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Autore: CassandraBlackZone    11/04/2013    2 recensioni
«Noioso.»
«Che?»
«I freni. Li hai tolti.»
Asia si girò verso la consolle e sbottò un sorriso. «Be’… si cambia.»
Senza girarsi, la siluriana soffocò una risata, salutò con una mano e chiuse la porta sempre dando le spalle. Di nuovo, Asia girò intorno agli innumerevoli comandi della macchina del tempo e in pochi secondi era già all’interno del vortice del tempo. Con una mano sfiorò la leva dei freni. «Dici… noioso?» con fare nostalgico, la ragazza camminò tra i corridoi del TARDIS giusto per aspettare che il suo ospite si svegliasse. Quell’ora la passò a pensare al passato.
Genere: Fluff, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 1, Doctor - 11, Nuovo personaggio, River Song
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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«Allora? Qual è la diagnosi?»
«Sarah è la terza volta che ti analizzo. Fra un po’ ti viviseziono.»
«Se sarà necessario, fallo.»
Appoggiati i suoi strumenti, Rey squadrò severo la giovane soldatessa «Ma sei per caso impazzita?»
Sarah si alzò dalla branda e annuì al subordinato.«Tu sei l’unico che sa di questo mio segreto e ti ordino di aiutarmi. Se davvero non c’è altro da fare, fallo.»
«Come sei acida… potresti almeno dire: in quanto sei mio amico, ti prego di aiutarmi. No?»
«Non fa parte dei miei principi.»
Il ragazzo sbuffò un po’ deluso. «Sarah… ci conosciamo ormai da un sacco di tempo… e…»
«Perché succede solo a me? Che cosa significano questi sogni?!» mossa dalla collera, la giovane CBM2 colpì la branda con un pugno distruggendola.
Rey sussultò incredulo. «Ehi! Hai idea di quanto costi?!»
«Hai idea di come mi senta?!» Sarah si girò di spalle cercando di frenare il desiderio di prendere a schiaffi Rey. Il ragazzo rimase in silenzio e si grattò la nuca nervoso e dispiaciuto: era ovvio che non poteva capire cosa provasse.
I due giovani CBM2 erano cresciuti insieme, fin da quando erano stati creati. Si trattavano come fratelli e come tale si proteggevano a vicenda; specialmente Rey nei confronti di Sarah e vederla in quello stato gli faceva davvero male.
«Senti… ora calmati, ok?» Rey si avvicinò a Sarah e appoggiò le mani sulle sue spalle. «Io… sono sicuro che non è niente. Se solo ti decidessi a dirlo al Gran Consiglio…»
«Loro non capirebbero. Mi butterebbero fuori.»
«Ma non ci hai almeno provato…»
«No…» gli occhi color smeraldo imploravano all’amico di aiutarla. Sarah scosse la testa e abbassò lo sguardo: quella fu la prima volta che Rey sentì un tono di voce diverso dalla solita soldatessa orgogliosa che era sempre stata. Rimase così sbalordito che quasi gli faceva pena.
Sarah chiuse per un attimo gli occhi e come un video registratore, riavvolse le immagini del suo ultimo sogno: un giorno d’estate, il cielo azzurro senza nuvole e il fiume dall’acqua limpida colma di pesci che brillavano sotto la luce del sole.
I sogni delle stelle.
Di colpo, la ragazza cancellò quelle immagini ansimando. Non poteva più tollerare oltre, perché ormai se lo chiedeva da quando aveva accesso i sistemi la prima volta, anche se all’inizio pensava fosse un semplice problema di controllo e invece: ogni volta che arrestava i sistemi, la sua banca dati non facevano che riempirsi delle immagini di lei che stava sulla riva di un fiume. E lei era umana. «A noi… non è permesso sognare… se mi scoprono… mi reputeranno una debole»
«Sarah… tu sai come la penso io…»
La CBM2 scansò le mani sulle sue spalle «Rispetto la tua scelta, perché sei mio amico… ma non è la mia.»
«Aspetta… adesso dove vai?»
«Devo continuare con quei patetici compagni del Dottore» A grandi passi Sarah si diresse verso la porta per uscire dall’infermeria.
«Credi ancora a quelle favole?»
La ragazza si girò di scatto inarcando un sopracciglio. «Non sono favole. Sono fatti accaduti davvero alla nostra gente per colpa sua. Forse… è anche per colpa sua che sono così…»
«Come fai a dirlo?»
