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Autore: Killapikkoletta    17/04/2013    1 recensioni
Anno 1639, Nuovo Mondo. Cronache di Lur
Più di un millennio di anni fa un enorme meteorite si schiantò sul nostro mondo, distruggendolo. I pochi sopravvissuti all'impatto cercarono di ricostruire il pianeta, ma ormai la Terra non esisteva più, nulla rimaneva della sua rigogliosa natura o dei profondi abissi, solo un vuoto ed infinito deserto. Gli insediamenti di Kenn, Tearmann e Shelter, la Capitale, furono eretti come rifugio da un mondo esterno divenuto troppo pericoloso. Così passarono gli anni e sempre meno gente ricordava le ricchezze del Mondo Antico, quasi nessuno l'esistenza di bellezze ormai perdute. Ma non tutti hanno dimenticato, avventurarsi nel Mondo di Fuori non è così rischioso come tutti pensano.
Lilah vive a Shelter, da 18 anni protetta da alte mura e una società perfetta. Solo quando incontrerà il selvaggio Dunstan le sue certezze inizieranno a vacillare e lei aprirà finalmente gli occhi. Minacce forse più grandi della morte aspettano i due ragazzi, il tempo stringe e la libertà sembra sempre più lontana.
Questa è una storia scritta a quattro mani con la mia bravissima amica SadieJT
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
Dunstan

