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Autore: Kima    01/09/2004    2 recensioni
mio primissimo racconto (l'unico che io riconosca tale) dal titolo banale...è diviso in tre parti solo per comodità, in realtà è unico. il protagonista è un bellissimo e decadente demone dalle ali nere...
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il tempio niveo emergeva imponente dagli alberi.

Un vento forte ne sfiorava le colonne.

Le foglie di rame scorrazzavano nel cielo.

"Sacerdotessa, un novizio vorrebbe avere l’onore di incontrarvi" le illustrò il vecchio monaco calvo.

I lunghi capelli della giovane sembravano prolungarsi nella feroce brezza.

"Monaco Talkhannon, sa bene che è contro le regole…" rispose incolore l’interpellata senza neanche guardarlo.

I suoi occhi di mare erano solo per il cielo rarefatto.

"Somma…so benissimo ciò e so anche che la cerimonia c’è pochi giorni fa, ma…" tentò di persuaderla.

Un giovanotto dalla chioma di abisso oceanico attendeva fremente alle spalle del più anziano.

La ragazza lo squadrò con la sua aria formale, altezzosa.

"Oh, la prego sacerdotessa Yukari! La prego!" esclamò improvvisamente il novizio gettandosi ai suoi piedi.

Ella lo fissò prima stupita, poi magnanima.

"Vieni" gli ordinò porgendogli la mano esile.

Il ragazzo riemerse dalla sua supplica.

Afferrando le dita corte, ebbe un singolare brivido al collo.

Insieme attraversarono l’aria sottile.

Entrarono.

La sala era piccola e con uno scricchiolante parquet scuro.

Si accomodarono sui cuscini di cotone grezzo.

Uno di fronte all’altra, in silenzio.

"Cosa mi devi dire con tanta impazienza?"

"E- ecco…io…"

"Hai dei begli occhi, sai?" sorrise.

Il ragazzo non rispose alzando lo sguardo.

"Davvero! Mi ricordano quelli di una persona a me cara…non il colore…neanche la forme…la luce!" spiegò osservandolo attentamente.

"La luce?" ripeté egli stupito.

"Sì…nei tuoi occhi c’è una luce particolarmente bella…pericolosa, triste…la luce di chi ha un tragico destino…" la misurata risposta fluttuò nell’ambiante ovattato.

Il ragazzo sussultò.

"È questo che vuoi sapere, vero?"

Annuì con la bocca spalancato.

La veggente respirava piano.

L’atmosfera autunnale si insinuava dolcemente in lei.

Entrò in trance.

Le palpebre si sollevarono meccanicamente.

Le sue pupille spente sembravano cieche.

"Avrai un triste futuro…il tuo amore appassirà presto...reciso da piume di tenebra…affogherà nel suo stesso sangue…" descrisse cupa con un’insolita voce criptica "non potrai fare nulla…lo spettro della sua morte ti ossessionerà per sempre…ma dovrai continuare a vivere…"

Chiuse gli occhi.

Il novizio la fissava scioccato.

Scosso evitava di respirare.

Una strana espressione gli campeggiava sul volto leggermente spigoloso.

La ragazza lucida lo guardava conscia.

"Come ti chiami? Non me lo ricordo! Scusami, sono così distratta!" si giustificò arrossendo.

Ora aveva decisamente perso la sua aria risoluta.

Era raggiante, come una qualunque ragazza che vuole fare amicizia.

"Il mio nome è Micon" rispose tentando di sorridere

"Che bel nome! Particolare! Allora, piacere Micon! Io sono Yukari!"

Felicissima gli strinse la mano.

"Piacere mio…"

"Micon mi fai una promessa?" leggendo la domanda sul suo viso spiegò "Promettimi che anche quando la mia profezia si avvererà tu continuerai a vivere!"

Il suo interlocutore spalancò gli occhi.

Non sapeva che dire.

Le parole gli morivano in bocca.