«Perché da quando sono stata creata io ero l’unica ad avere questo nome in testa! Dottore! Perché?!»
Rey non riuscì a rispondere e restò a vagare con lo sguardo per la stanza, evitando di guardare Sarah.
«Ora che ne abbiamo la possibilità, ora che lui è nelle nostre mani. Possiamo finalmente procedere.»
Rey agitò la testa, consapevole di ciò che l’amica stava per dire: parole che lui odiava. «No… non dirlo…»
«Invece lo dico Rey: è arrivato il momento della nostra vendetta.»
 
Amy urlò dopo che una scarica elettrica attraversò tutto il corpo e si inginocchiò: Matt abbassò il cacciavite sonico di Asia e fissò impassibile la figura minuta della ragazza che ansimava.
La somiglianza era davvero impressionante: i lunghi capelli rossi, gli occhi nocciola sfumati di verde e la pelle chiara, ma rosea. Per un momento Matt pensò di trovarsi davanti alla sua collega ed amica Karen.  Nonostante fosse passato molto tempo dall’ultima volta che vide Karen,il giovane attore si ricordava perfettamente dei vestiti che indossava l’ultimo giorno che girò con lei. Ma ne era sicuro. Non era lei.
Asia si allarmò vedendo sua nonna in ginocchio. «Matt… perché lo hai fatto?»
L’uomo ignorò la ragazza e si avvicinò alla rossa senza abbassarsi, rimanendo sempre inespressivo. Il sangue gli ribolliva nelle vene. Una furia cieca era accesa nei suoi occhi: non lo poteva tollerare. Nessuno, si ripeteva, nessuno poteva replicare la sua Amy. «Tu non mi inganni. Sei solo una brutta copia venuta dai ricordi di Asia, un pezzo di metallo. Niente di più.»
Il robot alzò la testa e sorrise con gli occhi che lampeggiavano di rosso. «Bravo Matt Smith. Sì, sono un robot e una falsa copia della sua nonnina, ma essendo una copia uscita fuori dalla sua testa tutto quello che ti ho detto è vero. Quel giorno, se lei non avesse gironzolato in giro per New York, io e Rory saremmo ancora vivi.»
Quelle parole colpivano il petto di Asia come coltelli. I sensi di colpa si fecero nuovamente sentire e altre lacrime scesero sulle guance.
Matt serrò con forza i pugni. «Smettila immediatamente. Non osare nominare neanche il nome di Rory.»
«Abbassa la cresta, Matt Smith. Tu qui non sei niente. Non fai parte di questo mondo e di conseguenza non ti devi impicciare. La ragazzina è preziosa e serve ai miei padroni. Se non ti opporrai e ce la rendi senza fare storie, ti lasceremo vivo.»
Matt rilassò i muscoli e rifletté a lungo: non aveva tutti i torti. Lui non apparteneva a quella versione della realtà, eppure non poteva proprio pensare di lasciare le cose come stavano. Dentro di lui sentiva che doveva fare qualcosa: doveva farlo per River e per il Dottore «È vero, lo confesso. Forse sono qui per puro caso, ma ho promesso che avrei protetto Asia fino a quando non avremo liberato il Dottore e no. Io mi oppongo eccome.»
«Te l’ho già detto. Da qui non uscirete vivi. La stanza della memoria ha infiniti robot a sua disposizione e se vogliamo possiamo anche prendere di nuovo le sembianze degli angeli o magari di alieni che lei ha incontrato. Adesso cosa ne pensi?»
Matt si strofinò il mento girandosi di spalle senza rispondere e osservò attentamente lo spazio attorno a sé, concentrandosi sul blu. Per qualche strano motivo, vedendo quel colore subito pensò al TARDIS e i suoi occhi s’illuminarono, come se avesse scoperto qualcosa d’importante. Di molto importante.
«Cosa c’è Matt? Sei incapace di reagire? Dov’è finita tutta la tua determinazione di salvare il Dottore? Non vorrai deludere la piccola Asia, vero?» la presunta Amy si rialzò e avanzò verso Asia, che indietreggiava ad ogni suo passo.
«Non… avvicinarti…»
«E perché? Perché ti fa male vedermi, vero nipote mia?»
