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Autore: Hermes    19/04/2013    2 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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Nota: in questo capitolo ci sono cose che non vi consiglio di provare...non fate come Linds! LoL
Lettori avvisati mezzi salvati io ho fatto il mio dovere =)

There's no room for imagination
Suffocating in my head
I need some liberation
And it feels good
Oh, my, my

Close the door
And take off those clothes
Dance with me till the morning shows
In your bed and in your skin
I feel whole
One whole soul
The Verve ~ Let the damage begin

Sto girando per la stanza, mug in mano.
Non riesco a studiare e c’ho provato tutta la mattina.
Nah…il topo non è un warmonger…almeno non credo…
È un’idea troppo estrema e se stesse ben costruendo una nuova bomba non sarebbe stato meglio farlo lontano dalla gente in qualche laboratorio della Girsham Inc.? Possibile poi che Raph lo stia aiutando?
Un cucciolone di quel calibro assetato di sangue? Mi ha anche detto di odiare la violenza!
Mi sto lacerando la sanità mentale su questo punto.
È quasi l’una quindi prendo la borsa e mi avvio verso l’università, tesa.
Mi faccio aprire dal custode dato che non ho chiavi magiche che aprono tutte le porte, e cerco di ricordarmi la posizione del nuovo laboratorio.
Arrivata devo spedire un messaggio di testo, dato che non conosco la combinazione numerica e presto la serratura scatta con un rumore metallico.
Raph mi sorride come al solito “Ciao! Linds si stava giusto chiedendo che fine avevi fatto!”
“Ah…” il mio rimuginare frenetico si ferma di punto in bianco per tirare fuori una scusa accettabile “Mi sono messa a studiare e ho perso il senso del tempo.”
“Non ti preoccupare, capita! Sto uscendo per andare in pizzeria…cosa ti prendo?”
“Margherita?” rispondo esitante.
Raph annuisce e mi lascia una pacca sulla spalla, allontanandosi.
Fantastico…siamo soli.
Prendo un bel respiro e varco la soglia, la porta dietro alle mie spalle si chiude con un ronzio.
La stanza è abbastanza vuota e non dissimile a quella del vecchio laboratorio: con un divano e schedari.
Dal riquadro della porta sulla parete opposta, vedo Linds seduto su una sedia mentre scrive sul computer a velocità massima. L’espressione una tela bianca, del tutto assorbito com’è.
Mi appoggio allo stipite, cercando di assumere una posa disinvolta “Hey.”
“Hey.” ripete, senza nemmeno staccare gli occhi dallo schermo.
Lo scambio di saluti più arido che abbia mai sentito…e ieri siamo finiti a letto.
Passano due minuti prima che il silenzio diventi pesante.
Non riesco a stare ferma ed inizio a girovagare per la stanza.
C’è poco d’interessante ed alla fine mi ritrovo davanti alla porta del laboratorio vero e proprio, già alla stregua di un campo di battaglia dopo nemmeno una settimana di utilizzo.
“Posso dare un’occhiata ai macchinari, topo?” domando, aspettandomi un rifiuto praticamente certo.
“Ecco, brava ma belle. Già che vai di là recuperami il plico vicino al microscopio e, per favore, non toccare niente.”
Perché se lo faccio saltiamo in aria? Lo penso ma mi trattengo dal dirlo.
Mi dà le spalle quindi la linguaccia è di rito e spingo la porta di vetro.
La stanza è ampia e mi prendo il mio tempo prima di fare quello che mi ha chiesto.
Sul tavolo centrale c’è una serie di contenitori ma cosa la fa da padrone è una valigetta metallica, aperta. Dentro è piena di boccettine, alla prima occhiata sembrano almeno un centinaio tutte piene ed etichettate ma le scritte sono così minuscole che non sembrano nemmeno parole. Sta a vedere che questa è la versione ambulante dell’armadietto delle sostanze pericolose…una collezione invidiabile, mi fa rabbrividire.
Ai muri sono allineati per tre quarti una fila di banconi, due frigoriferi, il microscopio e tutta una serie di macchinari: una centrifuga, dell’ apparecchiatura per il filtraggio ed una per la distillazione, varia vetreria, una serie infinita di micro pipette.
