Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Viola Plummer    17/04/2013    3 recensioni
Prima di allora non avevo mai tenuto un diario, solo libri di contabilità. Il resto non mi interessava, o per lo meno non mi sembrava importarte prendere nota dei dettagli per ricordarli a lungo termine. Ma al terzo giorno che, mentre ero seduta alla mia scrivania concentrata nel prepararmi per l'esame d'ammissione della Todai, la porta della mia stanza sbatteva e la finestra si apriva da sola sul mio naso, senza che soffiasse un alito di vento... beh, decisi che prendere nota di fatti ed orari era una buona misura cautelativa per salvaguardare la mia igiene mentale. Faceva caldo, era estate e l'anno scolastico volgeva al termine.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nabiki Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
fanfic-cap1 E va bene, visto che tanto ormai l'hai trovato...però sappi che non è una buona abitudine quella di frugare tra le cose altrui, ragazzina.
Dici che non ci capisci niente di quello che c'è scritto? Ovvio che non è colpa della mia scrittura. Ho sempre avuto una bella grafia io.
Da' qua, fa vedere come iniziava...

30 Giugno 1990
17:55 – camera mia: la porta sbatte due volte e la finestra si apre da sola senza vento
18:05 – stanza del vecchiaccio: l'armadio si apre e si richiude
18:10 – cucina: il bollitore attacca Kasumi.

Eh, già... che tempi quelli!
Devi sapere Minako che prima che tu nascessi, quando io ero ancora una studentessa delle superiori, le nostre vite scorrevano tranquille e si potrebbe dire quasi rilassate in un mondo che non aveva nulla, ma proprio nulla di normale. Ogni giorno accadevano cose veramente incredibili, così incredibili che a pensarci adesso sembra impossibile che potessimo vivere la nostra routine quotidiana come se nulla fosse circondati da fatti e creature tanto fuori dal comune. Vecchi centenari dal potere straordinario, persone capaci di trasformarsi in animali, incantesimi e sortilegi di ogni genere, battaglie incredibili, e tanta ma veramente tanta gente strana che entrava e usciva da casa nostra. Ma soprattutto entrava e ci restava più a lungo di quanto fosse umanamente sopportabile. Eravamo talmente abituati a convivere con l'assurdo che quando quel fragile equilibrio che permetteva la nostra strampalata ma in un certo senso abitudinaria esistenza iniziò a incrinarsi, nessuno se ne accorse. Al meno non subito.

Prima di allora non avevo mai tenuto un diario, solo libri di contabilità. Il resto non mi interessava, o per lo meno non mi sembrava importante prendere nota dei dettagli per ricordarli a lungo termine. Ma al terzo giorno che, mentre ero seduta alla mia scrivania concentrata nel prepararmi per l'esame d'ammissione della "Todai", la porta della mia stanza sbatteva e la  finestra si apriva da sola sul mio naso, senza che soffiasse un alito di vento... beh, decisi che prendere nota di fatti ed orari era una buona misura cautelativa per salvaguardare la mia igiene mentale. Faceva caldo, era estate e l'anno scolastico volgeva al termine.
"Vedi tu che proprio adesso che l'incubo della scuola sta per finire e posso finalmente dedicarmi a quello che davvero mi interessa devo uscire di testa..." mi dicevo, convinta che il problema fosse mio, che stessi vicina all'esaurimento nervoso. La temperatura era veramente alta e l'umidità decisamente troppa, e io che dovevo studiare e studiare e studiare se volevo ottenere un buon voto così da potermi iscrivere all'università che avevo scelto, non potevo neppure godermi il refrigerio pomeridiano della piscina. Avevo la mente piuttosto offuscata, ma non me l'ero sognato, ne ero certa. Quasi certa. Non c'era corrente, non un filo d'aria, purtroppo per me. Eppure la porta sbatteva. Sbatteva e si riapriva e sbatteva di nuovo. E poi si apriva la finestra sulla mia faccia facendomi cadere gli occhiali da lettura. La terza volta che il fenomeno si ripeteva presi un quaderno, segnai data e ora e scrissi: la porta sbatte due volte e la finestra si apre da sola senza vento. Quindi scesi al piano di sotto.

- Happosai!? Sei qui? - la prima cosa che pensai di fare fu andare a vedere se il vecchio maestro era nella sua stanza. Dopotutto poteva esserci una spiegazione plausibile per quella stranezza, magari aveva a che vedere con qualche stregoneria che stava combinando quella mummia parassita. Il vecchio invece dormiva, probabilmente steso dal caldo, circondato dai suoi preziosi zuccherini. Non c'erano candele, incensi o altre diavolerie in giro. Tutto pareva tranquillo. Ma quando mi affacciai per guardare meglio... le ante dell'armadio si aprirono tutto a un tratto. E così come si erano aperte, da sole, lentamente, si richiusero.

Mi stropicciai gli occhi e mi diedi un paio di buffetti sulle guance. Quindi ritornai in camera mia e presi nota di questa nuova stramberia. Infilai un asciugamano pulito nella sacca della piscina, attaccai il walkman alla tasca degli shorts, mi sistemai le cuffie in testa, schiacciai play e uscii a passo svelto canticchiando con il borsone in spalla.

Va tutto bene, è solo un po' di caldo. Take it easy...

