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Autore: Hylia93    18/04/2013    6 recensioni
Dopo aver letto tante ma tante ff, provo a scriverne una anch'io, la mia prima Dramione!
Siamo al quinto anno, ma c'è qualche differenza. Voldemort non è rinato, perché Silente è riuscito ad impedire che Harry (e di conseguenza anche Cedric) usasse la passaporta, ossia la Coppa del Torneo Tremaghi. Tuttavia, Voldemort non è ancora morto del tutto e forse nasconde più di quanto si pensi. L'atmosfera è all'apparenza più tranquilla a Hogwarts, più serena. Sarà un altro anno pieno di peripezie o riusciranno, finalmente, a vivere un anno da adolescenti? Le due cose, in realtà, sono complementari! :)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Hello again, everybody!
Oggi mi sento molto English.
Detta questa idiozia, ecco a voi tutte/i
il nuovo capitolo. E' un po' di transizione ma
spero che vi piaccia. Sabato è il mio compleanno
quindi non so quando riuscirò a pubblicare quello dopo.
Continuo a ringraziare tutti quelli che mi seguono con costanza 
e pazienza, in particolare le mie dispensatrici di complimenti: Alessandra,
BieberSwaggie, Noir93, barbarak, ely brenta, Mary_Swag, 0Giorgia0, IsabellaMalfoy_99,
weasleylair e WeAreTears. Grazie davvero perché mi fate venire voglia di scrivere e mi date tanta
tanta soddisfazione. :) Ora smetto di rompere le scatole e senza ulteriori indugi vi lascio alla lettura! Baci!
Viola

"L'amore è quell'angolo di vita in cui si è nello stesso tempo."
Alessandro Baricco

Capitolo 34, "E' questione di fiducia."

Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quelle poche righe.
Stava succedendo tutto troppo in fretta, non ero affatto pronto.
Piton poteva anche ripetermi che avevo un talento fuori dal normale per l'Occlumanzia, certo, e poteva continuare a dirmi che neppure il Signore Oscuro sarebbe potuto penetrare nella mia mente senza il mio consenso. Poteva persino accompagnare il tutto con un sorriso incoraggiante disgustosamente e tipicamente Grifondoro, ma niente di tutto ciò sarebbe servito a calmare i miei nervi, a placare la morsa allo stomaco e il respiro affannato. Solo la sua presenza, forse, avrebbe potuto riuscirci.
Forse.
Comunque, probabilmente non l'avrei mai saputo.
Lei non mi aveva neppure cercato e io, seduto su quel letto con quel dannato foglio tra le mani, non riuscivo a trovare la forza per fare il primo passo. L'unica cosa che riuscivo a fare era continuare a leggere la lettera, ancora e ancora, e tentare di metabolizzare ciò che c'era scritto. 
Due giorni.
Era il tempo che mi rimaneva prima dell'incontro. Poi, chissà cosa sarebbe successo.
Chissà se sarei tornato a Hogwarts, chissà se avrei potuto rivedere Hermione, chissà se avrei avuto il tempo di vedere di nuovo Blaise moro, chissà se mi sarebbe stato possibile fare quella dannata uscita a Hogsmeade. L'unica verità che mi si presentava davanti agli occhi era che non volevo più lottare, che volevo soltanto fuggire lontano e lasciar perdere tutto, dare retta al mio istinto di sopravvivenza e buonanotte.
E l'avrei fatto, se non fosse stato per lei.
Silente avrebbe senza alcun dubbio protetto la mia famiglia nel migliore modo possibile e avrebbe continuato a lottare insieme alla Granger, a Potty e Weasel contro Voldemort, perché erano loro gli eroi e lo sarebbero sempre stati mentre io ero solo un'infida serpe.
Eppure qualcosa era cambiato, impossibile negarlo.
