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Autore: ShinigamiGirl    18/04/2013    3 recensioni
Amelia è una ragazza con la colpa di essere nata con capelli rossi e occhi bianchi come la neve. La sua vita è solitaria, da emarginata, ma ben presto alcuni avvenimenti strani la sconvolgeranno.
Cap. 1: "Lui la mollò, lasciandola cadere a terra stremata, e continuando a ridere si chinò, sussurrandole: -Ci rivediamo presto, Mhirael."
Cap. 4: "Amelia sentì una vibrazione salirle dal braccio destro, col quale teneva il pugnale, e sentendo l’animale, ormai a un passo dietro di loro, si voltò per affrontarlo.
-AMELIA!- sentì urlare Tivresh, ma ormai era troppo tardi.
Il puma che li inseguiva le era già addosso."
Cap. 11: "Amelia, stordita, desiderò con tutta se stessa di poter essere libera. In quel caso, avrebbe staccato tutti gli arti di quel tizio e l’avrebbe torturato finché non fosse morto dissanguato. Stranamente, l’idea non le faceva per niente schifo."
Cap. 22: "Quando abbassò lo sguardo, vide che il libro e le sue mani si erano illuminate.
Fece cadere il volume, cacciando un urlo di spavento, ma la luce non scomparve. Incuriosita, si guardò meglio le mani: non erano proprio illuminate, erano dei segni comparsi sulla pelle a illuminarsi. Sembravano quasi dei tatuaggi"
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jek continuava a bagnare il panno d’acqua fresca, mentre Tivresh lo guardava preoccupato e irritato.
-E’ da un giorno e mezzo che dorme. Le hai dato troppa pozione- disse, rimproverando Jek.
-Scusa! Non sono esperto, te l’ho detto. Quell’ampolla ce l’avevo con me solo per sicurezza, che ne sapevo quanta ne bisognava usare?- ribeccò con fare aggressivo il giovane.
Sembrava che si sentisse in colpa anche lui della situazione, ma Tivresh non si scusò, né ritirò le parole dette. Semplicemente sospirò, guardando l’amica che dormiva, stesa sul letto di muschio che avevano improvvisato sul terreno scosceso della montagna.
Amelia non dava segni di sofferenza, ma il simbolo era rimasto, come un tatuaggio indelebile, sulla sua schiena.
Tivresh si era chiesto, in quelle ore, dove diavolo se lo fosse procurato. Sperò che si svegliasse presto, dato che voleva, anzi, doveva sapere come stava. Il ragazzo guardò il sole che tramontava, e si addormentò così, tormentandosi sullo stato fisico e morale dell’amica.
Era notte inoltrata quando la ragazza aprì gli occhi, anzi, era quasi mattino. Il sole stava sorgendo, tingendo di rosa il cielo.
La prima cosa che vide fu Jek, sopra di lei, che la guardò con un mezzo sorriso di sollievo.
-Stai meglio?- le chiese.
Amelia si scompigliò i capelli, grattandosi il capo, rispondendo: -Più o meno…
Cercò di alzarsi, ma la schiena le faceva ancora male, e non appena si sedette sentì un crampo, dove, prima, c’era la bruciatura.
La fanciulla fece una smorfia: -Jek, mi fai un favore?
Lui si avvicinò, come in attesa di ordini.
-Alza il mio corpetto e dimmi cos’ho sulla schiena- disse la ragazza.
-A dir la verità posso dirtelo senza guardare. Hai dormito per un bel po’, quasi due giorni, quindi abbiamo scoperto da noi cos’avevi.
Lei lo guardò con aria interrogativa.
-Vedi- le disse lui -hai uno strano simbolo rosso sangue sulla schiena. L’altra sera si illuminava se esposto alla luna. E’ una specie di cerchio con strani disegni all’interno… E avevi anche gli occhi rossi.
-Gli occhi… Rossi?- chiese Amelia, un po’ turbata.
-Già.
-Oddio… Non… Non so che mi succede. Oh merda- disse la ragazza, iniziando ad ansimare forte, spalancando gli occhi.
Jek le posò timidamente la mano sulla spalla, cercando di consolarla un poco.
-Sistemeremo tutto, tranquilla, vedrai che…- il ragazzo si interruppe. Sotto il suo tocco, Amelia era diventata rigida, e stava guardando nel vuoto, davanti a sé, come se fosse caduta in trance.
-Oggi- disse, con voce d’oltretomba -è… il mio compleanno.
-Davvero? Beh, auguri! Non c’è bisogno di dirlo con un tono così lugubre!- esclamò Jek, grattandosi la nuca.
