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Autore: Ashwini    18/04/2013    11 recensioni
Amia non è una semplice umana.
Andras è il demone che regna sull'Impero di Alloces.
Andras riuscirà a conquistare l'intero pianeta Terra tranne un piccolo territorio "protetto" dalla CGE, un'organizzazione umana corrotta da Rea e le sue sacerdotesse.
Rea vuole vendetta per un torto subito in passato a causa di Andras.
Ma chi è il vero nemico?
Una leggenda influenzerà i destini dei personaggi.
Damien, un simpatico demone biondo, e Raina, una spumeggiante umana, sapranno aiutare Andras e Amia, loro amici?
Dalla storia:
«Ti ho visto, ho incrociato i miei occhi con i tuoi. Ti ho conosciuto, ho intrecciato le fibre della traccia della mia vita con le tue. Ti ho guardato dentro, ho voluto te nella mia storia e me nella tua. Ti ho amato, ho combattuto, mi sto battendo, ci sto difendendo per farti restare lungo il mio percorso, ma mai ai suoi confini perché lì c'è solo dolore. Ti ho visto, ti ho conosciuto, ti ho guardato dentro, ti ho amato. Ti vedo e ti vedrò ogni giorno chiaramente, ti conoscerò sempre di più, ti affonderò ancora dentro, ti amo e sarò innamorata di te in eterno.» - Amia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic CAPITOLO PRIMO- Il gelo nei suoi occhi Buonasera ragazze che mi seguite! ^-^

Ecco a voi il nuovo capitolo, spero vi piaccia.


BUONA LETTURA!


****


La paura è un'amica pericolosa: devi imparare a controllarla,
ad ascoltare quello che ti dice.
Se ci riuscirai ti aiuterà a fare bene il tuo dovere.
Se lasci che sia lei a dominarti, ti porterà alla fossa.
(Licia Troisi)





Capitolo primo:
Il gelo nei suoi occhi.





Era incredibile vedere i grattacieli di New York, famosi in tutto il mondo, ridotti in quelle così pietose condizioni: completamente distrutti e rasi al suolo. Abbandonati a se stessi.

Le tenebre in cielo sembravano aver oscurato persino il sole ed il silenzio dominava incontrastato mentre l'intero popolo newyorkese restava impietrito ed impotente difronte l'immane forza distruttiva di quegli uomini che sembravano avere tutt'altro che buone intenzioni. I quali sembravano curiosi di vedere le nostre prossime mosse, ed anche oltremodo divertiti dagli sguardi di puro terrore dipinti nei visi di ogni individuo presente in quella strada devastata.
Io, invece, ero ancora lì: ferma ed immobile nel mio rifugio improvvisato come una fredda statua di marmo. Incapace di muovere anche un solo muscolo; mentre la
mente restava, tutt'ora, in completa balia di quello sguardo così duro, freddo ed ostile. Impenetrabile.
Congelata in quella posizione per non so quanto tempo,
sentivo distrattamente i bisbigli ed i sussurri di paura delle persone affianco a me. Ormai era ben chiaro a tutti che ciò che di lì a poco sarebbe accaduto non sarebbe stato di certo a nostro vantaggio, anzi: il peggio doveva ancora arrivare.
All'improvviso, il contatto fra i miei ed i suoi occhi fu rotto da lui stesso. Il misterioso conquistatore, infatti, distolse lo sguardo come infastidito da qualcosa a me ignota, e quelle che a me sembrarono ore di perenne attesa si rivelarono essere soli pochi attimi pieni di uno sgomento ed una confusione totale.

Che diamine era appena accaduto?


Scuotendo con grande enfasi la testa cercai di riprendere il corretto uso delle mie facoltà mentali e, dopo non molto, riuscii a riscuotermi da quella sensazione di gelo che sembrava aver avvolto la mia anima in una sorta di morsa terribile e tornando, in tal modo, a ragionare lucidamente.

