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Autore: purplelight    12/04/2013    2 recensioni
Parlo del dottore umano. E se cadesse in depressione dopo essersi lasciato con Rose per non volerle dire
tutti i suoi segreti....magari per vergogna?
Un dottore tutto umano, fin troppo.....
( dovrei inserirla nelle Originali ma...i personaggi sono quelli di doctor who...certo...estremizzati...buona serata!!!)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 10 (human)
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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settembre marce Non dormo, ho gli occhi aperti per te.

Guardo fuori e guardo intorno.


-hello!-
Il dottore entrò dentro alla camera con un mazzo di fiori in mano.
Sorrideva. Raggiante.
Lei era seduta sul letto. Si mordeva in continuazione il labbro. Gli occhi saltavano da un punto all'altro della stanza. Irrequieti.
-Ciao Amore, sono passato dal fioraio e ti ho comprato questi!- esclamò mostrandole  le rose.
Rose accennò un sorriso alzandosi, gli circondò il collo con le braccia e lo baciò con dolcezza.
Strinse la sua giacca blu, forte, come se avesse paura che da un momento all'altro lui sparisse.
Lo stomaco le si chiudeva ancora a quel pensiero.
Si svegliava in continuazione durante le notti, madida, terrorizzata. Accorgendosi voltandosi che lui era difianco a lei, lo poteva toccare
poteva appoggiare il volto sul suo e sentirne la barba ispida, annusare il suo fresco profumo, sussurargli ti amo.
Ma restava, quell'incubo, non l'avrebbe mai abbandonata.
Ad un certo punto si era trovata ad avere un immensa paura d'amare.
Faceva fatica a lasciarsi andare.
Aveva sempre paura di perdere tutto, da un momento all'altro.

Quando arrivi, quando verrai per me

guarda l'angolo del cielo

dov'è scritto il tuo nome,


Lui la guardava, sorrideva incerto e le stringeva le mani, inseguendo con gli occhi lo sguardo sfuggente di Rose.
-No, amore....non me ne andrò mai, stai tranquilla- le baciava i capelli e la stringeva forte sul petto.
Lei sorrideva,con il naso, il viso che sprofodava nelle camicia di lui.
Quell' odore di gelsomino e di limone. Quel suo profumo fresco, dove lei riusciva ancora ad intuire la nota del colore blu.
Sarebbe stata lì, ad annusarlo tutta la vita. Ma purtroppo non poteva. Appena si staccava da quel corpo si sentiva persa, fragile
e ricominciava ad avere paura.


Fuori Settembre dipingeva il cielo di un malinconico colore viola.
Rose sorrideva.
Lui le versava il vino nel calice e scherzava, Raccontava buffe barzellette su improbabili personaggi un un possibile altro pianeta.
E rideva. Il suo un riso puro, dolce.
Rose gli passava la mano tra i capelli. Lo guardava negli occhi. Intensa.
-Proteggimi, ovunque...non abbandonarmi mai più....ti prego...potrei morirne- sussurrò.
Lui restava muto a fissarla, poi le prendeva la mano gliela baciava e se la posava sul suo cuore. -Mi spiace se non ci sono stato,
se ho sbagliato....se a volte non sono tornato...lo so- abbasava lo sguardo, divorato dalla vergogna- non...non sono stato come
avresti meritato- finiva, scusandosi.
Lei lo sapeva. Quello era il passato. Non esisteva più e dio....perfortuna, non avrebbe sopportato altri cambiamenti.
Lui poi le prendeva la mano e la portava ad indicare un punto nel cielo. In quel immenso cielo, infinto.
-Vedi, là., in quel punto ci siamo io e te...e ci saremo per sempre...le cose belle non muoino mai, mia Rose, nonostante tutto il male
che c'è stato, tutto il dolore. Le cose belle sono le uniche che rimangono...che sopravvivono anche se a volte si pensa l'opposto...
il tuo nome e il mio resteranno lì, per tutta l'eternità, scritti nel cielo-
Lei piangeva. Era bella come idea.
 
E se mi trovi stanco,

e se mi trovi spento,

sei meglio è già venuto

e non ho saputo

tenerlo dentro me.


