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Autore: vocalista91    31/10/2007    4 recensioni
Ci sono poche donne a Konoha con il grado di Jonin. Ancor meno quelle con il grado Jonin S e ovviamente la più conosciuta è Anko Mitarashi: bella quanto irruente. Pochi uomini furono e sono stati in grado di domare il suo carattere da testa calda: naturalmente il primo a farcela fu Orochimaru, suo sensei. Ed il secondo? Il quarto Hokage? Assolutamente! Forse Kakashi? … Lui?! Scherziamo?! No, miei cari signori: il secondo personaggio in grado di ammansire l’egocentrica Jonin S fu ed è…
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anko Mitarashi, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa ti spinge ad abbandonarti all’altro, senza un’apparente motivo logico

Cosa ti spinge ad abbandonarti all’altro, senza un’apparente motivo logico?

L’amore?

Anche nel caso di Ibiki Morino ed Anko Mitarashi?

Forse.

In effetti, lo sanno solo i due interessati: Ibiki sa perché si è lasciato sedurre da Anko e lei sa perché non si è arrabbiata poi così tanto per i commenti sarcastici dell’uomo, prima di arrivare al dunque.

E se qualcuno avesse il coraggio di chiedere ad uno dei due il perché di queste tolleranze, molto probabilmente gli risponderebbe che la risposta dovrebbe essere cercata nel passato, neanche troppo remoto.

Ed allora quella persona capirebbe.

Tutti i loro incontri, tutte le loro missioni insieme, tutti gli esami passati a bocciare e promuovere aspiranti chunin…Non significano niente?

Perché loro due si conoscevano fin troppo bene: vizi e virtù non erano un segreto per l’altro.

Come Ibiki conosceva estremamente bene le sfuriate e le manie di protagonismo della donna, Anko conosceva altrettanto la dura logica ed il cinismo sferzante dell’uomo.

Ed entrambi sapevano l’amore, la dedizione e la disponibilità con la quale si mettevano sempre in gioco per il bene del loro paese.

E piano, piano la loro amicizia si era trasformata in una sorta di complicità ben più profonda, nella quale riuscivano a fidarsi, nonostante tutto.

In fin dei conti, qualcosa di simile all’amore si era già creato, soltanto che nessuno dei due se ne era ancora accorto: Ibiki integerrimo davanti ai sentimenti di eccessiva importanza nei confronti altrui ed Anko…Era troppo impegnata a cercare da altre parti.

Era necessaria, dunque, una spinta.

E dopo?

Dopo ci sono i periodi di prova e le conferme.

*

La mattina giunge sempre e prima di quanto si pensi.

La donna sbuffa girandosi dall’altra parte, sperando che il raggio non la raggiunga: il sole dell’alba riesce ad essere fastidioso quanto quello di mezzogiorno.

E la raggiunge di nuovo.

Uno sbuffo e la testa si nasconde sotto il cuscino, ma è tutto inutile: ormai è sveglia e non riesce più a ricadere fra le braccia di Morfeo ed alla fine si decide ad aprire gli occhi.

Il suo sguardo si sofferma subito sulla figura al suo fianco che, nonostante i raggi del sole la colpiscano in pieno, continua a dormire indisturbata.

Lei non può fare a meno di sorridere ed una mano sfiora il braccio dell’uomo: pieno di cicatrici anch’esso.

E le torna in mente la sera precedente…

*

Una risata cristallina riempie il silenzio e copre eventuali rumori: Ibiki viene preso da un po’ di nervosismo.

-Cosa c’è da ridere?- Lei lo fissa con malizia: povero ed ingenuo Morino-san…

-Be’, di solito un uomo non vede l’ora di passare all’azione, mentre nel tuo caso, l’imbarazzo supera qualunque altro stato d’animo.- Se la luce potesse illuminarlo, forse il suo viso mostrerebbe un lieve rossore.

Lei all’improvviso smette e lo fissa perplessa dando voce ad un pensiero ricorrente.

-Perché non vuoi svestirti? Di cosa ti vergogni?- Anko non si era mai fatta problemi: il suo corpo non era mai stato un punto debole e le piaceva mostrarlo, ma Ibiki…

Sempre coperto dalla punta dei piedi al capo, fatta eccezione per il volto e mai una volta che si fosse tolto anche solo i guanti.

Il Jonin S chinò il capo a disagio: era così difficile da spiegare, anche per un uomo come lui.

-Vedi Anko…Ehm…E’ una cosa complicata e non saprei come spiegartela…-

-Ti imbarazzano le condizioni del tuo corpo?- Ecco. Alla faccia delle cose realmente complicate! L’uomo sospirò e mosse la testa in un cenno che sarebbe dovuto essere affermativo.

