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Autore: The dark prince    24/10/2007    0 recensioni
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18/11/07
Modificato nuovamente e pesantemente finale 2° capitolo,
influisce molto sulla trama, perciò vi prego di leggerlo.
Grazie.
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- Avada… -
Addio Grenger
- Ci rivedremo presto… -
E’ un sussurro, ma lo sento distintamente,
mille gocce salate mi stuzzicano subdole l’occhio,
ma gli impedisco di scivolarmi sulle guance incavate.
[Inciamperesti nella tua danza con la morte]
Sento la sua voce rimbombarmi sinistra nella mente.
Qualcuno mi chiederà:
perché?
Perché mi è stato ordinato.
E ancora: perché hai eseguito?
Perché la mia anima è nera,
come questa notte che ha già il sapore di morte.
Perché il mio sangue è nero,
come l’inchiostro.
Perché il mio sangue ribolle ogni secondo della mia esistenza.
Un’esistenza al limite dell’umano,
trattato come una bestia, marchiato come essa.
[Perché sei un vigliacco. E non hai nemmeno il coraggio di ammetterlo]
Perché, in fondo, io non sono un Malfoy.
Non lo sono mai stato. Non lo sarò mai.
Dei Malfoy ho solo il nome.
Dei Malfoy ho soltanto l’aspetto.
In fondo, io sono sempre stato, nient’altro che un Black.
- È una promessa. –
- …Kedavra. –
-***
POSTATO TERZO CAPITOLO
Genere: Generale, Triste, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte, Voldemort
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Dark Soul

 

Prologo:

- Death in my soul

 

Avanzo lento nelle tenebre, il mantello color inchiostro mi avvolge tetro il corpo, i guanti in pelle nera non lasciano scorgere nemmeno un l’ambo di pelle.

I miei occhi di mercurio scrutano atoni l’ambiente circostante, freddi. Gelidi.  Come privi di sentimenti, di emozioni.

Emozioni.

Mi sono sempre chiesto cosa sono queste emozioni, sentimenti che ti scuotono dal profondo, gesti irrazionali provocati da questi sentimenti, da queste emozioni.

Sentimenti che ti rendono schiavo. Marionetta del destino, del fato.

La razionalità buttata al vento come polvere, le difese mentali abbassate, inesistenti.

Io non sono mai stato schiavo, non ho mai provato sentimenti, emozioni.

Solo una volta, e mi disgusto per questo.

Non chiedetemi il motivo…

Non saprei rispondere….

Il manto notturno ha assunto una tonalità di un nero abisso, le fulgide stelle sono come affogate in quel cupo colore, la luna brillante è coperta da nubi il cui profumo sa già di tempesta.

Lo sento nell’aria.

Sento la lieve pressione delle prime gocce di pioggia sul mantello, aghi d’argento pronti a penetrarmi cinici, cadere lente sul terreno, trasformandolo in fanghiglia.

Sorrido. Nessuno mi può vedere, una maschera color di questa notte mi copre il viso, solo gli occhi sono visibili, di quel colore dell’acciaio.

Cammino, un’ombra nella notte. Lugubre e sinistro. Invisibile all’occhio.

Un tuono scuote il cielo scendendo rapido a terra e illuminando per un istante il mondo del suo intenso colore dorato, che spacca con intensità il nero uniforme del cielo notturno.

Lo ignoro, indifferente al fenomeno.

Perché a volte l’indifferenza è peggiore dell’odio.

Perché l’odio ferisce, certo. Ma l’indifferenza uccide.

Nessuno lo sa meglio del sottoscritto, me l’hai insegnato tu, d’altra parte.

Sei stata un’ottima insegnante, e anche un’ottima attrice, bisogna riconoscertelo.

Com’è portare una maschera d’argento per tutto il giorno, Mezzosangue?

Potrei rispondere io al tuo posto, ma le parole non credo siano sufficienti.

Non trovi, Granger?

Avanzo nel viottolo in ciottoli, i miei stivali sporchi di fango.

Li dovrò buttare….poco male….

Raggiungo la porta in legno pregiato. Speri di poterti proteggere? Stupida.

All’Oscuro Signore non si sfugge. E’ come un’ombra che si cela nell’ombra, un serpente velenoso pronto a mordere in qualsiasi momento.

Infilo sicuro la mano all’interno del mantello, rovistando calmo all’interno, per poi estrarre un’asticciola nera pece.

Alhomora.

E’ un pensiero; una luce dorata; la serratura aperta.

Entro nell’abitazione a due piani, solo oscurità all’occhio.

Lumus.

