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Autore: Nonna Minerva    31/10/2007    11 recensioni
Durante l'estate dopo la morte di Sirius, Remus si trova a fare i conti con una nuova legge che lo costringe a nascondersi mentre Tonks ha problemi sul lavoro. Silente sembra avere una soluzione adeguata per entrambi.
Quella che all'inizio appare come una situazione scomoda e imbarazzante si trasformerà nella perfetta occasione per fare pace con i fantasmi del passato, portandoli ad affrontare insieme e ad accettare la morte di Sirius, facendo trovare loro un'intesa che forse porterà alla nascita di qualcosa di più...
RATING ROSSO per l'ULTIMO CAPITOLO!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14

Mi rendo perfettamente conto che le feste non tornano molto, ma se volete per il prossimo capitolo aspetto il mese in cui è ambientato, cioè gennaio, ma non credo che sia una buona idea, voi che dite?

 

Non vi trattengo oltre, so di avervi lasciato un po’ in sospeso lo scorso capitolo e suppongo abbiate fretta di scoprire che succede...

 

Quindi buon Halloween e buona lettura!

 

 

 

14. So this is Christmas

 

A Kloe2004,

che ha suggerito il vischio,

e alla mia Beta,

che lavora anche

di festa.

 

Remus tirò un sospiro di sollievo, tranquillizzato dalle parole della ragazza.

“Davvero ti piace?” chiese di nuovo lui.

Tonks passò in rassegna con lo sguardo le scintillanti decorazioni natalizie con cui il mago aveva addobbato la stanza, soffermandosi sul colossale albero di Natale che, agghindato a regola d’arte, faceva bella mostra di sé in un angolo.

“Tantissimo,” lo rassicurò infine. “Hai fatto tutto tu?”

“Quasi,” confessò Remus, “Temo di averti rovinato la festa, ad Halloween, con il mio pessimo umore e volevo farmi perdonare. Solo non me ne intendo molto di decorazioni, così ho chiesto alla signora Pinch di darmi una mano.”

Tonks sorrise, immaginandosi Remus intento a seguire le direttive della signora Pinch.

“Grazie,” mormorò infine, “Lo apprezzo molto.”

Solo poi  si accorse che sotto l’albero c’era un pacchettino incartato con cura; Remus seguì lo sguardo della ragazza e quando vide cosa aveva attirato la sua attenzione, e sulle sue guance comparve un lieve rossore.

 “Pensavo che quest’anno avremmo potuto festeggiare alla maniera babbana,” spiegò. “Quello è il mio regalo per te. Sai, i Babbani...”

“So come festeggiano il Natale,” lo interruppe lei. “Mio padre è Babbano.”

“Scusa, me l’ero dimenticato. Pensavo fosse un’idea carina, ma se non ti va lo tolgo e...”

“No, no, lascialo,” lo bloccò Tonks. “Anzi, aspetta...”

Senza ulteriori spiegazioni, la ragazza tornò nella sua stanza e ne riemerse qualche secondo più tardi con un pacchetto dall’incarto grossolano e dai colori appariscenti.

“Non sono brava come te, a fare i pacchetti,” si scusò la giovane, lievemente imbarazzata, posando il suo regalo sotto l’albero a fianco di quello di Remus. “Questo è il mio per te.”

Lui le sorrise e poi le afferrò piano il braccio.

“Vieni, ti faccio vedere come abbiamo decorato la cucina.”

 

La ragazza lo seguì nell’altra stanza, dove il loro gattino giocava entusiasta con uno striscione che si era allentato e pendeva dalla parete.

Remus le mostrò orgoglioso gli addobbi che riflettevano la luce che entrava dalla finestra, facendo risplendere la cucina di mille scintille colorate.

Tonks si guardava intorno estasiata, l’influenza ormai un ricordo lontano di fronte a quel trionfo di colori.