E senza che se ne rendesse neanche conto, il copri-fronte gli venne sfilato dalla donna con estrema velocità.

-Ehi! Lo rivoglio indietro!- L’unico oggetto che unisse l’utile al dilettevole: amore per la propria terra e possibilità di nascondere le evidenti cicatrici.

-E perché scusa? Per lasciare che la tua paura ti domini?- Ibiki fece finta di non averla sentita e continuò ad inseguire la mano che teneva ancora l’oggetto che voleva, fino a cadere nel letto insieme a lei.

Bloccato in quella posizione ambigua, tentò di liberarsi con scarsi risultati perché Anko aveva pensato bene di intrappolarlo: con una velocità impressionante gli tolse la giacca che era solito indossare.

I segni delle cicatrici sulle braccia erano ben visibili, nonostante il buio e ciò sembrò imbarazzarlo di più e questo fece capire alla Jonin S che forse aveva colpito Ibiki in un punto molto dolente.

-Ibiki, lo dico per te, rilassati e guardami.- Una strana richiesta quella della donna, ma lui obbedì: fissarla in quelle condizioni gli sembrò un’impresa enorme.

-Ora dimmi, ti sembro perfetta?-

-Sì.- Lei arrossì, ma replicò infastidita.

-Non è vero! Nessuno di noi è perfetto e non bisogna vergognarsi dei propri difetti! Cosa c’è di male nell’essersi battuto fino allo stremo per il proprio paese?!- L’uomo tacque incapace di ribattere.

La donna lo prese come un segnale.

Le mani di Anko risalirono il viso, fino ad arrivare alla testa dell’uomo: le dita percorsero ogni singola cicatrice con delicatezza, soffermandosi su quelle molto profonde che probabilmente avevano addirittura oltrepassato il cranio. Quanti messaggi, compagni ed informazioni erano state salvate per quel ringraziamento? A centinaia ed Anko lo sapeva bene: maledetto Ibiki e la sua incorruttibilità che la facevano sempre sentire perennemente impacciata nei confronti degli altri colleghi!

Poi scesero fino alle braccia e dunque toccò anche le ferite causate dalla sua trappola.

-Ti fanno ancora male?- Lui scosse la testa per la prima volta rilassato da quando erano entrati nella stanza.

-Ho passato di peggio e penso che l’abbia capito pure tu.- Lei ghignò e gli sussurrò in risposta una domanda.

-Vuoi provare a mostrarmi il peggio?- L’uomo spalancò per un istante gli occhi, cercando di riflettere con la poca lucidità rimastagli, cosa teoricamente impossibile, ma praticamente sì.

Provare a superare la vergogna? E se poi dopo Anko fosse rimasta disgustata dai troppi segni sul suo corpo?

La risposta giunse prima sottoforma di pensiero…

Cosa sono tutte queste menate mentali, caro Ibiki?! Datti una mossa e non vergognarti! Sembri un moccioso insicuro!” …In seguito arrivò sottoforma di parole…

-Oh, al diavolo! Tanto questo non è stato il peggio che ho dovuto affrontare!- La Jonin S sorrise: quello era Morino-san, l’uomo che conosceva!

E la serata proseguì “normalmente” se così si potesse definire una serata tipo di Anko Mitarashi…

*

Quando le sue dita sfiorarono il viso dell’uomo, egli si mosse infastidito sotto le coperte.

Non si arrese.

Mosse più lentamente che poté la mano sul materasso e con calibrata pressione la poggiò sulla spalla dell’uomo.

Egli non si accorse della presenza che forse credeva una semplice parte del lenzuolo. Ma i lenzuoli non danno i pizzicotti forti come quelli della kunoichi anche perché non ne sarebbero capaci.

-Ma che c…- Ibiki si interruppe prima di iniziare a sparare imprecazioni e perdifiato: l’idea di poter svegliare eventuali vicini alle cinque di mattina non lo allettava affatto.

-Buondì dormiglione!-

-Dormiglione?! Ma se sono solo le cinque di mattina! E poi…-

-…E poi non hai avuto tempo di dormire tutta la notte: lo so, lo so…- Continuò per lui Anko mimando particolarmente bene l’espressione mezza-addormentata ed inalberata del collega.

In risposta al cipiglio alzato, replicò ironicamente.

-Ah, gli uomini d’oggi hanno sempre bisogno di riposare…- Ibiki sbuffò in risposta, mentre la donna ghignava: un cambiamento radicale dalla sera alla mattina.