La sacerdotessa lo scrutava preoccupata.

"Sì…" rispose titubante.

"Bene!" esclamò con un sorriso solare.

Poi si sbilanciò in avanti portandosi al collo di Micon.

"Sono felice!" continuò con gli occhi sgombri da timori.

"Anch’io…" mentì il giovane portando le mani tremanti sulle spalle di lei.

Abbassò lo sguardo rammaricato respirando a fondo il profumo inebriante dei suoi lunghissimi capelli.

"Yukari…mi perdoni…" bisbigliò.

 

"E tutta colpa mia! Mi perdoni Yukari!" si ripeteva il giovane piangendo dolore.

 

La notte era sempre più pesta e fredda.

Le sue ali di seta rilucevano appena nel buio.

La luna trasparente sprigionava riflessi argentei e sfumature blu.

Shiori fluttuava nel vento ancora infastidita dalle taglienti parole dal monaco, dagli innumerevoli lividi e dalle più o meno profonde ferite.

le riecheggiava nella testa confusa.

Quella frase le entrava e le usciva vorticosamente dalle orecchie.

Sentiva il capo pesante, insostenibile, le si contraeva tra le mani.

Non ne poteva più!

La mente le doleva tremendamente, era come se le si contorcesse.

Respirava a fatica in quel volo che sembrava interminabile.

La vista le si annebbiava per il tormento.

Le tenebre fitte si avviluppavano alle sue ali, alle braccia e alle gambe estenuate.

Finalmente intravide la sua torre.

Si scagliava nera contro il cielo che luccicava di chiarore lunare.

Iniziò subito a battere le ali sempre più rapidamente.

Era vicinissima.

Arrancava.

Il sangue cominciava a correrle lungo gli arti.

Allungò il braccio cercando di aggrapparsi al davanzale, ma lo mancò.

Le sue percezioni erano notevolmente compromesse.

Tentò ancora, questa volta, con grande sollievo, ci riuscì.

Con la mano si aggrappava saldamente alla finestra.

Ora il fiato si era fatto ancora più corto e freddo.

Aveva tutto il corpo indolenzito dalla temperatura bassa e dal malessere.

Si teneva disperatamente con la mano viscida di sangue.

Con uno sforzo sovrumano si tirò su e appoggiò entrambe le mani sul davanzale di pietra.

Ora le sue ginocchia la sostenevano saldamente.

Riprese fiato sollevata.

Finalmente entrò nella stanza e si sedette in un angolo tenendosi su il braccio che più la tormentava.

**** biiiiiip!!!!!! ****

Il solito suono la scosse.

"Che vuoi Hisashi?" non era in grado di subirlo quella sera.

"Allora ci sei! E da ieri mattina che ti cerco!" esclamò il giovane apparendo e accendendo lo schermo.

Shiori sbuffò, non lo sopportava quando faceva l'affettuoso.

"Ma dove eri finita? Ero preoccupato!"

"Te lo hanno ordinato gli Anziani?" lo punzecchiò perfida.

"Sempre molto gentile! Seriamente, dove eri finita?" ribatté il ragazzo risentito.

"Se proprio ci tieni...durante l'ultima missione sono stata presa da un tremendo cerchio al capo, mentre rientravo ho avuto un mancamento e sono caduta in un fosso pieno di rovi...contento?" spiegò sarcastica.

"Ma...ora stai bene, vero?" indagò Hisashi molto inquieto.

"Potrei stare meglio..." rispose lei quasi scocciata.

Il veggente lo prese come un no.

"Hisashi ti ricordi il nostro primo incontro?" chiese improvvisamente Shiori voltandosi verso lo schermo verdognolo.

"Sì...perché?"

"Sento il bisogno di rievocare il passato..."

"Sei sicura? I ricordi sono lame a doppio taglio" affermò l'immagine.

"Lo so...ma i ricordi..." cominciò l'alata

"I ricordi...?" incalzò l'altro.