Remus la osservò, felice di aver riportato un piccolo sorriso sulle labbra della sua giovane coinquilina. Certo, sarebbe stata una vittoria su tutta la linea se i suoi capelli avessero rispecchiato la miriade di colori che riempivano la casa, ma forse era meglio mirare ad una cosa per volta.

La vide alzare lo sguardo e la imitò, notando con suo grande disappunto qualcosa che prima gli era sfuggito.

“Ehm,” balbettò, indicando il rametto di vischio appeso al soffitto che aveva attirato l’attenzione di Tonks. “Un’idea della nostra vicina. Se glielo impedivo, avrebbe potuto sospettare qualcosa e così ho dovuto lasciare che ne seminasse per tutta la casa. Credevo di averli tolti tutti, ma questo,  evidentemente, mi era sfuggito.”

Remus fissò confuso il rametto traditore. Aveva controllato la cucina ben tre volte, ed avrebbe giurato che prima non ci fosse...

“Dai, non prendertela con lei,” disse Tonks, riportandolo alla realtà. “In fondo voleva solo rendersi utile, non poteva certo sapere.”

“Questo lo so.”

“E poi è una bella tradizione,” aggiunse la ragazza, con aria sognante, “Sarebbe un peccato non onorarla.”

Remus la guardò con gli occhi sgranati. Stava suggerendo quello che pensava? Non gli stava chiedendo di baciarla... o sì?

“Tonks, non credo che... insomma, noi non...” iniziò a farfugliare lui, ma la ragazza gli si avvicinò e lo zittì con un fugace ed innocente bacio sulle labbra.

“Ecco, visto?” lo prese in giro lei, tornandosene in soggiorno, lasciandolo lì a cercare di capire cosa fosse successo. “Non ci voleva tanto!”

La sentì ridere di gusto nell’altra stanza.

“Avresti dovuto vedere la faccia che hai fatto!” infierì lei, continuando a ridere.

 

***

 

La mattina del venticinque il sole sorse illuminando un candido tappeto di neve fresca, muovendo i primi passi del suo giornaliero cammino in un cielo limpido ed azzurrissimo.

Tonks spalancò gli occhi e, realizzando che era Natale, scalciò via le coperte, precipitandosi a tirare Remus giù dal letto.

 

“Buon Natale!” urlò, entrando nella stanza del mago, che si limitò a mugugnare una vaga risposta. “Sveglia dormiglione! Il sole è alto nel cielo, è una giornata splendida e i regali ci aspettano!”

“Per l’amor del cielo, Tonks, saranno appena le otto.”

“Macché le otto, sono le sette e venticinque,” lo corresse innocentemente lei, come se non lo stesse tormentando in uno dei pochi giorni in cui lui avrebbe potuto dormire fino a tardi.

Come ulteriore incentivo, la ragazza procedette a scostare con un movimento brusco le tende, lasciando che la luce del mattino, potenziata dal riverbero della neve, invadesse la stanza.

Remus, di tutta risposta, infilò la testa sotto il cuscino ed ignorò le proteste della ragazza, sperando che se ne andasse e lo lasciasse in pace.

Ma la sua zelante coinquilina non era tipo da farsi scoraggiare tanto facilmente e, proprio quando lui pensò di essere libero di tornarsene a sonnecchiare, le sue coperte svanirono ed il suo corpo si trovò esposto al freddo pungente della stanza.

“Tonks!” esclamò il mago indignato, riemergendo da sotto il cuscino.

Fine di tutti i suoi progetti per la mattinata.

“Bene,” fece lei soddisfatta, “Adesso che sei sveglio, andiamo ad aprire i regali?”

“Ti ci vuole compagnia per aprirli?” chiese Remus, raggomitolandosi sul materasso, cercando di trattenere quel poco calore che era rimasto.

“Certo! Che divertimento c’è ad aprirli da sola?” spiegò la giovane. “Dai vieni!”

L’uomo si mise seduto sul letto, guardandola uscire dalla stanza.

