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Autore: She dreams    14/04/2013    2 recensioni
Questa è la mia seconda storia. La prima era una FF, ma questa è una storia originale.
Originale nel senso che non ce ne sono altre come questo genere. Ebbene si, ho controllato per tutto il sito e non ce n'era nemmeno una. Dopo un giorno passato al computer con mia madre che mi urlava dietro di scendere per il pranzo, spero di aver fatto un buon lavoro per quanto riguarda almeno i primi capitoli.
Premetto che non so con precisione quando potrò aggiornare e quando no, quindi sperate e pregate per me che non ci metta più di tre giorni a scrivere un capitolo. *please*
Concludo dicendovi solo un'altra cosa piccolapiaccola, accetto tutte le critiche possibili a meno che non si arrivi a insulti pesanti, perchè la mia autostima è già abbstanza bassa, figuriamoci se la bisogna anche prendere a parolacce. Detto questo, buona lettura e preparatevi a stupirvi (?) baci a tutti xxx
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter two
 
Come poteva essere possibile? Perfetto, ora avevo anche più domande di prima.
Perché diavolo ero andata in quel canile? Potevo cercarmi un lavoro in un bar, in un negozio o in qualsiasi altro luogo e invece scelgo un canile!
Quanto potevo essere stupida a volte. 
I miei pensieri furono interrotti dalla mano della donna che si dirigeva lentamente sulla testa del cane, appoggiandosi e muovendo lentamente il pollice a destra e a sinistra 
sulla fronte dell'animale. 
- Come ti chiami?- mi chiese con interesse. Ci mancava solo questa. Se le avessi detto il mio nome scommetto che non mi avrebbe scordato per il resto della vita. 
E poi mi tornò in mente il motivo per cui ero lì. Dovevo cercare un lavoro per stare lontana dalla casa di quello stronzo di mio padre. Per non sentire più quella orrenda puzza 
di fumo o di cibo andato a male ricorrente in cucina. Per non lasciarsi più stritolare dalle magliette vecchie di 3 anni, o dalla frustrazione che ogni giorno mi imprigionava in me 
stessa. Per non ricordarsi ogni giorno, ogni volta che lo vedevo che per l'unica persona che avevo vicino non esistevo. Mi convinsi e presi un respiro profondo per risucchiare la 
rabbia che mi ribolliva dentro di nuovo giù dentro al cratere del mio stomaco.
- Mi... mi chiamo Annah.- dissi tutto d'un fiato. Oramai ero obbligata ad essere interessata anche io.
- E lei?- mi sforzai di non far emergere quel tono scocciato dal fondo della mia gola.
- Mi chiamo Marta.- mi disse concentrandosi sul movimento del suo pollice che costantemente accarezzava la fronte del cane.
- Allora?- mi guardò lanciandomi uno sguardo che solo allora mi resi conto che non solo i cani erano capaci di fare. Sapevo benissimo cosa intendeva. Quegli occhi verdi mi 
fissavano con l'impazienza di una bambina che aspetta di aprire i regali di Natale la sera della vigilia, mentre la mano si era ritirata di nuovo sulla sua gamba destra ancora 
piegata per raggiungere me e il cane. Cosa potevo dirle? "mi dispiace sono venuta qui per farmi assumere ma lei mi ha trascinato fino a qui mostrandomi questo cane strano e 
raccontandomi la storia della sua vita. Mi assume?". Nah, non potevo essere così fredda e crudele. Dopotutto io stessa avevo qualcosa in comune con quell'animale, e in più era 
l'unica cosa che legava ancora una madre a sua figlia.
Sapevo di essermi cacciata in un guaio già quando mi costrinsi a seguire quella donna lungo il corridio. Dovevo dire la verità.
- I-io...- maledetto blocco mentale.
- Adoro Ice, davvero. Ma come faccio a occuparmene? Non ho soldi e vivo sola con mio padre.- riuscii a dire.
- Oh...- abbassò lo sguardo rassegnata. Mi sentii una stretta allo stomaco.
- Ma... potrei farmi assumere come volontaria...- dissi con la voce più allegra che riuscii ad imitare. La sua testa scattò dal basso verso l'alto in una frazione di secondo, con gli 
occhi sgranati. Faceva paura.
- Così potrei stare anch...- fui bloccata dal suo abbraccio. Sentii le sue braccia calde avvolgermi. Nessuno lo aveva mai fatto prima.
Non sapevo cosa fare e non riuscivo a respirare. Speravo che le guance non fossero veramente calde come quello che sentivo. Ma non mi ero mai sentita così prima d'ora. 
