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Autore: TheOnlyWay    15/04/2013    15 recensioni
«Ora possiamo parlare?»
«Lo sai, vero, che non puoi saltarmi addosso ogni volta che non voglio ascoltarti?»
«Mi diverto con poco, che vuoi che ti dica? E poi saltarti addosso non mi dispiace.»
Sei arrabbiata con lui, ricordatelo, si ripeté June mentalmente. Eppure, per quanto avrebbe voluto prendere Harry a schiaffi e urlargli di andare al diavolo, non riuscì a non sorridere debolmente.
«Comincio a pensare che tu abbia qualche problema con la coerenza, Harry. Sbaglio o poco fa hai detto che non c’era niente di cui parlare?» gli ricordò, un po’ mestamente.
Harry alzò gli occhi al cielo e le liberò i polsi. Tuttavia, non accennò ad alzarsi.
«Mi fai così incazzare, June, che non ne hai idea.»
«Io? Oh, questa è bella.»
«Ci sto provando, okay?» Harry sbuffò, poi si lasciò cadere di lato e si mise a pancia in su. Fissava il soffitto, ma con la mente era altrove.
June lo osservò per un attimo, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Non che fosse facile, perché Harry aveva una mentalità particolarmente contorta, oltre che una testa bacata.
«Voglio che tu ti fidi di me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 12.

 




