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Autore: Lavandarose    11/04/2013    10 recensioni
Con uno scatto la ragazza si avventò su di lui con il pugnale sguainato in mano.
Lui si scostò solo di qualche centimetro e le prese il polso.
Con un movimento fluido la scaraventò contro il muro, puntellandole le braccia ai lati del suo corpo.Il pugnale cadde a terra.
Ora lei era sola e disarmata, tra le braccia del nemico, che la stava sovrastando di almeno trenta centimetri.
Sospirò e lo guardò negli occhi.
L’istante successivo le loro bocche si stavano baciando con rabbia, mordendosi, succhiandosi, lasciando che un’anima entrasse nell’altra.
Lei chiuse gli occhi e dopo un istante sentì un dolore lancinante alla spalla destra.
La stava marchiando, la stava marchiando maledizione!
Con le ultime forze che le rimanevano, cercò di spingere via quel magnifico corpo da lei, guardando che cosa le aveva fatto.
E il marchio era lì: una croce sulla spalla.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Genere: Erotico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Virginia continuava a fissare la mano di Hoara.

Non riusciva a muoversi, non poteva nemmeno pensare.

Le rimbombavano nella testa le parole appena dette dal ragazzo.

"Non ti hanno detto che in realtà sono loro, gli Aberthurg, ad avere invaso la nostra terra? E nemmeno che tu provieni dalla stirpe reale Lysynn, vero? E nemmeno che sei l'erede Lysynn, nonché la mia promessa sposa, immagino".

Guardò il biondo e d'istinto indietreggiò di un passo.

Lui abbassò la mano.

- Hai paura? -

- Sì - ammise lei con il fiato spezzato. Aveva paura, aveva una fottuta paura. Va bene i rituali, gli angeli, i ricordi in una lingua che non sapeva di conoscere, ma ora era diverso.

Alla fine aveva realizzato di essere in una situazione irreale, in mezzo a una guerra tra due stirpi angeliche che volevano...Cosa, in effetti? Perché nessuno le stava spiegando nulla?

- Vieni con me -

La voce del ragazzo bucò i suoi pensieri. La fissò, lui aveva ripreso a tenderle la mano.

- Cosa dovrei fare? -

- Vieni con me - ripeté ancora lui - ti farò vedere il mio punto di vista. E ti darò qualche spiegazione, se vuoi -

- Certo, é quello che voglio - curioso, stava per avere delle spiegazioni da chi, fino a cinque minuti prima, era considerato il nemico.

- Allora prendi la mia mano - Hoara vide l'esitazione negli occhi di Virginia e parlò ancora con voce più dolce.

- Cosa ti costa, Virginia? Se va bene capirai alcune cose e, se vorrai, diventerai la mia regina -

- E se va male? -

- Se va male potrai distruggermi quando vorrai. Sei una Sacerdotessa ora, hai la mia vita nelle tue mani. Credimi, per favore -

Per favore?

Era la prima volta che uno di quegli angeli le chiedeva una cosa gentile! Virginia scosse le spalle. Al diavolo! Sarebbe andata con lui, doveva sapere. In fondo se lei era il bandolo della matassa era anche suo diritto scoprire le cose.

O no?

Senza pensare oltre, la ragazza allungò la sua mano per prendere quella dell'uomo davanti a lei. La strinse, sorprendendosi di trovarla calda. In un angolo della sua mente aveva continuato a pensare che Hoara fosse un'ombra, un fantasma, qualcosa di molto etereo. Invece era reale, era lì con lei e stava per portarla... Un momento! Portarla dove?

- Aspetta, dove stiamo andando? -

Lui la tirò verso di sé e la strinse con un braccio alla vita.

- Andiamo nel mio regno. Chiudi gli occhi -

- Cosa? Io non... -

Virginia non riuscì a finire la frase. Si trovò catapultata in un'altra dimensione, fuori dalla stanza e abbracciata a quello che pensava fosse un nemico. A essere onesti stava continuando a pensarlo ancora.

Come diavolo è successo? Sono davvero aggrappata a questo ragazzo?

Guardò in basso, le sembrava di fluttuare. La posizione precaria la costrinse a stringersi ancora di più a Hoara.

- Siamo arrivati? - chiese titubante.

- Hai paura -

Era un'affermazione non una domanda.

- Sì, non mi capita tutti i giorni di volare abbracciata a un..a proposito, cosa è che sei? -

- Sono un angelo caduto, né più né meno come Edward. E il tuo Gabriel -

Virginia si agitò tra le braccia del ragazzo.

- Non è il mio Gabriel - rispose alquanto piccata.

- No, però lo desidereresti, vero? -

- Siete tutti così simpatici voi angeli caduti? -

- E non hai visto niente ancora! -

La ragazza si accorse che Hoara stava ridendo apertamente. Lo fissò: era davvero un bel ragazzo. I lineamenti delicati erano però decisi e gli conferivano un'aria di superiorità. Lui ricambiò il suo sguardo e per un attimo Virginia si perse nel blu dei suoi occhi. Si riscosse e stava per parlare quando lui la strinse più a sé.

