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Autore: Kary91    12/04/2013    9 recensioni
Missing Moment di History Repeating.
Si voltò per l’ennesima volta in direzione del ragazzo; Mason aveva la mano sulla scrivania. Quando ci appoggiò sopra la propria, Caroline percepì l’intensità di quel contatto pulsargli nei polpastrelli. Era la prima volta, in quel pomeriggio, che lei cercava di raggiungerlo e lui non si ritraeva. Era un contatto nitido: molto forte, incredibilmente vicino.
Eppure, quella vicinanza, non bastava.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline Forbes, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: questa one-shot è un missing moment della long Fiction “History Repeating – The Next Generation of The Vampire Diaries”, quindi i personaggi fanno riferimento a quella storia. Caroline Forbes la conoscete tutti, mentre Mason Lockwood Jr. (Mase) è il figlio minore di Tyler Lockwood.

Buona lettura!

 

 

 

“Seppellirò i miei sentimenti nel profondo di me

Anche se saranno fortissimi non li lascerò uscire.

Se dovrò piangere, piangerò dentro.

Se dovrò sanguinare, mi verranno dei lividi.

Se il mio cuore comincerà a dare i numeri,

non ne parlerò con nessuno al mondo.

Tanto non serve.”

Jonathan Safran Foer

 

 

Molto Forte, incredibilmente Vicino.

mfiv


 

 

“Me la spieghi una cosa?”

Caroline si sedette sulla scrivania di Mase, come ormai era diventato consuetudine per lei. Mason trascorreva gran parte del suo tempo in camera sua a leggere o studiare e, se non era da Oliver o a spassarsela con qualche ragazza più grande, lo avrebbe trovato sempre lì. A Caroline piaceva tenergli compagnia: Mason la incuriosiva. I suoi silenzi erano piacevoli e la invogliavano a sedere a lungo accanto a lui in attesa che li riempisse. Il fatto che lo facesse di rado, alimentava ulteriormente il desiderio di fare domande. Di conoscerlo; di stuzzicarlo.

Il ragazzo sollevò pigramente il capo a indirizzarle un’occhiata restia, prima di scuotere il capo.

“No.” rispose, tornando al suo libro. La vampira sorrise.

“Perché non vuoi che la gente sappia che sei intelligente?” chiese ancora, dandogli un colpetto sul ginocchio. Mase non rispose. Distolse lo sguardo dalla pagina, concentrandosi sugli oggetti che popolavano la scrivania. Evitò di guardare Caroline negli occhi, nel momento in cui la sua espressione si fece d’un tratto più dura.

È Estate, un primo pomeriggio; dei ragazzini ridono, passandosi un frisbee in cortile.

Un lancio troppo forte e il giocattolo vola oltre il cancello, rimbalzando poi sul vialetto.

“V-va-vado a prenderlo io!”

Mason sorride, schivando gli agguati del cane di casa, mentre si allontana rapido dal cortile. Corre in strada e si china per recuperare il frisbee.

“S- sto per l-la-anciarlo!” avvisa: le sue parole sembrano echeggiare per tutto il vialetto.

Si volta, confuso. Due ragazzini lo stanno osservando con aria di scherno, le braccia incrociate sul petto.

“La-la-lanciarlo!” lo scimmiotta uno dei due, mentre l’altro ridacchia. “Che rimbambito.”

Mase arretra lentamente verso il cortile, fulminandoli con lo sguardo; con una mano stringe convulsamente un lembo del frisbee. Serra la bocca, sforzandosi di non lasciarsi sfuggire più

nulla. Nessuna parola, nessun balbettio.

“Ehi, Leroy!” L’esclamazione di suo fratello Ricki e il rumore affrettato di passi alle sue spalle sono al tempo stesso un sollievo e uno schiaffo sul viso. “Che diavolo vuoi? Cerchi botte?”

I due ragazzini li squadrano con fare impertinente, prima di scappare via ridacchiando.

“Sfigato!” urla ancora Leroy, alzando il dito medio in direzione di Mase. Ricki lo rincorre fino a quando non raggiungono l’angolo e i due bambini si rinchiudono in casa, ancora ridendo.

“Lasciate stare mio fratello, stronzi!” strilla il maggiore dei Lockwood. Sospira, voltandosi in direzione del minore; Mason getta a terra il frisbee con rabbia. Prima che Ricki riesca anche solo ad aggiungere qualcosa è già scappato via.

