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Autore: Kaimy_11    15/04/2013    1 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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44. Riunione

 

 

 

 

 

Essere un Serpeverde può essere motivo di vergogna per i coraggiosi Grifondoro, una tortura per i buoni Tassorosso è uno sgradito imprevisto per gli intelligenti Corvonero. Ma per uno che è Serpeverde nel sangue, nel cuore è nell’anima, portare la divisa verde e argento non era mai stato tanto spassoso come quell’anno.

Favoritismi continui, libertà di avvalersi sugli altri e di fare dispetti senza essere puniti,  la vittoria garantita per la squadra di Quiddith e non solo. Era fantastico, Piton era preside, i fratelli Carrow erano dalla loro parte e la facevano pagare e chi non la pensava come loro.

I Serpeverde erano diventati i padroni della scuola.

Forse era proprio questo che pensava un ragazzino dalla divisa verde e argento che, vedendo passare la stessa secchiona di Corvonero che da sette anni prendeva voti più alti di lui in incantesimi, decise di avanzare verso di lei attraversando il cortile assolato. Non gli era mai andata a genio quella moretta, come del resto tutti i secchioni, ma quella lì gli stava particolarmente antipatica.

-Senti tu, come ti permetti di passarmi davanti senza salutarmi come si deve? Sai chi sono io?- esordì il Serpeverde.

Areal si voltò con calma, lasciando ondeggiare la chioma corvina e fissando i suoi occhi cobalto sul ragazzo.

-Se non ti conosco neppure- esclamò la giovane –perché dovrei salutarti?-

Il ragazzo ghignò. –Sono sette anni che cerco di superarti ad incantesimi, una volta ti ho anche proposto di uscire con me, ma tu eri troppo impegnata a pavoneggiarti con i tuoi amici secchioni-

-I tuoi problemi dovrebbero riguardarmi?-

Il Serpeverde strinse i pugni dalla rabbia. –Si dia il caso che quest’anno le cose siano cambiate e, se mi gira, posso farti fare quello che voglio-

Areal continuò a fissarlo infastidita, altezzosa. –Questo lo credi tu, ovviamente. Sono sempre stata al di sopra di te e lo sono anche adesso-

Il ragazzo avanzò minaccioso. –Credi di avere il sangue più puro del mio?-

-Su questo non ci sono dubbi!- rispose lei, alzando il mento senza paura.

Quando furono vicinissimi, il ragazzo esclamò: -mi devi rispetto, lo pretendo!-

-Ed io pretendo che tu sparisca dalla mia vista e che non ti faccia più vedere, in caso contrario, non sarà colpa mia se qualcuno te la farà pagare-

-Ma che paura! Manderai il tuo fidanzatino?- la derise.

-Probabile…- rispose Areal e in quel momento sistemò i capelli dietro le spalle mettendo in bella mostra il ciondolo che aveva al collo.

Alla vista della emme dorata, il Serpeverde fece un passo indietro ad occhi sbarrati.

-Scusami!- farfugliò, dileguandosi verso l’interno della scuola.

Areal scoppiò a ridere credendo di non essere vista.

-Ti diverti?-

Le chiese qualcuno alle sue spalle.

Quando la Corvonero si voltò si ritrovò davanti un giovane dal fisico asciutto e i capelli biondi scompigliati. I suoi occhi azzurrini la squadravano con malizia.

-Sì- rispose facendo spallucce. –giusto un pochino!-

Quando la ragazza gli donò uno dei suoi sorrisi raggianti e dolci, Draco le mise un braccio intorno al collo ed insieme si avviarono verso l’interno del castello, parlando e scherzando con tranquillità, concedendosi una pausa dal terrore.

 

Draco Malfoy stava per rientrare nel suo dormitorio tentando di arrivare, almeno per una volta, in orario con il coprifuoco delle dieci di sera. Era molto stanco e non vedeva l’ora di andare a dormire, mandando al diavolo tutti e tutto quel trambusto.

