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Autore: SummerRestlessness    13/04/2013    5 recensioni
Catherine, detta Cate, riceve un messaggio nel bel mezzo della notte da qualcuno di cui non si libererà tanto facilmente... e di cui forse non vorrà liberarsi.
“W-hazzaaaaaa” diceva semplicemente il primo. Non avevo idea di cosa volesse dire. "Hazzaaaa dove sei?" recitava il secondo. Era forse un modo di dire o di salutarsi? Mah. I messaggi continuavano sulla stessa linea di… pensiero, se così si poteva dire.
“Hazza?!?!?”
“Rispondi, cretino xD”
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2. Aftermaths

Il giorno successivo, o meglio, il giorno stesso qualche ora più tardi, camminavo su uno dei sottili sentieri del campus della UCL con il mio terzo caffè in mano, cercando di non avere un’andatura eccessivamente a zig-zag. Non avevo neanche avuto l'accortezza di indossare degli occhiali da sole per nascondere le occhiaie che erano apparse sotto ai miei occhi grazie al tizio dei messaggi, che sul mio cellulare avevo ormai ribattezzato col nome di "Fidanzato Geloso". Nonostante tutto, mi ritrovai a pensare di essere un po' delusa dal fatto che non mi avesse più scritto. Controllai velocemente l'orologio: erano le 9 in quel momento, perció Fidanzato Geloso aveva di sicuro già avuto modo di parlare con Harold/Harry/Hazza e di capire che il numero a cui aveva scritto quella notte non era il suo. O no? Magari il suo amico non si era proprio presentato all'appuntamento, perchè giustamente nessuno l'aveva avvisato e...

«Cate!» mi sentii chiamare. Girai la testa e vidi Chelsea, la mia migliore amica, correre verso di me. La sua espressione man mano che si avvicinava a me si trasformava da trafelata a un misto di stupito e terrificato. Quando fu abbastanza vicina si appoggió sulla mia spalla con una mano e si piegó su se stessa, ansimando forte e cercando di dire qualcosa «Ero... ritardo... corsa... corso... bocciata...»

« Chels, non devi parlare per forza ogni minuto della tua vita! Riprendi fiato e poi esprimiti con parole tue, eh!» feci dandole una leggera pacca sulla schiena. Lei continuó a respirare forte per qualche secondo, poi si raddrizzó e finalmente riuscì a parlare: «Sono fottuta. Il professor Torres aveva detto che se non andavo a lezione neanche oggi mi avrebbe bocciata e sono in ritardo di mezz'ora...! Ormai sono fregata» disse tutto d’un fiato, scuotendo la testa desolata. La guardai per qualche secondo e poi scoppiai a ridere.

«Sì, ridimi pure in faccia, non farti troppi problemi, non sei tu che verrai cacciata da scuola, diseredata dai tuoi genitori, mandata a lavorare in una piantagio... »

Non la lasciai terminare, nonostante i suoi monologhi fossero sempre alquanto divertenti: «Chels, pensaci un attimo. Le lezioni di Torres non sono di martedì? Sai che giorno è oggi?»

«Porca merda!» fece lei poco finemente «Grazie al cielo, oh, che gioia!» esclamó tirando teatralmente un sospiro di sollievo. Poi, finalmente, mi guardó in faccia: «A proposito di merda... come, ehm, stai bene, oggi…»

«Aha, molto simpatica» le risposi con una smorfia «Non ho dormito tanto stanotte... Alle 4 uno ha iniziato a scrivermi messaggi sul cellulare e non smetteva più...»

«Oddio, chi?» esclamó lei con gli occhi che le brillavano «Qualcuno che conosco?»

Chelsea era non solo un bulldozer per quanto riguardava la privacy e in generale la sfera privata delle persone, ma era anche un’aspirante proprietaria di un’agenzia matrimoniale, o almeno così sembrava dall’entusiasmo che metteva nel cercare costantemente di creare coppie dal nulla. Iniziai a camminare per cercare di spegnere sul nascere l'interrogatorio che sarebbe sicuramente seguito: «A dire il vero non lo conosco neanche io...» borbottai a mezza voce, quasi sperando che non sentisse.

«Cosa?!? Uuuuh, Cate ha un ammiratore segreto!» esclamò però lei, confermando le mie paure.

«Ma no, scema! Deve aver sbagliato numero... cercava un tale Hazza...» ridacchiai al solo sentire quel nome orrendo pronunciato ad alta voce «L'ho tirato scemo…» continuai fiera.

Sentendo che peró Chelsea non era più al mio fianco mi voltai e la trovai paralizzata qualche metro più indietro, lo sguardo sbarrato fisso sul mio e la bocca aperta. Ero abituata alle sue scenate plateali, che in fondo mi facevano molto ridere, ma stavolta non capivo proprio quale fosse il problema.