Non si vergognava di alcuna cicatrice, ferita o segno che gli era rimasto impresso sul corpo e questo la rendeva più serena: neanche fosse stata la sua insegnante di autostima!

-Comunque…- Anko si fece attenta.

-…Alla fine…- Fatidica domanda: non aspettava che quella.

“Dai…Chiedimi se mi è piaciuto…Così dopo posso prenderti un po’ in giro per poi dirti che è stato fantastico…”

-…Il succo di tutto quanto…-

-…sì?- La Jonin S non riusciva a smettere di sorridere.

-…E’ il seguente: cosa diamine hai capito ora?- Un simbolo onomatopeico sarebbe stato sufficiente per descrivere una caduta a gambe all’aria della donna, se lei fosse stata in un fumetto, s’intende.

Però quella era una domanda molto più impegnativa: cosa aveva capito?

Ora era il suo turno di riflessioni.

Ed era pronta.

Gattonando volutamente lenta verso Ibiki, arrivò vicino a lui al punto che solo pochi centimetri li separavano: l’abbracciò.

Spiazzato dal gesto, l’uomo contraccambiò, nonostante quel poco di imbarazzo che gli era rimasto, essendo loro nudi e quindi a stretto contatto fisico.

Ma non cedette alla paura di risultare inopportuno o non all’altezza, visto che ormai il peggio era passato.

E poi lei, cosa molto importante, non aveva mai dimostrato problemi nei suoi confronti.

Dopo qualche minuto di semplice abbraccio, ella si scostò un poco dal corpo dell’uomo e sussurrò con una dolcezza che neanche lei riteneva possibile.

-Non sei il mio primo uomo, ma il secondo: ho capito questo. E se tu non hai inteso quello che ho detto, vedrò di spiegartelo con parole più semplici…- Forse stava raccontando una bugia o molto probabilmente no: i suoi sentimenti erano in uno stato totalmente confusionale, ma qualcosa riusciva a distinguerlo comunque.

-…Credo di amarti e vorrei capire se te l’ho detto per convenienza o perché è quello che sento veramente.- Ibiki si diede una manata in faccia ghignando rassegnato.

-Eh, cara Anko…Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, immagino…- Lei rise.

-Immagini bene.-

-Allora dovrò aiutarti per forza: rischio di creare una telenovela di proporzioni gigantesche se non mi metto in mezzo! Puoi considerarmi il tuo Deus Ex…- Non ebbe il tempo di finire la frase: i baci non lasciano mai finire nessuno di parlare e questo l’aveva capito per esperienza personale.

L’esperienza più strana della sua vita: la prima di cui non sapesse davvero la fine, nemmeno per immaginazione.

I tempi delle conferme si avvicinavano.

Fine

/me cerca di imitare il porcellino dei Tunes

Ed-ed-ed-ed è-è-è-è-è-è t-t-t-t-t-utto g-g-g-g-gente!

Ah, che soddisfazione finire una long-fanfiction per il verso! Anche se questo finale avrebbe bisogno di qualche aggiustata: mi sembra un po’ troppo artificioso, ma l’importante, almeno per il momento, rimane il fatto che sia leggibile e capibile.

Se non riesce a raggiungere codesta soglia, rischio di fare una figuraccia! Ma una figuraccia grande, grande! /me cerca di fare la bambina catastrofica

Be’, adesso me la pianto di rompervi le scatole e spero soltanto che abbiate gradito lo sforzo di una povera autrice, altrimenti…Critiche, critiche, critiche ed ancora critiche! (io lovvo le critiche, l’importante è che siano costruttive e che non danneggino la mia persona)

Sentivate già odore di repressione, eh? Dai che lo so!

Comunque è la prima fanfiction con più capitoli che concludo e lascio on-line! Yeah! Stasera in discoteca a festeggiare, anche se in ritardo! Vai!

Ora però me la smetto di scrivere di boiate e ringrazio decentemente coloro che hanno letto cotale lavoro che ha ricevuto la sua fine un po’ in ritardo per vie traverse.

Ringrazio tutti i lurker, i recensitori in particolar modo Iobia e GgPoulain per aver commentato il quarto capitolo, sperando di non aver deluso le loro aspettative, anche se sono sicura che sia così, visto che mancano troppi dettagli riguardo i due piccioni che tubano nel letto…Purtroppo non sono brava a descrivere cotali scene…Sigh…Voglio avere più possibilità di allenarmi!

Per il resto vi saluto e vi rinnovo l’appuntamento ad una prossima storia!

Au revoir mes petits et grands lecteurs!

  
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