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Autore: Give_me_only_kiss    16/04/2013    8 recensioni
Lui non era niente. Era nero. Questo pensava un piccolo Scorpius di appena undici anni, fissando le gocce di pioggia che bagnavano il vetro della finestra di camera sua. Si alzò sbuffando e si mise davanti allo specchio, scompigliandosi i capelli con la mano destra.
Tutto quello che vide fu la luce più assoluta: capelli biondi, quasi bianchi, da angelo e carnagione lattea, labbra sottili e lineamenti taglienti, occhi azzurro lucente eppure slavato, con picchiettature grigie.
Assomigliava ad un angelo.
Scorpius ghignò, ricordandosi un detto che aveva letto in un libro babbano.
L’apparenza inganna.
Perché per quanto Scorpius fosse bello fuori, dentro era marcio. Nero.
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 9


Scorpius era in camera sua, sdraiato sul letto al buio, quando sentì il campanello suonare. Non si mosse, continuando a fissare il soffitto affrescato della sua stanza. Probabilmente era uno dei colleghi di suo padre.                            

Continuò a respirare piano, tracciando con un dito i contorni dei disegni di creature magiche sul soffitto.

Era da piccolo che si era accorto di vederci benissimo anche al buio. Da allora, aveva sempre cercato di affinare questa sua capacità, insieme all’udito fine. Perciò, trascorreva ore nella sua stanza, a cercare di rendere invisibile agli orecchi altrui il suo respiro.

Poi però si accorse di qualcosa che non andava. Sentiva il rumore di passi familiare di suo padre, quello di un’altra persona nella sua stessa stanza, che doveva essere per forza il suo ospite-collega di lavoro. Ma c’era anche un’altra presenza, più flebile, che si aggirava per la casa.

Scorpius aprì gli occhi di scatto quando notò che la presenza si stava dirigendo in camera sua. Battè le mani due volte e le luci si accesero, prese un libro da uno scaffale e iniziò a leggerlo.

-C’è qualcuno..? – chiese una voce dolce e piccola, entrando nella stanza. Scorpius alzò lo sguardo scocciato, ma poi sgranò gli occhi non appena si ritrovò davanti la piccola ma orgogliosa figura di Rose Weasley.   

Aveva i capelli rossi raccolti in una coda alta e quella acconciatura le lasciava scoperto il viso pallido e pieno di lentiggini, che le circondavano gli occhi azzurro cielo. Indossava una maglietta rossa a maniche corte e un paio di pantaloncini a tre quarti neri. Semplice, eppure per Scorpius parve meravigliosa lo stesso.
Al collo portava una catenina d’argento. Il ciondolo era nascosto nella maglietta dei Tornados, ma era abbastanza sicuro che fosse lo stesso che portava a scuola.

-Weasley.. – disse, chiudendo il libro e sedendosi composto sul letto – cosa ci fai qui?

-Io.. ecco – rispose lei – mia madre doveva discutere con tuo padre per lavoro e dato che mio padre è fuori con la sua squadra di Quidditch… - divagò.

-Sei stata costretta a venire qui – completò Scorpius, sorridendo amaramente – e sarai costretta a sopportare la presenza di un figlio di un Mangiamorte per non annoiarti – Rose arrossì per l’imbarazzo, che poi diventò rabbia.

-Credi davvero che io sia così superficiale?!? – sbottò. Scorpius rimase impassibile, anche se avrebbe voluto gridarle che no, non pensava che lei fosse superficiale, anzi, per lui era fantastica, intelligente…

-Non ho detto questo – replicò il biondo, cercando di mantenere uno sguardo impassibile davanti a quello ribollente di rabbia della ragazza – ma ho semplicemente tratto le mie conclusioni da quello che Al mi ha riferito – la rossa arrossì e abbassò lo sguardo, tenendolo sulle sue scarpe da ginnastica.

-Quello lo pensavo all’inizio dell’anno… - mormorò, tentando di giustificarsi, poi sollevò lo sguardo e Scorpius vide l’orgoglio rifluire in quei meravigliosi pozzi di cielo che erano i suoi occhi.

-Perché, ora la pensi in modo diverso?- le chiese Scorpius. Rose annuì.

-Sì – rispose con un sussurro flebile, poi sorrise – la tua amicizia con Al mi ha fatto capire che non sei come gli altri ti dipingono. Se tu fossi il pregiudizioso snob che tutti dicono, non avresti nemmeno considerato mio cugino alla tua altezza, dato il suo essere Mezzosangue. E poi si vede che ci tieni a lui, come quando si è fatto male e tu ti sei infuriato come una Banshee senza controllo. Gli vuoi bene, è evidente.