- Siamo arrivati, cerca di non cadere -

Planarono al suolo con delicatezza. Lei rimise i piedi a terra. Ma cosa era questa sensazione di freddo? Guardò meglio. Non era terra, ma ghiaccio.

- Dove siamo? -

- Nel mio regno. Il regno dei ghiacci. Scusa se non posso offrirti di meglio, ma devi ringraziare i tuoi Aberthurg-

E dalli!

- Non sono "miei", non sono niente, non so nemmeno più chi sono io -

La ragazza si guardò attorno. La luce di quel luogo era strana, tutto sembrava assumere sfumature di azzurro. Virginia aggrottò le sopracciglia: quel posto le ricordava qualcosa.

- E' esattamente il luogo che sognavi - La voce di Hoara interruppe i suoi pensieri.

Lo guardò e si accorse che lui teneva tra le mani un lungo scialle di lana bianca.

- Tieni - le disse mettendoglielo sulle spalle - Cerca di non prendere freddo -

- Eri tu la persona che sognavo? -

- No, Gabriel aveva l'esclusiva -

Ma c'è sempre lui in mezzo?

- L'esclusiva? -

- Diciamo che i suoi poteri sono più potenti dei miei e quindi non riuscivo a entrare nei tuoi sogni come invece poteva fare lui. Vieni, camminiamo un po', ti faccio vedere la mia terra -

Camminarono per un po' in silenzio, fianco a fianco. Tutto era silenzioso, la luce fievole, sembrava di stare in un mondo fiabesco.

- Vorrei delle spiegazioni, ora -

- Sono a tua disposizione, Virginia. Ti dirò tutto quello che vuoi -

- Prima di tutto vorrei sapere chi diavolo sono davvero io e perché mi state tirando uno da una parte e uno dall'altra! -

Hoara rimase un attimo in silenzio e Virginia sentì un soffio di vento gelido entrarle nelle ossa. Si aggiustò meglio lo scialle sulle spalle e attese una spiegazione, che stavolta arrivò.

- I miei fratelli non ti hanno del tutto mentito, solo che... -

- Scusa un attimo, fratelli? -

- Della stessa stirpe, non prendermi in senso letterale -

- D'accordo, scusa, procedi -

- Dicevo, le nostre stirpi hanno un'origine comune. Siamo caduti assieme e sulle prime Lysynn e Aberthurg hanno lavorato assieme, creando un regno comune. Poi, come puoi immaginare, è successa la cosa più vecchia del mondo. Sono arrivate invidie, giochi di potere, tutto quel che potevamo prendere di negativo dal mondo degli uomini -

Virginia rimase in silenzio, sapeva che quello che diceva Hoara era vero.

- Insomma, per fartela breve, scoppiò una guerra tra le due etnie. Ma loro erano più forti e ci ricacciarono tra i ghiacci, dove ancora oggi noi siamo. Il regno dei ghiacci confina con quello degli Aberthurg, ma i contatti sono pochi. Gli umani non possono vederli, comunque, perché si trovano su dimensioni differenti -

-E io sarei erede di entrambi. Perché? -

- Non sei stupida, capisci da sola che, comunque, anche tra nemici può esserci l'amore. Molti sono stati i Lysynn che di nascosto si sono uniti a donne Aberthurg e viceversa -

- E quindi io avrei sangue di uno e dell'altro? -

- Più che altro tua madre -

Mamma, mi dovrai spiegare un bel po' di cose!, pensò Virginia un po' seccata.

- Così io sono l'erede ?-

- Diciamo che sei l'unica che ora ha sangue di entrambi nelle vene -

- E il primo che mi sposa si prende tutta la torta -

- Non so che vuoi dire, ma posso confessarti che non mi sei indifferente. Non lo faccio solo per il potere -

- E perché allora hai mandato quella...quella cosa nel vicolo per aggredirmi? -

Lui si fermò di botto e la prese per le spalle costringendola a guardarlo negli occhi.

- Non era per aggredirti. Volevo vedere se riuscivo a farti emergere i ricordi prima dei miei fratellini. E mi sembra di esserci riuscito, visto che hai iniziato a parlare nella nostra lingua -

Lei rimase in silenzio, guardandolo.

- Virginia, ma perché pensi che io ti voglia far male? Tu mi servi viva, al limite! -

- Ah, ti ringrazio molto. E le lettere anonime che ricevevo al lavoro? Quelle che mi parlavano di quel coso, del Daugr che entra nei sogni? -

- Quelle le ho mandate io, confesso. Ma era solo perché sapevo che Gabriel era già nei tuoi sogni e volevo rendergli la vita difficile mettendoti sul chi va là -

- Ah, bene -

Lei sentì che la stretta di lui sul braccio aumentava.

- Mi stai facendo male -

- Scusami, ma non sopporto che tu possa pensare che volevo farti del male -

Lei si stancò.