Nell’alambicco del distillatore sta bollendo uno strano liquido densissimo di un verde molto scuro.
Che cos’è?
Mi chino a guardarlo.
“Michelle, io qui sto diventando vecchio!” chiama Linds scocciato, proprio mentre una bolla d’aria sale attraverso la mistura e scoppia con un sonoro pop!, spruzzando sulle pareti bombate del vetro.
Mi raddrizzò e circumnavigo il tavolo piastrellato per tornare indietro e noto che dal laboratorio si può entrare in un’altra stanza, protetta da un altro tastierino luminescente.
Provo a spingere sulla maniglia ma la porta non cede.
Quando torno dal topo mi osserva seduto al tavolo con il mento appoggiato alla mano “Ti stavi divertendo?”
Gli lascio i suoi fogli e tento “C’è una strana roba gommosa nell’alambicco ma sta bollendo a vuoto…è normale o-”
“È la terza volta che mi fa questo scherzo, Cristo!” non mi ha lasciato finire e si è alzato, attraversando la soglia senza più concedermi attenzione. Che reazione esasperata…
Lo seguo, guardandolo mentre spegne la fiamma e chiude la valvola, poi recupera il prodotto della distillazione di un chiarissimo verde pallido, lo annusa, ne estrae un po’ e tappa il composto. Rilascia il contenuto aspirato su un vetrino e lo posiziona con cura sotto la forte luce del microscopio.
Tutto questo lo ha fatto senza guanti e senza protezioni di sorta, alla faccia della sicurezza.
Rimane immobile venti secondi con gli occhi incollati, prima di sospirare, e buttare via il vetrino in un cestino con sopra scritto ‘Sostanze pericolose’.
Si strofina gli occhi, stanco.
“Linds…quanto hai dormito ieri?”
“Perché, ieri notte abbiamo dormito?” ribatte con un sorrisetto per niente ironico, appoggiando i gomiti sul bancone “Ti ho già detto vero che posso rimanere sveglio per giorni di fila, sì?”
“Puoi farlo ma non sei obbligato.”
I suoi occhi neri scattano in alto, incontrando i miei “Ma belle, la fai troppo facile e per la seconda volta da quando ci conosciamo: smettila di farmi da madre.”
L’ultima parte della frase l’ha pronunciata in un secco staccato gelido, roba da sotto lo zero.
“Scusa tanto topo, ma è statisticamente provato che una pausa ogni tanto fa aumentare il rendimento lavorativo.” rispondo, ignorandolo.
Sbuffa dal naso, e si massaggia lo scalpo piano.
Ci mancherebbe solo più il ringhiaccio da belva e saremmo a posto.
“Okay, ma belle…indico il momento ufficiale di break dello scienziato matto, tanto stavo per iniziare a scagliare provette contro il muro dalla disperazione…” si rialza, stirandosi braccia e gambe e torniamo insieme di là.
Linds recupera l’ipod e butta su una cosina rilassante che – grazie a zio Joe che collezionava vinili – riesco a riconoscere come il primo disco dei Pink Floyd, The Piper at the Gates of Dawn.
Eclettico…è roba in mono del 1967, manco era nato il topo! Dove l’ha trovata una copia in digitale?
Si lascia cadere sul divano con occhi chiusi e braccia dietro la testa, un momento prima ho sentito distintamente il suo stomaco brontolare.
Mi ritaglio un angolino sul divano per sedermi ed il topo fa che accomodarsi, prendendo per cuscino le mie gambe senza tanti complimenti. Ti pareva…
“Mmmm…morbidosa…” borbotta piano, guadagnandosi una debole tiratina di capelli.
Mentre la docking ci delizia, tremando sul bancone al volume massimo con Lucifer Sam, penso a come fare un interrogatorio soft a Linds.
Non riuscirò mai a scucirgli la verità…ma tentar non nuoce.
“Che cos’era quella roba collosa?” domando innocente.
“Una mistura.”
“Pericolosa?”
