Dark
Soul
CAPITOLO
I:
-The
beginning of a new era –
Sono
fermo, stringo in maniera scomposta la bacchetta nera
inchiostro, le iridi fulgide, di quel colore argento fuso, scrutano
truce il
corpo sotto di me.
La
bocca rosso come il sangue vivo è socchiusa, i denti bianchi
neve si intravedono tra le labbra, sensuali e invitanti tuttora.
Gli
occhi d’oro fuso sono aperti, ma opachi e vitrei, privi di vita.
Vita.
Quella
scintilla passionale che dona tutto, o forse, toglie tutto.
Quella
fiamma impetuosa, ingovernabile da noi uomini….
Ingovernabile?
Menzogna. Mi sono bastate due parole, e lì è
tutto
finito.
-
Avada
Kedavra. -
L’abito
candido è perfetto, pulito e brillante, come lo era prima.
Ma
prima,
Lei era ancora viva….
Il
corpo è rigido, i polmoni sono privi d’aria.
Ha
esalato
l’ultimo respiro, profondo come l’oceano
infinito…
Il
sangue stagnante nelle vene, il cuore ha scandito il suo ultimo
battito.
Forte,
intenso, come i suoi sguardi lanciati dalle sue iridi d’oro
liquido…
Ora
il corpo è inerte a terra, privo di vita.
E’
morta,
l’ho uccisa Io.
E
pensare che tutto è iniziato un po’ per scherzo,
un po’ per
gioco.
Scherzare
a fare i grandi, i malvagi, quelli che hanno il potere e
non hanno paura di usarlo.
Scherzare
a fare i Mangiamorte.
Giocare
a torturare, interrogare, uccidere…
Giocare
a
fare gli assassini.
Incominciai
a capire solo a sedici anni, ma già allora era troppo
tardi, già allora avevo già deciso, o meglio,
avevano già deciso.
Io
non ho
mai avuto il controllo della mia vita, potevo far finta, potevo
ignorare quel
fatto, quel misero dettaglio, ma la verità era
un’altra: erano loro a decidere,
non io.
Già
allora ero stato marchiato. Marchiato con i simbolo dei dannati.
Simbolo
di odio e disperazione, di ambizione e rabbia.
Ricordo
bene quel giorno, in cui feci il mio ingresso all’inferno.
Conobbi
l’ombra e la paura quel giorno, il terrore nella sua forma
più orribile.
Da
allora il mio amico più fidato è stato il
silenzio, la mia
ombra è stata il dolore, le mie lacrime sangue, il mio nome
stesso divenne
sinonimo di morte.
Ricordo
quel giorno…
BEGINNING MEMOIERS:
Agosto
1996, Momentanea
Dimora dell’Oscuro Sire.
E’
buio, la fioca luce proveniente dalle fiaccole appese ai muri
non è sufficiente a rischiarare completamente
l’ampio corridoio che sto
percorrendo con passo marziale, ombre vengono proiettate sinistre sui
muri di
nero marmo, lugubri mani tese verso le tenebre, forme chiaroscuri che
si
muovono in un vano tentativo di riemergere.
Il
gelido silenzio è rotto dal fruscio dal mantello che nero
come l’inchiostro mi avvolge tetro, dal il mio respiro
cavernoso che si condensa
nell’aria.
Fa
freddo,
sarà la
presenza dei Dissennatori, essenze demoniache rifiutate
dall’inferno stesso,
avvolti in quei mantelli color acciaio e nero pece, anziani quanto il
mondo, aspirano
felicità e speranza, gioia e calore.
Quel
freddo, quel gelo che penetra subdolo la cute, s’ infiltra
come veleno nel sangue e nella carne, nelle ossa e nei tendini per poi
arrivare
al cuore e distruggerlo, divorarlo.
Continuo
ad avanzare lento, i passi decisi rimbombano sinistri
tra quelle mura di nero marmo, il soffitto inesistente, solo
l’oscurità che
famelica cancella ogni luce.
Giungo
alla fine del corridoio, il cuore pulsa dolorosamente,
sembra voler scoppiarmi in petto, mille gocce di sudore freddo mi
colano
sinuosi sul collo, sul capo umido.
Le
mani mi tremano leggermente, i capelli color dell’oro
lasciati liberi si incollano fastidiosamente alla fronte e al retro del
collo.
