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Autore: JessL_    12/04/2013    4 recensioni
Si dice che l’amore è cieco e che la sfortuna ci vede più che bene; Jessica ha sempre concordato in pieno... soprattutto da quando ha capito che non vede più Francesco solo come un amico. Dovrebbe, perché lui è fidanzato, perché si conoscono da una vita... e perché in un certo senso lo ha promesso a sua cugina.
Come andrà a finire? Jessica sarà veramente innamorata di Francesco?
E Francesco che cosa prova per la sua migliore amica?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ed eccomi qui con il nuovo capitolo. Molto decisivo, devo ammetterlo.

Non so cosa vi aspettiate da Jessica, so per certo che non tutti la capiranno, ma sinceramente... ha mai avuto scelta? Detto questo, vi ringrazio per essere ancora qui e anche grazie per appoggiarmi sempre, siete uniche, davvero. Manca poco alla fine, questo posso e devo dirlo. Buona lettura <3



 

Ho perso le parole – Ligabue.

 

<< In piedi così presto di sabato? Che ti succede? >> Mi siedo allo sgabello della penisola e sorrido a Riccardo incrociando le braccia al petto mentre mi mette davanti agli occhi una tazza di caffè. Nonostante non lo conosca bene, ho potuto apprezzare, nelle ultime sere, quanto sia simpatico e alla mano. E soprattutto quanto non si faccia problemi stare a petto nudo.

<< Potrei farti la stessa domanda. >> Dico per poi prendere un sorso di caffè. Riccardo mi sorride e annuisce per poi sporgersi un po’ verso di me, poiché si trova dall’altra parte della penisola.

<< Io devo andare a lavorare, devo incontrarmi con gli altri del gruppo, te? >>

<< Devo mettere in chiaro alcune cose nella mia vita. >> Mi guarda assorto.

<< Nel senso che hai scelto chi è il fortunato? >> Mi chiede azzannando una brioche.

<< . Non lo so, devo prima fare delle cose. >>

<< Quanto sei misteriosa, questa mattina. >> Dice Lea, entrando in cucina per poi baciare il suo ragazzo. Le sorrido e torno alla mia tazza.

<< Diciamo che non posso fare niente finché non metto ordine nel mio cervello. >>

<< Sai... >> Dice Riccardo interrompendomi. << Dovresti scrivere un libro, o canzoni... secondo me saresti perfetta. >> Scoppio a ridere e mi alzo lasciando la tazzina del caffè nel lavabo.

<< Sì, certo. Vi lascio, è meglio che mi metta in moto. Ah! Stasera non aspettarmi. >> Dico a Lea, per poi uscire da casa con le chiavi della macchina in mano.

 

Sospiro e mi dico che posso farcela, che di certo non potrà fare casino a lavoro, e soprattutto non ne ha nessun diritto. È già tanto che io sia qui.

Esco dall’auto e mi avvio verso il negozio, pregando il cielo che tutto vada bene e che non finisca in una rissa due contro uno.

Entro e il campanello sopra la porta tintinna avvisando del mio arrivo, Elisa, dietro il bancone, sorride e si congela non appena mi riconosce, ovviamente facendo sparire il sorriso dalle sue labbra. Non so bene perché sono qui, cioè... sì, ma di certo non mi trovo qui per avere il suo benestare, né tantomeno per diventarle amica.

Mi avvicino al bancone e cerco di sorriderle per farle capire che non sono qui con cattive intenzioni.

<< Veronica è nel retro, se vuoi te la chiamo. >> Avevo previsto che mi avrebbe subito informata di dove si trovasse mia cugina, ma no... al momento non ho bisogno di lei.

<< Sono qui per te. Lo so che è strano, poiché non sono mai venuta qui, soprattutto cercando te... ma è urgente. >> I suoi occhi castani si sgranano.

<< Francesco sta bene? >> Mi chiede preoccupata, abbandonando non so cosa aveva in mano sulla scrivania.

<< Sì, sì. Sono qui per te, Francesco... non centra. >> Sul suo viso torna la solita compostezza glaciale, e i suoi occhi indugiano sullo schermo del pc.

<< Non posso esserti utile, non so cosa tu voglia, ma di certo l’ultima cosa che io desidero, è passare del tempo con te. >> Cerco di non alzare gli occhi al cielo e mi guardo attorno, rendendomi conto che probabilmente hanno appena aperto, e che di conseguenza non c’è ancora nessun cliente.