"...i ricordi sono l'unica cosa che mi rimane" concluse amaramente Shiori.

"Che vuoi dire?" chiese il suo interlocutore stupito deglutendo a fatica.

"Non ho più nulla di umano...sentimenti, pensieri...anche il mio corpo è corrotto...solo i ricordi si sono conservati integri nel mio cuore...o meglio in quel po' di cuore che è rimasto illeso..."

" Shiori...è successo qualcosa?" si informò Hisashi guardandola oppresso.

Un silenzio pesante oscurò il loro discorso.

"Hisashi...ti voglio raccontare una storia..." cominciò Shiori stesa a terra esausta "Circa cinque anni fa…

Un grande ciliegio dominava il prato secco.

Il cielo gonfio premeva sulle sue fronde candide.

Una ragazzina dai lunghi capelli viola piangeva tra l'erba alta.

Si stringeva le gambe magre al petto tremando.

Il sole impercettibile calava nell'orizzonte dorato.

"Perché piangi?" un'altra bambina all'incirca della sua età le si avvicinò curiosa. Minuta e alta si presentava, con cortissimi capelli bordeaux e occhi di cristallo acquatico le dominavano il viso affilato.

"Perché...oggi hanno ucciso mio padre..." rispose l'interrogata asciugandosi il volto con le mani.

"E perché lo hanno ucciso?" chiese ancora la sconosciuta.

"Perché...credono che abbia ferito a morte la mamma..." rispose incupendosi " Ma non è vero!" aggiunse subito concitata.

"Oh..." sospirò avvicinandosi "allora da oggi sei sola al mondo..." affermò come se pensasse ad alta voce.

"Sì..."sospirò l'altra facendosi sempre più piccola in quell'abbraccio.

Una folata di vento sparse i capelli di Shiori nell'aria, luccicavano come fili di luce.

"Be'...se vuoi da oggi avrai un'amica!" propose sorridendo la nuova arrivata "Mi chiamo Yukari E tu? Come ti chiami?" continuò.

"I- io sono Shiori..." rispose ancora titubante.

"Ti posso chiamare Shio-chan?" domandò prendendo le mani dell'orfana tra le sue con un sorriso dolcissimo.

"Sì..." accordò stupita.

"Grazie Shio-chan!" esclamò Yukari buttandole le braccia al collo.

"La ragazzina dai corti capelli purpurei rischiarò con la sua gioia la cupa vita dell'orfana dagli occhi di miele per un anno esatto poi..." commentò l'atipica narratrice continuando.

 

I mesi erano passati, uno dietro all'altro con sereni ma, stranamente, con sopportabile monotonia.

Dopo qualche giorno dal loro primo incontro, Yukari aveva condotto Shiori a una misera casa di campagna dove ora vivevano in armonia.

L'abitazione si innalzava al centro di un'ampia aia lambita da un piccolo bosco.

Proprio davanti alla casa, nello spiazzo polveroso, c'era un'enorme quercia secolare.

Sotto quei rami frondosi avevano osservato scorrere le stagioni: tra stille di pioggia e pianti di foglie bruciate, astratti cristalli di neve, intensi profumi di erbe e fiori, brezze e siccità estive.

Sulla destra c'era un piccolo pozzo dalla carrucola urlante.

Era passato un anno esatto.

Quella mattina un sole svogliato trafiggeva con fatica le nuvole più o meno dense.

Il cielo di madreperla irradiava una luce celeste quasi ultraterrena.

L'aria profumava d'erba recisa e umidità.

Era davvero presto, Shiori si era alzata non riuscendo più a dormire a causa di strani sogni.

La carrucola del pozzo cigolava come sempre.

Tirò su il secchio pieno d'acqua fresca.

Mentre lo poggiava sul bordo accidentalmente ci si specchiò: i capelli in disordine, le occhiaie, le guance sporche.

Immerse le mani a mo' di bacinella nell'acqua limpida e si lavò il viso stanco.