E ciò mi faceva riflettere su quanto fosse incredibile il potere del tempo quando si combina a quello delle persone. Spesso si pensa di non avere alcun potere sulla vita, perché succede sempre qualcosa che non avevi previsto e tutti i tuoi bei piani vanno a farsi fottere. Ma io non ho mai creduto che fosse così semplice. Si, è vero, può sempre accadere qualcosa che ti rivoluzione l'esistenza, ma non possiamo addossare le colpe e le ingiustizie a questo fantomatico "destino". Siamo noi che viviamo, che prendiamo scelte, che decidiamo di andare a destra piuttosto che a sinistra, di passare il tempo a studiare oppure a divertirci, di lanciare uno sguardo dall'altra parte della sala per trovare quello dell'altro, di compiere tutta una serie di piccoli gesti che ci sembrano tanto innocui da non influire su quello che faremo nel futuro ma che in realtà condizionano la nostra vita passo dopo passo.
E non si possono neppure attribuire meriti al destino, perché se qualcosa va per il verso giusto bisogna ringraziare le nostre scelte e quelle degli altri, quelle stesse scelte che magari ci sembravano sbagliate ma che poi si sono rivelate essenziali.
Perché se io non avessi avuto un padre che aveva scelto di essere un Mangiamorte, non avrei mai preso in considerazione l'idea di seguire la sua stessa strada; se io alla fine non lo avessi fatto e fossi fuggito come mi ripeteva mia madre, non avrei un marchio sulla pelle; se io non avessi avuto la forza per farmi tatuare quel marchio sul braccio, non avrei mai potuto amare il modo in cui lei lo ha sfiorato, quella sera. Se io non avessi sentito le sue dita scorrere sulla mia pelle bruciata, se non mi fossi accorto in quel momento del modo in cui il suo sguardo cercava inconsapevolmente il mio, degli occhi appena coperti dai suoi capelli, ribelli come la sua anima, della luminosità della sua pelle… Se non mi fossi accorto di tutto questo, ora non avrei LA ragione per restare, quella per andare avanti, per ritrovarmi faccia a faccia con Voldemort e per tentare in tutti i modi di averla vinta su di lui.
Perché io volevo tornare, e volevo tornare per baciarla, per sentire le sue lamentele, le sue frecciatine, per perdermi nel calore del suo corpo e ritrovarmi nel suo profumo di vaniglia.
E non sarebbe stato certo Voldemort ad impedirmelo.

- Herm? - mi chiamò Ron, titubante, osservandomi al di sopra della forchettata di uova e bacon rimasta a mezz'aria.
Alzai lo sguardo su di lui e smisi di giocare col cibo nel mio piatto. Mi ero svegliata con una fame incredibile, ma ora nello stomaco avevo una grande voragine che non ne voleva saperne di essere colmata. 
Perché diavolo era arrabbiato con me?
- Si, Ron? - domandai, stancamente.
Mi faceva decisamente male dormire così tanto.
- Sembri distratta. - borbottò, infilandosi tutta quella roba in bocca e riuscendo comunque a mantenere un'espressione preoccupata. Sorrisi distrattamente a quella scena così familiare e riportai gli occhi sulle due fette di pane e marmellata che giacevano abbandonate nel piatto. Non mi ero neanche accorta di averle preparate, in realtà.
Ne presi svogliatamente una e diedi un piccolo morso, sperando che le mie budella si decidessero a rilassarsi almeno un po' non appena avessero percepito del cibo cercare di passarvi attraverso.
- Sto pensando. - mormorai, masticando a forza.
- A cosa? - domandò, adesso più spaventato che preoccupato, - A quello che è successo prima? -
Dovevo averlo davvero terrorizzato, in quello stanzino.
Riusciva a malapena ad alzare gli occhi per incontrare i miei, con un evidente quanto enorme sforzo, per poi distogliere lo sguardo qualche secondo dopo.
- No, Ronald, ti ho già ripetuto numerose volte che sei un imbecille, come Draco tra l'altro, e che sarà meglio che non succeda di nuovo. - risposi stancamente. Non si poteva certo tornare indietro nel tempo, a meno che la McGranitt non mi avesse dato un nuovo Giratempo, cosa pressoché impossibile dato l'utilizzo che ne avrei fatto. Comunque, mi ripetei un'altra volta, non era poi la fine del mondo.
Si erano picchiati e non si erano fatti niente, alla fine sarebbe potuto andare molto peggio.
