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Autore: emotjon    16/04/2013    13 recensioni
Lei, Veronica Adams. 18 anni. Liceo appena finito. Lunghi capelli neri, liscissimi, fino alla vita, e degli occhi verdi in cui perdersi. Bellissima. Non secondo lei. Lei, che si vede brutta, grassa, piena di problemi. Lei che risparmia da una vita per una vacanza a New York con la sua migliore amica.
Loro, i One Direction. In particolare lui, Zayn Malik. C'è da dire altro??
Buona lettura. F.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*preparate i fazzoletti, non sarà tutto rose e fiori*
 

A Mattia, che nonostante tutto continua a leggermi.
Vorrei dire che ti voglio bene, ma sarebbe una bugia.
E non mi piace mentirti.
xx

 

Capitolo 24.

31 maggio 2013
 

Mi svegliai con un terribile mal di schiena, come succedeva da un mese e mezzo ormai. Ero diventata delle dimensioni di una palla e arrancavo a fatica dal divano alla stanza del piano terra di casa di Zayn, a Londra. Arrancavo, cercando disperatamente di non rotolare.
“Ahi”, borbottai cercando di mettermi a sedere.
“Buongiorno, piccola balenottera!”. Sorrisi, vedendo la mia migliore amica entrare nella mia camera da letto con un vassoio pieno di ciambelle. “Ecco, mangia… o mia nipote nascerà minuscola, unito al fatto che è figlia di Malik…”.
Scoppiai a ridere, vedendo Alice rabbrividire per finta.
“Grazie per la colazione. Zayn?”, le chiesi dopo un attimo, facendomi tirare su a sedere, con molta fatica. Mi legai i capelli e presi un morso di ciambella, aspettando che Alice mi rispondesse.
Ciambella straordinaria, detto tra noi.
“In sala di registrazione con gli altri, da stamattina alle nove”, aggiunse con un mezzo sorriso. “Sono le undici e mezza, hai dormito una cifra”, mi disse poi sorridendo, e guardando la mia pancia. “Posso toccarla?”.
Chiusi gli occhi per un istante.
Aspettavo che me lo chiedesse dal primo giorno. Non l’aveva mai toccata, e io avevo capito il perché solo la notte del mio compleanno, quando mi aveva confessato di star male per il bambino che aveva perso. Quando mi aveva detto che in ogni bambino vedeva il figlio di Harry.
Riaprii gli occhi, annuendo. Poi le presi una mano e la posai tra il seno e l’ombelico, e nello stesso istante Lilian scalciò, facendo sussultare Alice, che dopo un attimo iniziò a piangere. “Tutto a posto?”. Lei annuì, continuando a tenere la mano sulla mia pancia e sorridendo tra le lacrime.
“Che figata…”, mormorò dopo un attimo, sentendo scalciare di nuovo.
Risi, scompigliandole i capelli. “Vieni qui”, mormorai tirandola a me per un abbraccio. “Sono contenta che tu l’abbia sentita”, aggiunsi accarezzandole la schiena. “E sarei onorata se le facessi da madrina”.
Per tutta risposta Alice si alzò dal letto e iniziò a saltellare sul posto battendo le mani, con le lacrime agli occhi. Risi, scuotendo la testa, ma mi bloccai sentendo una fitta al basso ventre.
“Aiutami ad alzarmi”, mormorai con una smorfia tenendomi la pancia. Una volta in piedi, quasi non mi sentii svenire. “Non andare nel panico, ma mi si sono rotte le acque”, dissi a Alice, che sgranò gli occhi. “Respira, e chiama un’ambulanza”.
“Io, non so…”.
“L’ambulanza, Alice”, boccheggiai, una mano sulla pancia. “E chiama Zayn”.
 