Davanti
a me si delinea un portone di ebano rinforzato con
acciaio e altre leghe.
Decorato
da scuri serpenti bronzei, sfumature di luce
che fluttuano
nell’oscurità, sembrano
muoversi sinuosi in questa fusione d’ombra e luce, gli occhi
costituiti da
opachi smeraldi.
Con
uno sinistro suono acuto, i due battenti girano su se
stessi, lasciandomi libero il cammino.
Oltre
la soglia solo tenebra. Oltre la soglia solo silenzio.
Oltre
la soglia l’inferno mi attende.
La
varco.
*
L’oscurità
regna sovrana, non riesco a vedere niente, ma sento
la presenza di decine di uomini vicino a me.
Tendo
le orecchie per captare qualsiasi rumore.
Crack.
E’
un attimo, i battenti si chiudono di scatto, un rumore cupo e
tetro riecheggia per un attimo tra quelle mura di pietra.
-
Malfoy Draco, è un piacere conoscerti. –
Sento
una voce, no, un sibilo provenire da davanti, acuto,
graffiante, gelido, sembra volermi toccare l’anima per poi
squarciarla.
Sento
un brivido scorrermi freddo sulla schiena, un tremito mi
percorre pigro le membra.
Improvvisamente
due luci appaiono come dal nulla, luccicando
nelle tenebre, vermiglie come sangue vivo, vivide, due fulgide stelle
il cui
sapore sa di morte.
Sento
soggezione allo stato puro, terrore mi invade famelico la
mente, panico penetra velenoso
nel
cuore.
Quasi
nel medesimo istante, decine di fuochi color smeraldo si
accendono ai lati della sala, divampando impetuose e rivelandone la
formazione circolare.
Decine
e decine di uomini sono fermi ai lati della sala, statue scolpite
nel marmo grezzo.
Maschere
demoniache, color di questa nera notte, coprono il loro
viso, riflettendo sinistre la luce smeraldo delle fiamme, mantelli
dello stesso
cupo colore avvolgono tetri i loro corpi,
i guanti in pelle color inchiostro non lasciano scorgere
nemmeno un
l’ambo di pelle.
Demoni
provenienti dall’inferno, l’unica ragione di vita
è obbedire
al loro Maestro.
Immobili,
come privi di vita. Non scorgo i loro occhi, ma sento
i loro sguardi sul mio viso come marchi infuocati.
In
fondo, un trono in cristallo nero si leva maestoso, seduto su
di esso il mio Signore.
Magro
e slanciato, una vestaglia nera gli ricopre lugubre il
corpo, le mani bianche sono appoggiate inerte sui braccioli, le lunghe
dita
picchiettano pigre sul cristallo, ma questo non è niente.
Sento
l’ennesimo brivido attraversarmi vile la schiena quando
sposto lo sguardo delle mie iridi adamantine sul viso.
Più
bianco di un teschio, il naso piatto, quasi assente, come
quello di un serpente, le labbra di un violaceo tenue arricciate in una
smorfia
sprezzante, i capelli completamente assenti, infine loro: due brillanti
stelle
scarlatte, come sangue appena versato, l’inferno stesso rinchiuso in quei globi di
fuoco e fiamme, le
pupille verticali come quelle di un gatto, color nero abisso, due cupe
fessure
in cui morire, che si allargano e si restringono a ogni battito
cardiaco.
Rabbrividisco.
Mi inginocchio di scatto, subito dopo aver incrociato
quello sguardo color rubino.
-
Per me è un onore conoscervi, mio Sire. –
La
mia voce risuona flebile, gracchiante come il verso di un
corvo.
-
Draco Malfoy, sei stato portato in questo luogo per divenire
un mio seguace, un vittorioso in questa era cupa. –
Ancora
quel sibilo graffiante e gelido, ancora il brivido che mi
percorre vile la schiena.
Questa
è una pausa di pochi istanti, ma mi paiono secoli.
Il
capo chino in segno di sottomissione, non oso incontrare
nuovamente quelle iridi vermiglie; non posso vederlo, ma immagino il
ghigno
compiaciuto delineato sul volto di quell’ uomo, o meglio, di
quell’ essere.