Passando davanti la cucina trovai mia sorella Kasumi sulla porta che si soffiava sul dorso della mano sinistra e aveva i lagrimoni agli occhi.
- Che hai fatto? - le chiesi incerta, che un po' lo sapevo che la risposta non mi sarebbe piaciuta.
- Il bollitore, è stato il bollitore....- la si vedeva chiaramente contrariata - Sono sicura di non averlo accesso, ma ha cacciato uno schizzo d'acqua bollente all'improvviso. Non so proprio come sia potuto accadere...-
Scossi la testa, guardai l'orologio per memorizzare l'orario. Questa l'avrei segnata dopo, per ora era più urgente uscire.

Che si tratti di un esaurimento collettivo...? Io che posso, farei meglio a passare dal dottor Tofu domani.

Sulla strada per la piscina incontrai Ranma e Akane che tornavano a casa. Akane da quando aveva scoperto i braccioli ci andava spessissimo. E poi, certo, loro non avevano un esame finale da preparare ed erano liberi di spassarsela. E invece non sembravano contenti, ma proprio per niente. Mia sorella camminava a testa basta e Ranchan aveva un'espressione cupa sul volto e lo sguardo perso lontano, sembrava immerso in pensieri poco allegri.
Li guardai di traverso: - Che brutta cera che hai! - apostrofai Akane prima che avessero il tempo di salutarmi - Se la piscina deve farvi quest'effetto meglio che ve ne restiate a casa, tanto più che ultimamente accadono cose parecchio interessanti... -
Da un po' di tempo provavo un certo fastidio nei loro confronti. Io all'epoca ero decisamente molto attaccata al denaro e mi impegnavo con tutte le mie forze per guadagnarmi un avvenire gradevole, cercando al tempo stesso di divertirmi nel presente. Spesso mi facevo odiare, ma me la passavo alla grande, in genere. Quelle settimane facevano eccezione e diciamo che non ero molto ben disposta nei confronti di persone così ostinatamente determinate a rendersi la vita impossibile per motivi tanto futili.

Che voglia ne avranno poi con questo caldo...!

Certo che, a pensarci un attimo, erano mesi che si comportavano in modo strano. Il ciclo standard grida - insulti - botte  (da parte di Akane) - scuse (da parte di Ranma) - riconciliazione doveva essersi interrotto già da parecchio. Non mi ci ero mai fermata a pensare prima, ma doveva essere stato dal matrimonio fallito. Le cose non erano più tornate veramente come prima, nonostante le apparenze. Dopo quel disastro, mi sarei aspettata che succedesse qualcosa di eclatante: che Ranma scegliesse la vita dell'anacoreta o  che Akane smettesse di rivolgergli la parola vita natural durante. Oppure, per lo meno, che litigassero di brutto ma che alla fine si chiarissero, una volta per tutte. Invece niente di tutto ciò. La vita aveva ripreso a scorrere come se nulla fosse, almeno in superficie. Ma in effetti quei due non discutevano quasi più, o se lo facevano si si trattava sempre di battibecchi privi di energia, molto meno animati. Davano l'idea di annoiarsi, di non provarci più gusto. Dopotutto avevano accettato di sposarsi - la qual cosa, a mio modesto avviso, sarebbe stata una vera idiozia - ma in ogni caso dovevano essersi immaginati un futuro diverso, una rottura non da poco con quello che erano state le loro vite fino a quel momento. Si erano affidati a una forzatura esterna per riuscire a dare una svolta alle loro esistenze e quando questa era venuta meno, non erano stati capaci di prendere in mano la situazione e cavarsi d'impaccio da soli.

Inutili bambinetti vigliacchi. Io avrò dei problemi con il denaro, ma certa gente ha dei grossissimi problemi con i sentimenti.

Mi feci una gran bella nuotata e me ne tornai a casa esausta.
Sulla via del ritorno ricominciai a rimuginare su questioni che non mi riguardavano. Visto mai che... che io... che stessi in pensiero? Ma no...! Più probabilmente volevo solo evitare di pensare ad altre cose più fastidiose, come ad esempio il ciclo del glucosio, la filosofia di Kokugaku e Rangaku, l'integrazione per parti... per non parlare di certe porte e finestre semoventi.
Il sole stava tramontando e le ombre si allungavano sulla città. Il caldo non allentava la sua morsa, ma c'era una certa pace tutt'intorno. Stavo meglio, la testa aveva ripreso a funzionare lucidamente, grazie al refrigerio della piscina e alla fatica fisica.
La vaga idea di dover fare una lunga chiacchierata tra sorelle iniziava a far breccia trai miei pensieri, ma se da una parte ero quasi del tutto sicura che Akane avesse bisogno di parlare con qualcuno con un po' più esperienza di lei nelle cose di questo mondo - leggasi: non con Kasumi che dispensa consigli omeopatici - ero altrettanto consapevole di non essere adatta al ruolo di confidente. Senza contare che parlavamo due lingue diverse. Infatti, se era vero che io ero cresciuta un po' come una pianta selvatica, era altrettanto vero che dopo la morte della mamma tra la maggiore e la minore di noi sorelle si era instaurato, nonostante il piccolo scarto di età, un rapporto simil-filiale. Ovvero, Akane era un po' figlia di Kasumi e l'omeopatia era l'unica relazione umana in cui si sentisse veramente a suo agio. D'altra parte io avevo altre cose a cui pensare che non starmi a immischiare nelle faccende altrui.

Dunque, pensiero accantonato. Almeno per il momento.

Quella sera cenai in fretta, senza dire mezza parola, ed appena terminato di mangiare me ne andai in camera mia a rimettermi sui libri per recuperare il tempo perduto.
Da lì a un paio di mesi non avrei più abitato in quella casa. Da lì a un paio di mesi tutto sarebbe stato diverso, almeno per me. Chissà se anche per gli altri abitanti di quella stramba dimora...

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Viola Plummer