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Autore: Madgirl    03/11/2007    8 recensioni
Il corso degli eventi è il principale responsabile del cambiamento delle persone, molto più delle decisioni razionali. Harry è cambiato, Ron e Hermione non basteranno a farlo ragionare. Ginny ha smesso di starsene delle decisioni degli altri, ma a che prezzo? Draco ha riacquistato la fiducia di Voldemort, ma presto dovrà fare i conti con una debolezza che credeva superata.
Una storia che parte con i nostri eroi un po' più che ventenni e la guerra che ancora non è finita. Spero piaccia, ce n'è per tutti i gusti...credo di aver risolto la mia iniziale indecisone sui pairing! Certo, passando per una D/He...
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood | Coppie: Draco/Ginny, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diciotto.

Luna Lovegood era molto concentrata.

Quella borsa verde militare era troppo triste, avrebbe fatto meglio a renderla un po’ più allegra alla vista ornandola con tutto quello che le capitava sotto mano: bottoni, conchiglie, spille, nastri… qualsiasi cosa. D’altronde, fin da ragazzina aveva la passione di costruirsi gli accessori in casa, dagli orecchini di ravanello alla collana di tappi di burrobirra.

Luna, la stupida lunatica Loony con le sue idiozie.

No, Luna non era una stupida. Si rendeva pienamente conto che dedicarsi a simili lavoretti manuali nel bel mezzo di una guerra non era la cosa più saggia da fare. O, per lo meno, non era quello che i più avrebbero fatto in una situazione simile: normalmente, in casi del genere, le persone lottano, si disperano, si arrabbiano. Altrimenti si arrendono o si piangono addosso.

Ma piangersi addosso non ha mai messo fine a nessuna battaglia, né riportato in vita persone che non ci sono più. Quindi, dal suo punto di vista, fare quello che avrebbe fatto se non avesse avuto altri problemi era un toccasana. La distraeva, la aiutava a non pensare.

“Ci vorrebbe qualcosa di arancione…” si disse, rovistando tra le perline. Ma non guardava le perline, il suo sguardo azzurro era perso nel vuoto.

Era stata una sciocca a pensare che Harry Potter… no, lei non avrebbe mai potuto essere all’altezza di Harry Potter. Lo aveva aiutato a distrarsi, magari; con il suo essere bizzarra gli aveva infuso un po’ di ottimismo e voglia di vivere. Ma nonostante tutto sarebbe sempre rimasta Luna e basta.

Ginny Weasley, era adatta a Harry Potter. Non Loony la lunatica.

Per la prima volta, Luna odiò davvero quel suo nomignolo.

Li aveva visti dopo che lei era tornata.

Harry era nella stanza di Ginny, le sedeva accanto in silenzio, apparentemente incapace di dire qualcosa di sensato. Non si poteva pensare di cancellare quello che c’era stato tra di loro, era stata una storia troppo intensa, una vicenda troppo 'violenta'. Dall’amore che li univa, al modo in cui quel sentimento si era tramutato in un’arma a doppio taglio, fino al suo tradimento: una scoperta che lo aveva spiazzato, profondamente cambiato.

Ma alla fine erano di nuovo l’uno di fronte all’altra.

Dallo spicchio di stanza che si intravedeva tra fessure di una porta, Luna aveva notato il modo in cui Ginny lo aveva guardato.

Impassibile fino a che il suo autocontrollo glielo aveva permesso, fino a che non aveva dovuto anche lei cedere e voltarsi a guardare altrove, per non venire distratta da quegli occhi smeraldo.

Tutti erano ipnotizzati da quegli occhi smeraldo. Ma Luna no, lei preferiva il modo in cui i capelli non gli stavano mai a posto. O come si grattava la nuca quando era in imbarazzo

“Non puoi far finta di niente, Harry. O per lo meno non posso io.”

“E’ passato del tempo, Gin. E' successo di tutto.”