Subito notai che lui aveva rivolto il suo viso dall'inumana bellezza verso il magnifico albero di Natale che ogni anno veniva eretto a Rockefeller Center, per farsi ammirare dagli sguardi degli abitanti di tutto il mondo. Non si poteva, infatti, non guardare strabiliati quel capolavoro. Ricordo che da bambina ci andavo spesso con i miei genitori: non potrò mai scordare quegli anni così belli della mia vita, forse gli unici fino ad ora, i quali conserverò per sempre nella mia memoria con un sorriso. E, forse, anche con una sola, piccola, lacrima nostalgica.
Allora, andavo lì per pattinare nella grande pista di pattinaggio difronte all'albero, con gli sguardi pieni d'orgoglio dei miei genitori puntati addosso. Ah, quanto mi piaceva quella sensazione, unica e preziosa, che provavo ogni qual volta mio padre mi lodava, sereno, per poi abbracciarmi. Già, a quel tempo lui mi amava ancora.
L'uomo, o forse sarebbe meglio dire ragazzo dato che dimostrava non più di venticinque anni, voltò il viso verso la folla sempre più intimorita e parlò con una voce così fredda e dura che mi si raggelò il sangue nelle vene. Ciò che disse fece crollare il mondo addosso a tutti noi: << Bene bene, cosa abbiamo qui? Una festa! Stavate festeggiando qualcosa, miseri esseri umani? Tzè! Siete solo dei parassiti nati per servire ed infatti da adesso in poi diventerete le mie bestie da macello. Obbedirete senza discutere. Sarete veloci e scattanti. Questi signori... >> Fece una pausa in cui si sentirono i suoi soldati ridere sommessamente mentre si davano pesanti gomitate d'intesa, non lasciando presagire nulla di buono.
Con un sorriso malvagio in volto, che si scontrava con la sua bellezza angelica, continuò dicendo: << ... vi porteranno nelle prigioni di Stato dove verrete smistati per le varie occupazioni. Ciò che sta accadendo qui, ora, si sta verificando in ogni parte del vostro lurido pianeta, quindi non sperate di ricevere un qualche aiuto. Da oggi siete di proprietà del Grande Impero di Alloces ed io, l'Imperatore Andras detto il Conquistatore, avrò ogni genere di potere su di voi, compreso quello di morte, ovviamente. >>
Successivamente si rivolse ai cinque uomini dietro di lui, che sembravano essere degli importanti ufficiali militari, dicendo loro con serietà:<< Occupatevi voi del resto e sbrigatevi a tornare nella Capitale insieme all'esercito. >>
Secco e conciso come solo un dominatore sapeva e poteva essere.

Poco prima di andarsene mi rivolse un'ultima raggelante occhiata e, inoltrandosi nelle nubi di fiamme nere, scomparve nell'oscurità assoluta di quella sorta di portale tra mondi lontani.

Scomparso lui, scoppiarono subito le urla di paura dei cittadini che, impauriti, si accorsero che ormai eravamo completamente circondati da quelle nubi e che quindi eravamo come topi in trappola. Il tempo di pace a nostra disposizione era finito. Definitivamente.
Rivolsi lo sguardo da tutte le parti ma mi accorsi con terrore che proprio non c'era via d'uscita. Dannazione: mi rifiutavo di morire o peggio di diventare una schiava di quei mostri, avevo ancora tanto, troppo, da fare prima! Ero una donna libera per diamine e si sbagliavano di grosso se credevano di potermi domare così facilmente!
Mentre quei colossi cominciavano una strage tra la folla agonizzante, io presi quindi la mia decisione. Se quel bastardo credeva di poter vincere così, giocando a fare il dittatore... beh si sbagliava di grosso! Avrei preso in mano le redini della mia vita una volta per tutte e avrei conquistato, se necessario, la mia tanto agognata libertà. Lo avrei fatto per mia madre ed anche per quello che un tempo era stato mio padre.
Sì, io sarei sopravvissuta a tutti i costi. Era una promessa.