-
Ma questo, impone dei doveri. –
Solito
sibilo graffiante, lo sento alzarsi dal cupo scranno su
cui era seduto, i suoi passi rimbombano tetri sulla pietra nuda,
felpati come
quelli di un ghepardo.
-
Giuri, Draco, di servirmi fedelmente, finche morte non ti
colga? -
Inspiro,
so di commettere lo sbaglio più grande della mia vita,
ma non ci posso fare niente: o questo o la morte.
Come
diceva quello scrittore babbano? Ah sì: Se sbagliando si
impara, lasciatemi sbagliare.
E
Io sbaglio.
Sento
la pulsazione del mio cuore farsi dolorosa, l’ultimo
battito da uomo libero.
Ho
in mano il foglio della mia condanna a morte.
-
Lo giuro. -
Due
parole, un marchio impresso a fuoco nella mia anima, nella
mia mente.
La
mia voce è roca
e
gracchiante, ma rimane decisa, ferma.
Lo
sento avanzare deciso verso la mia posizione, il fruscio
della vestaglia mi pare il suono più tetro che abbia mai
sentito.
-
Giuri di obbedirmi in ogni mio volere, per il resto
dell’eternità? –
Espiro,
un tremito mi percorre famelico, il cuore a mille.
Prendo
in mano la piuma d’oca, avvicino il calamaio.
Socchiudo
tremante gli occhi.
-
Lo giuro. –
Sento
lo sguardo di tutti su di me; tremo. Lui è di fronte a me.
-
Fuori il braccio. –
Non
ho bisogno di chiedere quale braccio tendere, ispiro
violentemente un’altra volta, un brivido mi percorre
nuovamente.
O
questo, o la morte, Draco.
Questo
l’unico pensiero in mente.
Tendo
il braccio sinistro, me lo sento artigliare dalla sua mano
ossuta, il contatto mi disgusta, un freddo innaturale si espande per
l’intera
cute.
Tremo
nuovamente.
Intingo
la piuma nel calamaio, il foglio attende di essere
firmato.
Sento
il movimento della bacchetta nell’aria, poi la manica del
mio abito si lacera violentemente, come strappata da artigli animali.
Chiudo
di scatto gli occhi, li stringo fino a farmeli dolere.
Sento
il contatto del mio braccio con la punta della bacchetta,
un sussurro incomprensibile proviene dal Lui.
Appoggio
la piuma sul foglio.
Poi,
solo dolore, si espande per tutto l’arto, fiamme mi
pervadono la carne, gelo si diffonde per l’intera cute, il
sangue all’interno
delle vene si ghiaccia, sento gli organi come avvolti da impetuose
fiamme
scarlatte, ma non urlo, non mi lascio sfuggire nemmeno un gemito; mille spilli arroventati
disegnano sulla mia
pelle un disegno ben preciso: un teschio, rosso come sangue, dalla sua
bocca
esce un serpente sinuoso, come una lingua, i
movimenti ancestrali, i suoi occhi color smeraldo
intenso, luccicanti, traboccanti di malignità.
Mi
sembra di morire. Il cuore manca un battito, dimentico di
respirare per pochi secondi. Infine, come tutto è iniziato,
tutto finisce.
Stringo
ancora gli occhi, vorrei urlare ma mi trattengo.
Poi
sento un sibilo, acuto, graffiante, gelido.
-
Ora alzati, mio fedele Mangiamorte. –
La
mia condanna a morte è stata firmata.
END
MEMOIERS.
I
ricordi mi passano davanti agli occhi,
fotogramma per fotogramma.
Mille
serpenti di cristallo continuano a
scendermi imperterriti sulle guance, chiudo di scatto gli occhi.
Sento
il marchio sotto la stoffa pulsarmi
dolorosamente, come fuoco, in modo di ricordarmi della sua esistenza,
della mia
dannazione.
Quel
giorno mi dannai per l’eternità. Quel
giorno divenni un assassino.
Ricordo
quale fu il suo primo incarico per
me:
-
Uccidi quel babbanofilo di Albus Silente. –
Ricordo
la nota di crudele divertimento
nella sua voce, i suoi occhi rosso Tiziano luccicanti
nell’ombra, il ghigno
stampato su quel volto bianco come la neve, le sue dita affusolate che
tamburellavano pigre sui braccioli, le fiamme dei fuochi smeraldo che
danzavano
frenetiche illuminando la mia maschera nera e il suo viso serpentino.