Scorpius abbassò lo sguardo. Non pensava che lei lo osservasse con tanta attenzione. Anzi, pensava che non lo considerasse nemmeno. Sorrise lievemente e sentì Rose sedersi accanto a lui, a gambe incrociate.
 

Il biondino aveva un buon profumo. Sapeva di menta. Si avvicinò a lui, inclinando la testa per osservare meglio il lieve sorriso che incrinava quelle labbra perfette e sottili. Il sorriso si estinse subito, sostituito da un’impressione di impassibilità. Il cuore di Rose perse un battito. Quel sorriso era talmente bello che non desiderava altro che vederlo di nuovo.

-Allora, perché non mi mostri il vero Scorpius Malfoy? – domandò con un sorriso. Scorpius si scrollò nelle spalle e sporse il labbro inferiore.

-Non saprei che dirti – rispose – fammi una domanda e io ti risponderò – Rose guardò il soffitto e mugugnò, pensando a una semplice domanda da fargli.

-Il tuo colore preferito – sparò alla fine. Scorpius roteò gli occhi e poi intrecciò il suo sguardo al suo. Rose rimase a bocca aperta, mentre il biondo le accarezzava una guancia e la fissava con i suoi occhi color tempesta.

-L’azzurro cielo – rispose, con il viso a un soffio dal suo – sì, decisamente l’azzurro cielo – confermò. Rimasero così per qualche minuto. Gli occhi azzurro – azzurro cielo – di Rose correvano dalle labbra perfette di Scorpius ai suoi occhi. Rose sentiva il suo cuore battere come un tamburo, e aveva quasi paura che scappasse dalla sua gabbia toracica.

Dopo un tempo che parve infinito, Scorpius si riscosse e tossicchiò, allontanando il suo viso da quello della ragazza. Rose si sistemò la coda, sbattendo velocemente gli occhi e schiarendosi la voce.
Poi il silenzio cadde sui due. Fu Rose a romperlo, con un’altra innocente domanda:

-Ti piace il Quidditch? – il ragazzo fece una smorfia e scosse la testa. Rose annuì e il silenzio di nuovo chiuse le sue possenti spire su quella stanza, ingabbiandoli in un gelo irreale.

 
Scorpius ebbe un’idea all’improvviso. Un’idea stupida, ma almeno era un’idea. Si alzò e le porse la mano. All’inizio Rose rimase diffidente, poi sorrise e intrecciò la mano alla sua. Scorpius la guidò fuori dal Manor, nella foresta che circondava il castello.

-Scorpius – il biondo si bloccò quando la sentì pronunciare il suo nome – dove stiamo andando?

Il Serpeverde rimase in silenzio, fissandola, meravigliato e allo stesso tempo sbigottito. Rose lo fissò di rimando, e alla fine gli chiese, ridendo:

-Cosa c’è Scorpius? – il biondo allora si decise a parlare.

-Mi hai chiamato Scorpius – disse solamente. Rose inarcò un sopracciglio e poi sorrise.

-Certo, il tuo è un bel nome. Come la costellazione – Scorpius riconobbe la stessa frase da lei usata il giorno che l’aveva conosciuta. Si passò una mano tra i capelli, imbarazzato.

-Grazie. È una stupida tradizione di famiglia, portare i nomi delle stelle o delle costellazioni – le spiegò.

-Non è stupida – replicò Rose – è qualcosa di originale e molto… elegante, ecco. E poi è un qualcosa che comunque affascina. Ad esempio, a me il mio nome non piace per niente. È il tuo nome ad esprimere ciò che sei, per certi versi, e il mio esprime la banalità più assoluta.

-Non sono del tutto d’accordo – ribattette Scorpius, avvicinandosi a lei e prendendo le sue mani tra le sue – è vero che per certi versi il nostro nome rappresenta ciò che siamo. Ad esempio, se conosci una ragazza antipatica di nome Danielle, da allora in poi assocerai quel nome all’antipatia che provavi per quella ragazza. Ma nel caso del tuo nome è diverso. È vero, Rose è un nome piuttosto comune e banale..

La rossa fece una smorfia scocciata e inarcò un sopracciglio, in un broncio che fece sorridere Scorpius.

-E fammi finire! – disse stizzito, poi si avvicinò a una zona in cui i rami degli alberi erano più fitti e la guidò lì in mezzo.

-Ma Scorpius, lì non si passa! – replicò Rose, ma il biondo non la ascoltò e la trascinò in mezzo ai mille rami intricati. Non appena Scorpius sfiorò con la mano il primo ramo, gli altri si diradarono facendo passare lui e Rose. La rossa rimase a bocca aperta e chiese spiegazioni.