Era una donna assolutamente, tremendamente insopportabile. Allora, qualcuno voleva spiegargli perché si sentiva attratto da quel piccolo diavoletto in rosa?

 

Remus si trascinò assonnato verso il soggiorno, dove Tonks lo aspettava seduta a gambe incrociate di fronte alla pila di regali che aspettava placida sotto l’albero, la schiena appoggiata al divano.

Prese posto sul divano vicino a lei e la guardò, in attesa.

“Che c’è per me?” chiese.

La ragazza scrollò le spalle ed iniziò a leggere i bigliettini sui pacchetti per capire a chi fossero destinati, procedendo poi a dividerli in due mucchietti distinti.

Quando ebbe finito, si voltò verso Remus e gli indicò il mucchietto alla sua sinistra.

“Tutti tuoi,” disse, attaccando con entusiasmo la propria pila.

Scartarono in silenzio, appoggiando da una parte man mano che venivano aperti, i maglioni di Molly, i dolci di Hagrid, i libri di Harry per Remus e la sciarpa rosa con guanti abbinati per Tonks da parte dei suoi genitori.

 

Dieci minuti dopo erano rimasti solo due pacchetti da aprire, i primi che erano stati messi sotto l’albero, il regalo che ciascuno aveva fatto all’altro.

Si scambiarono un lieve sorriso ed iniziarono lentamente a rimuovere l’incarto. Tonks, da quell’impaziente che era, strappò tutto e finì per prima.

Il suo pacchetto conteneva un portafoto colorato che incorniciava una foto di lei e Sirius.

“Ho visto che non avevi nemmeno una di voi due,” spiegò Remus, abbandonando per un momento l’apertura del suo regalo. “L’ho trovata tempo fa fra le cose di Sirius ed ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averla.”

“E’ bellissima, Remus,” mormorò la ragazza commossa, sfiorando col dito l’immagine di Sirius sulla foto. “Grazie.”

La appoggiò sul tavolino e la guardò contenta per un attimo, poi si voltò verso Remus.

“Dai, apri il tuo,” lo esortò.

Lui obbedì e finì di scartare il pacchetto, trovandovi una piccola scatolina rossa. Sollevò il coperchio e ne estrasse un cordoncino nero, alla quale era attaccata una pietra rotonda di colore bianco con sottili venature di grigio su tutta la superficie.

“E’ un portafortuna,” spiegò lei, “Magnesite. Dovrebbe proteggerti dalle ferite da argento e se la indossi quando c’è la luna piena, dovrebbe alleviare il dolore delle trasformazioni. Questo, però, dovrai verificarlo tu,” concluse infine.

“Come le hai scoperte tutte queste cose?” domandò lui, incredulo. Non aveva idea esistesse una pietra con tutte queste proprietà.

“Anch’io leggo sai, professore,” lo prese in giro Tonks. “In realtà non sapevo cosa prenderti. Non ti avrò certo detto niente che tu non sappia già e sono sicura che ne avrai già un sacco di queste pietre, ma ho pensato che una di riserva può sempre tornare utile.”

“Mi torna utile davvero,” ammise Remus, “Non ne avevo mai posseduta una.”

“Sul serio?”

“Eh, già... sono bravo con le pozioni e le tisane curative, ma non mi intendo assolutamente di pietre,” spiegò, allentando lo spago e mettendosi al collo il ciondolo. “Grazie.”

Tacquero imbarazzati per qualche istante, senza sapere bene cosa dire.

“Sarà meglio che vada a vestirmi,” annunciò infine la ragazza, alzandosi. “Voglio passare dai miei genitori per far loro gli auguri, prima di andare alla Tana. Non vedo l’ora di scoprire che ha preparato Molly. Ci vediamo là?”

“Certo,” assicurò lui, alzandosi a sua volta.

“Fai attenzione.”

“Anche tu.”