Quel
disgusto che mi saliva dal profondo dell’anima, i miei occhi
illuminati
dall’odio e dal disprezzo.
Forse,
fu quella la mia vera condanna a
morte. Forse.
Ero
sicuro di non potercela fare, ero
soltanto un ragazzo presuntuoso e arrogante, pieno di sé,
certo, ma avevo
soltanto un marchio impresso sulla carne per volere altrui.
Il
simbolo dei dannati, il marchio delle
tenebre.
Guardo
nuovamente il cadavere sotto di me,
un rivolo di sangue vermiglio esce lento dalle labbra carnose, sento
rabbia
montarmi in petto, disgusto per me stesso provenire
dall’antro in cui è
custodito gelosamente il mio cuore di ghiaccio.
Ma
poi contro ogni previsione, riuscì
nell’incarico, mi ricordo ancora quel giorno, il giorno in
cui divenni il
favorito dell’Oscuro Sire, il giorno che vide calare la
stella più luminose di
tutte oltre l’orizzonte, quella stella azzurra che si spense
come tante altre
prima di lei, lei che era la più fulgida e brillante in
questo manto notturno
così cupo e tetro.
Il
giorno che vide cadere oltre il velo
mortale la figura di Albus Silente.
E
fui io a spingerlo.
BEGGINING
MEMOIERS:
Giugno
1997, Parco della Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts.
Corro giù dalle
scale
ansimando, il cuore in petto a mille, i miei respiri sempre
più corti, mi
sembra di avere improvvisamente dei polmoni troppo piccoli.
Corro,
i muscoli delle gambe protestano, mi fanno tremendamente male,
ma li ignoro.
I
miei occhi adamantini scrutano torvi il parco, il mio viso
pallido e consunto è illuminato
dalla
luce smeraldo del Marchio Nero, che brilla fulgido nel manto notturno
blu scuro,
coperto le numerose
nubi di un tetro
nero inchiostro, le stelle oscurate da quella dirompente luce verdastra.
Mi
manca il fiato, la vista è annebbiata, ma poi una figura, la
figura che sto cercando mi salta all’occhio.
Un
uomo ossuto si muove arrancando nell’ombra verso la mia
direzione; un sorriso privo di gioia si delinea sul mio viso magro, una
luce verde
intenso illumina i miei occhi color argento fuso.
Sono
stanco, il combattimento contro l’Ordine è stato
estremamente faticoso, però almeno ho ultimato il lavoro di
mia zia.
Un
sadico e cinico sorriso si delinea sulle mie labbra violacee.
I
Paciock sono finalmente finiti, hanno avuto il meritato
castigo per essere traditori del loro sangue, il loro rampollo giace
ora a
terra, con occhi opachi e vitrei, morto.
E’
stato inebriante, è stato un attimo, non ho neanche
riflettuto, mi ha sbarrato la strada e ho fatto la cosa più
ovvia.
“Avada
Kedavra.”
Quella
luce smeraldo è stupenda, la sensazione
dell’adrenalina
che ti scorre nel sangue è
fantastica.
Il
fremito che precede le due parole magiche è unico.
Sono momenti indimenticabili, sono i momenti in cui mi sento vivo.
Giocare a fare Dio. Il messia di verità proprie.
Perché io ho sempre ragione.
Continuo
a
correre, l’uomo comincia a delinearsi: una barba fluente
color panna gli scende
fino alle gambe, la tunica color porpora risalta nel nero della notte,
gli
occhiali a mezzaluna fanno intravedere i due fulgidi zaffiri al posto
degli
occhi.
Albus
Silente.
-
Expelliarmus
–
Urlo,
un ruggito animalesco che spacca il freddo silenzio
della notte.
Vedo
con
gioia la bacchetta alzarsi in aria, volare nell’aria fredda
della notte e svanire
nelle tenebre notturne. Lo raggiungo, per poi scrutarlo truce.
-
Chi
altro c’è? –
Chiedo
ansimando, la bacchetta stretta in mano: sono sicuro di aver visto
un’altra
ombra.
-
Buonasera,
Draco. –
Non
risponde, sento la sua voce penetrante cercare di colpirmi, affilata
come la
lama d una spada, più tagliente di essa, intensa come la
luce emanata dal
Marchio alle mie spalle.