Un raggio di luce esce dalle bacchetta, una spaccatura nel nero pece della tenebra.

Scruto atono l’ambiente circostante, completamente fermo, gli occhi guizzanti sono l’unico movimento nel mio corpo, escludendo l’alzarsi e l’abbassarsi del  torace a ogni respiro.

Non c’è nessuno…

Inizio a camminare lento verso quello che parrebbe un salotto, vi entro.

Nessuno, nessun rumore, nessuna luce. Solo ombra e silenzio.

Il camino in marmo rosa è spento, i mobili in ebano sono coperti da fine polvere color acciaio, come le pareti e il pavimento in  pietra.

Il lampadario laccato d’oro pare privo di luce, i tappeti sono rovinati da animali e dal tempo senza perdono.

Impreco mentalmente.

Improvvisamente, delle lievi note di pianoforte giungono alle mie orecchie.

Sorrido senza gioia.

Cammino fino alle scale scricchiolanti, per poi cominciare a salirle.

Arrivo al piano superiore, da sotto una porta sbarrata si fa largo una falce di luce argentata, come la Luna.

Nox.

La luce della mia bacchetta scompare, cancellata da un pensiero.

Appoggio la mano sul pomello in ottone, girandolo lentamente, come a voler assaporare appieno quel momento.

Scotta, ma non ci faccio caso.

Spalanco violento la porta, guardo truce all’interno della stanza.

Un pianoforte nero come il manto notturno spicca nitido sulle pareti candide, i tasti bianchi come neve risaltano brillanti, fulgidi.

La luce argentata, proveniente da una  lampada consumata , illumina la tua pelle diafana, china su uno spartito ingiallito dal tempo, le pagine stropicciate, sgualcite in più punti.

- Draco –.

E’ un sussurro, ma lo sento bene. Mi conosci. Mi chiami. Mi saluti.

Mi scruti calma con le tue iridi d’oro liquido, i capelli color nocciola ti ricadono soffici come seta sulle spalle scoperte , un abito bianco neve stringe gentilmente i fianchi e mette in risalto le tue forme generose, scarpe argentate cingono i tuoi piedi minuti.

Sei bella, lo sai Mezzosangue? Qualcuno te l’ha mai detto?

Non importa, io non lo farei comunque.

- E’ un piacere vederti. –

Sorridi, un sorriso in cui la gioia è scomparsa, un sorriso privo di emozioni.

Non siamo poi tanto diversi.

Entrambi rifiutiamo le emozioni, le temiamo al di sopra di qualunque altra cosa, entrambi siamo travolti da esse.

- Mi devi far vedere lo smeraldo? –

Chiedi asciutta. Sorrido.

- Sei la persona più importante nell’Ordine, dopo lo sfregiato, Mezzosangue. –

Dico, un perfido sorrido sulle labbra violacee.

Non sono qui per quello invece.  Non solo, almeno.

Mi hai ingannato Mezzosangue.

Mi hai manovrato come un burattino nelle tue mani esperte, nascosta nell’ombra tiravi i tuoi fili argentati.

Hai fatto il doppio gioco con noi, Mezzosangue, noi, mangiatori di morte.

Questo non te lo possiamo perdonare, io per primo.

Tu pagherai per il tuo inganno, Mezzosangue.

Non arriverà nessuno in tuo aiuto questa volta, o No. Nessuno.

Non ci sarà nessuna lenticchia che morirà per te questa volta.

Non ci sarà nessuno sfregiato che ti permetterà di scappare.

Pagherai Mezzosangue, con la vita, s’intende.

Morirai Granger, oh sì, morirai.

Ringrazia che sia io a macchiarmi del tuo sangue: sarò veloce.

- Me lo aspettavo… -

Ridi innocente, una risata cristallina come può esserlo solo l’acqua alla sorgente di un fiume.

- Si dice sia uno spettacolo bellissimo, peccato lo si possa vedere una sola volta nella vita…. –

Sussurri, gli occhi rivolto verso le travi del tetto, sognanti.

Mi avvicino lentamente alla finestra aperta, il rimbombo dei miei passi tra le pareti è nitido e cupo, l’oscurità e il diluvio all’esterno.

I miei occhi sono due brillanti stelle d’acciaio, come quelle che compongono la costellazione di cui porto il nome.

- Mosmorde. –

Dico freddo, come privo di sentimenti.

La bacchetta puntata minacciosa contro il cielo burrascoso.                                   Un lampo verde intenso, poi un teschio si delinea sinistro sul manto notturno, un serpente smeraldo viene sputato dalla bocca del cranio, sinuoso e tetro.    

