Giulia era riuscita a
vestirsi. Ci aveva messo un bel pò di tempo,
date le circostanze: ritrovarsi in un altro mondo con una tua amica che
si
preoccupa solo dei capelli, dove hai 18 anni e sei una principessa non
è mica
facile da accettare.
Era appena riuscita a
chiudersi tutti gli innumerevoli laccetti del
vestito che doveva indossare, quando fu scaraventata a terra da un peso
piombatole all'improvviso sulle spalle.
-Oh dio, Giulia, sei tu! Ehi,
come sei grande! Anche io sono
cresciuta, vedi?-
-Valeria- ringhiò
la bionda, riconoscendo quella voce.
-Sisi!-
-Mi stai schiacciando!
LEVATI-DI-DOSSO!- urlò la ragazza masticando
ogni singola sillaba prima di farla uscire dalla bocca.
-Ah, si scusa-
In piedi l'una davanti
all'altra, Giulia scrutò con sguardo malevolo
la ragazza di fronte a se. Non c'erano dubbi che quella fosse Valeria,
l'espressione e i grandi occhioni color cioccolato erano gli stessi, ma
i
lineamenti erano più affilati, il viso più
maturo, il netto contrasto con
l'aria da bambina innocente che le si era stampata in volto. Anche se
era
piuttosto arrabbiata, dovette ammettere che era veramente molto carina,
nonostante i capelli da un lato lisci e dall’altro ricci.
-Mi puoi cortesemente spiegare
come sei arrivata qui?-
-A dire il vero non ne sono
sicura…io stavo pensando che non vedevo
l’ora di farti vedere tutto quello che riesco a fare, e mi
sono ritrovata
qui…oh giù è stupendo, faccio le
magie! Sono una fata!! È magnifico!! Pensa che
riesco addirittura a…-
La bionda frenò con
un gesto brusco la concitata spiegazione
dell’amica.
-Cosa vuol dire, che ti
puoi…beh, smaterializzare?!-
-A quanto
pare!-esclamò la ragazza felice. –E non
è tutto! Vedi i miei
capelli? Prima erano ricci! Cioè, a dire il vero lo sono
ancora, in parte, ma
prima erano tutti liiiiisci…dev’essere che anche
la magia ha una scadenza! O
forse…-
Giulia questa volta non
provò nemmeno a fermare l’amica, ritenendolo
giustamente un tentativo assolutamente inutile. Si lasciò
quindi cadere
stancamente su una sedia, pensando quanto potesse risultare fastidioso
il ronzio
di una voce insistente nell’orecchio.
-Ehi ma mi stai ascoltando?-
Valeria si era finalmente accorta che il
suo “pubblico” non pendeva esattamente dalle sue
labbra.
-Cosa? Oh si,
certo…-
-Ah si?- disse la ragazza
incrociando le braccia al petto –E sentiamo,
allora, qual è l’ultima cosa che ho detto?-
-Ehm…-
Mentre Giulia cercava di
inventarsi una risposta soddisfacente,
qualcuno bussò alla porta.
-SI! Ehm,
cioè…prego, entrate pure!-
Marta, o Mharta
come diceva di chiamarsi, entrò nella stanza.
-Principessa, è
pronta? Il re e la regina la stanno attendendo alla
sala del trono, le vedette hanno già avvistato il corteo, il
loro arrivo è
imminente.- si accorse in quel momento della presenza di Valeria, e la
salutò
con una piccola riverenza.
-Buon giorno, Valerie! Vedo
che hai di nuovo provato a lisciarti i
capelli.- aggiunse con piccolo risolino.
Senza distogliere lo sguardo
stralunato dalla figura della giovane,
Valeria avvicinò la testa a quella di Giulia, e le
parlò in un orecchio, con un
bisbiglio perfettamente udibile:- È tua sorella??-
-No, è la mia dama
di compagnia-
-La tua dama…ma
dici sul serio??-
-Siii! Non è
incredibile??-
Le due ragazze continuavano a
sussurrare sempre più animatamente,
sotto lo sguardo sempre più confuso di Martha, che pensava
che le due fossero
ammattite tutto in una volta.
-Ehm…scusate se vi
interrompo…-esordì, zittendo immediatamente le
ragazze –ma è veramente molto
tardi…dobbiamo proprio andare.-
-Si, certo.
Ma…ehm…cos’è che deve
arrivare, esattamente?- domandò
timidamente la bionda.
-Perché me lo
chiedete, lo dovreste sapere benissimo-
Allarmata dalla faccia
sospettosa della ragazza, la bionda pensò
furiosamente a una scusa plausibile, ma inaspettatamente, la prima a
rispondere
fu Valeria.
-La verità
è che…beh non volevo dirlo perché mi
vergogno ma…- Giulia
tentò di zittire l’amica, ma si bloccò
al suo sguardo sicuro -…ma ho sbagliato
a preparare una pozione e ha avuto effetti
disastrosi…amnesia, parziale-
Giulia non riusciva
più a chiudere la bocca: la mascella si rifiutava di
rispondere al comando.
-Ah!- Martha era visibilmente
sollevata –Potevate dirlo subito! Mi
sono spaventata. Beh, capirai, ti è successo tante di quelle
volte, sei una
tale pasticciona!- continuò ridendo.