La ragazza scosse più volte la testa «No… basta.»
«Sai bene che è colpa tua, vero? Io e Rory siamo morti a causa tua. Ha scelto te, invece che noi: i suoi migliori amici.»
La povera Asia non poteva sopportare oltre. Il petto le faceva sempre più male «No… ti prego.»
«Novecentoundici anni e ancora non è stato capace di prendere le decisioni come si deve. Sapevo che per colpa della tua nascita non sarebbe stato più lo stesso.»
«Basta!»
«Ehi, Asia» la rossa si girò verso Matt, così fece anche Asia con le lacrime agli occhi. Il giovane attore guardò prima il robot e poi la quattordicenne.
«Solitamente indossi bigiotteria tipo braccialetti o anelli?» quella domanda lasciò spiazzate entrambe le ragazze che si guardarono l’un l’altra confuse, mentre Matt era più tranquillo che mai.
«Co-cosa?»
«Tu rispondimi.»
Un po’ insicura Asia ci pensò su. Vedere Matt con le braccia conserte e così calmo, indussero la ragazza a credere che avesse qualche idea. Ma quale? Proprio non riusciva ad immaginarla. «Odio indossare braccialetti… non… non li indosso mai.»
L’uomo annuì alla risposta «Oh, ok. Ora comincio a capirci qualcosa. Ma ho bisogno che tu mi risponda a questa domanda.»
«E…sarebbe?»
«Perché in questo momento ne hai addosso uno?» Matt indicò con un indice il braccio destro della ragazza.
Incredula, Asia si portò la mano al petto: un bracciale bianco era avvolto al suo polso, con tanto di luci rosse che lampeggiavano simultaneamente. «Io… non me ne sono accorta.»
«Neanche io, fino a quando non ho toccato il tuo polso mentre correvamo» Il giovane attore superò il robot e con il cacciavite sonico sbloccò il bracciale.
Levatolo dal suo polso, Asia cominciò ad avere le vertigini. «Ma cosa…» la quattordicenne si guardò attorno un po’ confusa. Tutto ciò che riusciva a ricordare era di essersi sentita terribilmente male alla vista di sua nonna Amy, di aver tentato di contrastare qualcosa che le rimbombava nella testa, ma invano.
«Tutto a posto, Asia?»
Asia scosse la testa e annuì a Matt. «Io… sì, tutto bene…»
L’uomo sorrise sollevato «È normale che ti senta scombussolata. Dopotutto hanno intasato la tua mente di ricordi fasulli.»
«Che? In che senso ricordi fasulli?»
La presunta Amy squadrò Matt delusa «Così non è divertente, Matt Smith.»
«Non deve essere divertente, perché quello che hai fatto è grave.»
«Non esagerare. Quel aggeggio era un semplice manipolatore di ricordi, così da poter scegliere bene cosa riprodurre.»
«Ed è anche un aggeggio in grado di introdurre altri ricordi. O mi sbaglio?»
Il robot non rispose e rimase in silenzio.
«Oh. A quanto pare ci ho azzeccato. E ora, Asia. I tuoi nonni Amy e Rory: come sono morti e quando?»
Riacquistata un po’ di lucidità, la ragazza aggrottò la fronte sforzandosi di nuovo ricordare. «Loro… sono morti di vecchiaia. Così mi ha detto mia mamma. Io ancora non ero nata perché…» Asia spalancò gli occhi incredula «Perché papà ancora aveva novecentoundici anni mentre adesso… Oh cavolo, è vero!»
Matt schioccò le dita trionfante e sghignazzando «E con questo fanno due punti a mio favore, mia cara Amy!»
La ragazza scarlatta increspò le labbra in un sorriso. «Credo che la matematica non sia il tuo forte e comunque non so di cosa stai parlando.»
«Oh, allora andiamo per gradi perché il secondo punto lo voglio lasciare come finale» l’uomo si strofinò le mani e si schiarì la voce. «Prima di tutto, posso dirti con certezza che so che stavi bleffando quando hai affermato di non essere sola, ma bensì con non so quanti robot.»
Il robot soffocò una risata. «E sentiamo. Perché dovresti aver ragione?»
«Be', è semplice. Amy. Forse non c’eri mentre io e Asia stavamo parlando entrati qui e vuoi sapere di cosa abbiamo parlato?»