Guardò di nuovo il riflesso: non era cambiato molto il suo aspetto, ma non se ne curò.

<È come quando mi vedo negli occhi di Yukari...i suoi occhi sono cristallini e placidi proprio come l'acqua...e poi anche se sono trasandata nei suoi occhi ammiro sempre il mio sorriso.. lei mi rende felice!> pensò sorridendo alla sua immagine chiusa nel recipiente.

"Ahhhhh!" un grido infranse l'immobilità di quella mattinata.

La ragazzina si voltò di scatto preoccupata.

Un uomo con il viso celato da un drappo nero trascinava Yukari fuori dalla misera casa.

Due bonzi lo accompagnavano silenziosamente.

"Shio-chan!! Shio-chan!!!" urlava Yukari tra le lacrime.

L'altra spalancò gli occhi stupita per un momento.

Iniziò a correre verso la sua amica lasciando cadere il secchio.

Si precipitava velocissima verso la casa.

Incurante calpestava i fiori e le piante di cui Yukari le aveva a lungo parlato.

"Yuuuu!!" gridava a sua volta con tutto il fiato che aveva.

Ora era vicinissima.

Presa dalla rabbia si scagliò contro l'uomo in nero.

"Lasciala!! Lasciala stare!!" gli ordinava picchiandolo con tutte le sue forze.

"Uah, ah, ah!! Cosa credi di fare ragazzina? Vuoi battermi?!" le chiese sarcastico.

"Lasciala t'ho detto!!" Shiori incurante delle sue parole continuava ad attaccarlo.

"Shio-chan! Sono troppo forti per te! Non ti preoccupare, me la caverò!" la rassicurò Yukari.

"Ma Yu...come puoi chiedermi questo?! Combatterò fino alla fine per te!" annunciò la ragazzina determinata come mai.

"Shio-chan..." mormorò l'altra portandosi le mani alla bocca stupita di quel comportamento così insolito.

"Fatti sotto!!" esclamò buttandosi alla carica.

"Shio-chan!" Yukari continuava sconvolta.

"Ma che vuoi fare pulce?!" le disse preparandosi a respingerla.

Shiori correva vicinissima al suo obiettivo, ma questi con il braccio la scagliò lontano, addosso ad un albero.

"Shio-chan!!!" urlò Yukari piangendo di nuovo.

"Ah..." mugugnò toccando terra.

"Bastardo..." sibilò tra i denti.

"Shio-chan!! Shio-chan!!!" la chiamava preoccupata la sua amica "Shio-chaaan!!!"

"Sta...sta...sta zitta!!" sbottò rimettendosi in piedi e tenendosi il braccio sinistro con l'altro.

"Ma..." Yukari era perplessa, perché quel comportamento?! Perché?! Si domandava.

Intanto la ragazzina dai capelli viola era pronta per un nuovo attacco.

I suoi occhi fiammeggiavano di rabbia e rancore.

"Sei finito!" proclamò ritentando il colpo.

L'uomo era stufo di quella "stupida mosca" e aveva allentato la guardia, così Shiori riuscì a colpirlo in faccia.

Shiori si allungò disperatamente in avanti per arrivare Yukari che, perplessa, fece altrettanto.

Si afferrarono reciprocamente l'avambraccio.

Le lacrime di Yukari guidate dal vento accarezzarono il volto dell'altra.

"Non ti preoccupare! Ti salverò!" la rassicuro Shiori.

"S- sì..." rispose cercando di convincersi.

Finalmente l'uomo in nero aveva allentato la stretta.

Così Yukari riuscì a liberarsi senza fatica e corse via con Shiori.

"Idioti! Che aspettate?! Prendetele!! Dell'altra non mi interessa ma la futura sacerdotessa dobbiamo prenderla!" ordinò sbraitando contro i due bonzi.

"Agli ordini Talkhannon!" risposero i due partendo all'inseguimento.

Le bambine intanto si erano nascoste tra il fitto del bosco.