Erano spariti altri studenti, perfino Canni Longus, la migliore amica di Areal. Il ragazzo faticava seriamente a credere che Areal non sapesse qualcosa in più, ma non sarebbe stato certo lui a costringerla a dire la verità. Tuttavia Amycus l’avrebbe interrogata il giorno dopo e lui aveva già pattuito direttamente con lui per essere presente. Qualora qualcosa fosse andato storto, sarebbe intervenuto all’istante, a costo di fare intervenire suo padre.

-Draco?-

Quando il biondo si voltò, leggermente sorpreso nel riconoscere quella voce, si trovò piacevolmente di fronte e due grandi occhi blu.

Areal aveva un sorriso timido intrappolato fra le labbra sottili, prese fiato e gli si avvicinò sfiorandogli delicatamente un braccio.

-Sta sera verranno qui, vogliono fare una cena in Sala Grande, dopo il coprifuoco- gli disse.

Draco inarcò un sopracciglio. –Di che stai parlando?-

Areal abbassò gli occhi, lasciando che le sue lunghe ciglia nere sfiorassero gli zigomi rosati. In seguito gli sfiorò con la punta delle dita l’interno del braccio sinistro…

Il biondo strabuzzò gli occhi.

-I Mangiamorte?- le chiese chinandosi per sussurrarle all’orecchio.

Areal fece un cenno guardandolo serenamente negli occhi, poi fece per andarsene.

Draco la fermò prendendole una mano. –Ti sbagli, i miei genitori me lo avrebbero detto-

La Corvonero scosse il capo. –Volevano farti una sorpresa, ma dato come reagirai, ho pensato che sarebbe stato meglio avvertirti-

Detto ciò, con un misto di serietà e tranquillità che insieme stonavano, la ragazza si voltò andandosene via.

Draco rimase perplesso, fermo immobile. Se i suoi genitori e tutti gli altri Mangiamorte avevano deciso di fare qualche pazzia festeggiando allegramente dentro Hogwarts, brindando alla loro vittoria, il ragazzo si sarebbe sicuramente infuriato. Primo di tutto, non avrebbe creduto alla storia della sorpresa, credendo che suo padre volesse come al solito ometterlo dalle scorribande dei Mangiamorte. In un secondo momento si sarebbe infuriato anche per il fatto di ritrovarsi tutti quei seguaci dell’Oscuro dentro la scuola, dopo la scottante esperienza che aveva avuto l’anno prima.

Assottigliò lo sguardo, perché Areal gli aveva detto una cosa del genere?

Respirò a fondo e corse verso la Sala Grande, non sarebbe rientrato nel dormitorio in orario neppure per quella sera.

 

Quando la porta d’ingresso si aprì, lasciando entrare degli uomini vestiti di nero, Draco sedeva sugli scalini di pietra poco prima della Sala Grande e non rimase poi tanto stupito nello scorgere quelle sagome scure.

In verità, quando Lucius Malfoy e sua moglie Narcissa si tolsero i cappucci dalla testa, si ritrovarono di fronte lo sguardo sbarrato del figlio.

-Draco, caro, cosa ci fai qui? Volevamo che fosse una sorpresa.- disse la madre, correndo ad abbracciarlo.

Draco rimase di ghiaccio mentre la madre lo stringeva, controllando silenziosamente che fosse ancora tutto intero.

Lucius guardò il figlio insospettito, ma non proferì parola.

-Draco! Ti divertirai con noi questa sera?- scherzò un Mangiamorte poco lontano.

Il ragazzo si riscosse e, ricambiando freddamente il saluto della madre, si scusò.

-Torno subito, ho una faccenda da sbrigare-

-A quest’ora?- chiese la donna.

Narcissa non vedeva l’ora di rivedere il suo adorato Draco e, scoprire che questo era già pronto ad allontanarsi da lei, non le faceva certo piacere.

Mentre Draco saliva le scale, Lucius lo richiamò.