-Si, hai ragione, non dovevo
nasconderlo.- Valeria sembrava ancor più
stupita di Giulia che il suo piano avesse funzionato.
–Allora...dicevi, questo
fantomatico arrivo?-
-Oh si, certo. Beh, meglio
cominciare da capo.
Qualche tempo fa ci
è giunto un appello d’aiuto da parte della regina
Michelle, il cui regno era minacciato da un’orda di orchi,
che avevano iniziato
una guerra per far accettare dei nuovi statuti nei loro confronti (roba
assurda, chiedevano tributi umani e altre barbarie simili). Allora
vostro padre
ha inviato delle truppe del nostro esercito, comandate dal capitano
Aaron, e ha
insistito per andare con loro anche vostra sorella…-
-Mia sorella?- Giulia si morse
la lingua, accorgendosi troppo tardi
che dimenticare una sorella non rientrava propriamente nel concetto di
“amnesia
parziale”.
Fortunatamente, Mharta non vi
badò troppo.
-Si, Elizabeth, la vostra
sorella maggiore. Sapete com’è fatta, sempre
in cerca dell’avventura. C’è stata una
grande paura che non facesse ritorno,
gli orchi sono sanguinari per natura; vostro padre ha anche cercato di
impedirle di partire, ma non c’è stato verso;
finalmente, poco tempo fa ci è
giunta la notizia della fine della guerra, con la vittoria dei nostri;
la
regina Michelle ha dato ad Elizabeth la carica di eroina, date le sue
magnifiche gesta in battaglia, che hanno avuto un importanza decisiva
per le
sue sorti. Vostro padre ha quindi invitato lei e la sua corte ad unirsi
a noi
per festeggiare insieme la vittoria e la collaborazione fra i nostri
due
regni.-
Riprese fiato
–Ricordate ora?-
-Ehm…si,
più o meno- rispose incerta Giulia
–D’accordo allora,
andiamo-
Sorridendo, la giovane la
precedette fuori dalla stanza, dandogli la
possibilità di parlare tra loro.
-Complimenti per
l’idea di prima- sussurrò la bionda –Per
un attimo ho
creduto che stessi per dire tutto-
-No, penso sia meglio non
parlare a nessuno di quello che ci è
successo, ci prenderebbero per pazze e non scopriremo mai come siamo
finite
qui-
-Si, è quello che
credo anch’io. Non ci capisco nulla di questa
storia…e
ora c’è anche questa fantomatica sorella, che non
ho la più pallida idea di chi
sia…oddio vale, ma dove siamo finite??-
-Ma di cosa ti stai
lamentando!- replicò seccata la riccia –Se non
sbaglio sei tu la principessa…dovevo essere io!-
-Ma cosa stai dicendo?!-
Giulia si dimenticò di parlare a voce bassa
per lo stupore, ma Mharta non si accorse di nulla.
-Ma che cosa stai dicendo?-
ripetè più piano. –Parli come se questa
fosse una recita per la scuola e io ti avessi soffiato la parte! Non
stiamo
giocando, questa e la realtà, vuoi scendere un attimo dalle
nuvole e rendertene
conto?!-
-Uff, Juliette…-
-Non chiamarmi Juliette!-
-Ma perché non ti
rilassi un attimo? Godiamoci questo momento no? Anche
se volevo essere una principessa, ma…ok ok, scusa!- aggiunse
subito in risposta
allo sguardo assassino dell’amica.
-Dico solo…di non
farsi tanti problemi. Adesso vediamo un po’ chi è
tua sorella, magari ci darà una mano lei-
-D’accordo, faremo
così- disse imbronciata Giulia –Ma prendila un
po’ più
seriamente ok?-
-Si si…- rispose
Valeria distratta –Mharta, scusami, dove dovremmo
aspettare l’arrivo del corteo?-
-Hanno preparato un palchetto
nel giardino del castello- rispose.
Infatti avevano appena
traversato la sala centrale e si dirigevano
verso il portone principale. Proprio in mezzo al giardino, si elevava
una
costruzione in legno con velluto rosso, molto elegante, e intorno ad
essa diversi
nobili; alle porte del paese si poteva anche scorgere una piccola folla
eccitata dall’importante avvenimento.
-Juliette, Valerie,
finalmente- una voce maschile le salutò. Il re in
persona.
“Mio
padre” pensò Giulia “Aspetta un
attimo…non è mio padre! E chi l’ha
mai visto questo qua?? Mm…forse come Mharta che qui non
è mia sorella, mio
padre non è mio padre…mamma che
confusione!”
-Ciao!- evidentemente Valeria
non si era posta gli stessi problemi, e
salutato il re, prendeva già il suo posto sul piccolo palco.
-Juliette?-
L’uomo le tendeva la
mano.
-Si…ehm…padre…-
titubante, anche Giulia si sedette.
L’agitazione era
palpabile nell’aria.
Suono di trombe. Rullo di
tamburi. Gridi eccitati da parte della
popolazione aldilà del ponte. Arrivavano.
Lentamente, delle
figure a cavallo presero a delinearsi aldilà della
collina.