***

 

Molly Weasley li teneva sotto stretta osservazione dal momento in cui erano arrivati. Non poteva farne a meno: il cambiamento in quei due era davvero palese e a dir poco sorprendente.

Quello che più colpiva l’occhio era l’allegro sorriso costantemente dipinto sui loro volti, sorriso che non vedeva da un sacco di tempo.

C’erano poi l’evidente complicità che sembravano aver raggiunto ultimamente, il modo in cui uno sembrava sempre sapere cosa l’altro stava pensando e come, nel raccontare episodi della loro convivenza, i loro sguardi si incrociavano, quasi a cercare conferma e approvazione nel compagno.

Non le fu chiaro, invece, il motivo per cui entrambi si fossero irrigiditi quando lei aveva offerto loro un bicchiere di Whiskey Incendiario per digerire. Tonks si era chinata per sussurrare qualche parola all’orecchio di Remus, che aveva infine accettato un poco di liquore.

Molly, perplessa, aveva versato, ma non aveva chiesto niente.

 

A cena erano stati raggiunti da Silente e dalla professoressa McGranitt, e ai suoi allenati occhi di madre non sfuggì la curiosità che un altro membro della tavolata sembrava nutrire verso la coppia.

L’anziano preside, infatti, osservava con attenzione discreta i due, e l’espressione di lieve sorpresa che di quando in quando si poteva leggere nel suo volto, le fece capire che, anche per lui, i progressi di Remus e Tonks erano una novità.

Forse era convinto che nessuno lo avrebbe notato, ma non si poteva ingannare una donna che aveva cresciuto sette figli, soprattutto se due di loro si chiamavano Fred e George.

 

Fu per questo che, dopo cena, lo prese da una parte e glielo fece notare.

“Ho capito cosa sta cercando di fare,” lo ammonì Molly, con un’occhiata tra il severo e l’intrigato, indicando con un cenno del capo i due che, dall’altra parte della stanza, chiacchieravano allegramente con Arthur.

“Sono io che temo di non capire a cosa ti riferisci, Molly,” replicò gentilmente il preside.

“Mi riferisco al vero motivo per cui li ha spinti a lavorare insieme,” incalzò lei.

“Non capisco.”

“Non mi dirà che è stato un caso se ha offerto l’incarico proprio a Tonks. Sono convinta che ci sia un altro motivo e giurerei che è perché lei spera che si innamorino,” concluse la donna con un tono di voce che faceva intuire che era ben lontana dal disapprovare la cosa.

Silente, che finalmente aveva capito dove voleva arrivare Molly, rifletté qualche istante sulle parole che lei aveva appena pronunciato.

“La mia unica speranza, nel consigliare a Ninfadora questa missione,” spiegò il preside,  con un sorriso di scusa, “Era quella che l’incontro di due anime che avevano sofferto la stessa perdita, lo stesso dolore, potesse aiutarli a trovare insieme un modo per superarlo. Non ho mai avuto la presunzione di pensare di poter decidere di chi dovessero innamorarsi; è vero, non ho scelto lei per caso, ma il mio intento era meramente terapeutico.”

Molly fece per parlare, ma lui la interruppe con un gesto della mano.

“Tuttavia, le tue osservazioni sono pertinenti. Li ho tenuti d’occhio questa sera, e credo che il destino abbia in serbo per loro qualcosa di più profondo di quello a cui io pensavo potesse portare la loro convivenza, ma il destino non basta, devono volerlo anche loro.”

“Cosa possiamo fare?” domandò Molly.

“Noi? Niente,” ammise Silente, “Aspettare che il fato faccia il suo corso, sperando che tutto vada per il verso giusto. Possiamo, questo sì, stare all’erta. Non si sa mai che il destino possa avere bisogno di una mano, ad un certo punto.”

E facendole l’occhiolino, si apprestò a raggiungere gli altri.

 

Continua…

 

 

 

Capitolo 15: May I have this dance?

 

  
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