-Non ci hai ancora detto come facevi a sapere che saremmo venuti qui!-

Draco si voltò, lo sguardo serio del padre puntato su di lui.

Era ovvio che Draco sapeva, altrimenti perché mai si sarebbe fatto trovare sulle scale in attesa?

Il biondo fece un mezzo ghignò al padre e se ne andò senza dargli alcuna spiegazione.

 

Areal stava cercando di dormire, ma non era poi tanto facile dato che quella era la sua prima notte tutta sola nella stanza. Luna le aveva chiesto se voleva che andasse a dormire con lei, ma Areal aveva rifiutato.

Quella stanza era piena di ricordi con le sue amiche e lei aveva bisogno di riflettere.

Quando qualcosa iniziò a battere sul vetro della finestra, la ragazza aprì gli occhi spaventata. Fortunatamente, però, vide solo un pezzo di carta legato ad un sasso incantato.

Si alzò e aprì la finestra per prendere il bigliettino avvolto nella pietra. Richiudendo la finestra lesse: aprimi la porta. Riconobbe la grafia con un mezzo sorrisino fra le labbra.

 

Draco attendeva oltre la porta d’ingresso della sala comune dei Corvonero, le mani nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo al pavimento.

Quando la porta si aprì ne uscì una bella ragazza dai capelli neri, più pallida del solito, con una vestaglia da notte rosa pallido che si teneva stretta al corpo con le braccia.

-Sei sonnambulo, Draco?- sbuffò lei, infreddolita.

-E tu sei sensitiva!-

Areal spalancò gli occhi per la serietà del ragazzo ed anche per ciò che aveva detto. -Prego?-

-Prima avevo dei dubbi, ma ora non più.- Rispose, senza cambiare espressione.

-Draco non dire assurdità, ci ho già pensato, ma sensitivi si nasce!-

-Come spieghi le tue visioni? Come facevi a sapere che sta sera sarebbero venuti qui?-

-Non lo so, va bene?- sbottò. –Ma non sono una sensitiva.-

-Areal,- provò Draco, più calmo. –Tu hai iniziato ad avere visioni continue ed improvvise, non è così?-

La ragazza non rispose.

-Questo significa solo una cosa…-

-No!- si ostinò.

Draco respirò a fondo prendendole una mano fra la sue e sfiorandole le dita. –Sai benissimo cosa avrebbe potuto risvegliare la tua magia…-

-No!- sibilò con rabbia –Non può essere.-

-Areal…-

-Ascolta,- fece la ragazza, allontanandosi di un passo. –La Sua magia non ha nulla a che fare con me, non ha risvegliato proprio niente!-

Draco scosse il capo cercando di prenderle nuovamente le mani. –Sai che è possibile, venire a contatto con la sua potenza ti ha permesso di riscoprire questa tua capacita.-

Areal lo spinse via. –Cosa dovrei fare? Ringraziarlo? Magari la prossima volta che lo vedi poi dirgli grazie da parte mia!-

Il ragazzo distolse lo sguardo, arrabbiato. –Vuoi ascoltarmi, per favore?-

-No.- i suoi occhi blu tremarono appena. –Non voglio un potere di cui vantarmi, con i tempi che corrono.-

Draco capì e si immobilizzò, chiedendosi per quale ragione non ci fosse arrivato prima lui stesso. Voldemort stava cercando delle cose, tante cose, lo sapeva. Ne sentiva parlare di continuo. Prima che iniziasse la scuola stava cercando Potter, in seguito aveva iniziato a parlare di bacchette più potenti, subito dopo essersi appropriato di quella di suo padre, lasciando il povero Lucius a mani vuote. Il ragazzo lo sapeva benissimo e iniziava a percepire il pericolo sulla propria pelle, non erano tempi sani quelli e chiunque avrebbe voluto una sensitiva di cui servissi per scoprire dettagli nascosti. Neppure i nemici del signore oscuro erano da sottovalutare, poiché, un mezzosangue, avrebbe voluto sapere dove trovare un nascondiglio, per questo, Draco arrivò alla conclusione che i poteri di Areal dovessero rimanere nascosti. Nessuno a scuola doveva saperlo, nemmeno i suoi amici più fidati, dovevano evitare che arrivassero delle voci ai fratelli Carrow.

