*Prima
di leggere il secondo capitolo, vi avverto che ho modificato (e non
poco, sapete com'è, sono una pefettina
çç) il capitolo precedente.
Quindi, sarebbe meglio se voi lo rileggeste. Ma, se non volete, la
trama non cambia molto c:*
Capitolo
2. -
Nè
Ashton nè tantomeno Jessie avrebbero potuto anche solo
intuire per
quanto tempo rimasero con le mani intrecciate in quella morsa che il
ragazzo classificò come qualcosa che doveva rimanere
impressa nella
sua mente. E lo fece davvero. Si concentrò,
spostò gli occhi prima
su Jessie e poi sulle loro mani, e chiuse gli occhi. Come se avesse
scattato una foto, come se fosse diventato di punto in bianco una
polaroid. E si accorse che quella foto era la più bella che
avesse
mai visto. "Vai
alla North? Ultimo anno?" chiese poi liberando la stretta delle
due mani. Non tanto perché si era stancato, quanto
perché la sua
mano iniziava a sudare. Non riusciva ancora a capirne il motivo, era
come se lo sguardo della ragazza lo intimorisse. Scosse
la testa, "No, terzo anno. E tu alla Suth, ci potrei
giurare.”
Non
perché Jessie fosse un'indovina o robe del genere,
più che altro
nella loro città c'erano soltanto due scuole, ed entrambe
erano
frequentate sì e no da quattrocento studenti. E lei non
aveva mai
visto quel viso tanto proporzionato, quegli occhi verdi-marroni
coperti da degli occhiali con la montatura nera, quel fisico alto, ma
non esageratamente. E quelle mani... se lo sarebbe sicuramente
ricordato un ragazzo come Ashton. "Giusto.
È ovvio." Ribattè il ragazzo, alzandosi in piedi
di fronte a
lei.
"E
questo cosa vorrebbe dire? Non sono abbastanza matura per te?" "No,
certo che no.” Ashton fece una pausa, giusto il tempo di
mordersi
la parte interiore della guancia e contare l'ennesima figuraccia di
quella sera “Cioè, no, certo che lo sei.
È solo che... non hai
quello sguardo, capisci?"
"Non
credo di aver afferrato" In effetti, Jessie aveva afferrato poco
e niente delle parole che il ragazzo le aveva detto fino a quel
momento. "Sai,
quello sguardo disperato e un po' demenziale. Quello del 'evviva
sono all'ultimo anno, mi diplomo tra meno di un mese e tutte le mie
serate da sballo piene di ubriacature e cazzate sono finite' " Ash alzò le braccia al cielo,
nemmeno lui capì bene il motivo.
Forse, perchè mentre diceva quelle parole gli era apparso di
vedersi
riflesso in uno specchio. "Tu
hai quello sguardo, ragazzo del quarto anno" Jessie
ridacchiò. "Già."
Ashton la seguì. Ed
entrambi pensarono che andare a quella festa, alla fine, non era
stata poi così tanto una brutta idea. "Allooooora"
enfatizzò la ragazza "Britney, parliamo di lei. Le piaci?"
Disse senza peli sulla lingua. "Le
piccio, sì." Rispose Ashton guardando in basso, verso di
lei,
mentre le sue gambe non facevano altro che renderlo ancora
più
ridicolo facendolo camminare avanti e indietro come un incontenente.
"Platonicamente. Come un amico" Aggiunse, e Jessie potè
percepire l'amarezza di quella frase. "So
cosa vuol dire 'platonicamente'. Sono al terzo anno, non sono una
deficiente" Forse il suo tono sembrò un po' troppo
scontroso; e
nei suoi pensieri, solo
ed esclusivamente
nei sui pensieri, si
scusò col ragazzo
che stava facendo avanti e indietro come un pazzo difronte a lei.
"Scusami"
sussurrò Ashton, con un tono di voce così basso
che Jessie si
sforzò molto per capire la parola che era appena uscita
dalle sue
labbra.
"E'
tutto ok, Ashton. Tu ci stai provando con lei? Intendo, provando
seriamente." Perché
gli stesse chiedendo tutte queste cose? Non ne aveva la minima idea.