“Nah…”
“Sembrava gomma da masticare.”
“Dai retta a me, Darling…quella è meglio non ficcarsela in bocca!” ridacchia.
Okay…una carriera nell’intelligence è sconsigliata.
“Piuttosto…” ha riaperto un occhio, fissandomi serio “Che cosa hai detto in segreteria riguardo il tuo nuovo alloggio?”
“Niente di che, ho dichiarato di aver trovato un posto in periferia…ho dato l’ indirizzo di un vecchio amico di mia madre, cugino alla lontana. L’ultima volta che l’ho visto avevo sei anni.”
“Copertura perfetta, quindi…”
“Non durerà molto. Prima o poi dovranno ripristinare i dormitori, no?”
Linds si grattò il naso “Credo di sì. Per me potresti anche stare nell’ appartamento ma non voglio rischiare una segnalazione proprio adesso.”
Il topo è nervoso, è uno stato d’animo che si sta triplicando ogni ora che passa come il decorso di una malattia, inquieto come la musica che ha scelto.
“Ma è davvero così importante la tua ricerca?” domando infine, mentre la porta d’ingresso si riapre con un vrrr elettronico.
Linds mi fissa fermo “Certo che lo è, ma belle. Non lascio niente di intentato con tutti i soldi che mi porterà. Non lo faccio certo per beneficenza.”

Non mentiva, la sua visione del mondo era di una semplicità disarmante a volte.
O forse ero io l’ingenua, non lo so.
Lui era fatto così, prendeva una decisione netta senza riflettere e la portava a termine che fosse bene o male era ininfluente.
Si proteggeva dietro un mondo bicromo dove la via di mezzo non c’era, mai.
Stavamo sull’orlo di un precipizio e potevamo anche lanciare un sasso ma non l’avremo mai sentito cadere e fermarsi sul fondo.

La settimana va come le altre, al ritmo solito.
Niente scene drammatiche o smielose, io ed il topo stiamo molto terra a terra e la nostra convivenza a raggio corto non potrebbe passare più inosservata di così.
Passiamo al massimo sei ore al giorno nella stessa stanza, includendo le ore di lezione eh!
Ormai sono entrata in studio full-mode e quando non ho il naso fra le dispense sono davanti ad uno dei computer della facoltà a completare la bozza della tesi.
Il topo non mette fuori il muso baffuto dal suo laboratorio nemmeno per un secondo, a volte non torna all’appartamento per due giorni di seguito. Raphael mi ha detto di non preoccuparmi e che Linds mangia regolarmente - il cucciolone era diventato una specie di facchino di cibo da fast-food – anche se il ritmo sonno-veglia del topo si è completamente sfasato.
A lezione di Fisica l’ho visto più di una volta sbadigliare mentre la notte era vivace come un grillo salterino.
Intanto verso metà della settimana il topo ed il cagnone mi salvano da un agguato vero e proprio ai miei danni cortesemente teso da Will e due dei suoi più fidi compagni di squadra.
Era tardo pomeriggio e dato che il nuovo laboratorio si trova nella facoltà d’ Ingegneria civile - proprio il dipartimento del mio ex – ci ero andata a sbattere contro come una boccia da bowling nei birilli, al momento sbagliato e nel posto sbagliato.
Avevo passato cinque minuti da incubo in compagnia di quei pezzi di carne avariata, tanto che stavo ripassando le mosse di Ju-jitsu ed oltre che conoscevo. Almeno fino a quando il profilo smunto di Linds ed il viso bonaccione di Raph non si erano inseriti nel quadro della situazione.
Il topo ha fatto leva sul suo status e mi ha tirata fuori con un po’ di strizza e qualche battuta molto minacciosa di Will diretta verso di me ma – per fortuna – con il nulla di fatto.
“E quello sarebbe il tuo ex?” domandò il topo, dopo essere usciti dal loro raggio uditivo “Cosa gli dava sua madre nel latte, steroidi?”
Almeno la mette sul ridere…

L’avevo creduto.
Sbagliavo.
Linds non era il tipo di persona capace di perdonare.
