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Autore: Take_Me_ Home    19/04/2013    5 recensioni
“Sei bella”.
“Cosa?!”.
“Quando sorridi, sei bella. Perché non lo fai più spesso?”, mi chiese ed io lo guardai son gli occhi spalancati.
“Perché poi la gente se ne esce con delle cazzate del genere, ecco il perché”, spiegai.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1- Joke.


“Dai Sarah! E’ solo un’uscita!”.
“No Nick, ti ho detto di no, e ora levati dalle palle”.
Eh no, la finezza non era proprio parte di me, specialmente se si parlava di quel coglione di Nick Fryn. Era tutto il giorno che mi rincorreva pregandomi di andare con lui al cinema, quel pomeriggio. Di certo avevo di meglio da fare che pensare a un cretino come lui. Che se ne tornasse dai suoi amichetti.
“Se esci con me oggi giuro che non ti infastidirò più”. Aspetta... cosa? Era per caso sceso lo Spirito Santo dal cielo? Mi girai di scatto e me lo trovai davanti.
“Cosa?”, chiesi incredula. Era un anno, cioè da quando mi ero trasferita in quella scuola di merda che mi tormentava per motivi che conosceva solo lui.
“Hai sentito bene Spancer. Esci con me oggi e ti lascerò in pace”. Che odio quando la gente mi chiamava con il mio cognome! E che cavolo il mio nome era una delle poche cose di me che mi piaceva, che lo usassero! Ripensandoci però l’idea di Nick non era male. Ci sarei uscita per un pomeriggio, e poi mi avrebbe lasciata stare.
“D’accordo Nick”, cedetti alla fine.
“Perfetto! Ci vediamo alle 17.00 davanti al cinema vicino casa tua, va bene?”.
“Sì, va ben... aspetta, come sai dove abito?”.
“Ehm... devo andare. Ci vediamo dopo!”, disse lasciandomi lì, con tutta la scuola che mi guardava. Nick Fryn era uno dei ragazzi più popolari e cagacazzo della scuola, ed io proprio non lo sopportavo, ma cosa non si fa per un po’ di pace? Aprii il mio armadietto e ci buttai i libri, senza preoccuparmi di prendere quelli che mi servivano per studiare. Io non conoscevo quella parola. Per fortuna casa mia non era molto distante dalla scuola e in 5 minuti di camminata veloce di solito riuscivo a tornare a casa. Come tutti i giorni il pomeriggio ero sola perché mio padre era a lavoro. Quando arrivai a casa mi organizzai per mangiare e poi mi sdraiai sul divano per guardare un po’ di tv. Sfortunatamente mi addormentai come un’idiota e venni svegliata da un tizio che urlava in tv molto più tardi. Controllai l’ora: 16.30.
“Cazzo!”.
Corsi di sopra per prepararmi per quella stupida uscita. Chissà perché quel cretino di Fryn voleva uscire proprio con me? Boh, non avrà avuto una ceppa da fare. Come al solito non sprecai il mio tempo a scegliere vestitini a tacchetti. Non era proprio il mio stile! Io preferivo di gran lunga un bel paio di jeans non troppo stretti o una tuta. Infatti indossai un jeans strappato sul ginocchio, una maglietta a maniche corte blu e una felpa abbastanza larga da poter appartenere ad un maschio. Entrai in bagno per sciacquarmi la faccia da mezza assonnata e per mettermi un filo di trucco. Non mi piaceva neanche truccarmi molto, ma lo facevo quel poco che bastava a non farmi assomigliare ad uno zombie. Quando fui pronta tornai in camera mia per prendere una borsa comoda e uscii, senza neanche guardarmi allo specchio. Tanto sapevo che avrei visto: Sarah Spancer, piuttosto bassa, capelli neri abbastanza lunghi e occhi marrone chiaro. Non mi piacevo per niente e non mi sforzavo di piacere agli altri. Non ero una di quelle popolari della scuola, anzi, diciamo che non mi si cagava nessuno, ma a me andava bene così. Mi piaceva stare sola e l’unica compagnia che accettavo volentieri era quella della mia migliore amica Carol. Ci conoscevamo ancor prima che io venissi a scuola da lei, anzi, diciamo che lei era il motivo per cui mi ero trasferita in quell’insulsa città per andare in quello schifo di scuola. Il mio carattere non era dei migliori, infatti a volte mi chiedevo proprio come faceva Carol a sopportarmi. Mentre mi incamminavo verso il cinema le mandai un messaggio.
“Sto andando al cinema per vedere quel cretino di Fryn. Se dopo questa non si leva dal cazzo gli ficco un palo in culo”. La risposta arrivò poco dopo.
“Sempre tanto fine te, eh? Comunque sta’ attenta, non mi fido di quello lì. Ti voglio bene”. Ecco, qui una persona normale avrebbe risposto “ti voglio bene anch’io”, ma io non ero normale, no? Non mi piacevano le dimostrazioni d’affetto, anzi le odiavo, anche se erano per messaggio. Al contrario di me Carol era una tenerona e ogni volta che poteva mi diceva che mi voleva bene o mi abbracciava. Ormai mi ci ero abituata, e la cosa non mi dava più così tanto fastidio, ma lei era l’unica che potesse farlo, almeno con me. Finalmente arrivai al cinema e vidi che Nick era già lì. Almeno aveva avuto la gentilezza di non farmi aspettare.