La sorpresa, alla fine, si rivelò un tavolo apparecchiato alla perfezione per due nella cucina di Harry.
«Ta-dan!» esclamò, facendo un gesto con la mano per indicare il suo operato.
June avrebbe voluto mandarlo a quel paese, perché le aveva fatto pensare chissà che cosa, invece sorrise, intenerita.
«Non sei delusa?» domandò Harry, improvvisamente stupito. June inclinò la testa da un lato, confusa.
«Dovrei?»
«Pensavo ti saresti incazzata, a dire la verità.»
«Perché non mi hai portata al ristorante? Harry, non volevo neanche uscire con te. Credi che il ristorante mi avrebbe fatto cambiare idea?» replicò, mentre si slacciava il cappotto e lo sistemava sulla spalliera della sedia.
In realtà, era rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che Harry non avesse optato per il ristorante. Certo, essere a casa sua era fin troppo intimo, però non era male, doveva ammetterlo. E ancora non aveva fatto niente per metterla a disagio.
«Non volevi? Ora vuoi?» chiese Harry, con un sorriso soddisfatto.
«Non montarti la testa. Ancora non sono sicura di aver fatto bene ad accettare.» borbottò June. In quel momento, suonarono al campanello ed Harry si scusò un attimo e andò ad aprire. Tornò qualche secondo dopo, con due cartoni di pizza in mano.
«Ho ordinato una margherita, spero che vada bene.» posò i cartoni sul tavolo e ammiccò. «Madame, la cena è servita.»
June alzò gli occhi al cielo, poi si sedette e augurò buon appetito.
Mangiarono in silenzio per qualche minuto, dopodiché June decise che era giunta l’ora di chiarire un po’ dei suoi dubbi.
«Harry…» chiamò, notando che Harry sembrava tutto preso dai suoi pensieri.
«Sì, piccola?»
«Perché insisti così tanto, con me?» domandò, schietta. Poi, per mascherare l’imbarazzo, cominciò a tagliare un’altra fetta di pizza.
Harry ci rifletté sopra per qualche istante. Poteva dirle la verità, senza rischiare l’evirazione? Oppure era meglio raccontare la solita storiella, quella che aveva già detto chissà quante altre volte e che aveva convinto altrettante ragazze di un suo interesse? Guardando June, si rese conto che lei avrebbe capito. Che non aveva nemmeno senso provare a mentirle, perché non gli avrebbe mai creduto.
E poi si meritava la verità, visto che praticamente l’aveva costretta a uscire con lui.
«Non sono abituato ad essere respinto. Non mi è mai successo.»
June annuì, mesta. Proprio come aveva immaginato. Harry non aveva un vero interesse per lei, voleva solo essere sicuro che il suo ego gigantesco non venisse scalfito da una ragazzina insignificante. Perché non era certo possibile che una come lei, non troppo bella, tantomeno simpatica, potesse rifiutare lui.
«Capisco.» mormorò, quindi.
La cosa che più la lasciava sorpresa, in realtà, era l’esserci rimasta così male. Sapeva di non piacergli, così come lui non piaceva a lei, ma la verità servita così nuda e cruda l’aveva lievemente messa in crisi.
«No, che hai capito!» Harry agitò le mani, quando si rese conto dell’espressione di June. Sembrava che potesse mettersi a piangere da un momento all’altro, ed era l’ultima cosa che voleva.
«Ho capito alla perfezione, Harry.»
«No, piccola. Non hai capito un cazzo, perché non avevo finito di parlare. Stavo solo cercando le parole giuste.»
Ecco, questo June non se l’era proprio aspettato. Insomma, aveva apprezzato che Harry fosse stato così sincero con lei. Anzi, non era neppure arrabbiata, perché non l’aveva presa in giro. Era stata una cosa in cui l’aveva sottovalutato: pensava che pur di raggiungere il suo scopo le avrebbe detto anche che la luna era fatta di formaggio e invece no, era stato diretto.
«Oh.»
«Già, oh. Quello che volevo dire, è che ho preso questa cosa come una sfida, all’inizio. Perché non mi sembrava possibile che io non ti piacessi.»
«Ma tu non mi piaci, infatti.»
«Sì, certo. Farò finta di crederci. Comunque, farti cambiare idea su di me è diventata una questione di principio. Voglio farti capire che non sono così male come pensi.» spiegò Harry, concentrato.
June annuì. L’aveva già presa in considerazione, l’ipotesi di aver sbagliato idea, però ciò non significava che si sarebbe fidata di lui. Harry continuava a non piacerle, però l’astio che provava nei suoi confronti stava cominciando ad attenuarsi.
In tutta probabilità, le sue provocazioni erano una risposta alla sua acidità. In quello, non poteva dargli proprio torto.
«Ammettiamo per un attimo che io abbia cambiato idea.» cominciò June, punzecchiando una fetta di pizza con la forchetta. Harry annuì, invitandola a continuare.
«E mettiamo per ipotesi che tu mi piaccia. È solo un’ipotesi, non montarti la testa. Cosa faresti?»
«In che senso?» domandò Harry, confuso. Ecco perché June gli piaceva. Sapeva sempre prenderlo in contropiede e parlare con lei non era mai noioso. Era una che sapeva quel che diceva e che non si soffermava solo all’apparenza.
«Segneresti un altro nome sulla tua lista di conquiste e passeresti a un altro giocattolo?»
«Ma che… No!»
«Harry, l’hai detto anche tu che si tratta solo di una sfida. Come potrei fidarmi di te?»
‘Fanculo a lui e a quando aveva pensato che dire le cose come stavano fosse una bella idea. Ma perché cazzo non si era stato zitto?
«Puoi fidarti di me, June.»
«No, non posso. E lo sai anche tu.»
«Non puoi o non vuoi?»
«Non ritorcermi le cose contro, Harry.» borbottò June. Lo sapeva, che avrebbero finito con il discutere. Dopotutto, lei non era una che si faceva scrupoli a dire la verità e detestava le bugie. Perciò o Harry le diceva la verità, oppure se ne sarebbe andata e tanti saluti.
«Senti…» proseguì, quando si rese conto che Harry cominciava a innervosirsi. «Lo so che probabilmente ti sto facendo incazzare e mi dispiace. Ma io ho bisogno di capire. Devo essere sincera? Non ho voglia di stare male. Sono stanca di essere presa in giro e non voglio stare con qualcuno che mi vede come un trofeo. Penso di meritare qualcosa di meglio. Perciò, o parli, o amici come prima.»
«Non siamo mai stati amici.» borbottò Harry.
«Certo, perché sei un cretino.» suo malgrado, June sorrise.
«Forse hai ragione tu.» ammise Harry, infine. «Però mi piaci, piccola. E io piaccio a te, anche se ancora non lo sai. Perciò ti propongo una cosa: proviamo a… frequentarci. Senza ucciderci, magari. Diciamo tutto a Louis, facciamo le cose alla luce del sole.»
«E se dovessi innamorarmi di te? Cosa succederebbe se mi innamorassi e tu ti stancassi di me? Mi ritroverei con il cuore spezzato. No, Harry, mi dispiace.»
Harry sbuffò, spazientito.
«Sei una codarda.»
«Sì, può anche essere.»
«E sei presuntuosa.»
«Sì, ma anche tu non scherzi.» replicò June.
«Grazie.»
«Perciò, be’… Direi che le cose sono abbastanza chiare, no?»
«No, non lo sono. Ma come primo appuntamento direi che è andato abbastanza bene, no? Non ci siamo neanche accoltellati!»
June alzò gli occhi al cielo.
«Immagino che questo significhi che non mi lascerai in pace.» concluse, un po’ divertita.
Harry sorrise, poi scosse la testa.
«Te l’ho detto, piccola. Ottengo sempre quello che voglio.»
Meglio non insistere, si disse June. O avrebbe finito per convincersi che Harry non avesse poi tutti i torti. E non era proprio il caso.
«Sai cosa vorrei io, invece?» domandò, ammiccante. Harry la guardò.
«Sentiamo, sono curioso: che io sparissi dalla faccia della terra? Che smettessi di parlarti? Che lasciassi perdere?» elencò, sarcastico.
«No, il dolce.»
Decisamente strabiliato, Harry scoppiò a ridere. Non se l’era aspettata, quella. Ancora una volta, June aveva dimostrato di essere imprevedibile. Cominciava a pensare che non si sarebbe mai stancato di parlare con lei.
«Be’, il dolce non ce l’ho.» confessò. Aveva pensato a tutto, ma quell’unico dettaglio gli era proprio sfuggito di mente. Ed ora?
«Stai perdendo punti, Harry.» scherzò June.
«Ho della Nutella, forse.»
«Andata.»
«Davvero? E con cosa la mangiamo?»
«Con i cucchiaini, tonto.»
«Se non la smetti non ti do il tuo regalo.» disse Harry, mentre si alzava e cercava il barattolo di Nutella nella credenza. Quando lo ebbe trovato, lo appoggiò sul tavolo e prese i cucchiaini dal cassetto.
«Andiamo di là, ci vediamo un film.» annunciò, avviandosi in salotto senza nemmeno aspettare June.
D’altro canto, lei era troppo stordita per fare qualsiasi cosa. Quando si accorse di essere rimasta sola, si affrettò ad alzarsi e seguì Harry in salotto.
«Mi hai davvero preso un regalo?» domandò, incredula.
Harry annuì, poi le passò un cucchiaino e aprì il barattolo.
«E dov’è?»
«Ma non volevi la Nutella?» replicò Harry, affondando il cucchiaino nel barattolo.
«Il regalo! Dai, dai, dai. Il regalo!» saltellò, tirando Harry per la manica della giacca.
Lui sorrise, poi annuì.
«Ad una condizione.»
«Tu e le tue condizioni del cavolo. Cosa vuoi? Un bacio, uno spogliarello, una danza caraibica?»
«No, scegliere il film.»
E con questo, June accantonò definitivamente la pessima idea che si era fatta di Harry. Era un idiota, e un dongiovanni e probabilmente l’avrebbe solo presa in giro. Ma le aveva fatto passare una bella serata e aveva rispettato i patti: niente situazioni che l’avrebbero messa a disagio, niente battutine, niente di niente.
Perciò almeno una piccola vittoria poteva concedergliela.
«E va bene.» concesse, infine.
«Aspetta qui, arrivo subito.» Harry si alzò e salì al piano di sopra. Tornò un paio di minuti dopo.
Tra le braccia, aveva il peluche di un coniglio gigante, con il pelo dorato e due grandi e dolci occhi color cioccolata.
«Ho pensato che potrebbe fare compagnia a Pistacchio.»
June spalancò gli occhi e si alzò. Si avvicinò ad Harry, un po’ tremante e quasi commossa. Lui si ricordava il nome del suo peluche preferito, nonostante l’avesse sentito solo una volta. Era stato un gesto così dolce e così inaspettato, che ci mise un po’ prima di ritrovare le parole.
«Non dovevi farlo, chissà quanto ti sarà costato…» mormorò, prendendo il peluche in braccio. Harry sorrise.
«Non mi è costato niente. È mio, ce l’ho da quando ho due anni.» spiegò, osservando il coniglio con evidente affetto. June lo posò sul divano, con delicatezza, poi fece l’ultima cosa che credeva avrebbe mai fatto e gettò le braccia al collo di Harry.
Lui, troppo sorpreso per dire qualsiasi cosa, la strinse a sua volta.
«È bellissimo, grazie.»
«Figurati, piccola.» Harry le accarezzò la schiena con dolcezza, poi si separò. Gli stava venendo voglia di baciarla, ma era certo che, se l’avesse fatto, avrebbe rovinato il momento. E non ne aveva la minima intenzione, perché stava vedendo un lato di June che gli piaceva da impazzire.
«E tratta bene il mio Mr. Carota.»




***





Ecco qua il famoso appuntamento!
Che ne pensate? Vi è piaciuto? Avete visto che le cose tra Harry e June cominciano a cambiare?
Okay, troppe domande, scusate AHAHAHAH
niente, spero che il capitolo non vi abbia deluso e non vedo l'ora di sapere che ve ne è sembrato :)
Ora vado, però, perchè sono di fretta ^^
Vi adoro <3

 
 
 
 
   
 
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