Siamo in casa Weasley. All'interno sono presenti alcuni personaggi della saga, tra cui la famiglia Weasley, Harry, Hermione e Cathryn (un mio personaggio inventato).
Capitolo 1
"Sentirsi esclusi"
Erano passati due mesi
dalla tragica morte di Fred,
eppure sembravano essere passati così pochi giorni.
L’aria in casa Weasley era fredda e
taciturna, la madre, Molly se ne stava davanti al camino guardando e
riguardando le foto del suo figlio scomparso. Ogni giorno, Harry e
Hermione
andavano a trovare Ginny e Ron per stargli il piu’ vicino
possibile, per dare
una mano in casa, e io… ero rimasta
ospite in casa loro. Ma vederli in quello stato… vedere in
quello stato George,
non lo avevo mai visto triste prima d’ora. Era sempre stato
allegro fin da
quando lo avevo conosciuto, e nei miei momenti malinconici lui era
sempre
pronto a farmi tornare il sorriso fra le labbra. Riusciva a vedere nel
lato
brutto delle cose l'ironia, sapeva gestire le situazioni
difficili…
ma non le sue.
Negl’ultimi giorni, c’era stato del distacco, non
capivo se era riferito al fatto di volere un suo spazio o di volersi
allontanare
da me. Tempo fa Ginny mi aveva riferito che la mia presenza gli
ricordava molto
Fred, tutti i momenti passati con George, spesso ne era presente anche
lui. Che
fosse questo il motivo del suo distacco? Volevo aiutarlo, stargli
accanto come
Harry stava a Ginny ,Hermione a
Ron e
Fleur a Bill. Lui che essendone il suo gemello ne soffriva ancor di
più.
Rimaneva chiuso in stanza con i suoi pensieri, allontanando parte della
famiglia. Come potevo sapere se aveva bisogno di me?
“Cathryn…”
“Si?”
“La cena è quasi pronta”
“Ho voglia di fare quattro passi, puoi riferire tu a Molly che salto la cena?”
Percepii la mano di Hermione poggiare sulla mia spalla.
“D’accordo ma pensa a quel che ti ho detto, credimi, George ha bisogno di te…”
Rimasi in silenzio continuando a guardare fuori la finestra, la sentii allontanarsi, accostare la porta della stanza e scendere giù per le scale. Il tempo fuori non era dei migliori, sarebbe venuto a piovere a momenti. Indossai un maglioncino e una sciarpetta, una delle sciarpe della divisa Grifondoro. Feci un respiro di coraggio, uscendo dalla porta sarei dovuta passare davanti alla stanza di George. Qualcuno venne a bussare fiebolemente alla porta, saltai di soprassalto. Era George.
“Ti va di fare quattro passi?”
Il suo sguardo, la sua voce fiocca, guardarlo mi rendeva ancora piu’ triste.
“Ti raggiungo fra un attimo”
Annuì richiudendo la porta. Mi lasciai cadere per un attimo sul letto, avevo paura, cosa aveva da dirmi? Feci di nuovo un lungo respiro, e alzandomi uscii dalla stanza.
Era li nel giardino che guardava alcuni uccelli sorvolare sopra di lui. A cosa stava pensando? Mi avvicinai cauta, alle sue spalle, ma lui sembrò percepire il mio arrivo. Abbassò lo sguardo posandolo su uno spaziale coperto da vari tipi di fiori.
“Ricordi quando piantasti quelle orchidee bianche? Dicevi che erano i tuoi fiori preferiti, ma non mi hai mai detto il motivo.”
“Adoro la loro semplicità, la purezza del bianco, e quel profumo che ti rimane ogni qual volta che le sfiori con un dito.”
“Fred le odiava, sai?”
Lo vidi sorridere per la prima volta, dopo quel lungo tempo. Mi rilassai ad una stretta e normale respirazione.
“… lo so”
Si voltò, guardandomi fissa, con i suoi occhi pieni di rancore, facendo sparire quel sorriso.
“Mi dispiace averti trascurata…”
“… non devi scusarti”
Stava par aggiungere qualcos’altro, ma sembrò cambiare idea. Poggiò le mani nei taschini, stringendosi le spalle, come per ripararsi dal freddo. Per un attimo sembrò luccicargli gli occhi, forse era dovuto al freddo.
“Credo sia meglio rientrare…”
“Vorrei restare un altro po’, se non ti dispiace…”
“Affatto, ti aspetto dentro.”
Si allontanò
rientrando in casa, senza voltarsi.
Chinai il capo, sedendomi sul tronco di un albero
a terra, incrociando le braccia per via dell’aria ghiacciata
che mi trapassava
sulla pelle. Chissà cosa voleva dire, forse voleva sfogarsi
e io non gli avevo
dato l’opportunità di farlo. Ma se non mi degnava
di sguardi come potevo capire
se aveva bisogno di me. Mi sentivo così esclusa, non so solo
da lui dal resto della famiglia. Cosa mai potevo centrare io in loro?
ma tenevo a lui più di ogni altra cosa.. Anche se stavamo
sullo stesso tetto, lo
sentivo sempre più lontano, e la mancanza che avevo verso di
lui era
inesauribile.
Qualche goccia cominciò a venire giù, poggiandosi
in parte del mio viso. Ero così assolta tra i miei pensieri
che non mi resi
conto di bagnarmi. In lontananza si sentì qualche tuono
riecheggiare. Quell’atmosfera
sembrò essere fatta apposta in un momento così.
Voltai lo sguardo verso la
casa, quanti momenti felici ci erano stati lì dentro, ma
nulla sarebbe stato
come prima… forse con il tempo. Mi alzai dal tronco, e
rendendomi conto che la
pioggia cominciava a farsi più fitta, mi avviai verso la
casa.