-Vedi – le rispose dolcemente Scorpius, mettendole le mani sugli occhi – mia madre creò questo luogo prima di concepirmi e lo incantò in modo che solo io potessi raggiungerlo. Nemmeno mio padre può entrare, perché gli unici ospiti che gli Alberi Guardiani ammettono siamo mia madre e io. E gli amici che mi porto dietro.

-Ci hai portato molte persone qui? – chiese Rose, leggermente delusa, mentre si chiedeva perché Scorpius aveva messo le mani sui suoi occhi.

-Solo Al, quando è venuto a trovarmi all’inizio dell’estate – rispose Scorpius, rasserenando Rose. Poi la guidò per un piccolo tratto di strada e subito le scoprì gli occhi.

Rose rimase senza fiato, sbalordita dalla bellezza irreale di ciò che vedeva.

Era in un giardino di forma circolare, circondato da alberi alti e possenti che formavano una cupola sopra di esso. Eppure, il giardino era illuminato come se il sole si trovasse a pochi metri di distanza sopra la loro testa. L’erba verde e tagliata risplendeva di rugiada, nonostante fosse pomeriggio inoltrato.
C’erano fiori di tutti i tipi: da i fiordalisi ai gigli, dai ciclamini alle rose di tutti i colori e sfumature. E poi ancora piccoli alberi da frutto: meli, peri… perfino una palma da cocco!
Al centro del giardino c’era una fontana di marmo bianca, circolare, con al centro un cuneo sempre bianco, dalla cui punta usciva acqua cristallina.

-È meraviglioso… - commentò Rose, avvicinandosi alla fontana e specchiandosi nell’acqua pura. Scorpius la raggiunse, dopo aver raccolto una rosa bianca da uno dei cespugli, e si sedette accanto a lei, sul margine della fontana. Si rigirò la rosa tra le mani, per poi guardarla negli occhi.

-Tornando al discorso di prima… -iniziò, perdendosi in quei pozzi di cielo che lo guardavano luminosi – è vero, il tuo nome è piuttosto comune, ma sei tu che non lo sei. Sei come questa rosa. Pura come il bianco più lucente, piena di sorprese. Non appena credi di aver sfogliato tutti i petali, ecco che ne compare un altro come dal nulla, magari di una sfumatura di colore diverso.

-Così sei tu. Non appena credi di conoscerti perfettamente, spunta fuori un’altra sfaccettatura del tuo carattere, magari anche completamente diversa dalle altre. Tu sei Rose, la mia rosa. Colei che mi affascina ma che non posso avvicinare per via delle spine che la proteggono. Tu che, con il tuo profumo, mi arringhi della tua purezza.

Rose avvampò a quelle parole talmente belle che le fecero aumentare il battito del cuore. Sorrise timidamente, mentre Scorpius continuava a fissare la rosa bianca che teneva tra le mani.
Poi gli venne un’altra idea. Chiuse gli occhi e cercò dentro di sé la sua rabbia in catene. La liberò, lasciando che la forza scorresse dentro di lui, concentrandosi nella rosa.

Bastò un attimo e la rosa si illuminò di una luce azzurrina. Poi tutto tornò normale, almeno all’apparenza.

Rose fissò interrogativa Scorpius mentre quest’ultimo gli sistemava la rosa tra i capelli, a mo’ di fermaglio.

-Ecco – annunciò il biondo – questa rosa non appassirà mai, non si rovinerà, non si sciuperà e non perderà mai il suo profumo. Rimarrà sempre uguale a ricordarti che tu sei la mia rosa e che niente potrà mai cambiare questa cosa.

Rose si toccò incredula la rosa tra i capelli e sorrise come un’ebete.

-Come hai fatto? – chiese al Serpeverde. Scorpius si scrollò nelle spalle e sorrise, semplicemente. Rose si morse il labbro, ma non approfondì la questione.

-Grazie – sussurrò invece e Scorpius sorrise ancora. Poi il biondino scoppiò a ridere. Aveva una risata meravigliosa, simile al canto di mille usignoli. Rose rimase inebetita a guardarlo.

-Sei incredibile – commentò infine il biondo. Rose inarcò un sopracciglio.

-In che senso? – Scorpius tornò serio, impassibile come sempre, e quell’espressione risultò un ossimoro completo alla frase che pronunciò poco dopo.

-In tutti i sensi – rispose come se la risposta che avesse appena dato non fosse degna di Albus Silente – ma ti trovo fantastica lo stesso.
Rose avvampò ancora, mentre Scorpius le porgeva la mano e la trascinava via dal guardino.

-Andiamo a vedere cosa stanno combinando i nostri genitori?

Ciao, ciao! Allora, questo è il mio capitolo preferito – fino a ora – e quindi spero di ricevere tante recensioni.
Ringrazio chi preferisce/segue/ricorda e chi recensisce (per favore, un commentino *-*).                               
Un bacio,
Selenakilla89

 
  
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