La ragazza inarcò un sopracciglio.
«Lei ha detto due parole. Solo due parole ti hanno fregato e queste due parole sono angeli e Rory.»
Il robot sbarrò gli occhi mentre Matt allargò un sorriso. «Accidenti…»
«Fai bene a imprecare per questo errore. Asia pensò ad un gruppo di angeli e ai suoi nonni. La nonna c’è, ma il nonno e il resto della truppa angelica? No? Oh, be'. Questo spiega tutto. Tu sei l’unica.»
Asia rimase scioccata da tutte le deduzioni dell’attore e di nuovo ebbe quella sensazione che qualcun’ altro stesse parlando al posto suo. Quei gesti e quel modo di parlare. Erano inconfondibili. «Ma Matt... tu come…»
Matt si accorse dello sconvolto di Asia e le sorrise. Quegli occhi. La ragazza s fermò a guardare i suoi occhi verdi che si insidiavano dentro i suoi: vide una luce. «Andrà tutto bene, Asia. Ti fidi di me?»
Asia annuì decisa.
«Tornando a noi, Amy,ora come ora non sarebbe più necessario rivelarti l’altro errore, poiché serviva solo per smontare i falsi ricordi, ma… questo errore mi ha irritato molto, anzi: parecchio. Perciò te lo dico.»
«Allora cosa aspetti? Parla.»
L’uomo si avvicinò alla ragazza-robot e le puntò il cacciavite sonico sulla fronte. «Come ha detto Asia, i suoi nonni sono morti quando suo padre aveva novecentoundici anni. Considerando allora l’età di Asia e i ricordi che le avete impiantato, il Dottore dovrebbe avere novecentoventidue anni.»
«E con ciò?»
Matt sorrise malizioso. «Purtroppo per te, io ho 1105 anni.»
Bastò una sola sonicizzazione e l’immagine della giovane scozzese scomparve lasciando solo un corpo metallico e scheletrico che cadde rovinosamente a terra.
L’uomo sbuffò deluso mentre Asia rimase senza parole, vedendo quel corpo accasciato davanti ai piedi di Matt. Ancora non poteva crederci.
«Ma… allora… erano davvero fasulli?Quei ricordi?»
«Esatto.»
«Ma sembravano così… veri.»
«Sembravano. Penso proprio che te li abbiano messi mentre eravamo svenuti.» Asia si aggrappò alla manica della giacca del giovane attore che subito si girò abbassandosi alla sua altezza e le sorrise. «Che c’è?»
«Sei tu… vero papà?»
L’uomo rimase in silenzio continuando a sorridere.
«Matt non poteva sapere la tua età e poi non parla con quel tono da saputello. Quindi…»
Un indice bloccò le sue labbra. Matt alzò l’altro indice, se lo portò davanti alla bocca e fece l’occhiolino. Un secondo dopo, l’uomo si alzò di scatto e cominciò a guardarsi intorno disorientato. «Ma che… che è successo? Cos’è questo robot? Asia?»
Asia rilassò i muscoli e sbuffò delusa. «Uffa… di nuovo…» ridacchiò.
Matt si voltò verso Asia. «Cosa?»
La ragazza si stiracchiò esausta, ma allo stesso tempo soddisfatta e sollevata: come se avesse riparato per la prima volta la consolle del TARDIS. «Oh, be'… almeno ora non sei svenuto.»
Il giovane attore continuava a non capire «Che cosa?»
Asia scoppiò in una piccola risata e rassicurò l’amico «No, niente! Non importa… almeno ora è finita…»
«Ma… tua nonna… cioè Amy! Dov’è? Tu… mi hai raccontato dei robot della memoria, di New York e della scelta di tuo padre e…»
«Oh, quelli erano tutti ricordi fasulli, Matt! Ti ho già detto che è tutto a posto.»
Matt la guardò perplesso.«Tu sei piena di misteri, Asia. Prima o poi dovrai dirmi chi sei.»
La ragazza ridacchiò di nuovo.«Pur essendo solo uno che lo interpreta, ti comporti quasi come lui.»
«Che vuoi dire?»
«Scusa. Pensavo ad alta voce.»
«Ok. Adesso basta» nella stanza riecheggiò la voce di Sarah. Asia, cercando di mantenere la calma, alzò lo sguardo.
«Eccoti, finalmente! Dov'eri finita?! Dicci la prossima sfida!»