“Sì, ma…”

Poi Luna se ne era andata. Si sentiva di troppo, un’intrusa.

“Non arancione. Giallo. Il giallo sarebbe decisamente meglio… oh, ciao Harry.”

Il ragazzo era entrato nella sua stanza e l’aveva osservata mentre fingeva di essere la solita svitata con la testa da tutt’altra parte. Perché lei fingeva, si nascondeva dietro a un paio di stramberie esattamente come faceva lui con quella corazza aggressiva che si era costruito, e che lei aveva scalfito. Ma che Luna non fosse solo una collana di tappi di burrobirra e dei capelli tinti di blu cobalto, o fucsia, Harry lo sapeva benissimo. La sua semplicità disarmante e la sua spontaneità erano doti preziose: tutt’altro che debolezze. Lo avevano aiutato a rimettere a fuoco cosa contava davvero.

“Anche secondo me è meglio il giallo.” Le disse. Poi sorrise e le si sedette accanto, osservandola alzare lo sguardo verso di lui, enigmatica.

Che cosa significava quel teatrino? Magari credeva che le avrebbe potuto parlare come se nulla fosse, come se non si rendesse conto di niente. Come se fosse stupida, per via di quelle abitudini bizzarre.

“Bene. E giallo sia” si limitò a commentare, riabbassando gli occhi e appuntando un bottone color canarino alla borsa.

“Ti tieni occupata?”

“Aiuta…”

“Sono d’accordo, le piccole cose tengono la mente impegnata. E’ anche grazie a te se l’ho capito.”

“Oh, è stato un piacere aiutarti.”

Così, Luna. Tu sei troppo stramba per essere ferita da un ragazzo.

Lei tornò a concentrarsi sul lavoro alla borsa e Harry inarcò le labbra divertito, osservandola. Aveva sempre avuto l’abitudine di usare la bacchetta come un fermacapelli non convenzionale, ma non aveva mai notato quanto questo la rendesse adorabile. Le portò una ciocca dietro un orecchio al che lei si ritrasse appena, involontariamente.

“Cha fai?”

Lui sembrò preso in contropiede.

“Niente…”

“Sai, credo che dovresti andare da lei, Harry. Probabilmente avete tante cose da dirvi e…”

Improvvisamente lui sorrise di nuovo, cosa che Luna trovò alquanto fastidiosa.

“E’ per questo?”

“Questo cosa?”

“Ginny” le disse solamente.

Luna si morse un labbro.

“E’ stata una parte della tua vita troppo importante, non pretendo che la liquidi in qualche secondo o che vederla adesso non ti faccia alcun effetto… solo perché eri stressato e ho provato a risollevarti il morale.”

Il sorriso che si era disegnato sulle labbra del ragazzo svanì, facendolo tornare improvvisamente serio.

“Pensi davvero questo?”

Quando lei alzò solamente le spalle voltandosi da un lato, senza rispondere, lui le afferrò il viso con due dita e la costrinse a guardarlo.

“Hai ragione. Lei ha segnato la mia vita in maniera indelebile e non potrò mai cancellare quello che abbiamo vissuto, perché mi ha cambiato. Ma fa parte del passato, oggi l’ho capito. E questo fatto vale per entrambi…”

“Il passato” ripeté Luna, automaticamente.

“Già. Se invece penso a domani e a quello che vorrei, scocciature e maghi oscuri permettendo, è un’altra la ragazza che mi viene in mente e che vedo al mio fianco.”

“Un’altra…”

“L’unica che riesca ancora a farmi ridere, nonostante tutto.”

“La conosco?”

Harry sorrise.

“Più o meno.”

Luna alzò gli occhi al cielo, come per riflettere.

“Scommetto che è una tipa molto stravagante.”

“Il giusto…”

“Ma a essere definita soltanto come l’unica che ti faccia ridere potrebbe offendersi. Anche se stramba, è pur sempre una ragazza.”