In realtà li avevo già perdonati, o meglio, avevo concluso che questo loro "sfogo" avrebbe potuto essere positivo. Magari Ron, dopo avergli mollato quel dannato pugno, sarebbe tornato normale, e Draco non si era mostrato così reticente a picchiarlo a sua volta quindi, in definitiva, erano pari.
Restava però il problema fondamentale, e io non avevo la forza per affrontarlo. 
Ho visto Malfoy uscire tutto trafelato da un'aula del terzo piano… Dietro di lui è spuntata fuori… la Parkinson.
Le parole di Ron mi rimbombavano nella testa e il mal di testa peggiorava di minuto in minuto.
Avevo analizzato la cosa più e più volte e non riuscivo a trovare un motivo accettabile perché quei due si fossero ritrovati insieme in un'aula vuota. Forse non ero abbastanza lucida per pensarci, ma l'unica cosa che mi veniva in mente era l'immagine di loro due avvinghiati su un dannato banco, e a quel punto lo stomaco mi si stringeva in una morsa ferrea e mi veniva da vomitare. Queste sensazioni non facevano altro che far aumentare l'odio per me stessa, per essermi fatta coinvolgere in modo così assoluto da un furetto incrociato con un serpente, dai suoi capelli troppo biondi e troppo morbidi per poter essere dimenticati e dai suoi occhi eccessivamente profondi e chiari perché riuscissero a scomparire dalla mia memoria.
In pratica, ero in un vicolo cieco.
Dovevo affrontare la realtà e basta. Piangere, disperarmi, battere i piedi per terra, sentire il mio cuore perdere qualche battito, strofinarmi gli occhi rossi e gonfi fino a che fosse stato necessario, ma poi mi sarei sciacquata la faccia e avrei alzato lo sguardo, continuando a vivere come avevo sempre fatto e tenendo come un dolce ricordo il peso nel cuore. Magari un giorno mi sarei svegliata e mi sarei accorta che non era stata che una cottarella, un'infatuazione, una cosa da adolescenti insomma. Mi sarei convinta che in realtà le sensazioni che provavo quando lui era vicino le avrei potute provare per qualcun altro… Chissà? Sarebbe potuto succedere, anche se ora mi sembrava impossibile.
Presi un profondo respiro, cercando di arrestare la miriade di pensieri che vorticavano senza senso nella mia testa. L'unica conclusione a cui ero arrivata, era il dover parlare con lui. Mi voltai e scrutai con gli occhi l'altra parte della Sala Grande. Quella sottospecie di aiuola di Zabini, ovviamente, quando serviva non c'era. Avevo ordinato la sua dannata tinta e per ripagarmi cosa faceva? Scompariva nel nulla nel momento del bisogno. Sbuffai e individuai invece Nott in fondo a destra.
Prima di colazione mi aveva avvicinato per la seconda volta in meno di un'ora, chiedendomi scusa per avermi fatto preoccupare quella mattina e specificando che pensava che già lo sapessi dato che aveva notato che, solitamente, di domenica mi svegliavo sempre presto. Mi aveva guardato con gli occhi da cane bastonato e io gli avevo concesso un sorriso.
Tutto ciò, comunque, mi era sembrato alquanto strano dato che l'ultima volta che ci eravamo parlati, in giardino sotto quell'albero, era stato piuttosto freddo. Poi mi ero detta che, a parte quell'episodio, negli anni precedenti era sempre stato gentile con me, fermandomi qualche volta dopo le lezioni per chiedermi consiglio su un libro o su un compito. Dunque mi dissi che, semplicemente, era tornato quello di un tempo. Gli avevo sorriso, mormorandogli di non preoccuparsi e ringraziandolo per avermelo detto dato che, in caso contrario, probabilmente lo avrei saputo l'anno del mai.
Così presi forza, mi alzai e mi diressi verso di lui con l'intento di farmi dire dove diavolo si fosse cacciato quell'imbecille del suo amico.
- Ciao Theo. - lo salutai, beccandomi un'occhiataccia dai due ragazzi che sedevano alla sua destra e alla sua sinistra. Lui si girò sorpreso e con un'alzata di mano intimò loro di tornare a fare quello che stavano facendo senza disturbarci.