POV ZAYN.
Eravamo in sala di registrazione da più di due ore, ma senza riuscire a fare niente. Io ero distratto per via di Veronica, Louis mandava sms a Eleonor da più di un’ora e Niall… beh, lui si stava per fiondare su un panino, quando Paul entrò il sala, con un’espressione strana sul volto.
“Ragazzi, mi ha chiamato Alice… voleva contattare te, Zayn, ma…”.
“Ho il telefono spento, che è successo?”, lo interruppi passandomi una mano tra i capelli. Veronica avrebbe partorito a giorni, cazzo. “Che cazzo è successo?”, ripetei a voce più alta, vedendo che Paul non mi rispondeva.
“A Veronica si sono rotte le acque, stanno andando in ospedale”, mi disse dopo un attimo. “Ma dovete registrare…”. Risi, una risata amara. Stava scherzando? “Potrei licenziarvi”.
“Beh, fallo”, mi anticipò Liam alzandosi dal suo sgabello e aprendomi la porta dello studio. “Muoviti, guido io”, aggiunse con un mezzo sorriso. “Licenziaci Paul, ma sapevi benissimo che prima o poi Veronica avrebbe partorito… cosa farai quando partorirà Eleonor?”.
“Io…”.
“Oh, chiudi il becco”, dissi reprimendo un sorriso e uscendo di lì.
Mezz’ora dopo Liam stava parcheggiando in seconda fila di fronte all’ospedale e quando scesi dall’auto e vidi Alice correrci incontro mi sentii meglio. Finché non mi accorsi che aveva le lacrime agli occhi.
“Che è successo?”, le chiesi abbracciandola.
Lei si asciugò una lacrima e mi guardò negli occhi. “L’hanno dovuta intubare, ci sono complicazioni… ma la bambina sta bene, ho chiesto che ti aspettassero per farla uscire…”.
“Grazie”, mormorai, un attimo prima di correre verso gli ascensori. E al piano di sopra quasi non mi schiantai contro un’infermiera. “La mia ragazza è stata ricoverata, Veronica Adams”.
“E’ in sala operatoria”, mi rispose, arrossendo. “In fondo al corridoio”, aggiunse indicando alla sua destra e abbassando lo sguardo. Biascicai un “grazie” e arrivai in fondo al corridoio, dove un’altra infermiera mi fece indossare un camice e mi fece entrare in sala operatoria.
Mi portai una mano alla bocca, vedendo l’amore della mia vita intubata.
“Avete già deciso il nome?”, mi chiese un medico, mentre mi avvicinavo a Veronica e le prendevo una mano. Annuii appena portandomi la sua mano alle labbra e lasciandoci un bacio.
“Si riprenderà vero?”, chiesi al dottore, non riuscendo a trattenere una lacrima.
“Prima pensiamo a far uscire…”.
“Lilian”, mormorai in un soffio. “Posso dirle una cosa?”, chiesi poi al medico. Lo vidi annuire e uscire dalla sala, seguito dalle infermiere. “Dimmi che questo è solo un brutto scherzo, piccola”, mormorai posando le labbra sulla sua fronte. “Dimmi che potrò rivedere i tuoi occhi, il tuo sorriso…”.
Con la coda dell’occhio vidi Liam entrare, allora diedi un bacio sulle labbra alla mia ragazza. “Zayn, devono far nascere la bambina”, mormorò facendo per tirarmi via da lei.
“Ti amo, bellissima”, mormorai dandole un bacio sulle labbra e uno sull’ombelico, come facevo sempre da sette mesi a questa parte. Dopodiché lasciai che Liam mi trascinasse fuori di lì, e scivolai contro il muro, piangendo.
Chiusi gli occhi, accorgendomi appena della presenza di Liam e Eleonor al mio fianco. Poi mi venne in mente una cosa, e tirai fuori il telefono, ma il mio migliore amico mi bloccò prendendomi una mano.
“Abbiamo già avvertito Jason, sua madre e le sue cugine”, mi disse Eleonor stringendomi una mano. “Ah, ho fatto quello che mi avevi chiesto, ma…”. La bloccai con un’occhiataccia e lei sbuffò. “Sto solo dicendo che hai organizzato tutta la tua vita con lei e ora… dico solo quello che ci ha detto il medico, che potrebbe non farcela”.
Posai la testa contro il muro, chiudendo gli occhi.
“Lei è forte”, mi sussurrò Liam stringendomi la mano dall’altra parte. “Ce la farà, okay? Non pensare nemmeno all’eventualità che non possa farcela”, aggiunse dopo un attimo, facendomi riaprire gli occhi.
“Grazie, Liam”, mormorai ricambiando la stretta sulla sua mano.
 
