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Autore: jas_    18/04/2013    3 recensioni
«Ricordi il giardino di tua madre, te lo ricordi?»
Annuii, «come dimenticarselo» dissi acida, tirando su col naso.
Pierre mi asciugò una lacrima col pollice e mi accarezzò una guancia senza smettere di guardarmi.
«Tu sei come una di quelle primule che io ti ho aiutato a portare in casa quando ci siamo conosciuti, sei bellissima e hai tanto da dare se solo... Se solo riuscissi a tirare fuori il coraggio! Ti nascondi sempre dietro a questi occhi tristi, so che è difficile ma così non fai altro che renderti piccola. Io vedo cosa sei, so il tuo potenziale, sei come una primula in inverno. Fa' arrivare la primavera e sboccia, mostrando i tuoi colori veri.»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless love'
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Capitolo 13

 


«Lola stiamo andando a sciare, non alle Hawaii» mi ricordò Lou, mentre mi osservava preparare la borsa per il weekend.
La fulminai con lo sguardo, «se tu mi avessi detto che saremmo andati questo fine settimana in montagna io mi sarei attrezzata a dovere, invece sono dovuta venire a saperlo da Pierre, tre giorni prima dalla partenza, e non è colpa mia se non ho una tuta da sci!» esclamai, buttando con foga un paio di calzini nel borsone.
«Sei l'unica canadese che non ha una tuta da sci in casa, sappilo» mi riprese lei, mettendosi a braccia conserte.
«Forse perché non so sciare e non ho intenzione di imparare a farlo!» gridai dal bagno, mentre cercavo un flacone di shampoo non troppo grande.
Sentii Lou sospirare e quando tornai in camera la trovai sdraiata sul mio letto, senza preoccuparsi del fatto che mi potesse stropicciare i vestiti, che osservava il soffitto distratta.
«Potresti farti insegnare da Pierre» mormorò tranquilla.
La guardai impassibile, immobile in mezzo alla mia stanza con in mano la mia borsa da toilette, lei si voltò  nella mia direzione e poi scoppiò a ridere.
«Stavo scherzando!» esclamò, alzandosi di lì. «E sbrigati che tra un po' arriveranno i ragazzi!»
«I ragazzi?» ripetei io, confusa.
«Come? Non te l'ho detto? Alice e Chuck passano a prenderci.»
«Tu mi avevi detto che saremmo andate io e te da sole e che quindi potevamo fare con comodo! Sono tornata dal lavoro un'ora fa!» esclamai, buttando nella borsa un'altra felpa a caso.
«Dovevi prepararla ieri la valigia» mi riprese Lou, con fare saccente.
«Sai com'è, ieri ho dovuto riguardare il caso Wilson visto che oggi c'è il secondo processo» borbottai, «e io non assisto neanche dall'ultima fila dell'aula.»
«Guarda il lato positivo, passerai il fine settimana con Pierre» suggerì lei.
«Tra me e Pierre non c'è niente e non ci sarà mai niente. È già tanto che siamo tornati amici» mi sforzai di mettere in chiaro mentre chiudevo la borsa.
Lou si mise la giacca e la sciarpa, non riuscii a fare a meno di notare la sua espressione divertita, «se lo dici tu...»
Ignorai le sue frecciatine e mi vestii anch'io, in quel momento suonarono al campanello.
«Devono essere arrivati» dissi, prima di prendere la borsa e scendere le scale.
 