Mi
metto
all’erta, meglio essere diffidenti, soprattutto con lui.
-
Chi
altro c’è? –
Chiedo
nuovamente con voce gelida, spostando lo sguardo torvo sullo spazio
circostante, ma non vedo nessuno, solo ombra.
-
E’ la
stessa domanda che potrei porre io. O agisci da solo? –
Solita
voce intensa e penetrante, mi mette in agitazione.
Riporto
lo
sguardo delle mie iridi d’acciaio sul preside.
-
No –
Rispondo,
un perfido ghigno delineato in volto.
-
Ci sono
i Mangiamorte nella sua scuola, stanotte. –
Lo
scruto
torvo, un bagliore sinistro nei miei occhi.
-
Molto
bene. –
Sta impazzendo?
Cioè,
non
ha bacchetta, io sì, lo voglio uccidere e mi dice
“Molto bene”?
-
Molto
bene davvero, Draco. –
Mi
guarda
con le sue iridi di zaffiro che sono riuscito a evitare fino ad ora, ma
adesso
incrociamo gli sguardi.
Tremo.
Fuoco purificatore nelle iridi.
Color
del
ghiaccio perenne, due iceberg contro cui scontrarsi per poi
inevitabilmente affondare,
scintille dorate in quei occhi color zaffiro intenso, gli sguardi
penetranti e
intensi, addirittura più della voce.
-
Scusa la
curiosità, ora dove sono? –
Chiede
pacato, odio quella maschera di perfezione appoggiata sul suo viso
ossuto.
-
Sono
dentro –
Rispondo
scontroso, rabbia mista a paura nella mia mente, nel mio cuore.
- Hanno trovato la sua
Guardia, ma presto saranno
qui. -
Sorrido
sadico.
-
Io li ho
anticipati, ho una missione da svolgere. –
-
Bè,
allora devi sbrigarti caro ragazzo. –
La
sua
voce piena di dolcezza mi disgusta, mi nausea.
Mi
trema
la mano, ma mi impongo di rimanere razionale, deciso.
Il
silenzio
è rotto dalle urla provenienti dalla battaglia alle mie
spalle, le ignoro.
Gli
punto
al petto la bacchetta, gocce di sudore mi imperlano la fronte e il
dorso della
mano, continuo a tremare come una voglia secca in balia del vento.
I
minuti
passano scanditi dai nostri respiri, ma non mi decido a pronunciare le
due
parole.
-
Draco,
tu non sei un assassino. –
Che
ne sa
lui?
Che
ne sa
di me?
-
Che ne
sai tu? –
Do
voce
hai miei pensieri, il tono rabbioso e roco, quasi gracchiante.
-
Non sai
di cosa sono capace! –
Urlo
con
foga, accecato dalla paura e dalla rabbia.
-
Tu non
sai che cosa ho fatto! -
-
Invece
sì. –
La
sua
voce mite mi irrita, sono in balia degli eventi, sabbia nel vento.
-
E’ tutto
l’anno che cerchi di uccidermi, e devo dire che ci sono stati
momenti in cui
non sono stato sicuro che… -
- Zitto! -
Urlo
come
una bestia, mosso dalle emozioni.
Una
nuova
esplosione alle mie spalle, fuoco nell’aria, non vi faccio
caso.
Improvvisamente
dei passi risuonano frenetici sulle scale di pietra alle mie spalle.
Quattro
Mangiamorte, incappucciati di nero si dispongono dietro di me, sento i
loro
sguardi sul capo, fuoco sulla pelle, i respiri resi affannosi dalla
corsa.
-
Silente
in trappola! –
Uno
dei
Mangiamorte esulta, ghignando compiaciuto, gli occhi azzurri brillanti
nell’oscurità della notte.
-
Silente
solo! Silente disarmato! Ben fatto Draco, ben fatto! –
Mi
elogia,
sento il petto riempirsi d’orgoglio, la paura scompare come
se non fosse mai
esistita, dissipata come nebbia al sopragiungere di Elios, la rabbia si
impossessa del mio cuore, l’odio della mia mente.
-
Buonasera, Amycus. –
La
voce
gentile di Silente è provocante, mi suscita disgusto,
ribrezzo.