“A me sembra un complimento stupendo. Ma io non sono mai stato troppo bravo coi complimenti…”

“Dai, tutto sommato te la cavi.”

“Sono commosso.”

Ma queste due parole a malapena udibili furono le ultime, prima di un bacio spiazzante e semplice, quasi quanto lei.

*

Hermione si girò supina. Quella notte proprio non le sarebbe stato concesso un buon sonno riposante e si rassegnò a quel fatto. Lanciò una veloce occhiata alla persona che le dormiva affianco. Sdraiato a pancia all’ingiù, i capelli rossi che un gli ricadevano su una guancia nascondendone una buona parte, i lineamenti rilassati.

Gli scostò leggermente una ciocca scarlatta dalla fronte, facendolo appena sussultare nel sonno e voltarsi dall’altro lato con un gemito imprecisato; quindi, cercando di fare più piano possibile per non svegliarlo, si alzò.

La casa era avvolta nel buio, scese le scale quasi a tentoni. Stanca e determinata a dormire almeno qualche ora, aprì la porta della cucina per prepararsi un intruglio che la rilassasse. Anche se dubitava che un paio di erbe, magiche o no, avrebbero sortito l’effetto sperato. Forse sarebbe stata più utile una pozione, di quelle belle potenti, per cancellare quel peso dal suo stomaco.

Accese una candela giusto per illuminare appena la stanza, e subito dopo rischiò di farsi scappare un grido.

“Cielo, mi vuoi far prendere un colpo?” disse espirando con sollievo dopo qualche secondo di panico, una mano poggiata sul petto.

“Scusa.”

La ragazza guardò Malfoy con un cipiglio curioso.

“Cosa ci fai qua?”

“Non riuscivo e dormire. Comunque ho intenzione di andarmene prima di domani, la mia presenza qua è chiaramente ridicola.”

Sempre con uno sguardo curioso, si sedette di fronte a lui.

Non aveva tutti i torti, Malfoy. Il fatto che avesse prima liberato lei e quindi portato in salvo Ginny da una morte certa, il tutto tradendo apertamente i suoi ex compagni, aveva concesso il beneficio del dubbio all’Ordine, su di lui. Ma che cosa era, Draco malfoy?

Un Mangiamorte.

Un pentito.

Un assassino.

Un traditore.

Una persona che, adesso, volevano morta da più parti.

Draco Malfoy.

“Non è molto saggio se ci pensi.”

“Ah, no?”

“Sei scappato dal vostro rifugio. Hai tradito Voldemort. Immagino ti vorrà morto stecchito.”

“E voi mi avete tolto la bacchetta. Interrogato. Mi aspetta un processo, immagino. Chissà, forse mi farete patteggiare ma…”

“Non mi sembri ancora ad Azkaban e nemmeno piantonato da una decina di Auror. E proprio perché ti hanno sequestrato la bacchetta, non è saggio darsela a gambe. Sei al sicuro, qui.”

Draco ghignò. Non solo voleva andarsene, ma doveva farlo. Aveva una promessa da mantenere, fatta a una ragazza che dormiva in una stanza poco distante: lui avrebbe anche potuto avere tutti i difetti di questo pianeta, ma manteneva le promesse fatte. Specie a lei, al suo sguardo che si sforzava di nascondere la supplica dietro l’orgoglio.

“Promettimi che mi farai scappare non appena starò meglio. Promettimelo.

“E tu, perché non dormi?” le chiese.

Hermione alzò le spalle e alzandosi prelevò una tazza da un pensile, per prepararsi quel maledetto infuso.

“Mi spiace, Granger. Te l’ho già detto ma te lo ripeto… non avrei mai voluto tutto questo. Mi ci sono trovato in mezzo, mio malgrado.”

Hermione, sempre di spalle, si morse un labbro e chiuse gli occhi. Poi, sospirando, si voltò verso di lui appoggiandosi a un ripiano della cucina e lo guardò negli occhi, le braccia incrociate sotto il seno.