Sapeva essere oltre che stronzo, anche crudele e con una percezione della giustizia che tendeva verso il ‘mi stai sui coglioni, quindi ti distruggo la vita e tanti saluti!’
Soprattutto quando non dormiva da quasi una settimana a quella parte.

Ho notato che c’era qualcosa che bolliva in pentola fra Raph e Linds.
Il cucciolone non sembra eccitatissimo da quello che il topo gli ha richiesto ma la sua personalità forte l’aveva messo a tacere. Anche se in certi casi Raphael cercava di difendersi.
Ci siamo tutti riuniti nell’appartamento per cena…o meglio, li ho ricattati a cenare insieme, almeno per controllare che il topo mangi qualcosa di un po’ più sano oltre tacos, burgers, kebab e patatine.
Sto tornando dal bagno quando capisco che la conversazione fra i due non è amichevole.
“Linds…non credo sia una buona idea.”
“Non ti ho chiesto la tua opinione a riguardo.”
“Non sono più nel giro da anni, amico.”
“Lo so, ma non devi rientrarci nel giro…ho solo bisogno che mi fai questa commissione piccolina. Lo sai bene che non è per me ma bisogna somministrare una piccola pillola di vita a Willino.” Linds fa una pausa “Dagli una lezione di violenza appropriata e vedi che togli, a lui ed ai suoi compagni, tutta la voglia di fare casino.”
“Hey, hey mate…calma e correggi il tiro non puoi mica-”
“Tranquillo.” il tono di Linds è serafico, sembra che discuta del tempo “Non sarò io ad insegnarglielo, ci penserà chi di dovere.”
Mi pare il momento di tornare nel living ed il topo mi manda un sorrisone radioso con tanto d’occhiolino, cambiando atteggiamento in una frazione di secondo. Fa paura…ma cosa starà architettando?
Lo scopro quel venerdì all’ora di pranzo.
Perché il topo è pazzo sì, ma metodico e marziale.
Quando entro in mensa lo trovo seduto ad un tavolo mentre si abbuffa con tre vassoi diversi, Raph lo guarda annoiato facendo a pezzettini piccoli un filoncino di pane.
Il san bernardo ha un tic nervoso ed è sudaticcio…brutto segno, che poi cosa ci fanno in mensa? È la prima volta che li vedo pranzare qui…
Finisco a sedermi con Max, Richard ed un paio di loro amici nerd e stiamo discutendo sulle prossime sessioni di esami quando noto che Linds e Raph si sono alzati e vengono dalla nostra parte.
“Gregory, Hervas, Buxton.” snocciola Linds al pari di una macchinetta, con un sorriso sottile. Nota le dispense e commenta “Spero che stiate studiando al meglio per gli esami.”
Li osservo dalla parte opposta del tavolo, Raph evita il mio sguardo.
Oddio…è una cosa seria…
Intanto il topo chiacchiera allegramente poi saluta e si sposta ad un altro tavolo di studenti che seguono il suo corso, sempre spalleggiato da Raph.
Lo inseguo con lo sguardo, cercando di capire cosa ha in mente con quell’ espressione da angioletto.
Sono a metà della mia insalata quando Will ed tre della squadra di rugby si alzano dal loro tavolo vicino alla porta per andarsene e Linds fa altrettanto.
Il topo biondo prende a parlare animatamente di qualcosa con Raph e - come se avessero fatto un rehearsal - Linds va a sbattere dentro a Will, centrandolo in pieno e rimbalzando indietro cadendo lungo e disteso a terra.
“Ops…sono così sbadato, chiedo scusa Mister Sanders…” dice, grattandosi il capo con un sorrisetto imbarazzato dalla sua posizione per terra, ha gli occhiali storti. Lo ha fatto apposta!!!
Will non può evitare di aiutarlo ad alzarsi, e chiedergli se si è fatto male ma il topo si schernisce e lo ringrazia, ancora gentilissimo. Raph è bianco come la calce, eppure non ho visto niente di…
Prima che possa capire sono già tutti usciti nel campus soleggiato.