"Shiori..." cominciò Yukari.

"Shhh..." la zittì subito l'altra.

"Shio-chan..." ripeté la ragazzina dai corti capelli "Tu vai via è me che vogliono" ma non riuscire a finire la frase che uno schiaffo la colpì in pieno volto.

"Ma stai scherzando?! Io resto qui! Con te! Hai capito?!" le rispose Shiori arrabbiatissima.

"Sì..." rispose l'altra tenendosi la guancia colpita.

I monaci avevano cominciato ad ispezionare la vegetazione lussureggiante di quel squarcio di foresta.

"Dove saranno finite?"

"Sono due bambine anche se corrono non possono essere andate lontano"

Erano vicini.

Shiori li spiava da dietro un rovo.

"Shio-chan...loro vogliono me, fuggi! Io mi consegnerò!"

"Piantala di dire stupidaggini! Noi resteremo sempre insieme!" le disse prendendole le mani "Chiaro?" chiese guardandola negli occhi.

"Chiaro!" rispose l'altra.

I passi dei monaci si confondevano con i rumore del sottobosco.

"Monaco Talkhannon non le troviamo"

"Che incapaci! Sono solo delle ragazzine! Prendete gli archi, scagliate dei dardi e verranno fuori come lepri!" ordinò il capo.

I due si armarono e cominciarono a lanciare le frecce in tutte le direzione.

"Oh, cavolo!" esclamò Shiori cominciando a schivare i colpi che arrivavano intorno al loro nascondiglio.

Yukari la fissava preoccupata

"Shio-chan…ma tu conosci quell’uomo?" domandò improvvisamente Yukari.

L’interrogata la fissò torva.

"Certo…lui e Natsuko mi hanno rovinato la vita! Sono stati loro a giustiziare mio padre anche se era innocente! Li odio!" spiegò acre.

L’altra rimase scioccata.

Sciolse il nastro della treccina che portava lunga a lato del viso e lo legò al polso della sua amica.

"Ti voglio bene!" le mormorò dandole un bacio.

"Yu ma che fai?!" le chiese mentre lei andava incontro ai suoi rapitori.

"È me che volete, vero? Ma lasciate stare la mia Shio-chan!" esclamò la ragazzina portandosi di fronte ai tre uomini.

"Ok, piccola, ma ora andiamo! Abbiamo perso abbastanza tempo" concordò Talkhannon "Prendetela ma siate delicati, è la futura sacerdotessa" ordinò agli altri due.

"Yuuuuuuu!" Shiori correva verso di lei.

Yukari si voltò lentamente, aveva il viso rigato.

La lunga ciocca purpurea dondolava accarezzandole la guancia.

"Buona fortuna!" le mormorò con un sorriso dipinto sulle labbra e gli occhi spenti.

"Yu...ma perché?!" si chiedeva piangendo "Perché!!!!!!!" urlò in preda all'odio e al dolore.

 

"L'orfana rimase giorni a piangere in quella casa aspettando il ritorno della dolce Yukari, ma fu tutto inutile.

Depressa e ferita, decise di abbandonare quella casa ove ora vagavano solo le membra di quel raro periodo sorridente della sua inutile vita."

Qui Shiori si fermò.

Il suo viso era coperto da un velo di minuscole gocce di sudore.

Le contusioni dovevano essere più gravi di quanto pensasse.

Respirava con affanno.

Nello sforzo di ricordare aveva patito molto più del previsto.

"Poi che accadde alle due ragazzine?" sollecitò Hisashi dopo un breve silenzio.

I suoi occhi di rubino fissavano la ragazza con un'espressione tra il curioso, il preoccupato, il contento.