“Lascia stare.”

“Tu puoi non crederci ma…”

“Ho detto lascia stare. Mi hai salvata e questo mi basta.”

Abbassò lo sguardo e si passò una mano tra i capelli. Improvvisamente, tutto quello che loro due avevano attraversato le riaffiorò alla memoria, senza il suo permesso.

Il suo arrivo da lei. Il loro segreto. Le sue mani che la toccavano. Il sapore della sue pelle. L’ ingenuità nel cercare calore addosso a lui.

Aggrottando la fronte, tornò a guardarlo appena, con la testa ancora abbassata.

Come un vero serpente, viscido, Malfoy si era insinuato nella sua vita, l’aveva illusa e ingannata. Si era guadagnato la sua fiducia intrufolandosi nella sua casa e tra le sue lenzuola, facendo leva sui suoi punti deboli. Sulle sue incertezze. Sui loro comuni timori. Per tradirla. Venderla.

“Lo so che non basta, ma sappi che non sarei mai riuscito a venderti” spiegò Draco, come se riuscisse a leggerle i pensieri. “Appena mi sono trovato invischiato in quella situazione, mi sono reso conto che non sarei arrivato da nessuna parte e ho gettato la spugna. Mi ha costretto fare il tuo nome, mi ha quasi ammazzato.”

Hermione si lasciò scappare un risolino.

“Forse… Ma alla fine non fa molta differenza. Ti sei infilato nella mi vita subdolamente, approfittando della mia inguaribile fiducia nel prossimo. Hai fatto leva su qualcosa di strano, sui miei ricordi. Hai minato le mie certezze e ti sei infilato persino nel mio letto, costringendomi a ingannare tutti i miei amici e me stessa, per proteggerti. Convincendomi della tua buona fede. Per mandarmi al macello, dopo. Anche se poi hai cambiato opinione, l'idea di partenza era precisa.”

Il tono di voce di Hermione era pacato ma anche incredibilmente aspro, celava un rancore che razionalmente aveva cancellato ma che ancora covava sotto la superficie. Draco la guardò in silenzio, senza replicare.

Non era del tutto vero, almeno in parte. Non era mai stato nei suoi piani sedurla… ma era successo. Si erano trovati l’uno addosso all’altro per necessità, per colmare un vuoto che lacerava entrambi. E lui ne era rimasto spiazzato, incapace di continuare, in bilico tra ciò che era giusto e ciò che era conveniente. Tra ciò che voleva e ciò che doveva.

Ma non aveva bisogno spiegarlo, adesso. Né a lei né a nessun altro.

“Ma poi mi hai salvata” proseguì Hermione, con voce più soffice. “E questo mi basta. Se non altro mi hai fatto capire che cosa veramente voglio ed è giusto per me.”

Il silenzio proseguì, pesante. Doveva essere spezzato, quel dialogo doveva avere fine.

“Tu e lenticchia… mi disgusta dirlo, ma secondo me siete ben assortiti. Poi tra di noi non avrebbe mai funzionato” commentò sforzandosi ironico qualche istante dopo.

“Malfoy…” disse Hermione, a metà tra il divertito e l’incredulo. “Non ti sembra di essere totalmente fuori luogo, adesso?”

“Un po’.”

Sorrisero appena, mentre una terza persona si allontanava dalla porta rimasta socchiusa, senza che se ne accorgessero.

*

Ron era seduto sui gradini in cima alle scale e Hermione se lo trovò davanti d’improvviso.

“Non ti ho vista a letto, e mi sono spaventato.”

“Non dormi?” gli chiese la ragazza, con la voce tremante. Lo conosceva abbastanza bene per capire che qualcosa nel suo sguardo non andava.

“Mi sono svegliato” le rispose neutro, fissando un punto al di là della sua spalla, avvolto nel buio della casa.

Lo fissò titubante qualche secondo, colta dalla paura che avesse in qualche modo sentito.