Mi sentivo al caldo, al sicuro, e avevo la sensazione che nessuno potesse farmi del male. Ero completamente immobile. Avevo irrigidito tutti i muscoli e non riuscivo in nessun 
modo a rilassarli. Sentivo che stava sorridendo. Avevo ragione: il suo colore era buono. Era un blu scuro, color oceano. 
Mi trasmetteva sicurezza, ma anche instabilità nello stato d'animo, come se da un secondo all'altro si sarebbe potuta alzare e scoppiare a piangere. Senza dubbio era una persona 
abbastanza lunatica da quello che avevo visto.
Si staccò quando si accorse di avermi stritolato.
- Oh, mi dispiace, non... non volevo, é che sono felicissima, cioé nessuno me lo chiede mai, siamo pochissimi qui ad accudirci di tutti loro e... e poi arrivi tu c-che chiedi se puoi 
lavorare qui con noi, anche se sai che non potrai ricevere uno stipendio... non... non ci posso credere davvero...- disse continuando a scuotere la testa, come se si stessa ancora 
convincendo che quello che avevo detto era reale. Una cosa positiva c'era. I sensi di colpa se n'erano andati come polvere al vento. 
Un momento. Aveva detto "non potrai ricevere uno stipendio"? Lo aveva detto veramente?
- G-grazie... non... non ti devi... preoccupare... quindi.. lavorerò? Qui?- "senza stipendio?" avrei voluto dire, ma mi trattenni.
- Beh, ovviamente prima dovrai compilare dei moduli e... un attimo, posso chiederti quanti anni hai?- si irrigidì. Probabilmente non aveva pensato che potessi avere meno di 16 anni.
- Io.. io veramente ne ho 16... ma..- non riuscii a finire la frase.
- Perfetto! Assolutamente perfetto! - urlò con un sorriso a 32 denti. Avrei giurato che se avesse continuato a sorridere gli si sarebbe strappata la bocca. Si alzò, e disse di 
aspettarla lì, senza farmi dire niente. Forse aveva paura che se avessi parlato ci avrei ripensato. In poco tempo mi ritrovai da sola con il cane che mi guardava sconcertato.
Aveva uno sguardo che mi diceva "cavolo, quella donna corre più veloce di un coniglio". E scommetto che stava davvero pensando ai conigli - o a qualsiasi altra cosa 
commestibile - visto che dopo poco si mise a salivare più del normale.
- Possibile che non me ne vada bene una?- alzai gli occhi al cielo fissando il soffitto bianco sporco. Poi mi stufai e mi portai una mano sotto al mento per appoggiarci la testa. 
Il cane allora si sdraiò, come se anche lui fosse scocciato. Non potevo biasimarlo: stare in una gabbia da cui poter uscire una volta alla settimana avrebbe depresso anche il più 
ottimista dei meno claustrofobici. Cavolo che vita deprimente doveva sopportare.
In quel momento mi soffermai su un quesito che mi ero posta poco prima. Possibile che ci fosse - o c'era stata - un'altra come me?
Beh, certo non potevo chiedere alla signora Marta se sua figlia facesse sogni anormali. Ci eravamo appena conosciute, non potevo farmi licenziare appena assunta - sempre se mi 
avrebbe assunta -. E poi non volevo sembrare strana. Per ora. O almeno fino a quando non avesse capito per conto suo che ero strana. Tanto prima o poi ci arrivano tutti. E poi 
se ne vanno, lasciandomi sola. Con mio padre. Che in teoria é come stare soli. Stare soli con qualcuno che ti impedisce di vivere. Un bel tipo di solitudine insomma.
Ma dovevo scoprire se quella bambina era come me. Non sapevo esattamente perché volevo saperlo a tutti i costi, ma dovevo in ogni caso saperlo.
In quel momento sentii il rumore delle scarpe sul pavimento. Dal rumore si poteva capire che stava camminando il più velocemente che poteva. I cani che vevano smesso di 
scuotere le gabbie poco prima, ricominciarono. E mi ritornò il mal di testa.
Aprì la gabbia più velocemente che poteva e la richiuse alla stessa velocità. Era adrenalinica. Vedevo che le mani le tremavano leggermente quando mi porse i moduli da 
compilare. Cavolo, faceva davvero paura. Aveva ancora i grandi occhi verdi sgranati.
- Scusami se ci ho messo tanto, non riuscivo a trovarli e la penna non mi voleva rimanere in mano.- disse tutto d'un fiato.
- Non ne dubito.- sussurrai. Non mi accorsi di averlo detto fino a quando Marta non scosse la testa per scrollarsi la troppa adrenalina di dosso. Probabilmente non avrei 
dovuto dirlo, ma presi in mano i moduli facendo finta di niente e iniziai a compilarli.
 