Perché stesse chiedendo tutte queste cose ad un perfetto
sconosciuto? Non lo sapeva. Perché stesse chiedendo tutte
queste
cose ad un perfetto sconosciuto, e stava addirittura pensando di
aiutarlo con una ragazza, anche questa a lei sconosciuta? Forse
per noia, si
rispose Jessie. O
perché Ashton mi sembra simpatico. Insomma,
tutta questa storia ormai l'aveva trascinata, e voleva sapere come
questa sarebbe finita. E
sperava in un lieto fine, perché alla fine quel ragazzo lo
meritava. "In
realtà, penso che da stasera si frequenterà con Tyler
Lanes"
Rispose il Ashton, stringendosi nelle spalle.
"Oh
Signore. Una mia amica c'è stata insieme, per un po'."
Jessie
rabbrividì al pensiero di Annabelle e Tyler che si baciavano
come
polipi davanti al cinema. "E' un fattone!" Enfatizzò. Ashton
scannerizzò prima la ragazza e poi la situazione, prima di
aprire
bocca.
"Cosa...
Cosa vorresti dire in questo modo? Cosa mi stai facendo?" Subito
dopo, capì di non aver pensato abbastanza. Anche
perché aveva
appena urlato l'ultima frase, facendo dei gesti senza senso con le
mani. E si maledisse. Maledisse lui, la sua boccaccia e la sua mente. "Voglio
solo farti capire che non devi arrenderti--" "Beh,
fidati, non mi sto arrendendo. E' per questo che sono qui, stasera."
La interruppe Ashton. "Perché
ti stai nascondendo?" Chiese, dopo alcuni istanti di silenzio,
Jessie. "Io
non- non mi sto nascondendo!" Rispose lui, coem se fosse un dato
di fatto. Un
altra pausa di silenzio, e Ashton si chiese se la ragazza le faceva
perché stava pensando oppure per mettere un po' di
teatralità nella
conversazione. "...Scappando?" aggiunse, poi. "No!
Scappare?" Tutto stava diventando troppo confuso per Ashton.
Troppi pensieri, parole. "Sì!
Sennò perché te ne staresti qui, solo, al buio,
con una
sconosciuta?" "E'
solo che... Non potevo entrare in quel posto, ok? Non potevo restare
a guardare il ragazzo più carino della città che
ci prova con la
ragazza di cui sono innamorato" Un minuscolo sassolino sul suolo
diventò la cosa più interessante e importante in
quel momento,e
prese a calciarlo. Frank, lo chiamò così. E
pensò scusami Frank se
ti sto prendendo a calci, ma se non lo faccio ricomincio a parlare, e
non voglio. Ma alla fine la sua bocca vinse su Frank "... È
una tortura." Aggiunse, poi. Silenzio. "Vuoi
una gomma?" Jessie ruppe quel muro senza suoni che si stava
creando. "No,
grazie" Frank era ancora tra le sue scarpe, e Ashton continuava
con i suoi Frank dove scappi? Aiutami a stare zitto. Ma un calcio
troppo forte, il suo nuovo amico si ritrovò troppo lontano
per un
ragazzo pigro come Ashton. "...Anzi, sì." Disse
avvicinandosi a lei. Jessie
allungò il pacchetto, e Ashton ne estrasse una. Fu allora
che
successe, di nuovo. Gli
occhi di lui in quelli di lei. Verde nell'azzurro.
E
il ragazzo chiuse ancora gli occhi, per fermare quel momento nella
mente. Poi,
dopo poco, si accorse che si
stavano
guardando l'uno dentro l'altra. E forse
non riuscivano a comprendere molto, ma si riuscivano a guardare
dentro, ed era quello che importava. Ed
era davvero tanto. Troppo, forse. Ashton
si allontanò, mettendosi tutta la gomma in bocca, sperando
che in
quel modo non gli sarebbero uscite da quelle cose che tutti
chiamavano 'labbra' ma lui chiamava 'pozzo senza fondo pieno di
parole' altre frasi. "Beh,
probabilmente dovresti andare. Sai, prima che le tue amiche se ne
vadano da sole." Neanche la gomma aveva fermato le labbra di
Ashton. Maledetta gomma, non servi a niente. Pensò, e
giurò che si
sarebbe vendicato, magari sputandola vicino o addirittura sopra a
qualche bisogno di qualche cane. "Non
hai chiesto la mia opinione." rispose acida Jessie. "Stavo
solo... Pensavo che potremmo trovare un passaggio insieme" Jessie
si pentì del tono, ma come al solito non si
scusò. "Sì,
quelle puttane non se ne andranno senza di me. Sicuramente sono
attorcigliate a qualcuno, e non ho la minima intenzione di andarle a
staccare proprio io, quindi..." si strinse nelle spalle. "Allora
non farlo." mormorò Ashton che si era fermato con lo sguardo
su
un neo che compariva sul collo di Jessie. Chissà come ci si
sente a
baciarlo, pensò. Ma fece scivolare quella cavolata. "Bene.