Finisco rapidamente il pranzo ed esco anch’io, voglio delle spiegazioni e scorgo il bianco del camice a poca distanza, seduto su una panchina all’ ombra.
Lo raggiungo, si è sdraiato per tutta la lunghezza, rilassato e con un sorrisetto stronzo.
“Linds…che cosa-”
Mi ha fermato, portandosi un dito sulle labbra “Ascolta che meraviglia il cinguettio degli uccellini…che pace, vero?”
“Dov’è Raph?”
“L’ho mandato a recuperare la broda, adesso però fai silenzio. Mi stai rovinando la pausa relax per la mia digestione.”
“Pausa che?!”
Linds non mi dà alcuna risposta e mi guardo intorno.
Dalla panchina si ha una visione d’insieme perfetta dei vialetti del parco ed in lontananza vedo Will e compagni che hanno quasi raggiunto uno degli angoli estremi del fazzoletto verde, per raggiungere l’impianto sportivo dell’ università, un isolato più in là.
Lì sui limiti c’è un gruppetto di poliziotti, oggi è arrivata un’ispezione con tanto di cani e mitra.
È un’operazione che si replica due volte all’anno più per scena che per attuale bisogno, certo la droga e gli alcolici girano per il campus ma non c’è nessuno così scemo da andare in giro liberamente per il complesso con delle sostanze in bella vista.
Le armi spianate mi innervosiscono tantissimo, anche se i cani addestrati – pastori tedeschi – di solito sono coccolosi e per niente cattivi. Ho visto più di una volta alcuni poliziotti lasciare che i bambini li accarezzassero.
“Cinque.”
Mi volto di scatto verso Linds. Eh?
Lo guardo, ma non mi dà segno di aver parlato. Sembra dormire.
“Quattro”
“Linds, cosa…”
Sento delle risate, Will e gli amici sono a mezza dozzina di passi dal crocicchio di agenti.
“Tre.” fa finta di non avermi sentito, ma il sorrisetto è sempre lì.
Sembra quasi che stia contando le mosse come quando gioca con il Rubik.
“Due.”
Torno a guardare e vedo uno dei cani anti-droga lasciare la sua posizione seduta ed iniziare a ringhiare, allertato da qualcosa. I rugbisti gli sono appena passati davanti.
“Uno.”
Non ha ancora finito di dirlo che tutti e quattro i cani del gruppo di poliziotti stanno abbaiando e cercano di attaccare il gruppo come se avessero appena visto il male in persona. O magari annusato.
Ho la bocca aperta mentre vedo la scena svolgersi da lontano.
I poliziotti fermano il gruppetto e fanno passare al setaccio del naso dei cani i ragazzi uno per uno.
Al turno di Will gli animali ringhiano indiavolati e, dopo un veloce perquisizione, gli agenti si passano fra di loro un sacchetto sospetto che gli hanno trovato addosso.
Cinque minuti dopo lo hanno ammanettato e fatto sedere su una macchina con alcuni dei suoi amici.
No…non posso crederci.
Poso lo sguardo su Linds che si è messo a sedere, sbadigliando e stiracchiandosi.
Vorrei incenerirlo se potessi.
Il topo lo intercetta ed alza un sopracciglio “Che ho fatto?”
Che faccia tosta…
“È opera tua?”
“Cosa?”
“Cristo, Linds non prendermi per il culo!”
“Signorina, le ricordo che potrei abbassarle i voti per questa sua bella parlata colorita.”
Devo mordermi la lingua prima che mi scappi una serie di cose “Gli hai infilato della tua roba addosso? Magari uno dei tuoi alcaloidi, vero?”
“Tsk, tsk…non sprecherei mai la mia collezione per quello lì, ma cosa ti salta in testa. E poi io non ho fatto niente.”
“Lo hai fatto fare a Raph?”
“Si è rifiutato.”
Ma sarebbe il minimo!
“Sei impazzito?!” esplodo isterica “Ti rendi conto del casino in cui lo hai messo?!”
“Mica l’ho condotto al patibolo, dai…”
“Linds!”