“Volevo solo un bicchiere d’acqua" gli spiegò. "Vieni, torniamo a letto.”

Si avviò per il corridoio verso la loro stanza, ma si accorse che lui non la stava seguendo. Congelò sul posto, terrorizzata.

“Ron?”

Nessuna risposta.

“Ronald…”

“Sai, ti capisco se ti vergogni, dopotutto ti sei fatta fregare come una scema. Ma non sono arrabbiato se sei stata un’ingenua. Capita.”

Hermione tornò indietro verso di lui, che finalmente si alzò in piedi e la guardò negli occhi. Permettendole di leggere in lui tutta la rabbia che lo invadeva.

“Ron, non so che cosa tu abbia sentito, ma…”

“Quello che mi fa davvero rabbia è che molto probabilmente ti sei divertita a fare la sua puttana alle nostre spalle, prendendoci tutti per il culo, e non hai nemmeno il coraggio di ammetterlo” proseguì imperterrito il ragazzo.

Hermione scosse il capo decisa, ferita dalla durezza delle sue parole e del suo sguardo; arrabbiata anche con se stessa e con il coraggio che le era mancato per troppo tempo.

Prima o poi, tutti i nodi vengono al pettine. Glielo diceva spesso, sua madre.

“Sei totalmente fuori strada...”

“Dici? Ora almeno capisco che cosa ti turbava tanto.”

“Diceva che ci avrebbe aiutato!”

Ma Ron la ignorò, continuando a deriderla. “Di certo scoparsi un Mangiamorte può avere il suo non so che divertente. Eccitante, forse. Ma poi ci si trascinano dietro quei fastidiosi dubbi morali…”

“Ho provato a convincerlo a costituirsi, ma non mi ascoltava! L’ho interrogato col Veritaserum, ero convinta che…”

“Non voglio nemmeno sentirle, le tue scuse, Mione!” la interruppe il ragazzo, arrabbiato con se stesso per avere usato quel diminutivo. Il loro diminutivo. “Non mi interessano i motivi che ti hanno portata a sbattertelo! Mi fai schifo, se ti avessero fatto fuori te lo saresti cercato!”

“Adesso stai zitto e ascoltami…” provò a farlo ragionare la ragazza, determinata. Ma lui continuò a ignorarla.

“Scommetto che il bambino era pure suo…” infierì cupo.

La rabbia salì al volto di Hermione con prepotenza, assieme alle lacrime che trattenne a fatica.

“Non permetterti” bisbigliò chiudendo gli occhi e serrando i pugni, con la calma di chi è sul punto di esplodere.

“Di far cosa? Di ricordarti che sei una puttana?”

Lo schiaffo arrivò improvviso e carico di rabbia sulla guancia del ragazzo.

“Non azzardarti mai più a rivolgerti a me in questo modo” lo minacciò Hermione.

“E tu non azzardarti mai più a rivolgerti a me. Punto” rispose il ragazzo allontanandosi subito dopo, con una mano poggiata sulla guancia che si stava arrossando.


immagino che i pochi che si ricordano ancora di questa storia siano alquianto scocciati della mia presenza (assenza) a singhiozzo. riconosco che sono passati sono più di 4 mesi... un ritardo sostanzioso.

non nascondo di essere un po', un po' tanto, incasinata in questo perido, sotto diversi aspetti. e spesso, lo stress, i casini e gli impegni mettono a dura prova anche l'ispirazione, oltre che ridurre il tempo da dedicare alla scrittura... ma io, nei limiti del possibilie, cercherò di portare avanti la fan fiction. se non altro per me!

quanto ai risultati... beh, sta a voi giudicare. la paura che scrivendo 'a sprazzi' la mia storia ne risenta c'è, ma io cercherò di impegnarmi al massimo ^^

un saluto e un ringraziamento sincero a Seiryu, GiO91, Thaiassa per la recensione.

  
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