Non lo farò"
"Grandioso." "Okay." Ashton
si risedette vicino a lei, a terra. E si convinse che lo fece solo
per osservare meglio quel neo, che perse subito la sua attenzione
quando gli occhi chiari di lei si posarono su quelli di lui. E non
seppe mantenere lo sguardo. E lo infastidì,
perché era tutto...
nuovo. Non riusciva a trovare altre parole per descriverlo. "Dio.
Questa canzone è fantastica." Disse poi, perché
era la verità.
E ringraziò il cielo che la musica fosse così ad
alto volume che si
sentisse anche al di fuori della casa.
Ma
se qualcuno gli avesse chiesto come facesse il ritmo o che parole
diceva, lui non sarebbe stato in grado di rispondere. "Oh,
sì, lo è." Poi,
nè Frank che lo aspettava vicino ad uno skate dimenticato
sulla
strada, nè la gomma e nemmeno i denti che stringevano la
lingua in
una morsa letale, riuscì a fermare il desiderio che
più gli
riempiva il cuore in quel momento. Allora,"Vuoi
ballare con me?" chiese con un sorriso. Jessie
non fu sicura di aver capito bene. Voglio dire, chi chiede di ballare
fuori ad una festa? E tutto le sembrò strano come poche cose
che
aveva visto prima. "Vuoi
ballare con me?" ripetè Ashton, alzando un po' di
più la voce. "No..."
"Come?" "Solo...
no." disse lei squotendo la testa e guardando di fronte, per non
incontrare più gli occhi del ragazzo che gli era accanto. La
mente di Ashton disse lo sapevo che avrebbe risposto così.
Ma non si
diede per vinto. "Solo...no?
Sai, era per aumentare la mia autostima, che era molto più
che
carente. Già, era davvero carente. E me lo hai fatto notare
tu.--" Jessie
lo interruppe, "Ascolta, io non ballo... pubblicamente. E non
manifesto il mio affetto pubblicamente. Quelle coppie, mi...
nauseano."e
fece una faccia schifata. "Okay,
calma. Prima di tutto, siamo completamente soli, qui. Non
c'è anima
viva. Oh, forse lì...” indicò un punto
non preciso nel buio. “No,
retifico, è un gatto randagio. E, seconda cosa, stavo solo
parlando
di un ballo, capisci?"
Jessie
si alzò, sistemandosi la sua odiata borsa sulle spalle. Oh
perfetto,
ho parlato troppo anche questa volta, pensò Ahton. Ora se ne
va, e
io resto di nuovo solo qui, e magari Frank se ne va pure lui. "Beh?
La canzone sta per finire.” disse lei allungando una mano per
aiutare il ragazzo. Ma lui non la guardò nemmeno, la mano.
Peccato,
era così morbida prima, si lasciò sfuggire la
ragazza. Si
misero sotto il lampione l'unica luce che illuminava quel vialetto,
se si poteva chiamare così. Lui
la prese per i fianchi, esperto. Lei esitò prima di
allacciare le
mani dietro alla nuca di Ashton, imbranata. E iniziarono ad
ondeggiare a ritmo della musica che proveniva dall'interno della
festa. "Non
riesco a credere che lo stia davvero facendo. E' la cosa
più...
scadente, sì,
scadente che io abbia mai fatto. Sai, manca solo che inizi a piovere
e... E' così frustrante, no? Voglio dire--" Ashton
non voleva farlo, perché la voce di Jessie gli piaceva
davvero, ma
la zittì. Perchè quello era un altro momento che
voleva catturare
con la polaroid che aveva nel cervello."Puoi gestirlo?",
gli sussurrò, quindi. Dopo
un po' di secondi, il silenzio si interruppe “È il
tuo cellulare?”
chiese Jessie, perché qualcosa nella tasca di Ashton stava
vibrando.