<< Elisa, per favore. Ho bisogno di parlarti, ti chiedo solo un caffè. >> Non mi guarda, ma vedo che è tentata a dirmi di sì, infine, dopo quello che mi sembrano ore, porta il suo sguardo nel mio e annuisce.

<< Ma non in un bar, le macchinette che ci sono nel retro andranno benissimo. >> Acconsento col capo e la seguo, fino al retro, dove mia cugina ci guarda stranita e incuriosita.

<< Ciao, non mi aspettavo una tua visita. >> Mi dice, cercando di leggermi in volto qualcosa.

<< Sono qui per Elisa, ma se ti va, potremmo parlare dopo. >> Annuisce subito, proprio come immaginavo e sorridendo, aspetto che parli con la sua collega e infine vada a sostituirla al banco, mentre noi ci avviciniamo alle macchinette.

<< Ok, ora sputa il rospo. >> Oh, nessun caffè? Penso di averlo scritto chiaro e in lettere maiuscole in faccia, ma Elisa fa finta di niente, incrociando le braccia al petto.

Sospiro e cerco di non mettermi all’attacco.

<< Non so bene cosa ti abbia raccontato Francesco, ieri sera, ma... >> Alzo lo mano per fermarla, non voglio che m’interrompa. << Ma... ho bisogno di spiegarti alcune cose. >>

Stringe le labbra tra loro e vedo che serra i pugni. Devo preoccuparmi?

<< Come ti ho detto l’ultima volta che ci siamo viste, tra me e lui non è successo niente... o meglio, non lo era. E posso giurarti su quello che vuoi che non era mia intenzione ferirti, buttarti fuori, prendere il tuo posto. Non mi era mai passato per la mente che Francesco potesse essere qualcosa di più di un amico. E lo so che non mi crederai, ma è così. >>

<< Perché sei qui? >> Mi chiede non appena mi fermo per respirare.

<< Non per avere la tua benedizione, non me ne faccio niente di quella. Voglio solo che sia chiaro che io... io non so cosa fare. >> Non so cosa veda nel mio sguardo, forse tanta confusione e sincerità, sta di fatto che si rilassa e mi dice di sedermi sui puffi che ci sono contro il muro, mi affianca e aspetta che io riprenda a parlare.

<< Penso tu sappia meglio di me che io e Francesco abbiamo feeling ma... sono spaventata, perché lui... lui ha detto di volere di più. >>

<< Lo so, per poco ieri non mi diceva che era innamorato di te. E che gli dispiace non essersene reso conto prima. Almeno avrebbe evitato per mesi di chiamarmi pazza. >>

<< Non lo sapevo. >> Mormoro sincera, anche se... beh qualcosa mi aveva accennato.

<< Sai perché sono sempre stata gelosa di te? >> Scuoto il capo. << Non perché avevate un passando avendo fatto le medie assieme, non perché tu a quell’epoca avevi una cotta per lui, bensì perché... fin da quando i vostri occhi si sono rincontrati... è scoccata una scintilla. Ed è stato così giorno dopo giorno. Voi avete qualcosa che io e lui non abbiamo mai avuto: complicità. Con un’occhiata a volte riuscite a capirvi e anche quando litigate... cercate di non esagerare. Capisco che tu possa avere paura di perdere tutto questo, ma ora voglio farti una domanda: rinunceresti mai a lui, a causa dei tuoi sentimenti? >>

Non le rispondo, e non perché io non voglia, ma perché non è a lei che devo rispondere, e sinceramente nemmeno mi aspettavo che il presentarmi qui prendesse questa piega.

<< C’è un altro ragazzo. >> Sussurro non guardandola, e desiderando sempre più ardentemente il secondo caffè della giornata.

<< Lo so. Era ubriaco, e ieri ha spifferato qualcosina. >> Mi sorride non molto divertita e io non so come reagire. Cosa dovrei chiederle? Cos’altro sa?

<< Non so chi scegliere, e soprattutto non so nemmeno se sia giusto fare una scelta. >> Ho mormorato questa frase guardando la macchinetta delle vivande, e con la coda dell’occhio la vedo sorridere.

<< Se devo essere sincera, un po’ godo nel vederti così combattuta. >> La guardo incuriosita e lei tira fuori la chiavetta da inserire nella macchinetta. Me la passa e mi alzo velocemente per prendermi un caffè.

