Dark
Soul
Prologo:
- Death
in my soul –
Avanzo
lento nelle tenebre, il mantello color inchiostro mi avvolge tetro il
corpo, i
guanti in pelle nera non lasciano scorgere nemmeno un l’ambo
di pelle.
I
miei occhi di mercurio scrutano atoni l’ambiente circostante,
freddi.
Gelidi. Come privi
di sentimenti, di
emozioni.
Emozioni.
Mi
sono sempre chiesto cosa sono queste emozioni, sentimenti che ti
scuotono dal
profondo, gesti irrazionali provocati da questi sentimenti, da queste
emozioni.
Sentimenti
che ti rendono schiavo. Marionetta del destino, del fato.
La
razionalità buttata al vento come polvere, le difese mentali
abbassate, inesistenti.
Io
non sono mai stato schiavo, non ho mai provato sentimenti, emozioni.
Solo
una volta, e mi disgusto per questo.
Non
chiedetemi il motivo…
Non
saprei rispondere….
Il
manto notturno ha assunto una tonalità di un nero abisso, le
fulgide stelle sono
come affogate in quel cupo colore, la luna brillante è
coperta da nubi il cui profumo
sa già di tempesta.
Lo
sento nell’aria.
Sento
la lieve pressione delle prime gocce di pioggia sul mantello, aghi
d’argento
pronti a penetrarmi cinici, cadere lente sul terreno, trasformandolo in
fanghiglia.
Sorrido.
Nessuno mi può vedere, una maschera color di questa notte mi
copre il viso,
solo gli occhi sono visibili, di quel colore dell’acciaio.
Cammino,
un’ombra nella notte. Lugubre e sinistro. Invisibile
all’occhio.
Un
tuono scuote il cielo scendendo rapido a terra e illuminando per un
istante il
mondo del suo intenso colore dorato, che spacca con
intensità il nero uniforme
del cielo notturno.
Lo
ignoro, indifferente al fenomeno.
Perché
a volte l’indifferenza è peggiore
dell’odio.
Perché
l’odio ferisce, certo. Ma l’indifferenza uccide.
Nessuno
lo sa meglio del sottoscritto, me l’hai insegnato tu, d’altra parte.
Sei
stata un’ottima insegnante, e anche un’ottima
attrice, bisogna riconoscertelo.
Com’è
portare una maschera d’argento per tutto il giorno,
Mezzosangue?
Potrei
rispondere io al tuo posto, ma le parole non credo siano sufficienti.
Non
trovi, Granger?
Avanzo
nel viottolo in ciottoli, i miei stivali sporchi di fango.
Li
dovrò buttare….poco male….
Raggiungo
la porta in legno pregiato. Speri di poterti proteggere? Stupida.
All’Oscuro
Signore non si sfugge. E’ come un’ombra che si cela
nell’ombra, un serpente
velenoso pronto a mordere in qualsiasi momento.
Infilo
sicuro la mano all’interno del mantello, rovistando calmo
all’interno, per poi
estrarre un’asticciola nera pece.
Alhomora.
E’
un pensiero; una luce dorata; la serratura aperta.
Entro
nell’abitazione a due piani, solo oscurità
all’occhio.
Lumus.
Un
raggio di luce esce dalle bacchetta, una spaccatura nel nero pece della
tenebra.
Scruto
atono l’ambiente circostante, completamente fermo, gli occhi
guizzanti sono
l’unico movimento nel mio corpo, escludendo
l’alzarsi e l’abbassarsi del
torace a ogni respiro.
Non
c’è nessuno…
Inizio
a camminare lento verso quello che parrebbe un salotto, vi entro.
Nessuno,
nessun rumore, nessuna luce. Solo ombra e silenzio.
Il
camino in marmo rosa è spento, i mobili in ebano sono
coperti da fine polvere
color acciaio, come le pareti e il pavimento in
pietra.
Il
lampadario laccato d’oro pare privo di luce, i tappeti sono
rovinati da animali
e dal tempo senza perdono.
Impreco
mentalmente.
Improvvisamente,
delle lievi note di pianoforte giungono alle mie orecchie.
Sorrido
senza gioia.
Cammino
fino alle scale scricchiolanti, per poi cominciare a salirle.