****
 
Ci misi un pò a finire, visto che non ruscivo a concentrarmi per leggere bene, e in più avevo una signora adrenalinica che mi fissava e che ogni volta che mi bloccavo mi sbloccava 
con un frettoloso "qui, qui, devi scrivere questo" puntando il dito sul foglio. Una volta avevo paura che lo volesse bucare. 
Ma quando finì e Marta mi prese i fogli che avevo compilato mi decisi.
- Quindi non verrò pagata, giusto?- Lo dissi con un tono di chi NON VUOLE essere pagato. Quando il mio inento era l'opposto.
- Esatto. Chi fa volontariato lo fa per amore degli animali. Ma se si libera qualche posto negli addetti al canile, e se tu avrai aquisito abbastanza esperienza... magari potrei 
assumerti e verresti anche pagata.- mi disse. Temevo che avesse capito che non avevo idea che non si venisse pagati. A malincuore, mi alzai e la ringraziai.
- Quindi... quando posso cominciare?- mi si formò un groppo in gola.
- Inizieremo tra pochi giorni. Ora dovrò organizzare gli incontri con gli altri volontari, loro ti spiegheranno tutto. Non so precisamente quando si inzierà il corso serale di due 
giorni, ma tu vieni ogni giorno qui, magari per salutare Ice. Per te va bene?- mi chiese. L'adrenalina era sparita e aveva lasciato il posto alla sua parte professionale. 
Incontri? Corsi serali? Ogni giorno? 
... Oh si mi ero cacciata in un bel guaio. Prima che potessi rispondere disse che avrei dovuto portare al più presto i 33,30 euro per l'assicurazione.
- S-si...- mi sforzai di non mettermi a piangere. 
- Benissimo! Ci vediamo domani Annah. Ice sarà contentissimo di rivederti.- sorrise. E poi guardò il cane, che intanto aveva fatto penzolare la lingua di fuori spazzolando il 
pavimento con la coda, muovendola a destra e a sinistra. 
- Si... ci vediamo domani... g-grazie.- dissi uscendo fuori dalla gabbia.
Mi avviai verso la porta a passi svelti accompagnata da Marta, e uscii dalla porta salutandola. Uscii dal cancello e mi diressi verso la metropolitana.
Avevo incontrato una donna lunatica e adrenalinica di nome Marta, un cane dagli occhi anormali, avevo un lavoro per cui non mi pagavano ma per cui dovevo pagare io, sapevo 
dell'esistenza di una ragazzina morta che vedeva i colori delle persone, un mal di testa da cani e mi sarei beccata un insulto da mio padre per essere tonata a casa tardi. 
Una stupenda e perfetta giornata e l'inizio di una nuova era di incubi riguardanti una bambina morta.
Stava andando tutto di bene in meglio.
 

Buonsalve a tutti,
intanto mi volevo scusare  per quasta merdina di capitolo, 
ma non avevo idee per come far arrivare la storia al punto dove voglio farla arrivare...
e scusate se non vi ho fatto capire che cos'erano i famosi "colori delle persone" ma vi prometto 
- e se io prometto state pur certi che niente, NIENTE mi farà tradire la primessa [ cit. Raperonzolo e l'intreccio della torre] lol -
che nel prossimo capitolo vi spiegherò tutto - o quasi...-
detto questo, vorrei ringraziare le anime compassionevoli che hanno recensito la mia storia,
e a chi l'ha messa fra le preferite. :)
vi ringrazio davvero tanto.
Ora vi lascio, so, ave mortali (?)
e mi dileguo. baci xx
  
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