Lui non poteva capire, ma Amelia ormai aveva collegato tutto. Lo sconosciuto del lago gliel’aveva detto, che si sarebbero rivisti, che le sarebbe successo qualcosa al suo sedicesimo compleanno. Doveva scoprire cosa la attendeva… Il suo destino.
Erano davvero sangue e morte, come aveva sognato? Che fosse il suo inconscio a parlarle?
Il sole fu completamente sorto da dietro le colline, e Amelia fece l’enorme errore di alzarsi e guardare nella direzione della luce.
La ragazza rimase illuminata per qualche istante dal sole, poi, sentì qualcosa percorrerla da testa a piedi… Qualcosa che aveva represso… Qualcosa a cui non aveva mai dato vera importanza.
Un sentimento con cui aveva vissuto per anni.
Una rabbia omicida.
Successe in fretta. Vide tutto rosso, rosso sangue, come la sua furia e la sua cattiveria. Una strana forza la attraversò, facendole lanciare un grido disumano misto a un ringhio, dal piacere che provò sentendo quell’energia.
Fiutò odore di sangue, e si voltò di scatto verso il più vicino, Jek, poco distante da lei.
L’altro sangue che percepiva era decisamente più appetitoso, sembrava di enormi animali che avevano a che fare con la magia, ma Jek era meno distante.
Stava per saltargli addosso e strappargli la carne di dosso con la sua stessa bocca, quando vide Tivresh.
Smise di ansimare come un animale, tornò a vedere a colori, e l’olfatto si fece meno acuto.
Sbatté le palpebre, confusa e terrorizzata.
Gemette, in preda al panico.
-Cosa diavolo mi sta succedendo!?- quasi urlò.
Si afferrò la testa tra le mani, accucciandosi a terra, come faceva da piccola, mettendosi a gridare per scacciare tutto ciò che la circondava. In quel momento, però, non urlò. Cercò di isolarsi da tutto senza emettere alcun suono.
Dal simbolo, dalla rabbia, dal sangue, dal pugnale, e persino da Tivresh e Jek.
Si sentì abbracciare da qualcuno, e non seppe rifiutarsi, ricambiando l’abbraccio.
Tivresh la stringeva con fare protettivo, e lei si sentì a casa, seppur spaventata e tremante, fra le sue braccia.
-Calmati. Non devi preoccuparti, troveremo una soluzione, te lo prometto- le disse, con tono autorevole.
Una lacrima rigò la guancia di lei, prima che aprisse gli occhi, di nuovo bianchi.
-Siamo in pericolo- sussurrò la ragazza.
Pochi istanti dopo, vari lupi enormi li circondarono ringhiando minacciosi.
Amelia riconobbe il grande lupo bianco dagli occhi di ghiaccio, che la puntava minacciosa.
Slina.
Li avevano raggiunti, alla fine.
Le Ombre avevano assistito alla mutazione della ragazza, e ora, essendo tornata normale, potevano sconfiggerla come se niente fosse.
Perciò la ragazza Ombra aveva ordinato di attaccare in quel momento.
La lupa bianca latrò, e alcuni lupi si gettarono contro Amelia e Tivresh, ancora abbracciati a terra. Il giovane si buttò verso la sua spada, e respinse un lupo colpendogli il muso con la lama, aprendogli una ferita da cui sgorgò sangue a fiotti.
Qualcuno colpì alla testa Amelia, che cadde confusa a terra mentre cercava di raggiungere un’arma fra gli zaini.
La ragazza percepì una piccola lotta, poi il nulla.
Prima di perdere i sensi, aprì gli occhi, e scorse qualcosa di molto strano.
Un drago blu notte, lungo e sinuoso, dalle squame lucenti e le zanne affilate, teneva Slina, o meglio, la forma lupo di Slina per il collo, sospesa in aria, con la zampa artigliata e squamosa.
La ragazza sentì una voce che ispirava antichità e potenza, che diceva: -Nessuno vi ha detto di intervenire. Avevo tutto sotto controllo! Andatevene!
Dopo queste parole, Amelia vide il drago scagliare a terra la lupa, che guaì.
Poi, tutto si fece buio.
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice
 
Ehm… Piaciuto??
Boh, fatemi sapere. Mi fido completamente di voi. Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere “Innocence”. Tranquilli, alla fine dirò anche perché l’ho intitolato così ;)
A kiss
 
ShinigamiGirl

   
 
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