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Autore: MeiyoMakoto    16/04/2013    1 recensioni
Leslie Lynch, capelli rossi, occhi verde chiaro, strega da quarant'anni senza sapere di esserlo. Come è possibile? Cosa l'ha spinta a vivere per vent'anni ai margini della società? E soprattutto, perché diavolo tutti dicono che somiglia in modo incredibile a una certa Lily Evans?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie Rubate'
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Cara Tunia,
Sono io, Lily. Hai detto di scriverti appena avessi ricordato qualcosa di te, quindi eccomi qui.
Ho sognato il giorno in cui ho ricevuto la mia lettera di Hogwarts: tu mi sgridavi perché ero stata tutto il giorno con Severus senza avvertire nessuno, e quando io ti dicevo della lettera me la strappavi di mano e cominciavi a leggere. E’ strano, a rigor di logica avrei dovuto sognare anche Severus, ma non è stato così. Ho sognato la prima volta in cui siamo andate a fare compere a Diagon Alley con mamma e papà, e anche se sono sicura che anche Severus sia venuto con noi, non è apparso. Ho sognato il giorno in cui ho scoperto che ti sposavi, e che non volevi avermi come damigella d’onore, e il giorno in cui hai presentato me e James a Vernon… Un vero disastro. Poi però ho sognato il tuo matrimonio: eri così felice, Tunia… Così felice senza di me. Tuo marito si è rifiutato di rivolgerci la parola al banchetto nuziale, cosa che ha offeso molto James, e non posso dire che abbia fatto molto piacere neanche a me. Però ti capisco, Tunia, davvero. Ho sognato noi due che giocavamo in giardino.
Molti di questi ricordi non hanno nulla a che fare con la mia lettera di Hogwarts, ma Hermione mi ha spiegato che quando una persona sotto l’incantesimo Oblivion desidera con tutte le sue forze ricordare una persona amata, le memorie arrivano spontaneamente.
Ti voglio bene, Tunia.
Se vuoi scrivermi, indirizza la lettera a Leslie Lynch o Jerome Andrew Peppermint, Fermo Posta 34572, Londra. Un mio amico me la inoltrerà via gufo.
Sono tornata a Hogwarts da tre giorni, ormai, e
 
 
 