 

 

When people all stare
I'll pretend that I don't hear them talk

Cry. Kelly Clarkson

 

Quando Caroline incrociò nuovamente lo sguardo di Mason, il tipico sorrisetto tronfio era già corso ad arricciare le labbra del ragazzo.

“La gente sa che sono intelligente.” dichiarò il ragazzo con tranquillità, chiudendo il libro e tornando a fissarla. La giovane inarcò un sopracciglio nella sua direzione, prima di far scorrere l’indice sul dorso di alcuni volumi impilati sulla scrivania.

“Va bene, riformulo la domanda.” propose. Recuperò uno dei volumi, un libro di matematica avanzata, e glielo mise tra le mani.

“Perché non vuoi far sapere alla gente che sei più che intelligente? Questo…” si corresse, picchiettando con l’indice sul titolo del libro. “…Non è un libro di testo per ragazzini di seconda liceo.”

Quando pronunciò la parola ‘ragazzini’, Mase la fulminò con lo sguardo. Tornò poi ad esaminare le copertina del libro, la mente spostata altrove, il cipiglio presuntuoso smorzato dai pensieri che tornarono a prendere forma nella sua mente.

È nello studio del padre: sta facendo i compiti, mentre Tyler lavora al computer dall’altro capo della scrivania. Improvvisamente, qualcuno bussa alla porta: è il signor Thompson, uno dei clienti del signor Lockwood. Quando si accorge del bambino, l’uomo gli sorride con gentilezza.

“Ciao!” lo saluta, strizzandogli l’occhio.
Tyler si rivolge al figlio, esortandolo con un cenno del capo. “Saluta il signor Thompson.”

Mase annuisce, mormorando un timido ‘salve!’ a sguardo chino.

Più tardi, quando il bambino si allontana in silenzio dallo studio per fare merenda, non gli sfuggono i primi scambi di battute pronunciati dai due adulti.

“Non parla molto.” sta dicendo il signor Thompson a suo padre.

“Balbetta.” è la risposta asciutta di Tyler. “Gli piace starsene zitto, soprattutto con chi non conosce.”

“Oh.” il signor Thompson esordisce in un’esclamazione che – Mason lo sa – a Tyler non piacerà per niente. “Poverino. Mi dispiace.”

In quel momento, gli riesce facile immaginare l’espressione indurita del padre. Gli occhi scuri che fulminano con fastidio quelli di Thompson.

“Non è mica malato!” ribatte infatti l’uomo con freddezza.

Mase annuisce di nascosto, la schiena incollata alla parete. Suo padre ha ragione: lui non è malato. Eppure vorrebbe comunque guarire.

Whenever I feel your memory is breaking my heart
I'll pretend I'm okay with it all
Act like there's nothing wrong

Cry. Kelly Clarkson

 

“Non c’è bisogno che si sappia anche quello, sono già carino.” commentò Mason, ricambiando il suo sguardo con disinvoltura. Sistemò nuovamente il libro di matematica tra gli altri.

“Sbruffone…”

Caroline gli rivolse un’occhiata poco convinta, prima di scuotere il capo.

“Non puoi dirmi la verità, almeno una volta?” lo pregò infine. Nell’individuare il rossore sulle sue guance, venne tentata dal desiderio di fargli una carezza, ma Mason si scansò bruscamente a quel contatto, tirando la sedia all’indietro.

“Mi lasci studiare, per favore?” mormorò, infastidito. "Ho due interrogazioni domani."

Caroline roteò gli occhi, per poi sospirare, sforzandosi di mantenere la pazienza. “No.” lo rimbeccò con fermezza, cercando di far combaciare i due sguardi. “Sto cercando di avere una conversazione quantomeno civile con te; smettila di chiuderti a riccio.” lo rimbeccò, fissandolo con insistenza. Mase non rispose. Si limitò a sbuffare, badando bene a non ricambiare il suo sguardo.

“Sto aspettando.” ribadì ancora la ragazza, portandosi le braccia sul petto. Mentre il silenzio dell’amico continuava, la mente della vampira si mosse a rispolverare uno scambio di battute avuto con Tyler qualche giorno prima. Erano il motivo che l’aveva spinta a rivolgergli tutte quelle domande quel pomeriggio. Non era riuscita a farne a meno.

