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Autore: fri rapace    18/04/2013    5 recensioni
E' l'inizio di un nuovo anno scolastico a Hogwarts, inaugurato, come al solito, da una nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“Quello non è lo scantinato,” la schernì Walburga con un sorrisetto sarcastico, come se si stesse rivolgendo a una stupida.
Tonks ingoiò la rabbia, sforzandosi di assumere un'espressione di estatica ammirazione davanti all'orrendo arazzo della Casata dei Black.
“Ma è stupendo!” mentì, indugiando un secondo di troppo sulle parti incenerite del manufatto, quelle un tempo occupate dai nomi di sua madre e di Sirius.
Walburga strinse gli occhi, sospettosa.
“Lo è,” asserì, raddrizzando esageratamente la schiena.
Tonks dissimulò goffamente una risata: un altro complimento sarebbe stato sufficiente a far precipitare Walburga all'indietro, spinta a terra dal peso della sua superbia.
“Solo un consiglio, signora,” proseguì Tonks, ignorando l'occhiata d'avvertimento di Remus. “La formula corretta dell'incantesimo che dovrebbe utilizzare è: 'Incendio'. Se insiste a procedere per tentativi, le ci vorranno cent'anni per arrostire tutto l'arazzo!”
La donna prese fuoco come se Tonks, l'Incantesimo Incendiario, l'avesse scagliato contro di lei.
“Stolida oca!” sbraitò, sputacchiandole in faccia. “E' esclusivamente la feccia a finire incenerita!”
Tonks si portò istintivamente le mani al ventre, in un gesto di difesa.
“Voi siete la feccia!” urlò contro la zia, dando sfogo a tutta la rabbia trattenuta fino a quell'istante.
Walburga allungò una mano verso la bacchetta, gli occhi che dardeggiavano, ma Remus le puntò la propria tra le scapole prima che lei avesse il tempo di impugnarla.
“Sfiora la ragazza e t'ammazzo,” l'avvertì Remus, gelido. “Dora, l'arazzo,” aggiunse, senza staccare gli occhi da Walburga.
Lei annuì. Non era la prima volta che Remus le mostrava il lato più spietato di sé; la sua durezza non la spaventava, ma sapeva che non era da prendere sottogamba: non stava scherzando. Tonks era cosciente di aver sposato un uomo reduce di una guerra, un soldato che aveva vissuto esperienze che persino un'Auror come lei non riusciva neppure a immaginare.
“Incendio,” formulò Tonks, appoggiando la bacchetta alla base dell'arazzo.
Disegnò con la punta infuocata dell'arma un'asta e ai piedi di essa due forme geometriche.
“Un cerchio e un quadrato?” la interrogò Remus, ignorando i versi sconnessi emessi da Walburga, sconvolta dallo scempio a cui era costretta ad assistere.
“Tu sei il quadrato,” precisò Tonks, con la lingua tra i denti. “E questo è il futuro erede della Casata.”
Abbozzò un semicerchio, per rappresentare una culla.
“Ecco l'ultimo erede della nobile Casata dei Black,” annunciò, imitando l'atteggiamento di Sibilla Cooman. “Nato sull'estinguersi del quarto mese, da una Mezzosangue e un lupo mannaro. Che ne dici di questa profezia, zietta? Un lupo mannaro con nelle vene del sangue Black!”
Remus si fece ancora più cupo, mentre costringevano Walburga a condurli al Pensatoio.
Sirius aveva ragione: si trovava ancora nello scantinato, ammassato tra altri oggetti che sembravano provenire direttamente dagli scaffali di Magie Sinister.
Remus rimosse con una mano la fitta trama di ragnatele che collegava i bordi del bacile di pietra, poi alzò gli occhi su Walburga.
“La pagherete cara!” sbraitò nuovamente lei. Li aveva insultati lungo tutto il percorso per scendere nel sottosuolo. “Vi farò rimangiare l'abominio che avete osato pronosticare, io...”
“Taci!” soffiò Remus, Schiantandola.
Tonks la guardò accasciarsi a terra, battendo forte la testa sulla pietra grigiastra.
“Ma Remus!” protestò. “Volevo essere io a farlo!”
Remus esaminò il fondo del Pensatoio senza degnarla di uno sguardo.
“Si può sapere che hai?” gli chiese, confusa e irritata.
“Hai insinuato che il bambino sarà un lupo mannaro,” le rispose dopo una lunga pausa, scontroso.
Tonks si immobilizzò: Remus aveva frainteso, il suo unico scopo era stato quello di scandalizzare la zia.
“Ho mentito per colpire sul vivo la vecchia megera! Il bambino non sarà un lupo mannaro, ne sono certa,” cercò di tranquillizzarlo.
Remus scosse la testa.
“Andiamo,” le ordinò freddamente, chinandosi sul Pensatoio.


***


“E il bambino... il bambino...”* aveva gemuto Lupin, afferrandosi i capelli. “Quelli come me di solito non si riproducono! sarà come me, ne sono sicuro...”*
Harry ripensò a quello che era accaduto pochi istanti prima: tremava per la rabbia mentre ribatteva seccamente alle incredibile dichiarazioni del suo ex professore. La stima che nutriva per Lupin aveva reso ancora più doloroso e inaccettabile, per il ragazzo, apprendere che era fuggito dalla moglie incinta.
Lupin aveva davvero sperato che Harry gli tendesse una mano, acconsentendo ad accettarlo nel loro gruppo, così da offrirgli un alibi per la sua deplorevole azione? Lui, che sapeva bene cosa significava crescere senza dei genitori?
Lupin era fuggito anche da Harry, dopo averlo scagliato contro una parete. Il ragazzo si toccò il bernoccolo che gli stava spuntando sulla testa: un po' di sangue gli sporcò le dita e se le pulì sul bordo del tavolo dietro a cui era precipitato. Notò che, prima di andarsene, Lupin aveva posato una boccetta di vetro accanto alle bottiglie di Burrobirra che aveva loro offerto.


*da Harry Potter e i Doni della Morte.
   
 
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