 
Guardandomi intorno, mentre i miei occhi si abituano rapidamente all'oscurità, mi accorgo di essere finito in una stanza più grande di quella in cui dormo di solito, ma non vedo letti né tavoli né niente di realmente utile per vivere.
Ci sono solo cianfrusaglie.
Sulla parete davanti a me ci sono diversi scaffali stipati di carta. La carta... Faccio quasi fatica a ricordare quel nome, così inconsueto nel mio mondo fuori dalla Capitale. Non sono molti quelli di noi che sanno scrivere, e anche coloro che ne sono in grado non hanno motivo né tantomeno tempo per farlo. Quando insegniamo ai bambini non ci soffermiamo molto sull'alfabeto e sulla scrittura, ovviamente privilegiamo insegnamenti di tipo pratico sulla caccia, la pesca, la conciatura delle pelli, la tessitura, l'agricoltura e via dicendo, ma quando ci troviamo di fronte allievi particolarmente svegli mostriamo loro come scrivere tracciando le lettere nella terra o nella sabbia.
Mi riscuoto da quei pensieri inutili: devo focalizzarmi sul trovare una via d'uscita. Lentamente, sperando di non fare rumore, percorro le pareti. Noto, in un angolo, un ammasso di tavole di ferro lucide che immagino parte di una qualche costruzione in corso. Mentre continuo ad avanzare appiattito sulla parete qualcosa mi coglie alla sprovvista: un fascio di luce naturale illumina per un breve lasso di tempo la stanza per poi sparire all'improvviso, accompagnata da un flebile cigolio e dal suono secco della maniglia della porta che si chiude. Non sono solo. La figura che eè appena entrata si sposta verso i pezzi di metallo e prende qualcosa da una mensola sopra di esse. Ancora speranzoso di trovare un'altra via di fuga striscio più velocemente lungo il muro, ma urto con la spalla uno scaffale posto più in basso degli altri, facendo cadere a terra uno degli scatoloni che contengono la carta, che si sparge sul pavimento.
Posso sentire l'altro intruso trattenere il respiro mentre mi sposto rapidamente dietro allo scatolone. Cerco di calmare il mio respiro e tento di farlo diventare il più silenzioso possibile mentre la mia mano scivola lentamente verso il pugnale. Quando sfioro la cintura non trovo nulla. Il pugnale dev'essermi caduto nella fuga. Trattengo un grido di rabbia, poi mi sforzo di tornare calmo appena in tempo per sentire i passi dell'intruso che si avvicinano al mio nascondiglio. D'istinto balzo e lo afferro per le spalle, bloccandolo alla parete. Lo sento cedere, ma continuo a tenerlo saldamente. Accidenti, è solo una ragazza.
E' molto più bassa di me ed il suo corpo esile sembra terribilmente fragile, molto più di quelli di alcuni dei bambini che mi aspettano a casa.
La lascio andare, e più la guardo con attenzione più mi convinco che deve appartenere ad una fascia sociale piuttosto alta nella gerarchia della Capitale. Non ho mai visto nessuna, al villaggio, che avesse i capelli così curati. I suoi erano di un nero corvino che non sembrava aver mai visto il sole abbastanza a lungo da restarne intaccati in alcun modo. Anche la pelle del suo viso è chiarissima, e su di essa non c'è nemmeno una piccola macchia o una lentiggine. Gli occhi sono grigi, chiarissimi, del colore del brecciolino sotto l'acqua trasparente delle rive del nostro lago. Indossa una maglia dai disegni elaborati e dei pantaloni così stretti che mi chiedo come facciano a non impedirle i movimenti. L'ultimo indizio che conferma la mia teoria riguardo la sua appartenenza sociale è il fatto che sulle costose stoffe dei suoi abiti non c'è nemmeno una macchia o uno strappo, nemmeno una cucitura appena sfilacciata o una decorazione rovinata.
Se le ho fatto del male sono finito.
Faccio per avvicinarmi a lei incerto su cosa dirle, se chiederle se sta bene, se implorare perdono per quello che ho fatto, se pregarla di non chiamare le guardie o cose del genere, ma lei indietreggia. Per un attimo sembra farsi coraggio, ed inizia a mormorare qualcosa, ma proprio in quel momento la pattuglia che mi aveva inseguito e costretto a nascondermi fa irruzione nella stanza, accompagnata da un uomo massiccio e ben vestito dall'aria importante.
Sanno già che le ho fatto male? Mi uccideranno sul posto o mi imprigioneranno per poi torturarmi fino a farmi implorare la pietà del colpo di grazia?
Mi sento già spacciato quando l'uomo inizia a parlare, non a me ma alla ragazza, attaccandola ed accusandola di essere una traditrice. Lei è sconvolta e sembra non capire cosa stia accadendo, ma ha ancora in serbo abbastanza lucidità per afferrare uno dei pezzi di ferro, che fa staccare da terra per poi montarci sopra. Senza avere nemmeno il tempo di chiedermi cosa stia accadendo afferro la mano che la ragazza mi sta tendendo e mi faccio trascinare sul misterioso mezzo di trasporto, che, spiazzandomi, spicca il volo. Nessuno dei presenti fa nulla per fermare la nostra fuga, evidentemente sono tutti troppo sorpresi dalla scena.
Quel mezzo non mi pare affatto sicuro, e ho la sensazione di stare per scivolare. D'impulso mi aggrappo alla maglietta della mia salvatrice, che, diversamente da me, sembra sapere esattamente cosa sta facendo, al punto da riuscire perfino a tranquillizzarmi, sebbene le mie mani rimangano convulsamente aggrappate a lei.
Ci dirigiamo in fretta verso la breccia da cui sono entrato. La ragazza sembra avere quasi più fretta di me di uscire da quel posto, tanto che non appena siamo fuori lei grida di gioia e di euforia.
I miei compagni di caccia non sono più lì. Mi avranno dato per disperso quasi subito, il che da una parte è una fortuna, dato che diventerei la loro barzelletta ambulante se mi vedessero così, terrorizzato ed aggrappato ad una ragazzina che pesa un terzo di me a volare su un assurdo pezzo di ferro. Spero solo che non abbiano già detto ai bambini della mia scomparsa.


Angolo Autrice:
Salve lettori!!! Finalmente sono tornata con un nuovo capitolo dell'affascinante Dunstan! Ora le cose si stanno facendo più interessanti, i protagonisti si sono incontrati e sono scappati insieme, wow!!! E io ho avuto modo di conoscere Lilah (pensate anche voi che sia un pò pazza?)... Ammorberò Killapikkoletta affinchè posti presto il quinto capitolo, che ha quasi finito di scrivere. Nel frattempo vi lascio con un piccolo spoiler (ma non glielo dite >.<): prossimamente Lilah scorirà e inizierà ad apprezzare il Mondo Esterno, ma non senza intoppi e qualche incomprensione...(il mio Dunstan non è, come si suol dire, un gentleman XD)

Baciotti
SadieJT
  
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