-
E hai
portato pure Alecto … incantevole... -
Si
rivolge
alla seconda figura incappucciata, dalla quale si leva una risata
fredda,
gelida, estremamente acuta e chiaramente femminile.
-
Speri
che queste battutine ti salvino sul letto di morte? –
Lo
deride
Alecto, gli occhi d’ebano luccicanti di divertimento nelle
tenebre notturne.
Sorrido
pure io, senza una ragione apparente, come di riflesso.
-
Battutine? –
Chiede
irritante Albus, i suoi occhi di ghiaccio ci trafiggono come due lame
affilate,
la sua voce penetrante provoca un tremito in tutti noi.
-
No,
queste sono buona maniere. –
-
Fallo! –
Il
terzo
uomo, grosso e robusto, mi urla addosso, come un animale, la sua voce
è cupa e
brutale, un grugnito animalesco.
-
Fallo
ora, Draco! –
-
Tu,
Fenrir? -
Chiede
con
un sorriso sulle labbra Silente, lo trafiggo sul capo con le mie iridi
adamantine.
-
Proprio
io Silente… -
Risponde
Fenrir con la sua voce cupa.
-
Contento
di vedermi? –
Chiede
brutale, fiamme dei suoi occhi neri pece.
L’iride
fusa
con la pupilla in un abisso il cui sapore è amaro.
-
Non
posso dire di esserlo… -
Lo
trafigge con i due zaffiri incastonati nelle orbite, Fenrir pare
arretrare di
qualche passo.
-
Non mi
perderei una gita a Hogwarts per nulla al mondo, lo dovresti sapere
–
Si
riprende, me è chiara la sua paura, il suo terrore, la voce
è gracchiante e
roca.
-
Così
tante gole da squarciare… -
La
sua
voce è un latrato animalesco, provo nuovamente ribrezzo quando la grossa lingua rosea
passata sulle labbra
vermiglie.
-
Chissà,
potrei averti come dessert… -
-
No –
La
voce di
Amycus è limpida e chiara, al contrario degli occhi.
-
Lo deve
fare Draco. –
Sposta
lo
sguardo su di me, mi scruta con i suoi occhi azzurri come il cielo
autunnale,
opachi
ma
decisi, fermi come la voce.
- Sbrigati. –
Mi
dice
aspro e duro.
Sposto
lo
sguardo nuovamente su Silente, tendo minaccioso la bacchetta al petto.
Sento
il
rumore di passi affrettati alle mie spalle.
-
Ah,
Severus! –
Ma
la voce
di Alecto è sempre così irritante?
Acuta,
troppo acuta, decisamente.
-
Vieni
non vorrai perderti lo spettacolo, vero? –
Piton
avanza, più pallido di un teschio, i capelli nero inchiostro
perennemente
unticci appiccicati al collo e alla fronte, i suoi occhi
d’ebano mi guardano
con timore, terrore?
Certo,
non
vuole privarsi della gloria. Ma la gloria sarà soltanto mia.
-
Avada….
–
Urlo,
tutti i miei sentimenti esplodono con violenza,
rabbia, odio, disperazione e
solitudine,
il mio viso consunto illuminato dalla luce
color smeraldo andatosi a formare sulla punta della bacchetta, i miei
occhi d’acciaio
brillanti e fulgidi
più di mille stelle,
un riflesso verdastro dona loro un tocco sinistro e lugubre.
Vedo
comparire orrore misto a terrore sul viso di Silente, gli occhi si
sgranano, si
illuminano per un attimo di una luce intensa, color blu scuro come
questa notte,
il colorito del viso diviene pallido, la bocca semiaperta da cui esce
un gemito
strozzato.
Il
viso di
Severus è più bianco di un cencio, le labbra
violacee arricciate in una
espressione d’orrore.
Il
viso di
tutti gli altri esprime solo gioia e sadico divertimento.
Una
smorfia di disgusto e disprezzo si delinea sul mio viso,
d’odio e rabbia.
-
…Kedavra.
–
Un
serpente smeraldo si avventa sul preside, avvolgendolo nelle sue verdi
spire
mortali, il corpo viene scaraventato a pochi metri di distanza, per un
istante
rimane sospeso sotto il teschio lucente, per poi cadere con un cupo
tonfo a terra,
come una bambola di pezza.