- Ciao Hermione. - rispose, sorridendo.
- Posso… Posso parlarti? - domandai, cercando di fargli capire che non potevo chiedere determinate cose davanti ad altra gente. Che io e lui parlassimo era quasi normale, ma che gli chiedessi con gli occhi a cuore dov'era Draco non lo era affatto.
- Certo. - disse, alzandosi e guidandomi in un angolo poco lontano.
Mentre lo seguivo, appena dietro di lui, mi ricordai che tra lui e Malfoy, ultimamente, c'era una certa freddezza, e che l'ultima volta che gli avevo chiesto del suo amico eccessivamente biondo, era stato a dir poco granitico. Così decisi di cambiare tattica.
- Scusa se ti ho disturbato, ma volevo sapere se avevi idea di dove fosse Blaise. - sussurrai, cercando di evitare le occhiatacce di Ronald dall'altra parte della Sala. Probabilmente stava pensando che un Serpeverde valeva l'altro, così nella sua mente contorta avevo deciso di passare dal biondo al moro per non farmi mancare niente.
- Blaise? - domandò, sinceramente sorpreso, alzando le sopracciglia.
Era davvero così strano che io cercassi Zabini? 
Decisamente si, mi risposi senza incertezze.
- Già. - mormorai, imbarazzata.
- Perché lo cerchi? - chiese, inquisitorio. Mi stupii un po' del suo tono e della sua domanda, ma decisi che non era il momento per preoccuparsi della curiosità fuori luogo di Theodore Nott così gli spiegai brevemente che avevo ordinato la tinta per lui e che volevo avvisarlo.
Lui sembrò rilassarsi e tornò a guardarmi sorridendo.
- Credo sia nel bagno dei maschi del terzo piano a disperarsi per i suoi capelli, ma non ti assicuro nulla. - disse, studiando le mie reazioni.
Risi e lo ringraziai, salutando Ron da lontano mentre uscivo dalla Sala Grande. 

- Avanti, Blaise, esci un attimo! - lo richiamai, battendo sulla porta del bagno dei maschi. Non potevo entrare, evidentemente, e lui non voleva saperne di uscire.
- Non ci penso proprio, io in giro così a quest'ora non ci vado. - rispose, estremamente serio.
Sbuffai sonoramente e alzai gli occhi al cielo. Possibile che fosse più vanitoso di una donna?
- Non c'è nessuno qui fuori te lo giuro! - ritentai, osservando il corridoio per cogliere anche il minimo movimento. Dio solo sa cosa mi sarebbe potuto succedere se, dopo averlo fatto uscire, qualcuno fosse arrivato e l'avesse visto.
- Non posso rischiare. - disse, seccamente, e lo immaginai mentre scuoteva la testa con decisione.
- Bene allora, l'hai voluto tu. - mormorai, la voce leggermente incrinata dalla rabbia e dal nervosismo.
Già non ero nel pieno delle mie facoltà a causa di tutto quello che era successo quella mattina, poi ci si mettevano anche i suoi capricci. Stava decisamente sottovalutando la mia capacità di andare fuori di testa, così come le mie doti persuasive. Beh, non per molto.
- Vuoi buttare giù la porta?! - domandò spaventato, e vidi il suo occhio spuntare dallo spioncino della porta. Scossi la testa, anche se in realtà non poteva vedermi.
- La porta è aperta, Blaise, sono io che non voglio entrare nel bagno dei maschi, c'è l'incantesimo che mi ributta fuori. Ma non hai letto Storia di Hogwarts?! - sbottai, indignata. Possibile che nessuno avesse neppure aperto quel libro?
- Quel mattone? Non ci ho mai neppure pensato. Comunque buono a sapersi, allora, sono al sicuro. - sogghignò, allontanandosi dallo spioncino. Scoppiai a ridere, una risata estremamente Serpeverde. Mi tappai la bocca con una mano appena me ne resi conto e schiarii la voce per prepararmi alla stoccata finale.