‘Che fai?’, chiese Dru sedendosi sull’erba accanto all’amica.
‘Scrivo a mia sorella.’, rispose Leslie sorridendo. ‘Non mi abituerò mai a pronunciare questa frase.’
‘Hermione mi ha detto di venire a cercarti.’, continuò Drusilla. ‘E’ per Malfoy.’
Leslie sospirò.
‘Sinceramente, non ho più la forza di affrontare quel ragazzino.’
‘Ma Les, lui sa qualcosa: ti ha chiamato signora Potter.’  
‘Lo so, lo so… Adesso vado. Dove devo raggiungerla?’
‘Sala Comune dei Serpeverde.’
‘Ah, perfetto…’
In quanto Capocasa, Leslie conosceva la parola d’ordine per entrare nelle Segrete, ma non aveva mai pensato di farne uso: forse era l’influenza dei Grifondoro, o forse il semplice fatto di essere Nata Babbana, ma le sembrava di penetrare nel quartier generale nemico. Fu con sua grande sorpresa che trovò la Sala deserta, fatta eccezione per un ragazzo e una ragazza seduti davanti al caminetto a guardarsi in cagnesco.
‘Dove sono tutti?’, chiese Leslie.
‘Dove vuole che siano?’, abbaiò Draco. ‘Al parco, ovviamente: chi passerebbe un bel pomeriggio come questo chiuso in una sala umida e buia come questa?’
‘Non c’è un posto più tranquillo per parlare?’, insistette Leslie, combattendo l’istinto di tornare anche lei al parco, lasciando quella lugubre Sala Comune. ‘Potrebbe entrare qualcuno da un momento all’altro.’
‘Di che si preoccupa, professoressa?’, ghignò il ragazzo. ‘Non abbiamo nulla di così importante da raccontarci.’
‘Ah no?’, sibilò Hermione furiosa. ‘Non erano questi i patti, Malfoy.’
‘Quali patti? Tu mi hai dato appuntamento qui in Sala Comune, nessuno ha parlato di patti.’
 ‘Perché sei venuto, se non hai niente da dirci?’
‘Per i tuoi begli occhi, Granger, mi sembra ovvio. Io non sono venuto proprio da nessuna parte, mi sono limitato a starmene in santa pace in Sala Comune a leggere un libro.’
‘Come no!’
‘Allora diciamo piuttosto che volevo vedere dove andavi a parare. E’ un anno che non ci rivolgiamo la parola, e all’improvviso mi chiedi di incontrarci; avrò il diritto di essere almeno un po’ curioso, no?’
‘Tu sai chi sono, Draco.’, tagliò corto Leslie, troncando impaziente lo scambio di battute.
‘Perché non dovrei saperlo, professoressa Lynch?’, rispose candidamente il ragazzo.
‘Non fare il finto scemo: mi hai chiamato signora Potter, e hai detto che sapevi qualcosa su me e Severus.’
‘Io ho detto questo? Si confonde con qualcun altro, professoressa.’
‘Andiamo, Draco, non pensi di dovermi quantomeno un favore? Se non fosse per me saresti ad Azkaban adesso.’
‘Potrei farmi due chiacchiere con mio padre, laggiù.’, rispose lui spavaldo, ma il terrore che gli aveva adombrato gli occhi per un momento non era sfuggito alle due interlocutrici.
‘Sei in debito con me.’, insistette Leslie.
Il ragazzo la guardò storto.
‘Sono in debito con lei quanto lo ero con Severus Piton.’, sibilò. ‘Lei non mi ha protetto perché è tanto buona o perché tiene a me, ma perché sperava di ottenere delle informazioni. Non conta come favore.’
‘Ti sbagli, Draco: ti ho protetto perché non volevo vederti finire ad Azkaban. Chissà cosa mi era preso…’
‘Se non vuoi parlare per Leslie, almeno fallo per Harry!’, intervenne Hermione furibonda. ‘Lui ti ha salvato la vita, e vuoi privarlo di sua madre! Poteva tranquillamente lasciarti bruciare nella Stanza delle Necessità, ma ha rischiato la sua vita per salvarti. Se non è un favore questo…’
Leslie non poté fare a meno di gonfiarsi di orgoglio al pensiero che suo figlio avesse fatto questo per una persona a cui non teneva affatto.
‘Non ho debiti con Potter.’, replicò Draco. ‘Anche io avrei potuto benissimo consegnarlo ai Mangiamorte, ma non l’ho fatto. Ti sei già dimenticata di Malfoy Manor, Granger?’
Appena ebbe pronunciato quelle parole, fu chiaro che se ne era già pentito. Hermione impallidì di rabbia.
‘Non mi dimenticherò di Malfoy Manor finché respiro.’, ringhiò. ‘Non mi scorderò che sei un codardo. Sai che ti dico, Malfoy? Fallo per me. Credi di non avere debiti con nessuno? Beh, evidentemente ti sei scordato della ragazza che hai insultato per anni, che hai visto venire torturata senza alzare un dito, e che nonostante tutto ha testimoniato in tuo favore.’
Draco si strofinò la fronte con una mano. Nessuno parlò per lunghissimi istanti.
‘Vorrei aiutarti, Granger, davvero.’, disse piano il ragazzo. ‘Ma non posso. Non ho più quello che cercate: l’ho distrutto quando ho scoperto quello che aveva fatto Piton. Il Sectumsempra, intendo. Ero infuriato, non ero in me.’
‘Di che cosa stai parlando, Draco?’, chiese Leslie.
Lui aggrottò le sopracciglia.
‘Il ricordo.’, rispose in tono ovvio. ‘Non era quello che stavate cercando?’
‘Forse è meglio se parliamo nel mio ufficio.’, concluse Leslie.
Il ragazzo annuì, straordinariamente remissivo.
 
 
 