"Be'...le due amiche non si videro per ben tre o quattro anni...molte cose sono cambiate: Yukari era divenuta la sacerdotessa del tempio del monte Aoi e l'orfanella, invece, era divenuta una sorta di demone che si "ciba" delle vittime che miete sul suo cammino. In una bella mattinata di sole i capi supremi dell'oni alato le ordinano di uccidere la sacerdotessa di Aoi; il sicario, ubbidiente, adempiva il suo compito. Incontra la sua preda faccia a faccia, questa la riconosce, la invoca "Shio-chan"; ma ella deve portare a termine la missione e così la colpisce a morte e l'ammira agonizzante in un lago di sangue. E' soddisfatta come sempre e solo allora, in preda a un capogiro atroce, alla sua mente affiora l'immagine sbiadita dal tempo e dalle lacrime di quella bambina dagli occhi di acqua" concluse la giovane con una sofferenza vera e profonda modellata sul viso.

Hisashi taceva sbigottito: non riusciva a spiegarsi tante cose di quella storia assurda e, soprattutto, non comprendeva perché Shiori gli stava raccontando tutto questo.

Dopo anni che si conoscevano.

Non si capacitava di un comportamento così loquace e strano da parte dell'introversa amata.

"E...ora cosa conti di fare?" chiese senza pensare.

"Non posso fare più nulla per una ragazza morta...anzi, non posso più fare nulla per nessuna delle persone che ho ucciso..." rispose Shiori chiudendosi sempre più nelle spalle, ancora accasciata al pavimento.

"Hai mangiato?" sparò il veggente preoccupato, sapeva che se era arrivata a farsi certi problemi era anche capace di lasciarsi morire di fame.

"No...lo sai che non mangio mai dopo le missioni..." rispose con una risatina forzata.

"Vengo immediatamente da te con del riso bollito, le bende e gli unguenti per medicarti, aspettami" la informò dissolvendosi.

"Sempre il solito...si preoccupa troppo, anche quando non ce n'è bisogno..." bofonchiò la ragazza poggiandosi una mano sul ventre tagliuzzato e sanguinante.

"Ah..." si lamentò appena.

"Questo non è nulla...il mio spirito è molto più insanguinato, lacero e stanco di questo stupido corpo" rifletté ad alta voce.

Seguirono momenti di immobile silenzio.

L'unica cosa a farle compagnia erano i suoi chiassosi e scomodi ricordi che si affollavano numerosi tra le pareti spoglie.

"Ricordi...ricordi...è davvero solo questo ciò che mi rimane?!" cominciò stendendo le gambe sfinite.

Le sue ali le accarezzavano affettuose le spalle nude e infreddolite.

"Solo una manciata di insipidi e ingialliti ricordi resta in me?! No, non può essere!" dosava piano parole di furore "Non può essere! Dov'è quella vita vissuta e vera, sfrenata, che mi ero prefissa di sfruttare? Dov'è la mia vita? Cos'è la mia vita?" quelle strane riflessioni risuonavano nella stanza deserta.

Un cielo di seta accoglieva la maestosa ed elegante luna, che, d'argento e di platino, brillava.

"Sangue e morte. Ecco cos'è la mia vita. Ordini da eseguire, vittime d'ammazzare, notti d'attraversare...niente di più...sono un'ombra opaca che rasenta la forza infinita della vita."

Le sue lunghe mani affilate sfioravano tremando la pelle cosparsa di vermiglio e di ferite e di cicatrici e di inutili scrupoli.

"Come mi sono ridotta! Ora sono io a giacere ferita e debole tra la vitale linfa...ora sono io ad attendere impotente le braccia vellutate della morte...ora sono io a contorcermi dal dolore e dalla paura..."

Un gelido alito d'inverno sibilava sulla luna levigandola e schiaffeggiando qualsiasi cosa.