Gli
occhi
ancora sgranati dall’orrore sono vacui e vitrei, senza
espressioni. La bocca
ancora aperta, le membra rigide in una posizione innaturale.
Il
petto
si alza per un’ultima volta, per poi abbassarsi, per sempre.
Il
sangue
si ferma placido nelle vene, i polmoni privi d’aria.
Una
stella
azzurra come uno zaffiro si spegne improvvisamente nel cielo, la sua
luce si
affievolisce, si inabissa oltre l’orizzonte, come a chinar il
capo dinanzi al
Marchio Nero che fulgido brilla ancora, imperioso.
-
Ben
fatto Draco –
Sento
la
voce di Severus tremante alle mie spalle, le urla di gioia degli altri.
-
Ora
andiamo. –
Avanzo
verso il cancello, un unico pensiero in testa: sono il nuovi favorito
dell’Oscuro Signore.
END
MEMORIERS
“Fu
stata una notte orribile, da dimenticare.
Il
Marchio brillò vittorioso in questa notte, la stella scese
oltre l’orizzonte, sconfitta.
L’
anima di Malfoy mutilata da due parole che risuonano
fragorose
nella mente, da una lampo
verde nel nero del cielo.
L’illusione
di una pace già scheggiata andata in frantumi.
Lo
specchio è caduto, dietro solo ombra.
Solo
una fiammella di speranza rischiara queste tenebre, un
giovane fuoco costituito da tre parole, da un nome: Harry
James Potter.
Da
prima di tutto da una persona, da un cuore, da un’anima.
Tutti
sembrano dimenticarsi di queste cose…
Ma
cosa può fare questo lieve bagliore contro le ombre che si
annidano al suo stesso interno, senza che lui stesso lo sappia?
Cosa
possiamo fare per aiutarlo? Io cosa posso fare?
Non
poterlo aiutare mi ferisce dentro, mi strazia l’anima.
Perché
nessuno si è accorto che sotto la corazza rosso-oro si
annida un cuore per metà verde-argento?
Perché
nessuno si è accorto che l’erede di Serpeverde
vive in due
anime?
Perché
nessuno si è accorto, che Harry è in parte malvagio?
Neppure
io, che lo conosco da tanti anni…
Eppure
quello scintillio negli occhi è sempre stato là,
quel
bagliore rossastro nelle iridi c’è da quando lo
conosco…
Come
ho fatto a non accorgermi, non lo so neanche ora…
Forse
dopotutto, non saranno le tenebre a ghermirlo…
….forse
sarà
lui a sceglierle.
Ridicolo.
Assurdo.
Nessuno
si è accorto, che forse in Gran Bretagna risiedono due
Sovrani
delle tenebre.
-
Nessuno
può vivere se l’altro sopravvive -
Perché
forse in questo mondo non c’è spazio per due
Signori
Oscuri.”
25
Dicembre 1997
Frammenti del Diario.
G. J. H.
Se in
meglio o in peggio, dipende dai punti di vista.
CONTINUA...
Vi
invito a lasciate un commento se vi è piaciuta o se avete
dubbi o critiche, grazie.
Ringrazio per i commenti nello scorso capitolo:
Juju210:
Grazie per i complimenti, come hai visto, la storia non è
finita e a mio parere sarà piuttosto lunga e intricata.
Ringraziando ancora per i complimenti ricevuti, ti prego di lasciare un
commento anche per questo capitolo, forse troppo lungo.
Grazie infinite per i complimenti. Un pò sadica lo sei, te lo riconosco. Commenta anche questo capitolo!
Salazar:
Ecco a te il continuo! Spero sia all'altezza del primo e che non sia troppo lungo. Ti ringrazio per i complienti e ti invito a lasciare un commento!
CissYMalfoY:
Ti ringrazio per i complimenti, sperando che questo capitolo ti sia piaciuto, ti prego di lasciare un commento!
Frafave:
Ti ringrazio per i complimenti, eccoti il secondo capitolo, ti è piaciuto? Commenta!
Katta83:
Eccoti il continuo! Ti è piaciuto? E' troppo lungo? Commenta!!
Lady: Ti ringrazio per i complementi! Non ti pare di esagerare? Grazie ancora!
Aspettate il terzo capitolo, e vedrete un Harry Potter come non l'avete mai visto!
Ve lo assicura un Principe Oscuro!
By
The Dark Prince