«Chelsea, perchè ti sei fermata?»

«Hazza?» ripetè lei sconvolta.

«Sì, sì, Hazza. Cosa c'è di strano?»

«Oddio,» esclamó lei raggiungendomi a grandi falcate, per quanto glielo permettessero le scarpe col tacco che portava «Tu proprio passi tutta la giornata nella biblioteca del campus!»

Non era vero, pensai un po’ risentita. Andavo anche a qualche festa, ogni tanto... Eppure questo Hazza proprio non lo conoscevo. Che fosse quel ragazzo carino che frequentava letteratura anglosassone con me e Chelsea? Evitai di chiederglielo, per non incappare in nuove prese in giro.

Lei inizió a spiegare, come si farebbe con un bambino: «Hazza è un soprannome che sta per Harry...»

«Grazie tante,» sbottai «questo lo so, l'ha detto anche il tipo dei messaggi...!»

«Oddio!» ripetè lei portandosi le mani alla bocca «È davvero lui!»

«Ma lui chi?» sbottai «E poi sai quanti Harry ci sono al mondo? Sai quanti ce ne sono solo a Londra?!?»

«Sì sì» disse la mia migliore amica concitata. Non l'avevo più vista così dal giorno in cui Dan Schroeder le aveva chiesto di andare con lui al ballo all'ultimo anno di liceo. Il che, in effetti, era avvenuto solo pochi mesi prima. Chelsea era una ragazza piuttosto esuberante, al contrario di me, ma chissà come avevamo coltivato un’amicizia vera, una di quelle che resiste a tutto, forse perché insieme ne avevamo passate tante sin dal primo anno di liceo, quando ci eravamo conosciute. Avevamo deciso insieme di iscriverci alla UCL quell’anno ed eravamo insieme quando avevamo aperto le nostre lettere di ammissione.

«"Sì sì" nel senso che li hai contati e sai quanti sono?» le chiesi ironica e risi sotto i baffi, ma lei non vi badó troppo, esaltata com'era: «No, no. Ma conosci tanti Harry che si fanno chiamare Hazza?» continuó agitando le mani.

Sbuffai: «No! È proprio questo il punto! Non la volete proprio capire tu e il tipo dei messaggi! Non conosco nessun Hazza!» mi ritrovai a urlare nel bel mezzo del campus, suscitando gli sguardi incuriositi di alcuni studenti che passavano di lì. Una ragazza addirittura si voltò verso di noi, rise ed esclamó: «Nemmeno io, ma se lo conoscessi sarebbero guai per lui!»

Lanciai le braccia in aria mentre la sconosciuta si allontanava: «Ma lo conoscono tutti tranne me, questo?»

 

Chelsea aveva quindi proceduto concitatamente a spiegarmi chi fosse questo Hazza a cui secondo lei erano rivolti i messaggi di Fidanzato Geloso, ovvero Harry Styles, cantantucolo in una band di cantantucoli denominata One Direction. Questo fu tutto quello che mi rimase in testa della sua spiegazione, oltre al fatto che avesse usato decisamente troppe volte le parole "figo" e "oddio", persino più del solito.

 

«Fammi leggere i messaggi» mi intimó con fare da investigatore privato professionista quando pensó di avermi dato abbastanza dettagli sulla vita dei cantantucoli, compresi flirt vari con Taylor Swift («E chi non ha avuto un flirt con Taylor Swift, eh? Dico bene?» avevo detto a quel punto, ammiccando a Chelsea, ma lei mi aveva liquidato con un «Non sai chi è Harry Styles e ti permetti di fare queste battute trite e ritrite sulla cultura pop moderna?» il che mi aveva zittito per almeno cinque minuti). Spalancai gli occhi e quando vidi che era serissima e non accennava ad abbassare la mano protesa verso di me, estrassi il cellulare dalla mia vecchia borsa di pelle marrone e glielo porsi. Scorse velocemente le pagine, facendo solo una smorfia senza commentare quando lesse il nome che avevo assegnato al messaggiatore misterioso e ad un certo punto si lasció sfuggire un urletto quasi isterico.

«Cosa?» le chiesi spazientita.

«Qui!» disse lei in iperventilazione «Lui dice… "Tom vuole vederci" e tu come un'idiota "Tom chi?" e lui “Il nostro manager”...»

La guardai senza espressione per indicarle che proprio non avevo capito.

«Dice "vederCI", "nostro"...» spiegò lei.

«Quindi... conosce i pronomi possessivi...» feci io tentando di indovinare. Lei sbuffó: evidentemente non avevo azzeccato.