“Sai perché Mase legge così tanto?”

Domanda Tyler, quando la sorprende a curiosare fra i volumi impilati con ordine nella libreria del figlio. La ragazza scuote il capo.

“Perché può farlo senza dover parlare ad alta voce.”

Si interrompe per un attimo prima di proseguire con il discorso, notando l’espressione confusa di Caroline.

“Lo abbiamo spinto a leggere molto quando era piccolo, per aiutarlo a correggere la balbuzie e non ha mai smesso di farlo da allora. Gli piaceva leggere per conto suo; facendolo a mente non gli capitava mai di inciampare sulle parole.”

“Adesso, però, il problema della balbuzie è risolto, no?”

“Quasi del tutto.”

Tyler prende posto alla scrivania di Mase e fa roteare la sedia, per non dare le spalle a Caroline. C’è qualcosa in quell’immagine che la lascia basita: per un attimo non riesce a fare a meno di notare quanto padre e figlio si somiglino.

“Balbetta ancora, soprattutto quando è nervoso. Ma in maniera più sporadica.”

“È per questo che è così silenzioso?”

La sua è una domanda, ma Caroline non pensa di aver bisogno di una conferma; Tyler annuisce.

“Per come la vede lui, standosene zitto, correrebbe meno il rischio di fare la figura del cretino. E Mase è fatto così in tutto.” aggiunge, incrociando lo sguardo incuriosito di Caroline.

“Non dice mai nulla per non balbettare.

Non corre, perché ha paura di inciampare: non sa rischiare. Si immusonisce e si siede in un angolo, pretendendo di non aver nulla da dire ogni volta.”

“Perché?”

“Perché ha sempre paura di finire per balbettare nel momento in cui mette il cuore in mano a qualcuno di cui si fida.”

Is it over yet?
Can I open my eyes?
Is this as hard as it gets?
Is this what it feels like to really cry?

Cry. Kelly Clarkson

 

“Ma si può sapere che diavolo vuoi da me?” sbottò il ragazzo, rivolgendole un’occhiata incollerita. Sospirò, tornando a fissare i volumi di matematica ordinatamente impilati sulla sua scrivania. “Mi vergogno, va bene?” rivelò infine, in tono di voce improvvisamente più basso. “Non sono intelligente: studio e basta. Mi piace leggere e sì, mi piace anche studiare. Non è intelligenza, quella...” aggiunse infine, mentre la ragazza scuoteva con rassegnazione il capo. “…E non è esattamente considerato un pregio tra quelli di seconda liceo.”

“Questo lo credi tu” ribatté con decisione la vampira. Il suo sguardo, generalmente vivace, venne inombrato da una punta di rimprovero. “Sinceramente, dubito che una persona non intelligente riuscirebbe a fare quello che fai tu.”

Mason le rivolse l’ennesima occhiata scettica, ma non aggiunse nulla. Aveva ancora diverse cose da dire, pensieri che lo stuzzicavano perchè li lasciasse emergere, ma era incapace di farli venire a galla: non se ne stupì. Per lui le cose andavano così sin da quando era bambino. Quando muoveva la bocca per parlare ne usciva fuori solo silenzio, perché la fatica di dover sopportare tutto quel disordine fra le sue parole, le prese in giro e gli sguardi straniti, era troppa: preferiva tacere. Quando aveva un libro fra le mani, però, le cose andavano diversamente. Da bambino le pagine dei libri erano state il suo tramite per avvicinarsi al mondo; per conoscerlo ed esplorarlo. Per compiere imprese eroiche e dimostrarsi coraggioso e avventuriero come aveva sempre sognato di essere; un po’ come i giovani Jim Hawkins e Hucklebery Finn. E un po’ anche come Ricki, perché suo fratello non aveva mai avuto paura di nulla: nemmeno di se stesso. Suo fratello parlava spesso e ad alta voce, ma non gli era mai servito gridare per farsi comprendere.