Incassa la testa nelle spalle con un’espressione seccata “Raph l’aveva detto che ti saresti infuriata…”
“Infuriata?! Molto molto peggio!” ribatto grave “Adesso tu vai al commissariato e lo tiri fuori da lì!”
“Ma neanche per sogno.”
Gli afferro un orecchio, torcendolo furiosamente, cercando di riportarlo alla ragione.
“Michelle! Smettila di amputarmi la cartilagine, cortesemente!” si lamenta “Non gli ho mica passato una condanna a vita!”
“Gli hai rovinato la fedina penale!”
Linds riesce a liberarsi dalla mia presa e si guarda attorno, ma per sua fortuna non c’è nessuno in giro dato che il grosso è ancora in mensa. Sono talmente furiosa che me ne sbatto altamente se qualcuno ci ha visti.
“Okay, vuoi litigare? Facciamolo nel mio ufficio, allora!”
“Bene!” ribatto fumante “Cammina pure davanti, topastro!”
Linds mi manda uno sguardo penetrante poi sospira “Non capisci!”
“Muoviti! Avanti march!”
Dieci minuti dopo siamo saliti nel suo ufficio dove troviamo Raph, seduto alla scrivania davanti al suo portatile.
Al San Bernardo ci vuole una sola occhiata per capire che aria tira e cerca di nascondersi dietro allo schermo senza tanto successo. Ti senti in colpa cucciolone, eh?
“Sto aspettando.” commento arida, braccia conserte e piedino che batte il pavimento con impazienza.
Linds mi lancia un’occhiata e si riavvia la fluente chioma poi tenta di andarci leggero “È uno scherzetto da niente, Michelle. Ci saranno sì e no tre o quattro grammi per tipo fra pasticche e polverina…al massimo lo terranno dentro per cinque o sei giorni o, quasi sicuramente, uscirà prima sotto cauzione grazie al papino!”
Ho la tentazione di picchiarlo…
“Non volevo sapere cosa vi siete procurati tu ed il tuo compare qui presente.” sottolineo la fine della frase e Raphael si appiattisce ancora di più sulla poltrona “Voglio il movente!”
“Ti ha distrutto la moto!”
“Non ti ho chiesto di vendicare la Jackal! Hai fatto tutto da solo!”
“Sì! Problemi?!”
“Se questo ti fa divertire hai dei seri problemi!” replico, assottigliando gli occhi.
Linds inizia a camminare per la stanza con tutta l’aria di una belva ingabbiata e respira a fondo con gli occhi chiusi.
Raph, tutto tremante, si è alzato quel tanto dal suo nascondiglio per scuotere impercettibilmente la testa nella mia direzione.
Piccola, sta per perdere le staffe! Attenta!
“Non mi diverte.” dichiara il topo di punto in bianco, calmo “Se hai intenzione di continuare una crociata in suo favore fai finta che io non esista e vai pure a portargli le arance al povero Willino. Sono troppo occupato per continuare a discutere quindi ciao e stammi bene. Raph alza quel tuo culo peloso, torniamo al laboratorio.”
Fa un cenno e se ne va, sbattendo la porta dietro di se.
Fisso l’uscio, non credendo ai miei occhi.
Questo sarebbe il suo modo per…che genio del male stronzo e codardo!
Raph sta facendo su baracca e burattini con tutta l’intenzione di squagliarsela a velocità supersonica ma non riesce nei suoi intenti.
“Perché avete combinato questo casino, Raph?” domando esasperata “Lo so che Linds è capace di tutto, ma tu!”
I suoi chiari occhi azzurri mi guardano, poi si fissano a terra in imbarazzo. Per la miseria sputa i rospi!
“Ecco…credo che sia colpa mia…” balbetta “Ho ascoltato senza volerlo una discussione fra Sanders, la sua ragazza ed i suoi amici…progettavano qualcosa di simile ai tuoi danni ed l’ho detto a Linds. Non credevo che-”
“RAPH ALZA QUEL CULO DALLA SEDIA, HAI CINQUE SECONDI O TI PORTO IN BRACCIO FINO AL LABORATORIO, SBACIUCCHIANDOTI!” arriva dal corridoio il latrato lontano del topo.