<< Se non ci fosse stato di mezzo Francesco, probabilmente saremmo state amiche. >> La sua frase mi congela. Forse perché dice la verità. Forse perché nemmeno in un mondo alternativo riuscirei a sopportare la sua presunzione. Ma in questo momento sembra una ragazza un po’ ferita, ma che cerca di andare avanti a testa alta. Anche se di fronte si ritrova quella che in teoria gli ha strappato dal fianco il suo fidanzato, con le unghie e con i denti.

<< Sono venuta qui per chiederti di stargli vicino questa sera. So che non ho nessun diritto di chiederti una cosa simile, ma ho bisogno che tu lo faccia. So che tutto sommato a lui ci tieni, è stato il tuo primo amore e non riesci ad avercela del tutto con lui. Dai la colpa soprattutto a me, e io posso tollerarlo e accettarlo. Ma tu, per favore, fammi questo piacere. >>

<< Hai ragione, non hai nessun diritto di chiedermi una cosa del genere. >> Rimango immobile, con il mio caffè in mano, mentre lei si alza dalla sua seduta e mi si avvicina lentamente, ma con due fiamme al posto degli occhi. Non ha urlato, ma lo avrebbe voluto fare. << Hai scelto quell’altro? Davvero? Ma non ti vergogni? Hai mandato in fumo un’amicizia, un fidanzamento e ora cosa vuoi fare? Farci tornare insieme? Ti sarai anche presa i miei avanzi, ma io non ho intenzione di riprendermeli. >> La sua furia è più che evidente, ma le sue parole non mi toccano. Lei non sa che cos’ho in mente.

<< Non ho scelto nessuno. >> Dico fissandola negli occhi, per farle capire che non mi sottometterò a lei, e che non può scalfirmi.

<< Davvero? E perché dovrei stare con lui questa sera? Non ci stai bene nella parte della buona samaritana. >> Sbuffo facendole alzare un sopracciglio.

<< Non sono buona, ok? E non sono nemmeno cattiva, sono semplicemente umana: piena di dubbi e che fa più sbagli di quanto dovrebbe permettersi. Non voglio farti tornare con Francesco, al solo pensiero mi sale la carogna ma... stasera stai con lui. Ti chiedo solo questo. >> Le passo il bicchierino intatto ed esco dal retro, lasciandola impalata a pensare alle mie parole.

Trovo Veronica vicino a degli scaffali a mettere ordine, le sorrido quando mi nota e lei fa altrettanto. << Non ho sentito urla, mi devo preoccupare sul serio? >>

<< Ti ricordi quando volevi che non facessi cazzate? Che non mettessi casino tra Francesco ed Elisa? Beh ho evitato di farlo finché sono stati insieme, adesso ho fatto una cazzata di cui non riesco a pentirmi. Tengo troppo a Francesco per perderlo, e tengo troppo a te per farti una promessa che so già di non poter mantenere, quindi voglio essere chiara: stanne fuori. >> Non le do il tempo di ribattere che sono nuovamente chiusa nella mia auto, con le mani che stringono forte il volante e il respiro troppo accelerato. Chiudo gli occhi e cerco di riprendere contatto con la realtà, ripetendomi che per quanto farà male, è l’unica cosa da fare.

 

<< Problemi in vista! Ale, hai visite. >> Il titolare della Taverna, mi fa l’occhiolino e avvisa Alessandro che ci sono, quando me lo ritrovo davanti, mi rendo a malapena conto di non avere un bell’aspetto. O meglio, mi rendo conto di risultare più pallida del solito, di avere le mani che tremano e gli occhi lucidi. Ale non fa niente per farmelo notare, ma afferra una mia mano e mi porta fuori dal locale.

<< Dillo e basta. >> Non mi guarda in volto e io ritorno ad avere l’affanno. Mi mordo il labbro inferiore e cerco di ritrovare un po’ di pace interiore.

<< Non ti amo. >> Lo sussurro, ma sono più che certa che abbia sentito. S’irrigidisce riportando i suoi occhi nei miei.

<< Non mi pare di averti detto che io invece sì. >> Scuoto il capo.