Arrivo
al piano superiore, da sotto una porta sbarrata si fa largo una falce
di luce
argentata, come la Luna.
Nox.
La
luce della mia bacchetta scompare, cancellata da un pensiero.
Appoggio
la mano sul pomello in ottone, girandolo lentamente, come a voler
assaporare
appieno quel momento.
Scotta,
ma non ci faccio caso.
Spalanco
violento la porta, guardo truce all’interno della stanza.
Un
pianoforte nero come il manto notturno spicca nitido sulle pareti
candide, i
tasti bianchi come neve risaltano brillanti, fulgidi.
La
luce argentata, proveniente da una
lampada
consumata , illumina la tua pelle diafana, china su uno spartito
ingiallito dal
tempo, le pagine stropicciate, sgualcite in più punti.
-
Draco –.
E’
un sussurro, ma lo sento bene. Mi conosci. Mi chiami. Mi saluti.
Mi
scruti calma con le tue iridi d’oro liquido, i capelli color
nocciola ti ricadono
soffici come seta sulle spalle scoperte , un abito bianco neve stringe
gentilmente i fianchi e mette in risalto le tue forme generose, scarpe
argentate cingono i tuoi piedi minuti.
Sei
bella, lo sai Mezzosangue? Qualcuno te l’ha mai detto?
Non
importa, io non lo farei comunque.
-
E’ un piacere vederti. –
Sorridi,
un sorriso in cui la gioia è scomparsa, un sorriso privo di
emozioni.
Non
siamo poi tanto diversi.
Entrambi
rifiutiamo le emozioni, le temiamo al di sopra di qualunque altra cosa,
entrambi
siamo travolti da esse.
-
Mi devi far vedere lo smeraldo? –
Chiedi
asciutta. Sorrido.
-
Sei la persona più importante nell’Ordine, dopo lo
sfregiato, Mezzosangue. –
Dico,
un perfido sorrido sulle labbra violacee.
Non
sono qui per quello invece. Non
solo,
almeno.
Mi
hai ingannato Mezzosangue.
Mi
hai manovrato come un burattino nelle tue mani esperte, nascosta
nell’ombra
tiravi i tuoi fili argentati.
Hai
fatto il doppio gioco con noi, Mezzosangue, noi, mangiatori di morte.
Questo
non te lo possiamo perdonare, io per primo.
Tu
pagherai per il tuo inganno, Mezzosangue.
Non
arriverà nessuno in tuo aiuto questa volta, o No. Nessuno.
Non
ci sarà nessuna lenticchia che morirà per te
questa volta.
Non
ci sarà nessuno sfregiato che ti permetterà di
scappare.
Pagherai
Mezzosangue, con la vita, s’intende.
Morirai
Granger, oh sì, morirai.
Ringrazia
che sia io a macchiarmi del tuo sangue: sarò veloce.
-
Me lo aspettavo… -
Ridi
innocente, una risata cristallina come può esserlo solo
l’acqua alla sorgente di
un fiume.
-
Si dice sia uno spettacolo bellissimo, peccato lo si possa vedere una
sola
volta nella vita…. –
Sussurri,
gli occhi rivolto verso le travi del tetto, sognanti.
Mi
avvicino lentamente alla finestra aperta, il rimbombo dei miei passi
tra le
pareti è nitido e cupo, l’oscurità e il
diluvio all’esterno.
I
miei occhi sono due brillanti stelle d’acciaio, come quelle
che compongono la
costellazione di cui porto il nome.
-
Mosmorde. –
Dico
freddo, come privo di sentimenti.
La
bacchetta puntata minacciosa contro il cielo burrascoso. Un
lampo verde
intenso, poi un teschio si delinea sinistro sul manto notturno, un
serpente
smeraldo viene sputato dalla bocca del cranio, sinuoso e tetro.
Ti
guardo con le mie iridi, due schegge adamantine, gelide prigioni in cui
morire.
Non
ti batterai, lo so. Mi hai sfidato innumerevoli, sconfinate
volte.
Ma
non oggi. Non ora.
Ti
senti sporca di sangue per tutti quelli che si sono sacrificati
per te, vero?
No
vuoi che questa strage continui, non è forse così?
Per
questo mi hai detto dove trovarti. Ne sono certo.