- Se non esci dal bagno, non avrai la tinta per i tuoi capelli. - mormorai, lentamente, articolando con attenzione ogni singola parola. Il silenzio dall'altra parte, per un attimo, mi fece dubitare del mio piano infallibile. Poi sentii un rumore di passi, vidi la maniglia abbassarsi e uno spilungone un tempo moro uscire dal bagno dei maschi.
- Sei sempre più serpe, Hermione. E il ghigno che hai sul volto ti fa somigliare incredibilmente al tuo borioso ragazzo. - sibilò Blaise, richiudendosi la porta alle spalle ed osservandomi con le braccia incrociate. Feci scomparire immediatamente il ghigno soddisfatto dal mio volto e adottai un'espressione altamente offesa, guardandolo dall'alto in basso nonostante lui fosse numerosissimi centimetri più alto di me.
- Dov'è Malfoy? - chiesi, senza girarci troppo attorno.
La sua bocca si aprì in un sorriso malizioso e fece un paio di passi verso di me.
Continuai a fissarlo testardamente, senza arretrare.
- Avrò la mia tinta? - domandò, fermandosi a pochi centimetri da me e tendendomi la mano.
- Mi porterai da quell'idiota del tuo amico? - chiesi a mia volta, osservando con diffidenza il suo gesto.
- Dovrai anche farmela, però, io non sono assolutamente capace. - aggiunse, sorridendo. 
Fare una tinta a Blaise Zabini?
Tentai di scacciare il pensiero che il mondo stesse per finire e gli strinsi la mano, mormorando con poca sicurezza "affare fatto". Il suo sorriso si allargò e cominciò a camminare.
- Avanti, seguimi e fai quello che ti dico in modo che nessuno ti veda. - mi disse, pregustandosi apertamente il potere che aveva momentaneamente su di me.
Quanto ero caduta in basso a prendere ordini dalla più vanitosa delle serpi? 

Blaise, in qualche strano modo, era riuscito a far evacuare il dormitorio Serpeverde per lasciarmi entrare senza problemi.
- Un'ora. - mi aveva detto prima di uscire, facendomi l'occhiolino.
E così avevo un'ora per stare da sola con lui e per la prima volta ero terrorizzata dalla sua presenza. Non che mi facesse realmente paura Malfoy, piuttosto quello che avrebbe potuto dirmi.
Ero stata dieci minuti buoni davanti alla porta della sua stanza, senza riuscire ad aprirla.
Cosa mi avrebbe detto? La verità? Non sapevo se sperarlo oppure no. Forse, mi ritrovai inconsapevolmente ad ammettere, mi sarei accontentata di una bugia.
Ricacciai indietro le lacrime ed allungai la mano, poggiandola sulla maniglia. Mi feci forza ed entrai.
Alzai lo sguardo e tutto ciò che vidi furono i suoi occhi sorpresi, quel grigio così familiare espandersi fino a risultare quasi impossibile da catturare per intero. Non sembrava che si sentisse in colpa, non indossava la sua maschera di indifferenza, non era altezzoso come sempre. Era semplicemente basito, sorpreso, come la sera prima. Non appena ero entrata si era alzato in piedi improvvisamente, eppure ora sembrava non riuscisse a muovere neppure un passo.
Lo guardai e capii che non poteva averlo fatto e che sicuramente mi avrebbe confermato la sua innocenza.
Così, senza pensarci troppo, gli sorrisi.
- Che sei venuta a fare qui? - mi chiese tagliente, riacquistando la sua aria annoiata in un batter d'occhio.
- Parlare. - mormorai, avvicinandomi di un paio di passi e sedendomi sul letto accanto al suo, quello di Blaise. Lui seguiva avidamente ogni mio movimento, senza spostarsi di un centimetro.
- Di cosa? Di quel deficiente di Weasley? - ringhiò, incrociando le braccia al petto.
Scossi la testa e abbassai lo sguardo sul pavimento, evitando le lame taglienti che erano diventate i suoi occhi. Si sentiva troppo vulnerabile e così contrattaccava, pensai. Sperai.
- E di cosa allora? - incalzò, avanzando di un passo verso di me.
- Cosa ci facevi in quell'aula con la Parkinson? - chiesi tutto d'un fiato, alzando di nuovo gli occhi su di lui. Vidi un lampo di comprensione balenare sul suo volto, poi un ghigno soddisfatto prese il suo posto.