La prima cosa che pensai quando scesi dalla macchina di Chuck, dopo tre ore di viaggio, fu che in quel posto si moriva di freddo.
Non c'era molta neve in paese, probabilmente parte di quella sulle piste era artificiale ma poco m'importava, non ero andata lì per sciare, anche se in realtà non sapessi ancora bene cosa fossi andata lì a fare visto che Mont Tremblant era una località sciistica.
Seb viene ad accoglierci all'ingresso di quella che doveva essere casa sua, ci fece strada verso il salotto dove erano già seduti comodamente Pierre, David e Jeff.
Salutai i ragazzi con un gesto della mano e poi seguii di nuovo Seb verso il piano superiore dove ci mostrò le stanze.
Avrei condiviso la camera con Alice e Lou, come mi aspettavo, e la cosa non mi dispiaceva per niente.
Non appena Seb ci lasciò sole, Elouise si buttò su uno dei tre letti e cominciò a muoversi come in preda alle convulsioni per "testarne la morbidezza".
«Ti serve per caso un letto in particolare per il bambino?» domandò poi, mettendosi composta.
Alice la guardò confusa ed istintivamente si accarezzò il pancione nascosto dal maglione largo che indossava.
«Meno male che lavori coi bambini» intervenni io, aprendo il borsone per mettere a posto i vestiti nell'armadio. Nonostante saremmo rimaste lì per soli due giorni odiavo tenere i vestiti nelle valigie perché poi mi si spiegazzavano tutti.
«Non lavoro con le donne incinte» mi rispose lei prontamente, la ignorai e tornai a concentrarmi su Alice che era rimasta in silenzio fino ad allora.
«Quando nasce?» chiesi, togliendo i jeans che indossavo per sostituirli con un paio di comodi leggings.
«Il termine è tra un mese, se tutto procede come programmato» spiegò lei.
Lanciai uno sguardo al pancione prorompente e sorrisi, in quel momento bussarono alla porta.
«Avete intenzione di fare le asociali per tutta la sera oppure scendete? C'è anche la cena da preparare!» sentimmo Chuck gridare dal corridoio.
Aprii la porta e me lo ritrovai a pochi centimetri di distanza, «arriviamo» dissi, seguendolo giù per le scale.
«Lola cucini tu?» domandò David, alzando lo sguardo dal suo cellulare quando mi sentì arrivare.
«Stai scherzando? Mando a fuoco la casa! Non sono capace di cucinare.»
Lui alzò le spalle in segno di resa, «scusa! È solo che sei una ragazza e quindi...»
«No mi dispiace, l'unica cosa che so fare è mettere cibi pronti nel microonde» spiegai, buttandomi accanto a lui sul divano.
«Ho capito, cucino io!» intervenne Elouise, dirigendosi verso la cucina, «però accontentatevi di un piatto di pasta.»
«Devo aiutarti?» domandò Alice, seguendola.
«Non è meglio che ti riposi?» intervenne Chuck, stranamente apprensivo.
Lo guardai in silenzio, c’era qualcosa che non mi tornava.
Chuck ed Alice erano sempre stati grandi amici ma... Il modo in cui la guardava mi sembrava diverso, diverso da come ricordavo facesse alle superiori. Probabilmente era solo premura nei confronti di un’amica che era rimasta incinta e poi lasciata sola dal padre del bambino, oppure...
Trattenni il respiro facendo un rumore strano, Chuck si voltò a guardarmi confuso, «Lola stai bene?»
Annuii con foga cercando di rimanere impassibile mentre mi appuntavo mentalmente di trovare alcuni minuti per parlare da sola con Chuck. Era cotto di Alice, lo sapevo io.
Lui mi guardò in silenzio per alcuni istanti e poi con un’alzata di spalle se ne andò in cucina.
In quel momento sentii la porta d’entrata aprirsi, mi voltai di scatto e vidi un Pierre infreddolito togliersi la giacca e appenderla sull’attaccapanni che c’era all’entrata.
«Ciao!» esclamò sorpreso, quando si accorse di non essere solo.
Alzai una mano in segno di saluto e gli sorrisi, lui si avvicinò a me e si sedette sulla poltrona posta di fronte al divano su cui invece eravamo seduti io e David.
«Io vado a fare la doccia già che è libera» annunciò quest’ultimo alzandosi dal divano, «stai attenta che quei tre non facciano saltare in aria la casa» mi disse prima di andare al piano superiore.
Rimasi immobile ad osservare il salotto per alcuni istanti, era molto spazioso, anzi, la casa in generale era molto grande per essere soltanto una residenza per le vacanze.
