Squillò il telefono, era mia madre, non risposi. Ennesima chiamata persa, non poteva capire ciò che provavo. Era un'insensibile. Io volevo solo essere felice, nient'altro, vivere la mia storia senza rimpianti con la persona più importante della mia vita; e non importa se avessi sofferto, me ne sarei fatta una ragione. Non volevo più vivere senza di lui, in cui mesi non mi abituai alla sua assenza.
Un maledetto silenzio assordante definiva le mie giornate: solo lui avrebbe potuto salvarmi, solo il suo amore. Spensi il cellulare, avrei detto che si era scaricato.
Che strana quella mattinata, la trascorremmo a letto. Poi verso mezzanotte eravamo stanchi dopo una lunga passeggiata, tornammo a casa, ci demmo il bacio della buonanotte e ci addormentammo.
Sognai la felicità, non me la dovevo far assolutamente scappare, sapevo che poteva non essere per sempre, sapevo che avrebbe potuto essere tutta un'illusione, tuttavia speravo fortemente che si rivelasse il contrario.

'E se fosse per sempre mi stupirei', intona un cantante italiano, aveva ragione.
La felicità me la raffigurai nella mente come una farfallina, «butterfly», come il simbolo della mia vita. Non bisognava stringerla troppo, altrimenti sarebbe scappata via, oppure si sarebbe spenta per sempre. Oppure si poteva raffigurare come un treno che passava solo una volta nella vita, raramente due.
Il mattino seguente mi svegliai, c'era lui accanto a me, non volevo svegliarlo, era troppo dolce, andai di là a cambiarmi cercando di non far rumore, a passi silenziosi, ma mentre stavo per alzarmi la sua mano prese la mia.

Harry: 'Buongiorno pulcina mia'

Io: 'Buongiorno cioccolatino,come stai?'

Harry: 'Con te sempre benissimo. Durante la giornata il mio pensiero è andato come al solito a te, mi riscalda il cuore, gianduiotta'

Io: 'Bacio perugina, oggi sei parecchio di buon umore, come me.'

Harry: 'Si tesoro, anche quando sono giù mi riprendo quando parlo con te, tu mi capisci tantissimo, sei migliore di me, ho fatto tanti sbagli nella mia vita'

Io: 'Ma che dici,vita mia? Tu sei migliore di me, mi hai insegnato che al mondo esistono ragazzi speciali come te'

Harry: 'Tu lo sei, my love'

Squillò il cellulare, stavolta era quello di Harry. Rispose, lo sentii dire: 'Va bene,poi arrivo'

Harry: 'Amore mi hanno chiamato alla panetteria, hanno bisogno di me domani, però torno presto'

Io: 'Domani mi penserai almeno un po'?'

Harry: 'Normale,cucciola mia! My love, sei la cosa più bella che ho'

Rabbrividii al suono di quelle parole, mi tremava la palpebra dell'occhio destro, il che era sintomo di amore. Non aveva mai tremato prima d'ora, eppure con lui non riuscivo a far sì che non accadesse.

Io: 'Amore sto sognando? E' vero che sei qui con me? Dammi un pizzicotto!'

Harry: 'Amore ti do un morso **'

Mi diede un dolce morsetto sul braccio. Avevo finalmente realizzato che era tutto vero, che ero con lui, che questa volta non ci saremmo lasciati. Mi strinse le mani gelate e mi abbracciò. Sentii tutto il suo calore, mi penetrava nel cuore, era qualcosa di incredibile, tutto il freddo era sparito, non tremavo più. Eravamo una cosa sola io e lui. Non volevo tornare indietro nel tempo, a quei giorni tristi e colmi di malinconia, volevo solo andare via ed essere finalmente felice. Accesi il telefono, c'erano altri messaggi, mia madre era eccessivamente preoccupata. Io le risposi che ero a casa di un'amica, la rassicurai nuovamente, chissà se ci avrebbe creduto.

Intanto io ed Harry uscimmo un po'. Era una bella giornata nonostante tirasse vento. Eravamo mano nella mano, era una cosa che mi sembrava completamente surreale. Lui a differenza mia era così sicuro di sè. Le difficoltà della vita non l'avevano di certo indebolito, anzi, era diventato più forte di prima. La separazione dei genitori non aveva minato il suo entusiasmo nè la sua energia. Si impegnava molto a scuola, specialmente nelle ore di inglese e di religione, prendeva ottimi voti nei temi in classe.

Entrammo in una rosticceria. Preparavano anche cibo italiano, quello che piaceva a me, della ottima pizza. Ci sedemmo e mangiammo. Prendemmo un succo di mela, la sua bevanda preferita. Dopo andammo in un parco, ci sedemmo su una panchina, io mi misi sulle sue gambe, lui mi abbracciò e mi baciò, mi strinse forte a sè, era così protettivo! Le ore con lui passavano come se niente fosse, sembrava che fosse un sogno, un meraviglioso sogno, uno di quei sogni fantastici dai quali non mi sarei più voluta risvegliare. Il riccio dai capelli castani era diventato maledettamente importante per me, avevo paura di perderlo, lo amavo troppo, avevo perso ogni razionalità, ogni ragione. Come poteva un ragazzo farmi questo effetto? Quando ero con lui il mondo intorno spariva, c'eravamo solo noi due, il resto era completamente invisibile, lui condizionava inesorabilmente la mia vita. Ero triste se era con me, felice se era accanto a me. Era un'ossessione la mia. Troppo amore. Stringere le mie mani nei suoi ricci mi faceva sentire al sicuro, ero in balìa di un fuoco ardente. Mi chiedevo se mi fossi bruciata prima o poi, ma le domande erano offuscate da ciò che provavo. Lui era il mio tutto. Il mio esistere, la mia vita, era nelle sue mani. Se fosse caduto in un baratro mi avrebbe trascinata con lui, il problema era che questo baratro, questo vortice senza fine stava travolgendo me.