“Zayn”, mi sentii chiamare dopo un’eternità. Dovevo essermi addormentato, ma saltai su non appena sentii la voce di Jason. E quando mi accorsi che il fratello della mia ragazza aveva pianto, quasi non mi cadde il mondo addosso. “Lilian sta bene…”.
Mi alzai in piedi, ma il fatto che avesse parlato prima della bambina invece che di Veronica… mi fece sprofondare il cuore nel petto. “Veronica…”, mormorai. Mi tremavano le gambe.
E cedetti quando vidi Jason scuotere la testa.
Mi accasciai contro il muro, le mani sul viso.
“Zayn…”. A quel punto, tra le braccia della madre di Veronica, ero in lacrime, singhiozzi compresi. Non ero riuscito a trattenermi. “Zayn, puoi entrare per salutarla”, mi sussurrò, prendendomi il viso tra le mani e asciugandomi le guance. “Devi essere forte… lei avrebbe voluto…”.
Mi allontanai e diedi un pugno contro il muro, sfondando il cartongesso.
Poi mi ricordai di Liam. “Dov’è Liam?”, chiesi, passandomi una mano tra i capelli. Claudia, di cui non mi ero nemmeno accorto, mi prese per mano e mi portò fino in fondo al corridoio. E quando vidi la scritta nursery capii. “Grazie, Clà”, mormorai abbracciandola.
“Non fare cazzate, Malik”, mormorò prendendomi per i polsi.
“Non te lo posso promettere”, mormorai, sforzandomi di non ricominciare a piangere. Ed era vero, non potevo promettere alla cugina della mia ragazza morta che non mi sarei tagliato.
“Fallo per lei… devi prenderti cura dell’unica parte di lei che ti è rimasta”.
Le rivolsi l’ombra di un sorriso e entrai nella nursery, e quasi non ripresi a piangere vedendo il mio migliore amico con mia figlia in braccio. “Ehi, guarda chi c’è… ciao papà”, aggiunse rivolto a me, ma continuando a guardare Lilian. “Vuoi andare da papà?”.
In qualche modo il suo scherzare con mia figlia riuscì a farmi sorridere.
E in un attimo avevo uno scricciolo tra le braccia, cosa che mi fece ricordare quando da piccolo presi Safaa in braccio per la prima volta. E anche se mia figlia era nata da appena un paio d’ore, mi sembrò di vedere Veronica.
Lo stesso lampo negli occhi, anche se ancora non si distingueva il colore. In fondo pregavo che fossero i suoi. “Sei bellissima, come la tua mamma”, mormorai dandole un bacio sulla nuvola di capelli nerissimi. “E’ bellissima”, aggiunsi guardando il mio migliore amico.
“E’ uno spettacolo”, confermò sorridendo, ma con gli occhi lucidi.
“Sei già stato da lei?”, gli chiesi rimettendo Lilian nella sua culla. Liam scosse la testa. “Entreresti con me?”, aggiunsi una volta fuori dalla nursery. “Non ce la farei a stare con lei, ho già rovinato il muro del corridoio…”.
Liam rise. Non la solita risata, vista la tristezza che doveva provare.
“Certo che vengo con te, la salutiamo insieme…”.
“Ah, un’altra cosa… so che non è il momento adatto”, mormorai mentre tornavamo verso la sala operatoria. “Ma vorrei che facessi da padrino a Lily”, aggiunsi fermandomi per guardarlo.
“Sarebbe un onore, Malik”, mi disse dandomi una pacca sulla spalla.
Sorrisi, nonostante tutto, e in un lampo mi ritrovai a stringere la mano della mia ragazza. Una mano che però non avrebbe più ricambiato la mia stretta, che non avrei più sentito sulla pelle, che non sarebbe più passata tra i miei capelli.
Accarezzai i suoi capelli, la guancia, il collo.
Le baciai le palpebre, con gli occhi chiusi, immaginando il suo sguardo. Le sue occhiate omicide, il lampo nei suoi occhi quando si accorgeva che la prendevo in giro. O il modo in cui mi guardava quando le dicevo che era bellissima, o quando diceva di amarmi.
Poi passai a sfiorarle le labbra con le mie. E piansi.
Quando ormai pensavo di aver pianto abbastanza quel giorno, altre lacrime sgorgarono sulle mie guance, e non mi sforzai nemmeno di fermarle, anche se lei non avrebbe voluto che piangessi per lei.
Non mi importava di niente.
“Come faccio adesso, senza di te?”, mormorai in un soffio. “Come vado avanti? dovevamo crescere Lilian insieme… e tu te ne sei andata. Non ci sei da una manciata di minuti e già mi mancano i tuoi occhi, il tuo sorriso, le tue labbra, la tua voce, la tua risata, la tua pelle…”. Non riuscii a trattenere un singhiozzo. “Ti amo, bellissima. Ti amerò sempre, okay?”. Le diedi un ultimo bacio sulle labbra e uscii da quella stanza.
Uscii dall’ospedale, avevo bisogno d’aria.
Presi un taxi e mi feci portare a casa, ma una volta in camera da letto mi sentii anche peggio, se possibile. Mi sedetti dalla sua parte del letto e aprii il cassetto del comodino, per poi tirare fuori un mucchio di foto.
Decine di fotografie che avevamo fatto in quei mesi. Alcune a New York, dell’estate precedente. E poi Londra, Roma. Il suo pancione. Primi piani del suo viso. Il suo sorriso. Le sue smorfie quando non voleva farsi fotografare.
Lanciai un’occhiata al cassetto…
E quando vidi una busta col mio nome sopra, quasi non mi si fermò il cuore.




 

 ODIATEMI, me lo merito.
Anzi no, sono fiera di questo capitolo.
Anche perchè era da un po' che volevo far morire uno dei miei personaggi.
Ci avevo provato con Harry in "It's gotta be you".
Ma poi avevo riscritto tutto, lui non poteva morire.
Anyway, fatemi sapere che ne pensate con una recensione.
Più di dieci parole (ho ancora le stampelle, sappiatelo).
Volevo dire qualcosa ma mi sono dimenticata... pfff.
Ah, ecco. Se avete pianto con questo capitolo, sappiate che io ho pianto scrivendo il prossimo.
Quindi, fazzoletti pronti, mi raccomando.
Mi dileguo, che è meglio.
Ma non prima di avervi lasciato il banner dell'ff su Justin.
Visto che non se lo sta cagando nessuno.
Viva la finezza... basta che ci cliccate sopra e si apre.



Me ne vado, alla prossima meraviglie.
xx Fede.

   
 
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