- Sei gelosa? - disse, piegando leggermente la testa di lato e fissandomi insistentemente.
Glielo dovevo chiedere per sentirmi totalmente apposto con me stessa, anche se in realtà sapevo che non c'era niente tra loro due. Per qualche strano motivo ne ero quasi sicura. Che si trattasse di fiducia? Mi persi un attimo in questa possibilità e mi spaventai.
- Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, me l'hai insegnato tu. - risposi con sicurezza, riacquistando la mia determinazione e ripetendomi che l'avere fiducia in lui non era poi una cosa così sbagliata. E comunque se era davvero di questa che si trattava, non potevo certo tornare indietro.
- Mi doveva consegnare una lettera, mezzosangue. Ha tentato di saltarmi addosso, ovviamente, ma non ci è riuscita. Per lo meno la Parkinson è molto più diretta di Theo. - disse, cercando di mantenere un'espressione neutra senza riuscirci affatto. La sua bocca si era senza dubbio arricciata in una smorfia di disgusto non appena il nome di Nott era uscito dalle sue labbra.
E così mi fu chiaro il motivo della sua rabbia, anche se non aveva assolutamente motivo di esistere.
- Sei geloso? - chiesi, maliziosa.
Lui si rabbuiò e abbassò lo sguardo, forse offeso dal fatto che avessi usato le sue stesse armi contro di lui. Sorrisi alla sua espressione da bambino beccato con le mani nel sacco e mi alzai, cercando di colmare la distanza di pochi passi che c'era tra di noi.
Eppure, quando poggiai una mano sulla sua guancia e la trovai fredda, quando mi accorsi del suo colorito ancora più pallido del solito, delle mani strette a pugno e della lettera accartocciata sul letto, mi sembrò che la distanza tra di noi fosse infinita.
- Cos'è successo, Draco? - domandai, spaventata.
Quando rialzò gli occhi e mi guardò mi tremarono le ginocchia.
Solo una cosa poteva suscitare in quelle pozze grigie un terrore così devastante da riuscire a lambire senza difficoltà il mio cuore, stritolandolo in una morsa così potente da farmi perdere l'equilibrio.
Con incredibile velocità spostò la sua mano sul mio fianco, impedendomi di cadere e attirandomi a sé.
Appoggiai la guancia sul suo petto, aspirando il suo odore e tentando di ritrovare la parola. E pensare che fino a pochi momenti prima stavamo bisticciando su cose così infantili…
- Andrà tutto bene. - mormorò sui miei capelli.
Sussultai.
Avrei dovuto dirlo io a lui.
Che fosse già riuscito a metabolizzare la notizia?
Era accettazione quella che avevo visto nei suoi occhi assieme al terrore?
- Lo so. - sussurrai con un filo di voce, stringendo convulsamente tra le dita la stoffa della camicia.
- Granger… - mi richiamò, facendomi alzare il volto come al solito per scrutare i miei occhi.
Lo guardai interrogativa e mi ritrovai, confusa, ad ammirare il suo sorriso.
- Quanto tempo abbiamo prima che gli altri tornino? - domandò con tono piatto.
- Poco più di mezz'ora. - risposi, aggrottando le sopracciglia.
- Beh, non è molto, ma vedrò di farmela bastare. - sussurrò malizioso, chiudendomi la bocca con le sue labbra prima che riuscissi a rispondere. 

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Vi consiglio, per chi fosse interessato alla citazione, di vedere lo spettacolo di Alessandro Baricco da cui proviene. E' meraviglioso :)
Potete cercare "Baricco: ''Luigi XVI, re di Francia. Sul tempo'' / La lezione integrale"
Ps: La storia dell'incantesimo nel bagno mi piaceva quindi ce l'ho messa, ma mi rendo conto che può suonare fuori luogo. L'incantesimo citato, che ti ributta fuori, era stato introdotto dai quattro fondatori ed era stato poi tolto perché giudicato bigotto. E' stato reintrodotto dopo l'apertura della Camera dei Segreti. 
:*

   
 
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