Il dottore era dietro la porta.
Lei dall'altra parte.
Rannicchiata in un angolo. Si sentiva male. Di nuovo un attaco di panico.
Non ce la faceva più.
Non riusciva a dormire. Non riusciva a mangiare.
In quel momento non riusciva neanche a muoversi.
Era rimasta in quella posizione per quattro ore. Il dottore le parlava dall'altra parte del muro.
-Amore....- la voce del dottore era dolce, attenta.
-Sì....-
-Stai meglio? Rose...mi dispiace...-
-No, non è colpa tua...-
-Si che lo è invece....-
un minuto di silenzio.

-Sai... avrei dovuto accorgermene...povera... sono un egoista-
Rose strinse gli occhi. Non voleva vederlo a quel modo.
-No...hai avuto paura- rise ironica- adesso la paura ce l'ho io....-
Anche al dottre scappò un sorriso, triste.
Di nuovo il silenzio.

Ho sassi nelle scarpe

e polvere sul cuore,

freddo nel sole

e non bastan le parole.



Mi spiace se ho peccato,

mi spiace se ho sbagliato.

Se non ci sono stato,

se non sono tornato.


L'unica cosa che voleva era andarsene. Scappare.
Prese i suoi vestiti e li buttò dentro la sacca.
L'unica cosa era scappare.
Non riusciva più a sostenere il suo sguardo, di mattina, di giorno. Era diventato insopportabile.
Quell' angoscia.
Aveva sperato che qualcosa cambiasse. Che riuscisse finalmente e prendere coraggio e affrontare una vita, sognata, insieme.

Il vento era diventato freddo, gelido. Soffiava in quel pomeriggio buio, d'ottobre.
Camminava veloce. Come se non volesse essere vista.
I suoi tacchi risuonavano in tutta la strada. Vuota. Rimbombavano nel buio.

Lei stava scappando.Non poteva fare altro.
Gli occhi lucidi e un groppo alla gola.
Il dottore spuntò dall' angolo.
Scuro in volto. Un espressione sofferta copriva il viso.
Rose si sentì morire.
Non voleva. Non poteva affrontarlo in quel momento.

Il tempo per partire,

il tempo di restare,

il tempo di lasciare,

il tempo di abbracciare.


Lui le si piazzò davanti.
La prese forte, stringendo le mani sulle sue braccia. Un gesto disperato, per tenerla ancora con sè. Pe non lasciarla andare via.
Le faceva quasi male, sentiva la pressione aumentare. Dentro stava morendo. Un altra volta.
-Ti prego...no...- ringhiò, a denti stretti.
Lei non lo guardava. Fissava il cemento.
-Ti prego....- supplicò ancora lui.
Poi fece per stringerla tra le braccia ma lei si scostò violentemente. Spingendolo indietro.
Non disse niente.

Lo superò. Scostandolo.
Lui di scatto la prese e le tirò uno schiaffo sul volto.
- Non puoi!- urlò.
Poi, con occhi spalancati, terrorizzati si guardò la mano.
Lei non sembrò nè stupita ne arrabbiata del gesto. Aveva negli occhi solo una tristezza infinita.
Si guardarono qualche istante. Per comprendere.
Al dottore si gonfiarono gli occhi. Qualcosa dentro si stava spezzando. Facendogli quel male, che non aveva sentito da tanto, troppo
tempo.Quel male che lui aveva sempre cercato di accantonare.Dimenticare.
Rose si girò veloce e continuò a camminare lungo la strada, fino a sparire del tutto svoltando l'angolo.

Si coprì il volto con le mani tremanti.
Splancò la bocca, in un urlo muto. Non usciva nessun suono. Gli moriva in petto.
Le lacrime gli sgorgarono, rigandogli la faccia.
Cadde in ginocchio. Non riuscendo a urlare.

Oh lascia che io veda la tua bellezza
quando non ci sono più testimoni
fammi sentire come ti muovi all’uso di Babilonia
lentamente mostrami ciò di cui solo io conosco i confini
guidami danzando fino in fondo all’amore

conducimi danzando oltre il panico
fin dove starò al sicuro









  
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