<< No, no... so che non potrò innamorarmi di te. E non perché potrei essere innamorata di Francesco ma perché... perché tu sei troppo per me. Tu sei... >> Mi fermo per prendere fiato e per scacciare una lacrima da una mia guancia. << Tu sei del cioccolato pregiato, e so che potrei non farne mai indigestione, ma so anche che non posso approfittarne perché... perché so anche che potrei benissimo fare a meno del cioccolato pregiato poiché amo la Nutella. Non so se capisci, non so se il mio ragionamento ha un minimo di senso logico. >> Alessandro blocca le mie parole afferrandomi le mani che stavano girovagando per aria, gesticolando senza freni. Incontro i suoi occhi verdi e fremo. Fremo perché mi sento una merda.

<< Jess, non devi giustificarti. Non devi sentirti in colpa e soprattutto... non devi stare male. Alla fine... che cos’abbiamo avuto? Qualche uscita, qualche risata. Di certo non il cuore a pezzi, no? E poi mi avevi avvisato: non sei fatta per me. E non sto dicendo che non sto male. Ma mi fa più male vederti a pezzi per me. Non dovrebbe essere così... ci abbiamo provato, o almeno... io ci ho provato, anche se sapevo che sarebbe stata una guerra persa in partenza. >> Mi accarezza i capelli e poi le guance, portando via le mie lacrime oramai ingestibili.

<< Mi dispiace. >> Dico tirando su col naso. Un attimo dopo mi ritrovo stretta tra le sue braccia a cercare di contenere i singhiozzi.

Non so spiegare la mia reazione, so di voler bene ad Alessandro, so che lui tiene a me, so che avrebbe voluto un finale alternativo, ma è mai esistito? Ho mai veramente avuto scelta?

<< Dispiace anche a me. Ma non si può vincere contro la Nutella, no? >> Ridacchia e io cerco di fare altrettanto ma con scarso risultato. Lentamente mi allontano dal suo corpo e gli sorrido.

<< Meriti di meglio. Sei un bravo ragazzo, Ale. E per quanto un po’ mi dispiaccia, evidentemente ancora non ho imparato a non farmi ammaliare dal bad boy, ma tu... >> Dico allungando una mano fino ad accarezzargli una guancia. Solo ora noto che anche i suoi occhi sono lucidi, ma lui è molto più forte di me e non si lascerà sopraffare da tutto questo. << Tu sei del cioccolato pregiato. E una ragazza, presto, molto presto, non riuscirà più a farne a meno, e rinuncerà anche alla Nutella o qualsiasi altra cosa per te. Sei speciale Ale, e mi dispiace così tanto. >> Detto questo, cercando di non riprendere a piangere – e ammetto di dovermi impegnare – cerco di allontanarmi ma dopo qualche passo, il mio polso viene fermato dalla sua mano. Incontro i suoi occhi e lo prego di lasciarmi andare ma lui si avvicina e posa lievemente le sue labbra sulle mie. Lo lascio fare, non chiudo nemmeno gli occhi. Si allontana in fretta, mi sorride – con ancora gli occhi lucidi – e mi da le spalle, lasciandomi andare.

 

<< Dove stai andando? >> Sobbalzo e mi volto incontrando gli occhi di Bec.

<< Ehm... via, per qualche giorno. >> Ho ancora la voce roca. E mi chiedo come diamine io abbia fatto ad arrivare a casa sana e salva poiché non ho smesso un attimo di piangere. Non è da me una reazione simile, soprattutto darmi al pianto. Quando mai! Ma evidentemente ne avevo bisogno.

<< Non lavori lunedì? >> Scuoto il capo tornando a mettere della roba da mettere nel borsone.

<< Mi sono presa una settimana di ferie. >> La sento sospirare, ma non me ne preoccupo.

<< Deduco tu abbia fatto la tua scelta. >> Inferocita, più di quanto io debba esserlo, mi volto e scrollo le spalle.

<< Ha qualche importanza? Mi sento una merda, sto male e mi sento in colpa. Dovevate dirmelo di non dover giocare con i sentimenti altrui, anzi! Di non giocare con i miei di sentimenti! Tenere alle persone fa schifo. >>

Mi rivolto, ma Bec, inferocita quanto me, mi riporta a incontrare il suo volto.