«Quindi…» iniziò a voce più alta del dovuto, come per richiamarmi all’ordine «non solo questo Hazza è davvero Harry Styles... Ma anche quello che scrive fa parte della band» spalancó ancora di più la bocca prima di fare la sua scottante rivelazione: «È uno degli altri quattro».

 

Quando, nel pomeriggio, mi ritrovai sola nella grande biblioteca per studiare, avevo la testa che mi faceva male. Chelsea non aveva fatto altro che ripetere che dovevo scrivere a Fidanzato Geloso, che non potevo lasciarmi sfuggire questa occasione, ma io non avevo ceduto. Soprattutto perché non pensavo proprio che fosse un’occasione. Nel frattempo non ero riuscita a seguire una parola della lezione di antropologia. Questo perché, per convincermi, la mia solerte migliore amica aveva continuato ad aggiornarmi su quei "gran fighi" che facevano parte della band chiamata One Direction anche in aula. Mi aveva raccontato tutto quello che sapeva su come si erano conosciuti, cioè partecipando a un talent show («Strano!» era stato il mio commento acido «E chissà che musica di qualità!»), su vari gossip e sui loro nomi completi, che peró avevo immediatamente rimosso. Chelsea sosteneva che fossero tutti pieni di talento e “fighissimi”, soprattutto quello più scuro di carnagione, anche se anche quello che si era appena rasato i capelli e persino questo Hazza non erano male, secondo la sua opinione. Chelsea aveva concluso dicendo che, insomma, erano tutti e cinque "niente male".

Dop la lezione e un veloce pranzo con Chelsea nella mensa dell'università, mi ero ripromessa che il mio pomeriggio sarebbe stato Chelsea-less e One-Direction-less, finalmente, e che avrei studiato senza lasciarmi distrarre. Ero peró una ragazza estremamente curiosa e le parole della mia amica mi avevano messo la pulce nell'orecchio. Potevano questi ragazzi essere così perfetti? No, ovviamente no. Avrei dovuto verificare di persona, perlomeno per poter contraddire Chelsea, cosa che mi sarebbe alquanto piaciuta, pensai decisa mentre aprivo il portatile sul pesante tavolo antico di legno. Picchiettai nervosamente con le dita sul piano della tastiera fino a quando Google non si aprì. Quindi digitai "One Direction" nella ricerca. Circa 966.000.000 risultati. Oh. Allora erano davvero famosi. Cliccai su "Immagini" e iniziai a guardarne qualcuna, cercando di coprire lo schermo non appena notavo qualcuno avvicinarsi alle mie spalle. Nelle fotografie, notai per primo il ragazzo con i capelli neri e la pelle scura: tralasciando la pettinatura con il ciuffo biondo era davvero carino, ma niente di più. Gli altri per il momento mi sembravano tutti uguali. Scorsi con una smorfia alcune foto in cui i cantantucoli abbracciavano dei cuccioli, palese tentativo di attirare ragazzine, e aprii un'altra foto più grande per guardarli meglio. In questa erano vestiti molto bene ed erano meno ridicoli del solito, anzi dovevo ammettere che gli stylist avevano decisamente fatto un buon lavoro, assegnando ad ognuno un look che ne metteva in risalto le qualità. Il ragazzo che avevo notato poco prima aveva una camicia a quadri come quelle che piacevano a me; il riccio alla sua sinistra indossava una camicia di un blu particolare e sorrideva come un bambino; il tizio castano in basso a destra portava una semplice polo bianca che gli donava particolarmente; il biondo al centro attirava la mia attenzione più che altro per gli occhi azzurrissimi e il viso infantile e dolce; l’ultimo cantantucolo, sulla sinistra, aveva pantaloni del mio colore preferito, delle bretelle e… un sorriso smagliante e sicuro di sè, quasi impertinente. Solo a quel punto mi resi conto di una sensazione di fastidio alla bocca dello stomaco che avevo iniziato a provare da quando stavo osservando quelle fotografie. In ognuna di quelle che avevo visto, effettivamente, un paio di occhi azzurrissimi e sfrontati mi fissavano con ironia e un certo senso di sfida. Cercai di scuotere quella sensazione con poco successo e continuai a guardare fotografie per un po’, curiosa di capire da dove venisse tutto il clamore che si faceva attorno a quei cinque ragazzotti inglesi. Erano carini, era vero, ma bastavano una manciata di faccini carini a creare un fenomeno mondiale? Grazie a Internet, avevo avuto modo di vedere la loro trasformazione nel corso di qualche anno ed ero arrivata alla conclusione che, inizialmente, non fossero poi così diversi da un qualunque ragazzo che, per esempio, si trovasse nella biblioteca dove stavo io in quel momento. Si vedeva che erano stati sistemati e… tirati a lucido da uno stuolo di stilisti, parrucchieri e allenatori. E allora, se erano così normali, cosa c’era in loro che attirava milioni di ragazze e ragazzine in quel modo quasi maniacale? Fu solo quando mi resi conto che nella biblioteca avevano acceso le luci dei lampadari perché fuori iniziava a far buio che mi accorsi che si era fatto decisamente tardi. Com’era passato il tempo! Avevo perso un pomeriggio di studio a fissare cinque idioti con i loro sorrisi idioti, i loro occhi impertinenti e le loro bretelle.