Ma, poco prima di potersi crogiolare nel pensiero che tutto poteva rimanere segreto, si ricordò del grave errore che aveva commesso, rivelando i suoi dubbi su Areal a Piton, il nuovo braccio destro di Voldemort in persona. Tuttavia riprese a respirare, ricordando che il nuovo preside non credeva affatto nella possibilità che la ragazza fosse davvero una sensitiva.

Dando voce ai propri pensieri, Draco le si avvicinò sussurrando: –Lo puoi nascondere…-

-Non è vero,- sospirò. –Si verrà a sapere.-

-Ti sbagli.-

Lei rimase in silenzio.

-Occlumanzia.- le suggerì.

Areal lo guardò incuriosita.

Lui la lasciò andare ed andò ad appoggiarsi al corrimano delle scale.

-Non credo possa funzionare.-

Draco ghignò –avresti un maestro tutto per te…-

Areal inarcò un sopracciglio. –Ti stai vantando, Draco?-

Lui ridacchiò.

La ragazza guardò la porta della propria casa e pensò, non le dispiaceva apprendere l’arte del nascondere i propri pensieri e sapeva che Draco era bravissimo in questo, ma poteva davvero salvarla?

-In realtà, non credo davvero di essere una sensitiva, ho letto libri al riguardo e non mi sembra il mio caso- disse giocherellando con la collana dorata.

Draco sollevò il capo e la guardò con glaciale freddezza. –Menti. Sei venuta a dirmi ciò che sarebbe accaduto questa sera proprio perché speravi che io capissi cosa sei. Hai sempre avuto questo dubbio, volevi solo qualcuno che ti convincesse che è la realtà.-

Areal lo guardò ad occhi sbarrati per un po’, poi abbozzò un sorriso triste.

Nessuno la capiva meglio di lui.

La ragazza gli si avvicinò fino a fermarsi ad un palmo da lui.

-Ho più di una cosa da nascondere e, se imparare Occlumanzia può impedire che la mia visione si avveri, farò di tutto per riuscirci-

Draco le afferrò con decisione le mani con cui aveva iniziato a giocare con la sua camicia.

-Quale visione?- chiese serio.

Areal sospirò chiudendo gli occhi. –Se Lui mi trovasse, saprebbe benissimo come ricattarmi…-

Quando la ragazza puntò i suoi occhi blu su di lui, Draco ebbe un sussulto.

Era dalla prima visione di Areal che quel dubbio gli toglieva il sonno. Voldemort cercava soldati validi per il suo esercito perché, se mai fosse scoppiata una guerra dentro Hogwarts, persino il signore oscuro aveva bisogno di alunni dalla sua parte. Inoltre, il fatto che la Corvonero fosse così tanto legata a Draco, poteva essere uno svantaggio. Se l’Oscuro cercava talenti validi, talenti che gli permettessero di ottenere presto ciò che voleva, avrebbe trovato le risposte ai suoi problemi in Areal e avrebbe usato lui per ricattarla.

Ed in quel momento, il potere di Areal, gli aveva dato conferma.

Si scostò dal corrimano e poggiandole le mani sulle spalle la guardò intensamente. –Non succederà, non gli permetterò di toccarti-

Areal si scostò. –Parli come se potessi realmente impedirlo-

Il ragazzo rimase ferito dalle sue parole, immobilizzandosi.

La Corvonero si voltò per rientrare, ma lui la fermò.

-Sei rimasta da sola nella tua stanza, giusto?-

-Cosa vorresti dire?- chiese voltandosi verso di lui.

