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Autore: yellowloid    19/04/2013    3 recensioni
Quando entrò nel bagno, non si accorse che Oliver era lì e la guardava, come per rassicurarla, ma anche lui era sull'orlo di una crisi. Vedere tutta la tristezza che le cameriere di quel ristorante accumulavano durante i giorni di lavoro lo faceva sentire male, lui era ridotto ancora peggio di quelle ragazze, ma sentiva che anche loro erano distrutte.
-Tratto dall'ultimo capitolo-
****
Una SeeU/Oliver. Vi basta sapere questo.
Depressione e tanto Angst! ^^
Spero che vi piaccia, recensite! *^*
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oliver, SeeU
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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SeeU si stava preparando per tornare a casa. Quella sera erano accaduti troppi fatti strani, tra cui fare la conoscenza di Oliver, un ragazzino molto strano. E per “strano”, la ragazza intendeva “incredibilmente carino”. Certo, era più piccolo di qualche anno, ma era intelligente e ragionevole come un adulto. SeeU pensava solo a lui, in quel momento, e non si accorse che Kaito la stava chiamando.

“SEEU!” urlò il ragazzo dai capelli blu dal suo ufficio, nel quale regnavano disordine e sporcizia.

“Eh ehm” la ragazza provò ad articolare una frase, ma si era spaventata a causa dell’urlo immondo di quell’uomo.

“VIENI SUBITO QUI!”

“S-Sì”.

SeeU si recò nell’ufficio dell’uomo, che la rimproverò per circa venti minuti.

Intanto Oliver era uscito dal bagno delle cameriere e aveva seguito SeeU. Guardava quel che succedeva da dietro la porta dell’ufficio, socchiusa. Ma decise di non intervenire, altrimenti chissà cosa sarebbe stato capace di fare quell’uomo.

Quando Kaito sembrò essersi calmato, SeeU pensò che era il momento di chiedergli perché l’aveva chiamata.

“S-Shion-sama, per cosa mi avete chiamata?”

“Per dirti che non lavori! Sei inutile, mi chiedo perché ti ho assunta, quando sei una stupidissima nullafacente! Per prendere te ho rinunciato a una bellezza come Hatsune Miku solo perché mi facevi pena e non sei neanche una così bella ragazza, mi fai schifo!” sbraitò l’uomo, per poi sputare addosso a SeeU il tabacco che masticava. Lo sputo dell’uomo le arrivò dritto sulla divisa bianca e nera, che si macchio di marrone scuro. La ragazza non potè fare nient’altro che chinare il capo e sussurrare, in preda alla rabbia e alla tristezza:

“Mi dispiace, cercherò di migliorare.”

“E ora vattene, che aspetti? Restando qui sporchi il mio ufficio con le tue luride scarpe!”

“Scusi, Kaito-sama. Arrivederci.”.

Oliver, sconvolto dalla stupidità e la maleducazione di quell’uomo, tornò velocemente nel bagno dove era prima.

SeeU uscì dall’ufficio e iniziò a correre verso il bagno delle cameriere, piangendo per la disperazione.

Quando entrò nel bagno, non si accorse che Oliver era lì e la guardava, come per rassicurarla, ma anche lui era sull’orlo di una crisi. Vedere tutta la tristezza che le cameriere di quel ristorante accumulavano durante i giorni di lavoro lo faceva sentire male, lui era ridotto ancora peggio di quelle ragazze, ma sentiva che anche loro erano distrutte.

La ragazza si sedette sul pavimento, non le importava se era sporco, desiderava solo sparire dal mondo, come la sua famiglia.

“Mamma… Papà… Mayu, Galaco… Prendetemi… Portatemi con voi, voglio rivedervi! Che senso ha vivere se si è già morti dentro?! Qualcuno… Qualcuno me lo spieghi… Vi prego…”

“Provare a resuscitare, questo è il senso”

La ragazza alzò il capo dalle ginocchia e vide Oliver, che aveva sentito quel che lei aveva detto.

“Oliver…”

“Io ci provo da anni… Potrei riuscirci, secondo te? Resuscitare da dentro è… Possibile?”

SeeU sorrise. Quel ragazzino la faceva tornare sempre felice, anche se lo conosceva da poco.