Si sapeva che la famiglia di Seb era sempre stata facoltosa, a scuola era sempre vestito come un damerino e infondo sapevamo tutti che se era riuscito a sfondare come produttore musicale il merito era, in parte, della sua famiglia.
«Stanno complottando tutti alle nostre spalle, lo sai questo?» esordì Pierre, interrompendo il silenzio che si era venuto a creare.
Lo scrutai per un attimo prima di rispondere, «lasciali complottare, si sa come sono fatti tutti, soprattutto Elouise» dissi, lasciandomi scappare una breve risata.
«Perché Chuck?» domandò lui.
«Anche, ma ho scoperto una cosa su di lui che...»
Pierre mi guardò sorpreso, «che cosa?»
Mi sporsi leggermente verso di lui nonostante la distanza tra di noi fosse comunque molta e chiunque potesse sentirci, «secondo me ha un debole per Alice» sussurrai, con lo stesso entusiasmo col quale un bambino racconta ai propri genitori una scoperta sensazionale.
Pierre scoppiò a ridere e io lo guardai stupita ma anche leggermente delusa, «che c’è?» lo ripresi, stizzita.
«Hai scoperto l’acqua calda!» esclamò lui, senza smettere di ridere.
Rimasi in silenzio, indignata dal suo atteggiamento, «sono mesi che gli dico che dovrebbe confessare i suoi sentimenti per lei!» continuò, «ma sai quant’è timido Chuck, non credo che questo accadrà mai.»
Annuii pensierosa, «dobbiamo trovare il modo di infondergli un po’ di coraggio, insomma...»
«Hai ancora l’indole da cupido, tu?» domandò lui.
«In realtà è da un po’ che non mi impegno per far sì che due persone si mettano insieme» confessai, cercando di ricordare l’ultima volta che l’avevo effettivamente fatto.
«Io ho avuto un’idea» bisbigliò Pierre, improvvisamente entusiasta dell’argomento di cui stavamo discutendo.
Alzai improvvisamente lo sguardo dalle mie unghie, dalle quali mi stavo distrattamente togliendo lo smalto, «cioè?»
«Alice è incinta e non può sciare, o almeno credo, quindi se tutti noi invece andiamo, lei rimarrà da sola e potremmo suggerire a Chuck di rimanere a casa a farle compagnia. Immaginati la scena, loro due comodamente seduti sul divano, davanti ad un bicchiere di cioccolata calda e al camino acceso, con le luci spente e soltanto la luce calda del fuoco ad illuminarli...» spiegò Pierre, cominciando a gesticolare come un cantastorie. «Però perché ciò accada anche tu devi venire a sciare, ma per questo non c’è problema perché ti ho già trovato un insegnante.»
Lo guardai poco convinta, «ecco dove volevi arrivare allora. E chi sarebbe questo insegnante scusa?» chiesi.
«Me, ovvio.»
«Ma tu non sai sciare» gli feci notare.
«Chi ti dice che in questi dieci anni non abbia imparato?» ribatté lui, prontamente.
«Hai imparato?» domandai.
«No.»
«E allora!» esclamai, scoppiando a ridere e lasciandomi cadere addosso allo schienale del divano.
«Posso comunque insegnarti ad andare con lo snowboard, è più bello!»
«Non ho intenzione di attaccarmi qualunque genere di oggetto ai piedi, sono negata in qualunque tipo di sport, troveremo un altro modo per far avvicinare Chuck ed Alice» obiettai, seria.
«Dai non fare la bambina, sarà divertente vederti cadere!» cercò di convincermi Pierre, sorridendo furbescamente.
Presi un cuscino che si trovava accanto a me e glielo tirai addosso, «non ho intenzione di spaccarmi le ossa solo per tuo divertimento!» ribattei stizzita.
«Dai stavo scherzando!» cercò di rimediare lui, «vedrai che ti piacerà! Prova almeno! Se poi ti annoi lasciamo perdere, promesso.»
Lo guardai titubante, sentivo che stavo per cedere alla sua proposta, infondo mi aveva lasciato una via di fuga, nel caso non mi fosse piaciuto me ne sarei tornata a casa al caldo.
«Va bene» concessi, in un sospiro.
Pierre alzò entrambe le braccia al cielo in segno di vittoria, «finalmente!» esclamò, «lo sapevo che avresti ceduto.»
«Sì ma se non mi piace lascio perdere» ribadii, dura.
Pierre annuì, senza perdere il sorriso, «tranquilla, non te ne pentirai.» 



-




Eccomi qua come promesso!
Non ho molto da dire in quanto questo capitolo è un po' di passaggio ma spero comunque che vi sia piaciuto :)
Pierre e Lola sono tornati amici quindi devono comportarsi come tali e direi che complottare alle spalle di Chuck e Alice sia una cosa che due amici farebbero AHAHAHAHA
Fatemi sapere che ne pensate!
Jas



 

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