei, te lo riconosco. Commenta anche questo capitolo!

Salazar:
Ecco a te il continuo! Spero sia all'altezza del primo e che non sia troppo lungo. Ti ringrazio per i complienti e ti invito a lasciare un commento!

CissYMalfoY:
Ti ringrazio per i complimenti, sperando che questo capitolo ti sia piaciuto, ti prego di lasciare un commento!

Frafave:
Ti ringrazio per i complimenti, eccoti il secondo capitolo, ti è piaciuto? Commenta!

Katta83:
Eccoti il continuo! Ti è piaciuto? E' troppo lungo? Commenta!!

Lady: Ti ringrazio per i complementi! Non ti pare di esagerare? Grazie ancora!

Aspettate il terzo capitolo, e vedrete un Harry Potter come non l'avete mai visto!
Ve lo assicura un Principe Oscuro!

By
The Dark Prince


  
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