«Come siamo aggressive, Asia.»
«Aggressiva? Tutto qui? Più che aggressiva direi arrabbiata! Mi hai fatto venire l’emicrania per colpa di quei dannati ricordi falsi! Specialmente quello sulla morte dei nonni che non ho mai conosciuto! Se mai dovessi trovarmi davanti a te ti spaccherei la faccia!»
«Apetta… Mai conosciuto? Ma tu hai detto…»
«Falsi ricordi, Matt. Riassumendo il tutto, loro sono morti di vecchiaia mentre io sono nata circa 200 anni dopo la loro morte.»
«2… 200 anni?! Ma come…»
La ragazza roteò gli occhi. «Ti prego,non ora Matt! Sì, va bene! I miei genitori hanno dovuto metterci un po’ prima di decidere se volere un figlio. Specialmente mio padre…»
«Nonostante quella bella scena commovente, sembri piuttosto determinata.»
Asia si portò una mano fra i capelli. «Fidati, Sarah. Io sono più che determinata: giuro che salverò mio padre, a qualunque costo.»
«Va bene» il collegamento vocale venne interrotto e davanti ad Asia e Matt, si materializzò un’ennesima porta bianca dove vi ne uscì la ragazza cibernetica. Con le mani ai fianchi si avvicinò ai due con passo deciso. «Dovrai dimostrarmi la tua determinazione. È il momento di fare sul serio.»
Asia squadrò severa la ragazza e varcò per prima la porta.«Ti assicuro che ce lo riprenderemo.»
«Questo è tutto da vedere.»
Matt rimase ancora un po’ ad osservare quel mucchio di metallo. Ripensò al volto di Amy: quella splendida chioma rossa, quello splendido sorriso. La prima faccia che la sua faccia vide.
«Ehi, umano. Ti conviene muoverti: non abbiamo tutto il tempo.»
«I miei ricordi.» Sarah aggrottò la fronte. «Avete usato i miei ricordi per fare Amy e l’angelo.»
«Sarebbe stato più divertente. Anche se forse era meglio farne altri. Pensavo che uno sarebbe bastato, ma a quanto pare vi ho sottovalutato.»
«Li avrei distrutti comunque.»
«Che?»
Matt si avvicinò a Sarah e appoggiata una mano sulla spalla le sussurrò all’orecchio senza guardarla. «La nostra chiacchierata devo dire è stata interessante anche se in realtà ero più concentrato su una cosa.»
«Di quale chiacchierata parli?»
«Oh, non importa. Lo so io. Comunque ci terrei a dirti… Ricorda chi sei, Sarah. Ricordati» l’uomo si avvicinò alla porta sorridendo e prima che superasse la soglia, la giovane CBM2 si girò di scatto verso di lui.
«Che cosa intendi? Perché dovrei chiedermi una cosa del genere?»
«Prova a scoprirlo da sola. Se proprio non ci riesci, te lo rivelerò più tardi.»
«Dimmelo.»
«No.»
Sarah digrignò i denti furiosa. «Dimmelo ora!»
Matt finalmente si decise a guardare negli occhi Sarah. Quest’ultima era pronta ad urlargli contro, ma qualcosa la fermò, la lasciò senza parole. Letteralmente. Lo sguardo dell’uomo era così inteso e insidioso, tale da renderla docile e incapace di controbattere. Quella fu la prima volta che si sentì inferiore a qualcuno: come poteva, pensava lei, un essere umano fare questo a me. Che in realtà non sia lui a farlo?
«Tu… chi sei?»
L’uomo sogghignò leggermente «Pazienta, Sarah. Ogni cosa ha il suo tempo.»

ANGOLO DELL’AUTRICE: vi prego di non uccidermi… E’ stata una faticaccia continuare… all’inizio volevo lasciare le cose come stavano ( ovvero il dilemma di Asia per la morte dei suoi nonni) ma poi ho pensato che la serie del Dottore ( secondo me) è pieno di colpi di scena imprevedibili e impensabili: per questo ho tentato di rigirare la situazione. Ho ancora i miei dubbi sui prossimi capitoli… penso che tutti scrivendo hanno paura di rovinare la storia… ed è quella la mia paura ora!!! :S
E spero tanto di non farlo!
A presto!!
 
Cassandra 
   
 
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