 

Era dunque pomeriggio inoltrato quando uscii dalla biblioteca e la giornata mi aveva stressato più di quanto avrei potuto pensare, visto che gli occhi mi si chiudevano mentre mi dirigevo verso il mio dormitorio. Non era stata solo la nottata in bianco, ma anche i discorsi fatti con Chelsea e tutto il resto. Non feci in tempo a mettere piede dentro il piccolo appartamento che condividevo con Sasha, una ragazza con cui non avevo legato molto nonostante fosse la mia coinquilina da qualche mese, che il mio cellulare iniziò a suonare. Ricordandomi che avevo promesso di passare la serata con Chelsea risposi senza guardare il display: «Ehi» dissi semplicemente, entrando nella mia camera e buttando la borsa sul letto sfatto.

«Pronto? Chi è?» disse una voce maschile dall’altro capo del telefono. Una voce acuta ma non fastidiosa e con un accento stranissimo. Ci misi qualche secondo a capire che era soprattutto una voce che non conoscevo. Finalmente allontanai l’orecchio dal cellulare e guardai lo schermo per vedere il numero del chiamante. Rimasi per un attimo senza fiato: accompagnato dallo smile con la linguaccia che avevo aggiunto al suo nome, faceva bella mostra di sé sul mio schermo la scritta “Fidanzato Geloso”. Riportai meccanicamente il telefono all’orecchio, ma mi resi conto che non sapevo cosa dire, perciò mugugnai un «Ehm…»

«Senti, carina» riprese lui «Non so perché tu abbia il cellulare di Harry, se tu sia una delle sciaquette che si sbatte o una fan impazzita che l’ha rapito, ma se è lì con te e non è privo di sensi o smembrato in pezzi minuscoli nella tua vasca da bagno ti pregherei vivamente di passarmi quel coglione immaturo».

Il suo tono colorito e irritato mi allarmò un poco, senza contare che non me la cavavo bene di mio nelle conversazioni telefoniche, quindi, presa dall’ansia e dal non sapere cosa rispondergli, riattaccai. Dopodichè stetti qualche minuto a rimirare il cellulare nella mia mano, sconvolta da quello che avevo appena fatto. Era possibile che avessi appena sbattuto il telefono in faccia a una popstar internazionale? Tutto quello che mi aveva detto Chelsea e a cui in fondo non avevo tanto creduto fino a quel momento era improvvisamente diventato più reale. Rimasi immobile in quella posizione senza riuscire a formulare un pensiero coerente per qualche altro minuto, finchè il rumore di un messaggio e la vibrazione del cellulare non mi fecero sobbalzare. Premetti “Apri” con la mano tremante.

"Questo non è il numero di harry, vero?"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N.d.Summer

SPOILER ALERT (nel passaggio che segue potrei involontariamente darvi indizi sull’identità di Fidanzato Geloso: se non volete leggerli, saltate a dopo la riga)

Che dite, avete capito chi è Fidanzato Geloso? L’ho reso abbastanza sassy da somigliare almeno un po’ all’originale? xD Tra l'altro è pure scritto praticamente nell'introduzione, nei personaggi, doh, quindi vabbè!

Be’, che dire. Credo di non aver mai mai mai scritto un capitolo così lungo. Come al solito posto alle 2 di notte perché… è l’unico momento in cui scrivo? No in realtà questo capitolo l’avevo già scritto, ho dovuto solo sistemarlo… ma a qualcuno frega qualcosa? Nope.

Ditemi cosa ne pensate di questa ff, lo so, la sto tirando un po’ per le lunghe, ma nel prossimo capitolo prometto che succederà qualcosa, muahahahha

(Cosa che non c’entra ma che volevo dire: quanto non mi piace il titolo di questa ff non ve lo potrei spiegare, ugh. Ho pensato per un momento anche di rinominarla in “Fidanzato Geloso”, ma era pure peggio, sigh.)

Baci, Sum

 

 

 

   
 
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