Mason invece urlava: urlava in silenzio. Così facendo, le parole gli uscivano fuori intere, a differenza di quando si esprimeva ad alta voce. Di tanto in tanto urlava nei libri; le lettere si univano le une alle altre nella sua testa, senza ripetersi, senza fare lo sgambetto alla sua voce. Quando non era in grado di dire qualcosa, allora leggeva e la carta gridava per lui. In quei momenti, dialogando mentalmente con le pagine di quei libri, si era sempre sentito a suo agio: il silenzio lo rendeva un ragazzo come tanti. Poco importava se balbettasse o meno. Se fosse schivo, timido o codardo. In quei momenti il mondo gli era accanto e quasi gli sembrava di percepirne il contatto. Lo avvertiva distintamente: molto forte, incredibilmente vicino.

Ma poi la storia si concludeva; il libro veniva riposto su uno scaffale, la gente ricominciava a parlargli. E tutto scivolava via.


“Scusami se sono così assillante” mormorò infine Caroline, tornando a sedersi sulla scrivania del ragazzo. La presunzione e il distacco che avevano preso posto fino a quel momento nello sguardo di Mase si erano dissolte. Nei suoi occhi Caroline vi trovò solo rassegnazione, intrisa a tristezza. L’adolescente diede una scrollata di spalle, ignorando l’occhiata apprensiva della vampira.

“Non fa niente” commentò in tono di voce asciutto. Caroline si lasciò sfuggire un sospiro. Sapeva di essere sul punto di tirargli fuori tutto e avrebbe solo voluto scardinare quella voragine che si portava dentro: il vuoto che inghiottiva le parole che non era in grado di pronunciare ad alta voce.

Si voltò per l’ennesima volta in direzione del ragazzo; Mason aveva la mano appoggiata sulla scrivania. Quando ci posò sopra la propria, Caroline percepì l’intensità di quel contatto pulsargli nei polpastrelli. Era la prima volta, in quel pomeriggio, che lei cercava di raggiungerlo e lui non si ritraeva. Era un contatto nitido: molto forte, incredibilmente vicino.

Eppure quella vicinanza non bastava.

“Devo tornare a studiare” mormorò il giovane, tornando al suo libro di testo. Il suo commento sbrigativo aveva terminato l’ultimo tratto di zip: ancora una volta, Mase aveva tirato su la lampo del sacco a pelo di se stesso. Le aveva voltato le spalle e il suo sguardo aveva preso a interrogare nuovamente le sequele ordinate di parole poste fra le pagine di un libro. Meno di un minuto più tardi era già tornato a chiudersi in uno dei suoi silenzi.


Caroline era di nuovo lontana da lui.

 

 

Quel segreto era il buco al centro di me stesso dove cadeva ogni felicità.

Molto forte, incredibilmente vicino. Jonathan Safran Foer

Nota dell’autrice.

Credo che ci sia ben poco da dire su questa one-shot. L’ho iniziata l’anno scorso e, rileggendola ieri sera, ho deciso di darle un finale, invece di cominciarne un’altra – ne ho lasciate fin troppe incomplete a prender polvere in cartelle a caso del pc. Ci tenevo a scrivere questo piccolo approfondimento su Mase e il suo passato, e credo che il video di lui in versione baby mi abbia istigata a riprendere in mano questa vecchia storia. Non penso che in History Repeating si sia mai detto esplicitamente che Mason è un *coff coff secchioncello* ragazzo molto studioso, ma l’accenno devo averlo inserito in Fever e Noisy Heart, e ho pensato di usarlo come pretesto qui, per approfondire alcuni aspetti del suo carattere. Nei Flashback fa comparsa il Mason bambino, timido e balbuziente, che già era comparso in diverse storie, tra cui We can be heroes e Blackbird., nonché in un flashback della stessa History Repeating.

Il titolo e le citazioni derivano da uno dei miei libri preferiti in assoluto, che ho sempre trovato azzeccatissimo per raccontare alcune cose di Mase. Oltre alle citazioni e ai titoli ci sono diversi riferimenti a “Molto forte, incredibilmente vicino” anche nella storia, come l’accenno alla “voragine” che si trascina dentro le parole di Mase, che era un lieve parallelismo al nonno di Oskar (il ragazzino protagonista del libro) che smette di parlare; e poi c’è la questione “lampo del sacco a pelo di se stesso tirata giù/su” che è proprio un’espressione utilizzata dallo stesso Oskar.

E basta, credo di aver detto tutto.

Grazie mille per aver trovato un po’ di tempo per leggere questa storia.

Un abbraccio!

Laura

 

   
 
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