Ti guardo con le mie iridi, due schegge adamantine, gelide prigioni in cui morire.

Non ti batterai, lo so. Mi hai sfidato innumerevoli, sconfinate volte.

Ma non oggi. Non ora.

Ti senti sporca di sangue per tutti quelli che si sono sacrificati per te,  vero?  

No vuoi che questa strage continui, non è forse così?                                                                                                        

Per questo mi hai detto dove trovarti. Ne sono certo.

Sappi questo Mezzosangue: il tuo sacrificio sarà inutile.

- Sei pronta? –  

Chiedo; domanda stupida. C’è forse qualcuno pronto a morire? Non credo.             

I cosiddetti “Buoni” hanno troppa paura della morte, paura di abbandonare i propri cari, i propri amici.

I “Malvagi” non vogliono perdere tutto il potere acquistato solo per la morte, ne hanno il terrore allo stato puro. Forse per questo la spargono con tanta facilità…

Ma io cosa sono?

“Buono”?

“Malvagio”?

Forse entrambi.

Forse nessuno dei due.

- Procedi. –                                                                                                                       Mi dici sicura, fiera e orgogliosa come sempre, ma so che non sei pronta per morire, nessuno lo è. Mai.

Mi risveglio dal tepore dei miei pensieri.

Sorrido. Quanto siamo simili….

Orgogliosi, superbi, intelligenti, fieri e sicuri di noi stessi, delle nostre capacità.

Solo il sangue ci divide: il mio è oro liquido, il tuo fango sporco.

Ti punto al petto la bacchetta, un movimento calcolato e deciso, compiuto centinaia, forse migliaia di volte.

Le tue braccia stringono convulsamente la vestaglia, le gambe accavallate in una posa provocante non programmata ne desiderata.

Ma il viso rimane disteso e calmo, quasi sorridente, come se fosse una giornata luminosa di metà Aprile e in programma, ci fosse una visita a Hogsmeade, come quando eravamo a Hogwarts.

Ma ora non siamo a Hogwarts, ora non siamo a scuola.

Ora siamo in guerra. Tutto vale in guerra e  in amore, nessuna fottuta regola.

Quelle regole che hai rispettato con scrupolosità per sette lunghi anni, le stesse regole che io ho infranto dal mio primo ingresso al castello.

E’ così brutto non avere regole, Mezzosangue?

Essere liberi, volere nell’immenso azzurro del cielo come un rapace.

Spiegare le ali e librarsi in volo, il vento sferzante contro il viso, l’aria pura nei polmoni, i battiti del cuore resi frenetici dall’adrenalina presente nel sangue.

Essere liberi. Senza cancelli e serrature, senza pregiudizi o altro.

Ma noi siamo veramente liberi?

Non credo. Siamo in guerra.

Le parole all’ordine del giorno sono morte e distruzione, disperazione e schiavitù.

Schiavitù. Forse anch'io sono schiavo, chissà....

Addio, Mezzosangue.

- Avada… -

Addio Granger.

- Ci rivedremo presto… -

E’ un sussurro, ma lo sento  distintamente, mille gocce salate mi stuzzicano l’occhio, per poi cominciare a scendermi lente sulle guance incavate, mille piccoli serpenti di cristallo.

Sento la sua voce rimbombarmi sinistra nella mente.

Qualcuno mi chiederà: perché?

Perché?

Perché mi è stato ordinato.

E ancora: perché hai eseguito?

Perché la mia anima è nera, come questa notte che ha già il sapore di morte.

Perché il mio sangue è nero, come l’inchiostro.

Perché il mio sangue ribolle ogni secondo della mia vita.

Ribolle di rabbia, di frustrazione, di odio.

Perché, in fondo, io non sono un Malfoy.

Non lo sono mai stato. Non lo sarò mai.

Dei Malfoy ho solo il nome.

Dei Malfoy ho soltanto l’aspetto.

In fondo, io sono sempre stato, nient’altro che un Black.

- È una promessa. –

- …Kedavra. –

Qualcuno mi chiederà: cos’ hai provato? Cos’hai sentito?

Cos’ho provato?

Ho sentito il cuore squarciarsi.

L’anima mutilarsi.

La mia essenza annullarsi nell’abisso della consapevolezza.

Cos’ho sentito?

Morte nell’anima.

Addio Hermione.

Il resto è smeraldo.

CONTINUA…

Se vi è piaciuto questo prologo e/o se volete aiutarmi a perfezionare questa storia, vi prego di lasciare un commento.

Grazie di cuore,

The Dark Prince

 



  
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