Nessuno badò a me in mezzo a quella devastazione. Chi avrebbe mai pensato che una ragazza si sarebbe proprio diretta in quella che sembrava essere la cosiddetta tana del lupo?
Correndo come mai in vita mia, mi diressi verso il varco da cui erano apparsi quei mostri e il loro maledetto imperatore -
lui era scomparso proprio nel punto in cui mi stavo dirigendo dopo che aveva finito il suo discorso - così mi ci gettai dentro, ben decisa a dargli una lezione.
Sentii solo altre urla e grida di misera disperazione prima di entrarvi completamente.
Dentro era tutto buio, freddo, umido e... possibile che emanasse anche una sorta di tristezza?
Non potei, però, analizzare meglio quella sensazione perché il tempo di realizzare ciò che fui catapultata in un luogo a me sconosciuto. E che, per quanto fosse simile alla Terra, presentava tante piccole differenze naturali nell'habitat che mi si presentava difronte.
Bene. Di sicuro quello non era un luogo terrestre. Ero sola, infreddolita e sperduta chissà dove. Non poteva andare meglio, direi, ma dopotutto io avevo un compito da portare a termine adesso, quindi non mi restava altro che adattarmi ed andare, in qualche modo, avanti per la strada che avevo scelto di percorrere.
Poi, osservando meglio il paesaggio, mi resi conto che il freddo era dovuto al fatto che stava nevicando: tutto, infatti, era di un meraviglioso bianco candido e puro. Sorrisi. Amavo la neve, era fredda ed apparentemente ostile alla vita, eppure sotto nascondeva quel prezioso tesoro composto da fiori e vegetazione che si rivelava essere una gradita sorpresa non appena arrivava l'avvento della primavera: per ognuna di quelle piccole foglioline era come essere nel grembo materno prima poter nascere e crescere sotto lo splendente sole primaverile. Il quale apriva infiniti scrigni di neve in attesa per poi rivelarne la ricchezza interna a tutto il mondo. Era uno spettacolo bellissimo.
Vagando con lo sguardo notai anche che non molto lontano si ergeva in tutta la sua maestosità un palazzo, il quale si trovava sopra un'ampia cascata dove vi erano una moltitudine di costruzioni in pietra molto lavorata da cui sgorgava un'acqua limpida e luminosa sotto i raggi di uno sfocato sole invernale. Quest'ultima si andava a riversare in un grande lago proprio sotto il sontuoso castello.
A circondare il tutto vi era quella che doveva essere una città
ricca e prosperosa: molto probabilmente la Capitale di cui parlava prima l'imperatore. In essa si scorgevano, inoltre, alti palazzi - alcuni moderni come i grattacieli di New York, altri dotati di uno stile più classico ed aristocratico.
Sulle sponde del lago, infine, facevano bella mostra di se varie ville che, sicuramente, 
appartenevano ai nobili del luogo.
Tutt'intorno vi era un'enorme cinta muraria che passava proprio
dietro di me ed il bosco che circondava tutti i dintorni. Io mi trovavo esattamente all'inizio di quest'ultimo.
Notai che sopra le possenti mura vi erano dei soldati che
si stavano avvicinando pericolosamente al punto in cui mi trovavo, così provvedei a nascondermi subito dietro gli alberi più alti. In seguito, stando ben attenta a non fare nessun rumore sospetto, mi addentrai nella vegetazione e, forte degli insegnamenti acquisiti durante le numerose scampagnate in montagna con gli scout, cercai subito un posto riparato dove passare la notte: il buio era sempre più fitto.

Dopo non molto trovai una piccola grotta nelle vicinanze che fece proprio al caso mio. Purtroppo dovetti accontentarmi di dormire in quell'angusto luogo umido e freddo dato che, per ovvi motivi, ero priva di coperte. Per fortuna avevo dalla mia parte alcuni maglioni pesanti, una lunga sciarpa e dei guanti ben imbottiti che, almeno in parte, mi riscaldarono dal freddo gelo notturno.
Poco prima di addormentarmi, rivolsi un'ultima volta gli occhi verso l'uscita
della grotta, pensando che l'indomani sarebbe stata una giornata veramente dura da affrontare. Anche perché non avevo la minima idea di cosa fare se non trovare un posto sicuro dove sistemarmi per un po'. Rivolsi un'occhiataccia alla pietra sopra la quale mi ero sdraiata per dormire: non potevo di certo continuare a dormire in una sudicia grotta per sempre.
Ma soprattutto dovevo farlo perché solo
così avrei potuto ottenere le informazioni che cercavo, solo così avrei trovato il punto debole che mi avrebbe permesso di sconfiggere quei mostri assetati di potere. In seguito lo avrei riferito il prima possibile, ed in qualche modo, a quelle forze militari umane che speravo sarebbero sopravvissute all'attacco nemico e tutto sarebbe finalmente tornato alla normalità.
Era questo il piano. Ma adesso ero davvero troppo stanca per pensare ad altro, così decisi di sottrarmi al duro peso del dovere a vantaggio del dolce e meritato riposo.
E mentre chiudevo gli occhi, sprofondando in sonno senza sogni, mi augurai tristemente il Buon Natale, non immaginando minimamente che il giorno dopo
sarebbe stato tutt'altro che roseo.

Avrei imparato a mie spese che niente va mai secondo i nostri piani, che molto spesso la fortuna non gira dalla nostra parte e che esistevano
luoghi ben peggiori dell'inferno dantesco, dove sopravvivere non è per niente facile.

***








ANGOLO AUTRICE:


Buongiorno popolo di EFP!

Come avrete sicuramente notato ho sistemato per bene il prologo e questo primo capitolo che spero vi piaccia. :)

Allora, cosa ne pensate di questi due capitoli? La storia è di vostro gradimento? C'è qualcosa che non vi quadra? Perché, se è così, fatemi sapere il tutto tramite una, anche piccola, recensione. Sono sempre aperta sia ai complimenti che alle critiche, ragazze.
Ho visto che in molti hanno aperto la mia storia e ne sono felicissima!
Ringrazio
moltissimo le undici ragazze che hanno recensito il prologo ed in particolare ringrazio la gentilissima StellaChiara per aver recensito entrambi i capitoli! <3
Un GRAZIE speciale lo meritano anche coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/ricordate/seguite.

Al prossimo capitolo, già in fase di stesura!


Baci, ASHWINI! :*
  
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