Il ragazzo fece un ghigno. –Sta notte verrò da te!-

-Non sei in grado di entrare.-

-Io ti ho rivelato come entrare nel mio dormitorio, sei in debito. Dimmi la parola d’ordine.-

Sorrise furba. –Non c’è una parola d’ordine!-

Draco inarcò un sopracciglio.

Con lo stesso sorrisino fra le labbra, Areal bussò alla porta e il corvo del battente parve svegliarsi.

-Questa cosa tutto divora: Uccelli, bestie, alberi e fiori. Mastica il ferro e morde l'acciaio.
Riduce in polvere le rocce più dure, uccide i re, distrugge le città
. Ogni legame esso distrugge- gracchiò il corvo.    

-Ma che storia è questa?- Brontolò Draco.

La ragazza gli si avvicinò, fermandosi ad un soffio dal suo viso. –Se davvero saprai entrare, ne sarò felice-

Detto ciò si voltò e tornò a prestare attenzione alla porta. Con lentezza, guardò il ragazzo dietro di lei e, con occhi tristi ma decisi, rispose all’indovinello: -il tempo!-  

Mentre la ragazza spariva all’interno del suo dormitorio e la porta senza maniglie si richiudeva, nella mente di Draco risuonò una sola frase:

Ogni legame esso distrugge: il tempo.

 

Era notte fonda, Area dormiva profondamente, ma qualcosa la risvegliò. Si mise a sedere e l’anomalia nella sua stanza le fu subito chiara.

Nella parete di fronte c’erano due letti singoli divisi dai comodini ma, dov’era lei, i due letti singoli erano diventati un letto matrimoniale su cui si ritrovò seduta.

Si voltò e vide, con ancora la bacchetta in mano, il sorriso soddisfatto di Draco brillare nella penombra.

-Pensavo che così saremmo stati più comodi, e più vicini…-

Areal arrossì. –Hai usato la magia anche per entrare?-

-Per trovare la tua stanza sì- Spiegò, scostandosi dal muro a cui era appoggiato. –Per entrare nella sala comune no-

La ragazza inarcò un sopracciglio. –Ti avrà posto un indovinello facile…-

-Grazie per la fiducia!-  

Draco le si avvicinò, si era già cambiato, indossava solo un pantalone di seta grigio e, senza esitare, si infilò con lei sotto le coperte.

Quando fu a contatto con la pelle fredda del giovane, così vicino a lei, Areal arrossì ancora.

Si distesero e lui la tenne fra le sue braccia.

-Draco, sta sera dormiremo e basta, vero?-

-Certo.- fece lui. –Per chi mi hai preso? Sono venuto qui per proteggerti, non potevo certo lasciarti tutta sola.-

Areal non rispose.

Si sistemeranno meglio, Draco non la liberò dal suo abbraccio permettendole di appoggiarsi al suo petto.

-Ti sei divertito?- gli chiese.

Draco sospirò. –Abbastanza.-

-Non sei felice di aver rivisto i tuoi genitori?-

-Avrei preferito rivederli in altre circostanze…-

Areal fece un cenno.

Dopo qualche secondo di silenzio, il ragazzo prese ad accarezzarle una spalla lasciata scoperta dalla camicia da notte smanicata. La mano di Draco scese anche ad accarezzarle una coscia, ed Areal non ebbe timore di far scorrere le sue unghia sottili sul suo petto scolpito, provocandogli brividi di piacere e, dopo, si mise  su di lui iniziando sensualmente a baciargli il collo e il petto.

L’attimo dopo Draco ribaltò la situazione sovrastandola e tenendole fermi i polsi ai lati del viso.

-Mi hai provocato tu…- le sussurrò, mentre si chinava a baciarla.

-Lo so…-.

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

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Finalmente anche questo capitolo è pronto, spero vi piaccia : )

Grazie ai lettori e a chi ha recensito. Baci, al prossimo capitolo!!

 

 

   
 
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