“Oh,
sì.” si allontanò da Jessie,
perché tanto la foto l'aveva già
scattata nella sua mente. Sono
arrivati gli sbirri, corri verso la macchina, veloce. -Calum Ashton
pensò che strano, non ci sono nè sirene
nè gente che corre come
una mandria di bufali per arrivare alla macchina. E mentre lo faceva,
doveva avere assunto un'espressione strana perché
“che succede?”,
gli chiese Jessie. “Oh,
bho, dicono che è arrivata la polizia, ma...” E
proprio mentre lo diceva, una luce blu e rossa comparve all'inizio
della strada, e la gente cominciò ad uscire. Chi quasi nudo,
chi
ubriaco fradicio, chi solo, chi insieme a qualcuno. Tutti uscirono
dalla casa, che sembrava troppo piccola per contenere tutte quelle
persone. “Che
fate, coglioni? Scappate! Scappate!” urlò un
ragazzo che Jessie
identificò come Fred di 4°B, e i due, dopo essersi
guardati negli
occhi, iniziarono a correre dove tutti stavano andando. Ma
non sapevano se fosse la strada giusta, semplicemente seguirono gli
altri. “Dov'è
la tua macchina?” urlò ad un certo punto Jessie
quando furono
arrivati in un parcheggio, e il caos lì sembrava cresciuto
ancora di
più. “Sono
venuto con degli amici, non ho la mia macchina qui” Disse
Ashton, e
guardò il cellulare, ma non c'erano segni di vita di quegli
amici. Poi,
tutto arrivò come un pugno in pancia.
Se
solo avesse alzato lo sguardo dal cellulare un secondo e venti
centesimi dopo, non li avrebbe visti. Ma il tempismo non era mai
stata una sua qualità. Quindi, riuscì benissimo
ad osservare dai
finestrini abbassati di una BMW bianca il viso di lei, Britney, nella
macchina di lui, Tyler. E lei sorrideva, sincera, con quel sorriso
che gli faceva sempre sciogliere il cuore. E lui aveva le pupille
dilatate, reazione di chissà quale sostanza che gli stava
girando
nel corpo. Anche lui sorrideva, ma in quel sorriso Ashton non
riuscì
a trovare nemmeno un pizzico di sincerità. Jessie
cercò di capire il perché della bocca aperta e lo
sguardo afflitto
di Ashton, ma non riuscì a trovare una soluzione.
Seguì la
traiettoria del suo sguardo, ma arrivò solo ad una BMW. Poi
riconobbe Tyler, e capì. Non seppe nemmeno lei cosa, ma
capì.
Quindi, “Hai voglia di fare due passi? Casa mia è
a quattro
isolati da qui.” E
Ashton le sorrise, forzatamente, ma senza lasciarlo vedere. E
annuì.
YAY
BELLISSIME. Inizio
col dire che oggi è un mese che ho messo il primo capitolo. Questo
vuol dire che sono in ritardo di un mese. E
per essere il secondo capitolo, è davvero tanto. ma...
potete perdonare una povera capra ignorante? *occhioni
del gatto con gli stivali*
Che
altro dire? Beh Ashton e Jessie si conoscono meglio, anche se ancora
si chiamano sconosciuti a vicenda. Lui parla tanto, e lei è
un po'
scontrosa. Poi ad Ash arriva la batosta vedendo la sua macchina in
macchina con un altro, e Jessie capisce.
Wow,
che altro dire? È un capitolo di passaggio, ecco.
Lasciatemi
una recensione (vi obbligo, O B B L I G O) con scritto quello che
pensate, tutto.
E
ringrazio con tutto il mio cuoricino coloro che hanno messo tra le
preferite/seguite/ricordate la storia, mi ha fatto tanto taaaaanto
piacere c':
Alla
prossima, che sarà prima della scorsa volta che l'ho detto,
Isabella.
P.S.
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P.P.S.
Se volete, contattatemi su twitter.
P.P.P.S.
Volevo dirvi che io immagino Jessie come Britt Robertson, che
è una
delle mie atrici preferite c': ovvero, lei: