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Autore: Hylia93    15/04/2013    7 recensioni
Dopo aver letto tante ma tante ff, provo a scriverne una anch'io, la mia prima Dramione!
Siamo al quinto anno, ma c'è qualche differenza. Voldemort non è rinato, perché Silente è riuscito ad impedire che Harry (e di conseguenza anche Cedric) usasse la passaporta, ossia la Coppa del Torneo Tremaghi. Tuttavia, Voldemort non è ancora morto del tutto e forse nasconde più di quanto si pensi. L'atmosfera è all'apparenza più tranquilla a Hogwarts, più serena. Sarà un altro anno pieno di peripezie o riusciranno, finalmente, a vivere un anno da adolescenti? Le due cose, in realtà, sono complementari! :)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Ciao a tutti/e!
Volevo dedicare questo capitolo alla mia migliore amica, AvieHudson,
che oggi compie gli anni e diventa sempre più vecchia :3 Grazie, anche perché
sei tu che mi hai fatto conoscere EFP e soprattutto le Dramione...  Spero che ti piaccia
caVa e soprattutto che le scene siano di tuo gradimento :P Volevo anche ringraziare ancora una 
volta chi mi segue, con estrema pazienza, chi mi mette tra i preferiti, tra i ricordati, e soprattutto chi 
recensisce, perché non potete capire quanto può far piacere leggere delle opinioni sulla propria storia :)

I sense there's something in the wind 
That seems like tragedy's at hand 
And though I'd like to stand by him 
Can't shake this feeling that I have 
The worst is just around the bend 

"Sally's Song", Amy lee.

Capitolo 33, "Caos post-festa."

Era incredibile come lei non si accorgesse di niente.
Più ci pensavo e più mi era difficile capacitarmi di come avesse fatto a non notare il modo in cui le mie mani la sfioravano, la preoccupazione che mi assaliva ogni volta che la vedevo distratta o sovrappensiero e il respiro accelerato quando si avvicinava. Mi aveva lasciato a dir poco basito, con quelle poche parole. 
C'è che tu giochi con me, Draco, mentre io non ho altrettanto potere su di te.
Ci era mancato poco che non scoppiassi a ridere, prendendola per una battuta.
Eppure Blaise non faceva altro che dirmi che i miei sentimenti erano più che evidenti, che dovevo stare attento o lo avrebbero capito tutti.
Non che io non mi fossi accorto delle sue reazioni, ma questo perché lei era sempre stata una persona assolutamente trasparente. Avevo notato la sua attrazione già da un po' e l'avevo sfruttata a mio favore sin dall'inizio, mentre ora provocarla era un gioco deliziosamente divertente. D'altronde, non mi avevano smistato a Serpeverde solo per il mio cognome…
Ma ciò che mi aveva realmente fatto assumere quell'espressione da pesce lesso era che persino la leonessa Hermione Granger aveva dei momenti di debolezza. Il fatto che fossi io a causarli, poi, gonfiava enormemente il mio ego, anche se vedere quella tristezza nei suoi occhi mi aveva fatto mancare l'aria.
Verso le tre del mattino l'avevo riaccompagnata quasi fino all'entrata del suo dormitorio per evitare che girasse di sola per i corridoi ed incontrasse studenti ubriachi appena usciti dalla Sala Comune dei Tassorosso. Avevo partecipato a numerose feste di quel tipo e sapevo come andavano a finire: ero stato spesso "obbligato" a sorreggere Blaise che, dopo innumerevoli bicchieri di Firewhisky, cominciava a girare senza meta per il castello in cerca del fantasma di "quello schianto" di Elena Corvonero.
Poi, ritrovarmi da solo in quel letto poco prima occupato dal calore del corpo della mezzosangue, era stato orribile, ma per lo meno il suo odore era ancora lì.
- 'Sera Drà… - biascicò Blaise, entrando nel dormitorio con una bottiglia di Burrobirra in mano e lo sguardo vacuo. Presi una sigaretta e l'accesi, alzando lentamente gli occhi su di lui. Il gilet nero che portava slacciato era scomparso, la camicia pagata chissà quanti galeoni era tutta spiegazzata e per metà fuori dai pantaloni. Ma il dettaglio che stonava di più erano decisamente i capelli: verdi.
- Cambio di look, Blaise? - sogghignai, osservandolo mentre zoppicando tentava di raggiungere il letto. Mi sorpresi che fosse riuscito a tornare senza il mio aiuto, questa volta.
Lui mi guardò confuso e si sedette finalmente sul letto, levandosi con poca grazia le scarpe.
- Che vuoi dire Drà? - borbottò con tono piatto.
Sghignazzando gli indicai lo specchio appena sopra la cassettiera, godendomi appieno il momento in cui si girò e osservò il suo nuovo colore di capelli. Sbarrò gli occhi, portandosi lentamente le mani su quella che un tempo era stata la sua deliziosa chioma corvina, tanto brillante da attirare femmine da ogni dove.
- Fa qualcosa… Drà? Per favore, fa qualcosa… Non posso andare in giro così…- cominciò a mormorare, gli occhi che si spalancavano sempre di più e le mani che continuavano a muoversi in quel prato verde che era fiorito sulla sua testa.
Presi la bacchetta e tentai qualche incantesimo, ma non ero mai stato molto bravo in Trasfigurazione. Notando che, però, non succedeva proprio niente di niente, mi venne un dubbio.
Prima che potessi esprimerlo qualcuno ci pensò al posto mio.
E' tinta babbana, Blaise, non si toglie con gli incantesimi. - mormorò Theodore, entrando e chiudendo la porta dietro di sé. Lui era sicuramente in una situazione migliore, ma portava addosso le evidenti prove della festa appena conclusa. Non mi rivolse neppure lo sguardo e si rintanò in bagno, lasciando Zabini con gli occhi e la bocca spalancati in cerca di parole per esprimere il suo disappunto. 

Cominciavano a piacermi il verde e l'argento, e questo non era affatto positivo.
Beh, in realtà il verde mi era sempre piaciuto, ma quello chiaro, dei prati e degli alberi, mentre ora non facevo altro che associarlo alle tende del baldacchino di Draco e all'argento dei suoi occhi.
Mi portai una mano alla fronte quando mi accorsi di aver trasfigurato il mio delizioso maglione beige in uno verde scuro con le rifiniture argentate.
Cosa diavolo mi stava succedendo?
Visto che c'ero, feci lo stesso con le ballerine nere e mi infilai quella roba senza pensarci troppo. Possibile che vendendomi vestita così tutti riuscissero a capire il perché di quei colori? Nessuno sarebbe stato così sveglio e così malizioso da pensare una cosa del genere.
Uscii dal dormitorio silenziosamente, tentando di non svegliare Lavanda e Calì che dopo un'evidente serata di festeggiamenti tentavano di riprendersi, e mi diressi verso la Sala Grande per fare colazione. Mi ero svegliata incredibilmente tardi per i miei standard quindi pensai che, probabilmente, anche Ron e Harry sarebbero stati lì. Girai l'angolo e mi fermai appena in tempo prima di scontrarmi con uno stranamente allegro Theodore Nott.
- Ciao, Theo. - mormorai, allontanandomi da lui e facendogli un cenno con la mano. Lui sembrò dapprima non vedermi, poi risvegliarsi improvvisamente.
- Oh, ciao Hermione. - rispose, sorridendo. Era diverso dall'ultima volta con cui ci avevo parlato, sembrava dimagrito e i suoi occhi avevano una strana luce. Aveva forse a che fare con quello che era successo con Draco?
Stavo per riprendere a camminare per la mia strada quando aprì di nuovo bocca, facendomi bloccare all'istante.
- Vai a trovare Draco in infermeria? - chiese con indifferenza, accennando un sorriso di circostanza.
Spalancai gli occhi, incapace di muovere un solo passo.
- Cosa? - sussurrai, sperando ardentemente di aver frainteso le sue parole.
- Oh. Pensavo lo sapessi. - disse, aggrottando le sopracciglia.
- Sapere cosa? - chiesi, avvicinandomi a lui e cercando di reprimere la voglia di prenderlo per la cravatta e stringerla fino a che non mi avesse detto tutto.
- Che si sono picchiati, stamattina, lui e Weas… - mormorò, mentre con gli occhi cercava di catturare i miei. Non aspettai neanche che completasse la frase: cominciai a correre verso l'Infermeria cercando di prepararmi già in testa tutti gli insulti possibili immaginabili da rifilare prima all'uno e poi all'altro senza distinzione alcuna.
Arrivai alla porta con il fiatone e la spalancai senza troppe cerimonie.
Sul primo letto, a sinistra, Ron era seduto con una fasciatura sull'avambraccio e sulla mano e un taglio sotto il mento. Non appena il suo sguardo si spostò su di me sbiancò, deglutì e abbassò gli occhi.
Passai oltre, ripromettendomi ovviamente di sentire la sua versione ma rassicurata dal fatto che stesse abbastanza bene, in cerca di quel dannato biondino. Lo trovai due letti più giù, sulla destra. In realtà le tende erano chiuse, ma la sua voce strascicata era inconfondibile.
- Dio, fa male… Rimarrà la cicatrice? - stava chiedendo, probabilmente ad una scocciatissima Madama Chips.
Spostai le tende e lo guardai con gli occhi ormai ridotti a due fessure. Anche lui era seduto sul letto e si tastava preoccupato un taglio sulla guancia. Per il resto, stava perfettamente bene. 
Anche meglio di Ron, pensai con stupore. In fondo lui era più minuto e avevo sempre pensato che in un confronto fisico avrebbe avuto la peggio. Mi sorpresi ancora di più constatando che io avevo già preso in considerazione una situazione del genere…
Lui si girò verso di me e vidi il suo volto, già abbastanza cinereo di suo, farsi ancora più pallido. Deglutì, mi squadrò da capo a piedi e vidi un ghigno soddisfatto nascere sul suo viso. Poi, senza dire una parola, si rigirò verso Madama Chips.
Era furbo, non potevo fargli scenate davanti a tutti senza che cominciassero a porsi delle domande. Mi voltai, colma di rabbia, e mi diressi verso il punto di sfogo più vicino.
- Ronald. - sibilai, prendendolo per un braccio e trascinandolo fuori senza ascoltare i suoi lamenti sul fatto che l'avevo afferrato esattamente dove era stato bendato. Lo portai in uno stanzino e chiusi la porta, girandomi verso di lui in attesa di spiegazioni.
- Sto bene, grazie per l'interessamento. - disse, incrociando le braccia al petto.
Alzai gli occhi al cielo e lo inchiodai con lo sguardo, facendolo indietreggiare mentre il suo portamento da offeso cominciava pian piano a sgretolarsi.
- Lo vedo che stai bene, Ronald, non rigirare la frittata. Cosa diavolo è successo? - sbottai, assottigliando lo sguardo.
- Ma niente… una stupidaggine, cioè, stiamo bene… - tergiversò, tentando in tutti i modi di evitare i miei occhi. Rendendosi conto che di questo passo saremmo stati lì tutto il giorno, ritrattò la sua precedente versione.
- Harry è andato a fare colazione con Ginny, o almeno così mi ha detto. Ovviamente quando sono arrivato in Sala Grande lui non c'era e chissà dove diavolo si sarà cacciato con mia sorella… Quando lo vedo lo… - borbottò, stringendo i pugni.
- Arriva al punto. - sibilai, avvicinandomi appena.
- Si beh, non c'era e quindi sono andato a cercarlo in giro e ho visto Malfoy uscire tutto trafelato da un'aula del terzo piano. - disse, poi si bloccò. Mi guardò implorante, ma incontrando il mio sguardo capì che non era aria e continuò, - Dietro di lui è spuntata fuori… la Parkinson. E quando l'ho visto… mi è salito il sangue al cervello e non ci ho visto più così l'ho raggiunto. Lui non mi aveva visto all'inizio e io l'ho chiamato, si è girato e gli ho dato un pugno in faccia… Quanto tempo era che volevo farlo… Ma poi si è scagliato su di me e a me ancora facevano male le nocche per il pugno, vedi? Sono fasciate, me ne sono rotte due… - sciorinò, alzando il pugno per farmi vedere la ferita di guerra.
Io mi ero fermata a "Parkinson".
Non riuscivo a parlare, o muovermi, o pensare. Non vedevo neanche più Ron. L'unica cosa che occupava il mio cervello era l'immagine di Draco in compagnia di quell'imbecille di Pansy Parkinson.
Evidentemente Ron si era sbagliato… Non poteva essere che lui avesse qualche tipo di relazione con lei, non dopo quello che era successo la sera prima.
Eppure lui era sempre Malfoy.
E quella era sempre la Parkinson, e aveva una certa fama.
E io non ero altro che la Granger, insopportabile so-tutto-io che non sapeva interagire col genere maschile.
Indietreggiai fino a una sedia e mi ci lasciai cadere, le mani tra i capelli.
Abbassai gli occhi e il mio umore peggiorò: avevo ancora quello stupido maglione verde addosso.
- Herm? - mi chiamò Ron, avvicinandosi lentamente e accucciandosi accanto a me.
- Sicuramente ti sbagli. Avrà una spiegazione, sono sicura. - dissi, alzando lo sguardo e incontrando il suo troppo compassionevole per i miei gusti.

Quando una giornata comincia male, stai pur certo che non migliorerà.
Mi ero svegliato con le urla di Blaise atterrito dalla sua immagine riflessa dopo che la sbronza gli aveva fatto momentaneamente dimenticare il suo nuovo colore di capelli. Aveva cominciato a piagnucolare sul fatto che così non avrebbe rimorchiato neppure una Tassorosso, che questo proprio non lo meritava, che avrebbe a tutti i costi ricostruito ciò che era successo la sera precedente per rintracciare il colpevole di quella malefatta. Io avevo cercato di ignorarlo, pigiandomi il cuscino sulla faccia e aspirando l'odore della mezzosangue a pieni polmoni. Neanche questo era servito dal momento che, sentendosi ignorato, Blaise mi aveva buttato letteralmente giù dal letto pretendendo che io risolvessi la situazione. Come se non fossero bastate le sue paturnie, qualcuno aveva bussato alla porta del dormitorio, al che l'Idiota mi aveva intimato di aprire la porta perché sicuramente era Nott che aveva trovato una soluzione al disastro verde che continuava a chiamare "capelli".
Il fatto che al posto di Theodore mi ero ritrovato davanti Pansy Parkinson non aveva fatto risollevare il mio umore. Mi aveva squadrato da capo a piedi, arrossendo e cominciando a ridere sotto i baffi dato che non avevo avuto il tempo di indossare altro sopra i boxer. Non era servito a molto chiuderle la porta in faccia e vestirmi prima di permetterle di aprire bocca, ormai il danno era fatto: la mia giornata sarebbe stata un disastro.
Tutto ciò, ovviamente, non era abbastanza.
Evidentemente stavo pagando per tutte le volte che ero stato stronzo nel corso della mia vita.
Pansy mi doveva dare "qualcosa di estremamente importante", così mi aveva trascinato lontano dagli occhi bionici di Blaise fino ad un'aula vuota al terzo piano, senza risultare minimamente piccata dai miei continui sbuffi e lamenti.
Aveva aperto la porta, mi ci aveva spinto dentro in malo modo e senza darmi il tempo di mandarla a quel paese mi aveva messo in mano una lettera di mia madre che le era stata consegnata a sua volta da Piton. Al che mi ero domandato perché non me l'avesse potuta dare senza rinchiudermi in un'aula deserta.
Pessima domanda.
La risposta era arrivata qualche secondo dopo, quando aveva cercato di saltarmi addosso come farebbe un puma affamato con la sua preda. Ero rimasto piuttosto stupito da come riuscisse a rimanere artigliata alle mie spalle nonostante io fossi molto più forte di lei e tentassi di scrollarmela di dosso con palese fastidio. Ipotizzai che quello fosse l'unico modo in cui era riuscita ad accalappiare i ragazzi finora e dunque si era potuta esercitare negli anni.
Comunque, ero riuscito a staccarmela di dosso appena prima che riuscisse a baciarmi e dopo averle detto chiaramente che non avrebbe più dovuto farlo se fosse voluta rimanere in vita, ero uscito dall'aula.
Ed era a questo punto che avevo pensato di andare a colazione.
Niente di più sbagliato.
Un pugno in faccia da quel deficiente di Weasley me l'aveva impedito e ora la mia guancia rischiava di essere seriamente deturpata a causa di quel pezzente.
L'unica nota positiva della giornata era stata quando avevo visto la mezzosangue vestita di verde e argento con una deliziosa espressione infuriata in volto.
Allora non sapevo, tuttavia, che la pessima giornata era appena agli inizi.
Beata ignoranza.
Uscii dall'infermeria con l'intento di trovare la Granger e tentare di stemperare la sua irritazione per la zuffa con il rosso, di cui tra l'altro non avevo ancora compreso il fattore scatenante. Blaise mi aspettava in corridoio, ancora verde come una zucchina e l'espressione imbronciata.
- Hai pensato ad una soluzione per i miei capelli, spero. - mi accolse, cominciando a camminare accanto a me.
- No, ma puoi chiedere alla Granger, se la trovi. Se la tinta è babbana, lei ne saprà sicuramente più di me. - mormorai, sperando che almeno con questa scusa mi aiutasse a cercarla.
Quello che rispose, però, mi gelò il sangue nelle vene.
- Allora dobbiamo solo aspettare che finisca di parlare con lui. - sussurrò Blaise di rimando, guardando dritto davanti a sé con gli occhi spalancati.
Alla fine del corridoio, Hermione sorrideva apertamente a Theodore Nott.
Erano decisamente troppo vicini, per i miei gusti. Erano eccessivamente vicini anche quando si trovavano nei rispettivi dormitori, in realtà, ma questo era un dettaglio.
Notai che le loro mani quasi si sfioravano mentre chiacchieravano e abbandonai le mani lungo i fianchi.
Vidi quel verme di Nott sorriderle e serrai i pugni.
Guardai Hermione poggiargli una mano sulla spalla e affondai le unghie nei palmi.
- Fermo, Draco. - mi intimò Blaise, notando la mia tensione, - picchiarlo non servirebbe a niente. -
Non ero affatto d'accordo, ma non mi sentivo dell'umore giusto per spiegarglielo.
Non appena lei si voltò, mi girai e mi diressi verso il sotterraneo. 

Non solo era uscito da un'aula con la Parkinson e aveva picchiato Ron, adesso era anche arrabbiato. Possibile che i maschi funzionassero al contrario?
Salutai Nott e mi diressi verso il cactus che sostava spaesato in mezzo al corridoio.
- Blaise, cambio di look? - chiesi, osservando quelli che fino al giorno prima erano splendidi capelli corvini. Mi lanciò un'occhiataccia prima di parlare.
- State diventando troppo simili tu e Malfoy. - borbottò, - Comunque proprio te cercavo. - aggiunse, con un sorriso smagliante.
Lo guardai interrogativa, chiedendomi cosa avessi fatto di male per essere l'oggetto delle ricerche di Blaise Zabini.
- Come mi hai fatto gentilmente notare, i miei capelli sono verdi. Non chiedermi come e tantomeno perché, sai, storia lunga… Comunque è una tinta babbana. Cosa faccio, ora? - mi domandò, con estrema serietà, come se si trattasse di una questione di vita o di morte. Trattenni a malapena una risata e mi schiarii la voce prima di parlare.
- Peccato, il verde ti dona… Comunque basterà una tinta nera. Non sarà proprio il tuo colore all'inizio ma piano piano tornerà quello di prima. - risposi, basita al solo pensiero del tipo di conversazione che stavo avendo e con chi la stavo avendo.
- Bene, procuramela se puoi, io non saprei dove cercarla… E vai a cercare Draco, è furioso con te. - aggiunse, sorridendomi e sgusciando via alla velocità della luce.
Io dovevo cercare lui, dopo quello che era successo?
Neanche per sogno, non avevo fatto niente di male.
Girai i tacchi e mi diressi, affamata, in Sala Grande. 

Entrai nel dormitorio e sbattei la porta dietro di me.
Che cosa voleva quell'idiota di Nott da Hermione?
E perché diamine lei non lo aveva allontanato?
In realtà, pensai, la mezzosangue non sapeva nulla di quello che era successo tra noi.
Non sapevo come comportarmi, anche perché l'unica cosa che avevo voglia di fare era affatturare Theodore e tenerlo lontano dalla mia ragazza, dato che con le parole non avevo ottenuto niente.
Mi buttai sul letto, sfinito ancora prima di pranzo, e vidi la lettera ancora chiusa sul comodino.
Allungai una mano e ruppi il sigillo, immergendomi nell'elegante calligrafia di mia madre.

Draco, tua zia Bellatrix ci ha informato sulla data. 
Tornerai a casa una settimana prima dell'uscita 
a Hogsmeade e da qui ti verrà a prendere lei.
Andrà tutto bene, vedrai. 
Tieniti stretta Hermione.
Narcissa Malfoy

Deglutii, terrorizzato. 

   
 
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