"Oh, come ti odio mio sangue! Ti odio! Ti odio! Mille e mille volte, ti odio! Vile e putrido! Abbandoni le mie carni...Ora, con lenta ferocia, mi sfianchi e abbatti. Perché? Non riesco a fare altro che interrogarmi insistentemente, ahimè, senza risposta alcuna. Chi ti da l'ordine di farmi affogare nel terrore? Dimmelo! Gli Anziani? Ancor loro? Ancor loro non stanchi di tesser la mia sciatta esistenza? Ancor loro non stanchi di cancellar ogni mio sentimento? Ancor loro inesorabilmente disposti a distribuire gioie e mali, amori e morti?"

la sua voce si colorava sempre più d'affanno e rabbia.

"Perché hai il detestabile potere di scaraventarmi nell'oblio assoluto? Quando io, proprio io, ho sempre vissuto con la palle macchiata senza mai temere? Le lacrime rosse del corpo di mia madre, le gocce implacabili della testa tronca di mio padre, la porpora lurida di quei cinque bastardi, la linfa di quell’assassino di Natsuko, il fiume vermiglio dell'infinita caccia del Black Angel e il sangue immacolato di Yukari..."

A quel nome il suo cuore ebbe un leggero sobbalzo.

I suoi occhi si chiudevano e schiudevano con drammatica calma.

"Ecco cosa volevi dirmi Natsuko…- le bugie strisciano…avvelenano il destino…stai attenta!…il suo potere ti annienterà…stai attenta, piccola Shiori…egli ti aiuterà se saprai ascoltare il suo silenzio…occhi acquatici ti mostreranno…pecca…sarai salva!…Sangue ti disseterà con tormento…mani canute stritoleranno il…tuo sottile..collo…tua madre…ti…- peccato che sei spirato prima di finire, mi sarebbe stato utile!"

Il colore delle sue pupille sembrava dissolversi nel movimento regolare delle ciglia.

"Gli Anziani, Rajasta, Yukari, Hisashi…sapevi tutto…maledetto bastardo!" ruggiva furente.

"Conoscevi già anche l’epilogo…"

La rabbia di poco prima sfumava in rammarico.

"Cosa rimane di me? Cosa rimane della tua Shio-chan, Yukari? Nulla!! Solo immagini indecifrabili di gente senza volto. Non ricordo neanche il volto della mia dolce madre e del mio severo padre, rammento solo il colore del loro sangue... un rosso, un rosso intenso, proprio come quello del mio... anch'io, ora, non sono altro che una moribonda, una carcassa intenta a tenersi in "vita" cibandosi di altri cadaveri...cadaveri che le somigliano così tanto da darle la nausea...un "essere" che si rincuora vedendo piovere il loro sangue, osservando i loro occhi contratti, la loro pelle lacerata, la loro carne squartata. Be'...io non voglio essere questo..." concluse alzandosi faticosamente.

Arrancava facendo correre la mano sul muro.

Le piume more si staccavano silenziosamente dalla sue grandi ali.

"Natsuko…tu mi hai portato a questo, sono felice di averti ammazzato come un cane!" sogghignò perfida come mai.

Gocce vitali seguivano i suoi stentati passi.

Il riverbero lunare la investì in pieno.

Continuava a muoversi lenta.

La notte era ancora così scura, cieca e indifferente a qualsiasi cosa.

Con un sospiro, finalmente, giunse alla finestra.

Sofferente, salì sul davanzale.

Quante volte lo aveva fatto nella sua vita?

Tante, tantissime, così tante che non riusciva a contarle.

Chissà forse solo i fili d'erba delle colline all'orizzonte avrebbero raggiunto una quota paragonabile.

"Non posso più continuare così..."

I suoi occhi di giada captavano ogni minimo dettaglio delle tenebre abitanti del burrone sottostante.

"Yu potrai mai perdonarmi?" si interrogò fissando il vuoto "E tu Hisashi? Mi perdonerai mai? Ti prego fallo! È l'ultima e unica cosa che ti chiedo: perdona questo folle gesto...e non odiarmi..." mormorò.

Un attimo dopo il suo corpo si schiantava verso il buio più assoluto.

"Perdonatemi..." le scivolò tra le labbra, intriso di chiare lacrime...

The end

  
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