Raph si fa piccolo piccolo “Michelle scusa…”
Il cagnone mi lancia un’occhiata compassionevole e corre via di gran carriera, con il portatile in mano ed i cavi nell’altra.
Raggiungo la poltrona e mi siedo, completamente spiazzata.
Mi stropiccio la faccia cercando di processare queste informazioni.
Will e Barbie…no, è troppo…cioè ma che figli di-!
Se Raph non avesse origliato per caso quella conversazione avrei potuto essere allo stesso posto di Will in questo momento solo per pura cattiveria immotivata.
Linds ha messo in pratica l’occhio per occhio ed il dente per dente, ma non si è difeso quando l’ho attaccato.
Ha solo cercato di proteggermi dall’ennesimo tiro mancino di Will e Barbara, ma a che prezzo?
Non so più se essere arrabbiata o chiedergli scusa e ringraziarlo! Che casino…ma anche tu topo! Non hai mezze misure!

Quella sera ero di turno al ristorante e quando chiudiamo e torno all’ appartamento, lo trovo vuoto.
Non mi sorprende…Linds ce l’ha a morte con me, perché non capisco, come dice lui.
Accendo le luci della cucina e curioso in giro per prepararmi una cena veloce e poi andare a dormire per la prima volta in quasi due settimane nella mia stanza.
Ho appena deciso per uno spuntino con pane, formaggio ed un uovo sodo quando sento qualcuno trafficare con la porta d’ingresso e un attimo dopo incontro lo sguardo di Linds.
È solo un momento, perché il topo fa finta di non avermi visto ed inizia a liberarsi di giacca, chiavi, telefono e borsa. Sparisce nel corridoio.
Manco ‘ciao’?
Decido saggiamente di non commentare ed attendo che il mio uovo inizi a bollire.
Dieci minuti dopo Linds ricompare a piedi nudi in maglietta e pantaloni, in mano un’agenda con un lapis infilato fra le pagine.
Lo lascia cadere sul divano. Si avvicina alla cucina recuperando un bicchiere, dei cubetti di ghiaccio e la bottiglia di scotch dal mobiletto d’angolo.
Sta ancora cuocendo nel suo brodo…
Si piazza comodo sul divano, bottiglia e bicchiere sopra al tavolino.
Mangio il mio spuntino dell’una, poi ripulisco cercando di non fare troppo rumore, fulminacci che silenzio da chiesa.
Come faccio a recuperare un minimo di dialogo?
Proviamo…e speriamo che non mi sbrani.
Mi avvicino esitante e mi siedo con la schiena contro il bracciolo.
“Posso disturbarti un minuto?” domando, non sapendo bene come muovermi.
“No, sparisci.” replica meccanico.
Ouch…
“Voglio solo chiederti scusa per oggi.” dico piano, poi aggiungo sincera “Però sono sempre dell’idea che ci sei andato pesante.”
Fa un verso non meglio identificato fra uno sghignazzo ed un brontolio ma per il resto è come se non mi avesse ascoltato affatto.
“Buonanotte, Linds.”
Non so cos’altro dire, è una situazione troppo complicata e non me la sento di dirgli che ha fatto bene.
Alcune ore dopo sono quasi appisolata ma vengo svegliata da qualcuno che si intrufola alle mie spalle.
Non so se il topo si è accorto che non dormo ma sento distintamente il suo mormorio.
“Non mi sono divertito…e non mi va che facciano scherzi sulla tua pelle, Michelle ma belle. A costo di essere stronzo sul serio.”

Nei giorni che seguono la notizia di Will e della droga fa il giro del campus come del fuoco sull’erba secca.
Tutti ne parlano e tutti hanno da condire il gossip con i loro commenti.
Il Dean ed il consiglio d’amministrazione hanno tolto a Will il posto di capitano, fra le proteste della squadra di rugby che probabilmente quest’anno non vincerà il titolo interstate ovest della categoria per il quinto anno di fila come presagivano gli scommettitori.