 
‘Quindi lei non sapeva del ricordo?’, domandò Draco quando i tre furono al riparo da orecchie indiscrete.
‘Quale ricordo?’, replicò Leslie.
Il ragazzo prese un respiro profondo.
‘Deve sapere che, oltre al Signore Oscuro, io sono stato l’ultima persona a vedere Piton da vivo.’, esordì. Hermione contorse nervosamente un lembo della sua veste con le mani, ma non lo interruppe. ‘Ero con lui quando mio padre lo venne a chiamare, dicendogli che il Signore Oscuro desiderava parlargli. Piton non si scompose, ma fece cenno a mio padre di ritirarsi, cosa che lui fece, anche se controvoglia. Quando fummo soli, Piton si voltò verso di me, e dal suo sguardo capii che sapeva che non sarebbe sopravvissuto all’incontro. Trasse da una tasca della sua veste una fialetta contenente un ricordo e mi disse di consegnarla a Harry Potter. Non capivo perché mi avesse affidato qualcosa di così importante: voglio dire, dandomi quell’incarico mi aveva praticamente confessato di essere una spia, e avrei potuto benissimo consegnare la fiala al Signore Oscuro, rivelandogli che Piton era un traditore e riguadagnarmi così il suo favore. Lui sembrò intuire quello che mi passava per la testa; mi mise una mano sulla spalla e mi disse: “Mi fido di te, Draco.”
Cinque parole. Per quelle cinque parole ho rischiato di venire additato come un cospiratore e trucidato insieme alla mia famiglia. Che idiota… Cinque parole… Ero così… Disperato. Così disperato, così incredulo qualcuno che mi rispettasse per una volta nella mia vita, che tenni quel ricordo per me. Non lo diedi a Potter, però: quando il Signore Oscuro morì, capii che avrei dovuto usare tutte le armi che avevo a disposizione per tenere la mia famiglia fuori da Azkaban, e quella fialetta era una prova che non avevo tradito la fiducia di un agente dell’Ordine della Fenice, nientemeno che Severus Piton. Non sapevo che ricordo contenesse, ma doveva essere qualcosa di importante. Alla fine, però, non lo usai nemmeno nei processi: la tua testimonianza e quella dei tuoi amici, Granger, bastavano a scagionare me e mia madre, ma non potevamo fare nulla per mio padre; per un pelo era scampato alla galera diciassette anni fa, era un’utopia pensare che ci sarebbe riuscito una seconda volta. Mostrai la fiala solo a mia madre, per chiederle consiglio, e fu d’accordo con me che non era il caso di farla vedere a nessuno, tranne forse Potter. Ma in realtà nessuno di noi due voleva davvero dargliela, anche se non lo dicevamo ad alta voce: quello che per lui credevamo una cosa ormai inutile, un segreto di una guerra finita, per noi sarebbe potuto essere di vitale importanza all’occorrenza. Ad ogni modo, quando venne il momento di tornare a Hogwarts per completare gli studi, che l’anno scorso avevo seguito in modo irregolare, lo portai con me, sapendo che nell’ufficio del Preside c’è un Pensatoio che avrei potuto sfruttare per saperne di più; ma la primo momento che la vidi, professoressa, capii che non avrei avuto bisogno di intrufolarmi nello studio della McGranitt per sapere cosa era contenuto nel ricordo: Lily Potter era viva. Sapevo che Lily aveva i capelli rossi, e non riuscivo a guardarla negli occhi senza provare l’inquietante sensazione di incrociare lo sguardo di Potter.’
‘Perché non hai detto niente a me o a Harry, allora?’, domandò Leslie.
‘Perché era un’ipotesi assurda, e non avevo prove, solo semplici supposizioni.’
‘E la fialetta.’
‘E la fialetta; ma non potevo intrufolarmi nell’ufficio della Preside con tutta la scuola che mi teneva d’occhio, aspettando solo un’occasione per mandarmi in galera. Quando lei mi chiese di Piton, però, trovai una conferma della mia teoria. Ma come le ho detto, mi sentivo tradito, ero confuso e arrabbiato. Salii in camera mia, gettai a terra la fiala e la calpestai più volte. Inutile dire che quel ricordo è andato perduto.’
Leslie annuì grave.
‘Quello che ci hai detto è comunque molto utile, però.’, disse in tono gentile. ‘Ti ringrazio, Draco, puoi andare.’
Il ragazzo esitò.
‘Granger, c’è una cosa che voglio chiederti prima.’, borbottò. ‘Perché tu, Weasley e Potter avete testimoniato a mio favore? Avevate vinto: una sola parola e vi sareste potuti vendicare di tutto quello che vi ho fatto passare.’
‘Per la stessa ragione per cui Silente ha ordinato a Piton di ucciderlo, sapendo che tu non l’avresti mai fatto.’, rispose la ragazza sorridendogli appena, forse per la prima volta in vita sua. ‘Tutti fanno degli errori, Malfoy, ma questo non significa essere delle persone cattive.’
Il ragazzo annuì cupamente e uscì dalla stanza con un breve cenno di saluto.
‘C’è una cosa che i Serpeverde fanno molta fatica ad imparare: il perdono.’, sospirò Hermione. ‘Non concepiscono di poter perdonare gli altri, né sé stessi.’
Leslie non poté fare a meno di chiedersi se neanche Severus fosse stato capace di perdonare.

  
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