Sappi
questo Mezzosangue: il tuo sacrificio sarà inutile.
-
Sei pronta? –
Chiedo;
domanda stupida. C’è forse qualcuno pronto a
morire? Non credo.
I
cosiddetti “Buoni” hanno troppa paura della morte,
paura di abbandonare i
propri cari, i propri amici.
I
“Malvagi” non vogliono perdere tutto il potere
acquistato solo per la morte, ne
hanno il terrore allo stato puro. Forse per questo la spargono con
tanta
facilità…
Ma
io cosa sono?
“Buono”?
“Malvagio”?
Forse
entrambi.
Forse
nessuno dei due.
-
Procedi. –
Mi dici sicura, fiera e orgogliosa
come sempre, ma so che
non sei pronta per morire, nessuno lo è. Mai.
Mi
risveglio dal tepore dei miei pensieri.
Sorrido.
Quanto siamo simili….
Orgogliosi,
superbi, intelligenti, fieri e sicuri di noi stessi, delle nostre
capacità.
Solo
il sangue ci divide: il mio è oro liquido, il tuo fango
sporco.
Ti
punto al petto la bacchetta, un movimento calcolato e deciso, compiuto
centinaia, forse migliaia di volte.
Le
tue braccia stringono convulsamente la vestaglia, le gambe accavallate
in una
posa provocante non programmata ne desiderata.
Ma
il viso rimane disteso e calmo, quasi sorridente, come se fosse una
giornata
luminosa di metà Aprile e in programma, ci fosse una visita
a Hogsmeade, come
quando eravamo a Hogwarts.
Ma
ora non siamo a Hogwarts, ora non siamo a scuola.
Ora
siamo in guerra. Tutto vale in guerra e
in amore, nessuna fottuta regola.
Quelle
regole che hai rispettato con scrupolosità per sette lunghi
anni, le stesse
regole che io ho infranto dal mio primo ingresso al castello.
E’
così brutto non avere regole, Mezzosangue?
Essere
liberi, volere nell’immenso azzurro del cielo come un rapace.
Spiegare
le ali e librarsi in volo, il vento sferzante contro il viso,
l’aria pura nei
polmoni, i battiti del cuore resi frenetici dall’adrenalina
presente nel
sangue.
Essere
liberi. Senza cancelli e serrature, senza pregiudizi o altro.
Ma
noi siamo veramente liberi?
Non
credo. Siamo in guerra.
Le
parole all’ordine del giorno sono morte e distruzione,
disperazione e
schiavitù.
Schiavitù.
Forse anch'io sono schiavo, chissà....
Addio,
Mezzosangue.
-
Avada… -
Addio
Granger.
-
Ci rivedremo presto… -
E’
un sussurro, ma lo sento distintamente,
mille
gocce salate mi stuzzicano l’occhio, per poi cominciare a
scendermi lente sulle
guance incavate, mille piccoli serpenti di cristallo.
Sento
la sua voce rimbombarmi sinistra nella mente.
Qualcuno
mi chiederà: perché?
Perché?
Perché
mi è stato ordinato.
E
ancora: perché hai eseguito?
Perché
la mia anima è nera, come questa notte che ha già
il sapore di morte.
Perché
il mio sangue è nero, come l’inchiostro.
Perché
il mio sangue ribolle ogni secondo della mia vita.
Ribolle
di rabbia, di frustrazione, di odio.
Perché,
in fondo, io non sono un Malfoy.
Non
lo sono mai stato. Non lo sarò mai.
Dei
Malfoy ho solo il nome.
Dei
Malfoy ho soltanto l’aspetto.
In
fondo, io sono sempre stato, nient’altro che un Black.
-
È una promessa. –
- …Kedavra. –
Qualcuno
mi chiederà: cos’ hai provato? Cos’hai
sentito?
Cos’ho
provato?
Ho
sentito il cuore squarciarsi.
L’anima
mutilarsi.
La
mia essenza annullarsi nell’abisso della consapevolezza.
Cos’ho
sentito?
Morte
nell’anima.
Addio
Hermione.
Il
resto è smeraldo.
CONTINUA…
Se
vi è piaciuto questo prologo e/o se volete aiutarmi a
perfezionare questa
storia, vi prego di lasciare un commento.
Grazie
di cuore,
The
Dark Prince