Sanders senior è dovuto scendere a San Francisco da Eureka, piantando in asso i suoi impegni di lavoro per salvare il figliol prodigo dalla detenzione.
Will torna al campus dopo qualche giorno con la faccia lunga e pallido come un cencio. Se non fosse per il suo fisico da body builder non l’avrei mai riconosciuto.
I suoi compagni di squadra non mi seguono più, e Will cambia la sua strada piuttosto che incrociarmi nei corridoi.
Certo che quando Linds ci si mette è efficiente.
Barbara e le ragazze invece stanno sicuramente organizzando una sabba per lanciarmi qualche anatema mortale al più presto.
La bionda mi fulmina ogni volta che mi vede, e condisce le occhiate con un sorriso smieloso quando siamo a lezione di Linds.
Il suo odio è frenato, ora che ha visto cosa è capace di fare il topo quando gli va.
Porco cane…che situazione da ‘Ti farò un’offerta che non potrai rifiutare’. Quasi mi fa pena la poveretta…
Intanto il rapporto fra me ed il topo è tornato gradualmente come prima.
Voglio dire…Raph ha preso in mano la situazione con energia da leader e ha messo fine alla lotta silenziosa.
“Ormai quel che è fatto è fatto! Smettetela di fare la guerra che poi ci vado di mezzo io! Uffa!”
L’abbiamo zittito con una sola occhiata ma quella spinta è riuscita a sbloccare qualche interazione meno guerrigliera fra me ed il topo e dalle gentilezze formali siamo tornati ai nostri soliti battibecchi di sempre, più o meno amichevoli.
Poi c’è l’attrazione ed il fatto che – in bene od in male – ci sono momenti in cui abbiamo solo voglia di strapparci i vestiti di dosso e battere il ferro finché è caldo.
Perché la vita continua a girare e ti trascina con se, fino alla fine.

I need this feeling almost every day
Can't beat this feeling girl
I just gotta say
In your bed and in your skin
I feel whole
One whole soul

Turn out the lights
Let the damage begin
Didn't like pain
Till I lived in sin
The Verve ~ Let the damage begin

~~~

Canzone del capitolo: The Verve ~ Let the damage begin.

Le note di questo capitolo sono:
- The piper at the gates of dawn (1967) primo LP dei Pink Floyd, gruppo londinese fondato nel 1965 da Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason ed in seguito si unì loro Roger "Syd" Barrett. Il gruppo si fece notare per il loro innovativo gusto psichedelico e l'inquieta ricerca sonora. Lucifer Sam fa parte del disco sopracitato che è stato ristampato nel 1997 su compact disc, sempre in mono. Potete ascoltare la traccia qui;
- 'Dagli una lezione di violenza appropriata-' questa particolare frase che dice Linds è un citazione di Walter Cum Dollneaz del manga Hellsing di Kouta Hirano. Nota inutile della sottoscritta ma ci tenevo...LoL;
- ‘Ti farò un’offerta che non potrai rifiutare’ citazione de 'Il Padrino' romanzo scritto da Mario Puzo nel 1969 e poi successivamente trasposto nella super premiata trilogia di film omonima, diretti da Francis Ford Coppola negli anni 1972, 1975 e 1990 con Marlon Brando e Al Pacino

Ed ecco che ritorno, in ritardo, ma con grosse novità succose LoL
In quest’ultima settimana ho lasciato perdere tutto per finire questa storia.
Ho passato nottate intere a scrivere, lambiccandomi il cervello ed ora ‘A step to the left’ è completa in tutti i suoi punti! =D
Sono fiera del risultato, non lo nascondo…xD
Ed a questo punto posso rivelarvi che la fic si concluderà in esattamente due capitoli e gli aggiornamenti torneranno regolari e settimanali (probabilmente ogni Sabato)
Non vedo l’ora di leggere cosa ne pensate del finale… =)
Naturalmente si ringraziano tantissimo le donzelle che hanno recensito lo scorso capitolo ovvero ParoleDiGhiaccio e Petitecherie, come state care? =*
Vi saluto, ci rivediamo la prossima settimana con il penultimo capitolo!
Hermes

  
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