<< Oh non pensare di ritornare com’eri qualche anno fa, ok? Ci abbiamo messo una vita a farti credere in noi, all’amicizia e soprattutto in te stessa, quindi scordati il fatto che a volte tenere a qualcuno possa far star male: è la vita! Quando accetterai questo, vivrai meglio. E comunque... non dovresti pensare a chi hai fatto male, dovresti festeggiare, perché finalmente nella tua testa hai fatto chiarezza, è un evento che capita raramente, quindi esulta, cazzo! >> Se ne va sbattendo la porta e io rimango congelata, senza sapere cosa pensare o cosa dovrei fare. Mi ha freddata, cazzo.

 

<< Stai scherzando, vero? >> Lo guardo a malapena e Francesco appoggia le sue mani accanto al mio viso, sulla carrozzeria della macchina, bloccandomi ogni uscita. Tengo le braccia incrociate e non lo guardo. Non ho ancora detto una parola da quando è sceso da casa, in realtà... non me ne ha dato la possibilità. Ha capito tutto guardandomi.

<< Ti prego, dimmi che non hai fatto la scelta sbagliata. Non dirmi che hai scelto lui. >>

<< C’è mai stata veramente possibilità di scelta? >> Mormoro fissando i campanelli del portone.

<< Che diamine vorresti dire? >> Le sue mani tornano accanto ai suoi fianchi e finalmente i miei occhi incontrano i suoi.

<< Non scelgo nessuno. Non sono in grado di scegliere. Evidentemente non sono pronta, e molto probabilmente non merito nessuno dei due. Vado via per qualche giorno, quindi – per favore – non cercarmi. Sono venuta solo per dirti questo. >> Mi volto e cerco di aprire la portiera, ma Francesco me lo impedisce, bloccandomi con la sua schiena all’auto.

<< Jess, sono io che prego te... dimmi che stai scherzando. >> Cerco di non riprendere a piangere, ma ho nuovamente gli occhi lucidi e il cuore che batte a mille. Appoggio la fronte alla carrozzeria e cerco di respirare.

<< Lasciami andare. >> Sussurro come se fosse una preghiera.

<< No! No cazzo, no! >> Colpisce la carrozzeria con un pugno e poi mi volta verso di sé rimanendo un attimo frastornato dalle mie lacrime. << Perché piangi? Se tu che vuoi tutto questo, quindi non piangere! >> Non è veramente incazzato, è la paura di perdermi che gli sta facendo alzare la voce.

<< Io voglio te. >> Dice abbassando la voce e prendendomi il viso tra le mani. Gli occhi azzurri di Francesco sembrano illuminare la strada, ma so benissimo che non è così, che sono solo io che riesco a vedere una cosa simile. Potrei stare ore a fissarlo. << Voglio stare con te. Ho bisogno di te. Non cacciarmi via, non allontanarti, non... non mi scacciare, ti prego. Voglio stare con te. >>

<< Sono esasperante, lunatica, voglio sempre avere l’ultima parola e non mi stanco mai, come potresti voler stare con me? >>

<< È vero, sei esasperante, petulante, orgogliosa, lunatica e isterica... ma sì, voglio stare con te. Con te. Solo con te. >> Le lacrime rigano le mie guance mentre il cuore sembra mi stia per scoppiarmi dal petto.

<< Fra... per favore. >> Le sue labbra si posano sulle mie e come se avessero vita propria, le mie braccia, corrono a intrecciarsi al suo collo e le mani ad immergersi nei suoi capelli.

Non riesco a respingerlo. Probabilmente ha ragione Bec quando mi dice che devo semplicemente vivere, fregandomene degli altri, di quello che potrebbero pensare o che potrebbero dire ma...

<< Fra, ti prego, lasciami andare. >> Non so dove ho trovato il controllo di allontanarlo, ma me lo ha lasciato fare. I suoi occhi bruciano di passione e di possesso, ma continuo a tenere le braccia sul suo petto come divisorio. Lui mi accarezza le mani senza distogliere lo sguardo dal mio.

<< Ok, scappa... scappa pure, ma non pensare che non ti seguirò. Non scappo, non vado da nessuna parte. Non quando si tratta di noi, Jess. Tienilo in mente. >> Fa un passo indietro, e le mie mani cadono nel vuoto, tornando ai miei fianchi, mi sorride e infine va a sedersi sul gradino di fronte al portone del suo palazzo e si accende una sigaretta. Cercando di resistere alla tentazione, rientro in macchina e parto verso dove sono quasi certa non mi troverà.

   
 
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