“S-Sì… Grazie”

“Grazie a te. Ciao” il ragazzino si avvicinò alla finestra e la aprì.

“Aspetta! Dove vai?”

“A casa”

“Ma non hai una casa!”

“Appunto”

“No! Vieni con me, puoi dormire a casa mia, se vuoi, c’è spazio a sufficienza! Io… Non voglio che tu dorma in strada, è pericoloso…”

“Ok, se proprio vuoi…”.

 

Uscirono dal ristorante mano nella mano, SeeU aveva paura che Oliver potesse perdersi, per lei era ancora un bambino. Lui, invece, aveva accettato di prenderla per mano solo perché lei era SeeU, la ragazza che l’aveva aiutato al momento giusto. E per lei provava qualcosa di speciale.

Arrivati a casa, SeeU preparò la cena. Quando questa fu pronta, chiamò Oliver e lui, davanti a tutto quel cibo, rimase piacevolmente sorpreso.

“Wow…” disse il ragazzino.

“Mangia quanto vuoi, ho preparato molto cibo!”

Cenarono e andarono a dormire.

SeeU sistemò il futon a Oliver dopo che lui ci fu entrato e prima di andare nella sua camera, gli diede un bacio sulla fronte. Arrossirono entrambi.

“Buonanotte” disse.

“Buonanotte” rispose il ragazzino.

 

La ragazza si svegliò e si preparò per andare al lavoro. Oliver dormiva ancora e lei non sapeva se svegliarlo o no. Decise di sì, così andò nella sua camera e pronunciò dolcemente il suo nome:

“Oliver”

“Mh…”

La ragazza rise leggermente nel sentire quel verso, in fondo Oliver era davvero ancora un bambino.

“Ehm…”

“Sono sveglio”

“Ah, bene!”

“Come facciamo oggi?” aveva ancora gli occhi chiusi.

“In che senso?”

“Me ne vado?”

“Vieni al lavoro con me, ti nasconderai nel bagno delle cameriere”

“Ok”

 

Quando arrivarono al ristorante, Oliver si nascose nel posto prestabilito e SeeU iniziò il suo turno lavorativo.

Lui intanto si annoiava, nel bagno, e decise di uscire alla scoperta del ristorante.

Arrivò davanti a una porta, se la ricordava vagamente, ma non sapeva di che stanza era, perché quel ristorante per lui era ancora sconosciuto. La aprì e sbiancò. L’ufficio di Kaito.

L’uomo si alzò, inferocito, e corse verso Oliver, che iniziò a fuggire. Si rincorsero per tutto il ristorante e quando arrivarono di fronte a un muro, per il ragazzino il gioco finì.

“Ti avevo detto di stare lontano dal mio ristorante, schifo di moccioso?! Eh?!” lo guardò con occhi da maniaco assassino.

Il piccolo iniziò a piangere.

Kaito prese un coltello da un tavolo imbandito, afferrò Oliver per il collo e lo trafisse.

Quando la lama gli entrò in corpo, il ragazzino sgranò gli occhi e urlò, sofferente, piangendo.

Quell’urlo attirò SeeU, che non aveva visto niente. Quando arrivò sulla scena e vide tutto, urlò e corse verso Kaito, che lasciò andare a terra il corpo del ragazzino ormai quasi esanime.

SeeU prese la mano di Oliver:

“No! Oliver! Ti prego, non morire, ti prego!”

Lui mosse le labbra e la ragazza decifrò quel che voleva dire: “Anche questa verità fa male”.

SeeU iniziò a piangere disperatamente. Kaito la guardò e urlò:

“Hai portato tu quest’animale nel mio ristorante! Verrai punita per questo! Muori!”

L’uomo trafisse anche SeeU, che cadde a terra, accanto a Oliver.

Così, la vita, per quei due ragazzi, finì. Si amavano, ma non ebbero mai il coraggio di dichiararsi. Il conto alla rovescia finì.

Il tempo, per loro, era finito.

 

 

LE NOTE DELL’AUTRICE!

E’ finita dopo solo due capitoli. Strano.

Ok, sarò breve, ho in mente un milione di ff e voglio scriverne il più possibile. Quindi bisogna sbrigarsi! E quindi, la fanfiction SeeUxOliver finisce qui.

Chu!

Ibby

  
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