- Siete davvero tutti bravi a dirmi che sono la donna della vostra vita, che devo fidarmi di ognuno di voi. Ma senza fare domande. No, io devo essere quella che fa quel che voi dite e in fretta pure. Qualcuno mi ha chiesto cosa ne penso io? -

Si accorse troppo tardi di avere fatto un errore. Hoara la guardava con occhi duri.

- Bada, ragazza. Posso anche farti assaggiare la parte più cattiva di me. Ho provato a essere gentile, ma forse con te non funziona. La questione è semplice. Abbiamo bisogno di te per portare avanti la nostra stirpe. Il primo che ti prende avrà tutto il regno. Semplice, no? Vedo che le maniere gentili con te non servono. Dovrò quindi prendermi quello che voglio con le cattive? -

Virginia si spaventò.

- Lasciami, lasciami!- strillò cercando di divincolarsi.

Ora aveva davvero paura, era sola in un luogo sconosciuto. Hoara avrebbe potuto fare di lei tutto quello che voleva. La presa di lui era forte, ma qualcosa in lei si risvegliò. Ripensò alle parole di Gabriel durante l'allenamento: "Devi volerlo, Virginia". E fu allora che si sentì forte e in grado di fronteggiare la situazione.

Diede un violento strattone e si liberò, lasciando Hoara a bocca aperta. Forse non si aspettava che lei fosse già così forte.

- Voglio tornare a casa - urlò poi con tutto il fiato che aveva in gola. L'ultima immagine che vide fu quella del ragazzo che, inutilmente, cercava di prenderle un braccio. Poi chiuse gli occhi e si lasciò cadere all'indietro.

Quando riaprì gli occhi si accorse di essere sul pavimento della stanza da dove Hoara l'aveva prelevata, tra le mani ancora lo scialle bianco. E qualcuno stava bussando alla porta. Insistentemente.

- Virginia! Apri! Sei in pericolo? -

Gabriel! La ragazza si alzò con fatica dal pavimento e andò ad aprire la porta.

- Sì - gli disse solo. Lui la guardò e un attimo dopo lei si ritrovò dentro la stanza, stretta tra le braccia del Sacerdote.

- Dov'è? - le chiese lui e Virginia capì che non poteva mentire. Evidentemente Gabriel aveva sentito la presenza di Hoara.

- Non è qui. Mi ha preso e mi ha portato a vedere il suo regno -

- Ora sai tutto, Virginia. Non volevamo mentirti. Ma ci servivi. Immagino che ora avrai bisogno di tempo per pensare, vero? -

Lei rimase in silenzio per un minuto. Poi sollevò il viso verso di lui, così vicino da sfiorargli quasi le labbra.

- Prima di risponderti devo chiederti una cosa -

La ragazza sentì che lui si stava irrigidendo, ma proseguì: - Devi portarmi in un posto. Poi potrò decidere cosa fare. Ci stai? -

Lui la guardò. - Edward mi ucciderà. Soprattutto se non tornerai più -

Lei scosse la testa. - Tornerò, te lo prometto. Tu accompagnami, te ne prego. Non saprei in che altro modo arrivare. Devo andare... -

- Lo so dove vuoi andare, io e te siamo collegati, ricordi? -

La prese tra le braccia e per un momento Virginia avvertì un colpo allo stomaco. Chiuse gli occhi e quando li riaprì lei e Gabriel erano davanti a un palazzo, chiuso da un cancello di forgia antica.

- Quando ho finito ti chiamo. Credimi, Gabriel - Fece per andarsene, quando lui la prese per un braccio. L'istante successivo la ragazza era stretta sul petto di lui.

- Ho fatto di tutto per te, Virginia - le sussurrò con voce roca - ho dormito vicino a te, sono entrato nei tuoi sogni, nella tua intimità. Ho...abbiamo bisogno di te. Torna, per favore -

Lei lo guardò. Erano vicinissimi, ma capì che non l'avrebbe baciata. Non ancora.

Si staccò dall'abbraccio facendogli una muta promessa con lo sguardo.

Poi infilò il portone e si diresse all'entrata del palazzo. Non era mai stata lì, ma d'istinto sapeva dove andare.

Seguì la luce e arrivò a una scrivania. C'era una suora seduta, compilava alcune carte. Quando si accorse della sua presenza alzò la sguardo.

- Sì? - le chiese in modo gentile.

- Sono Virginia Crown. Sono venuta a far visita a mia madre, Lucy Crown. Può indicarmi la sua stanza?-

 

Lav's corner

Ciao a tutti, insomma le cose stanno iniziando ad avere un senso. Almeno spero di averglielo dato! XD

Come avrete capito tutti ormai siamo nel bel mezzo della storia e tra un po' ci sarà il redde rationem per tante cose...

Certo che inizio a invidiare Virginia, piacerebbe anche a me essere contesa da questi tre! u.u

Se avete voglia vi aspetto sulla mia pagina Facebook!

Un bacino a tutti e alla prossima!

Lav 

   
 
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