“Allora, andiamo?”, mi chiese.
“Mmm”, risposi. Ero di molte parole quel giorno. Una volta presi i biglietti entrammo nella nostra sala e notai con orrore che era piena di gente.
“Ehm... Nick? Sei sicuro che sia questa la sala?”, chiesi sperando in un “no”.
“Sì, perché?”.
“No, niente”, dissi continuando a camminare per trovare un posto per sedermi. Per fortuna il film iniziò subito e provai a distrarmi concentrandomi sulla storia, ma niente da fare. Quella sala era troppo piccola e c’era troppa gente! Stavo cominciando a sudare e non riuscivo a respirare bene. Stupida claustrofobia. Provai nuovamente a concentrarmi sul film, e per un po’ i miei sforzi sembravano utili, fin quando non si scoprì di cosa parlava davvero il film: una donna era rimasta chiusa in un ascensore e l’edificio in cui si trovava era in fiamme. No, questo non potevo sopportarlo. Senza neanche dire niente a Nick uscii dalla sala, praticamente correndo. Appena fui fuori cominciai a respirare affannosamente.
“Si può sapere che diavolo ti prende?”. Evidentemente Nick mi aveva seguita. Merda. Non potavo dirgli che soffrivo di claustrofobia, altrimenti lo avrebbe usato contro di me per il resto del liceo. Ma tantomeno potevo raccontargli il vero motivo per cui ero uscita dalla sala! E che cazzo però, un film diverso no eh?
“Devo andare in bagno”, dissi avviandomi verso i bagni. Lui, per mia sfortuna, mi seguì. Sperai che almeno lì avrei potuto stare da sola, ma no! Quel fottutissimo bagno, almeno la parte dei lavandini, era trasparente! Ora mi sarebbe toccato entrare in uno di quei cosi puzzolenti e angusti per fuggire allo sguardo di Nick. Merda. Entrai comunque in bagno e mi chiusi in uno di quei cosi. Dovevo fare presto, prima di avere un’altra crisi. Ormai convivevo con la claustrofobia da 10 anni, o per meglio dire, dal giorno in cui io e mia mamma avevamo avuto l’incidente. Mi ricordo che eravamo andate a far compere per Natale al centro commerciale. Avevamo preso l’ascensore ed eravamo rimaste chiuse dentro. Proprio in quel momento però il centro commerciale era andato a fuoco e... beh, basta dire che io mi salvai, ma mia madre no. Da quel momento ero cambiata. Non ero più la bambina gentile che tutti conoscevano. Cominciai a comportarmi male, e lo facevo tutt’ora, solo che cercavo di fare il minimo indispensabile per non far dispiacere mio padre. Dopo il liceo sarei andata a lavorare nella sua pizzeria. Lui era di origine italiana, e per questo faceva la pizza più buona dell’Inghilterra. Mi mancava la mamma, ma ormai ero cresciuta e mi ero abituata a non averla più con me. Dopo aver passato abbastanza tempo in quel buco puzzolente decisi di uscire, anche perché stavo cominciando a respirare di nuovo a fatica. Provai ad aprire la porta ma quella non si aprì. Strano perché non avevo chiuso a chiave. Riprovai ma niente. La strattonai, la presi a pugni, calci, testate, ma non si voleva aprire. Ero rimasta chiusa dentro.
“Merda”. C’era una sola cosa che potavo fare. Presi il cellulare per chiamare Nick, ma quella scatola con i tasti più vecchia di mio nonno non prendeva. Provai ad urlare a quel coglione di venire ad aprire la porta, ma nessuno mi sentì. Cominciai a sudare e le gambe non mi ressero più. Mi sedetti sul pavimento freddo continuando a chiamare qualcuno che potesse aiutarmi. Ma cavolo nessuno doveva pisciare in quel posto? Il respiro mi si faceva sempre più corto e finii completamente sdraiata su quello schifo di pavimento. Non riuscivo più a respirare, tra poco sarei svenuta. Usai il fiato che mi rimaneva per urlare un’ultima volta.

Harry’s POV

Come ci ero finito lì? Ah giusto, era stata un’idea di quel cretino di Louis.
“Dai! Usciamo un po’! Vedrai che ti dimenticherai di quella e ti divertirai!”. E avevo anche accettato! E ora quel coglione mi aveva chiamato scusandosi perché non poteva venire per colpa di un’insufficienza in matematica. Avevo anche già preso i biglietti! Però Louis aveva ragione, non potevo continuare così. Da quando avevo lasciato Kayla non ero più lo stesso. Certo, a nessuno farebbe piacere scoprire che la ragazza con cui eri felicemente fidanzato da ben un anno ti metteva le corna. Sbuffai ripensando a quanto tempo della mia vita avevo sprecato dietro a quella. Cosa dovevo fare ora? Louis non poteva venire e il film sarebbe iniziato tra 5 minuti. Non avrei avuto il tempo di chiamare nessun altro dei miei amici. Mandando tutto al diavolo mi infilai il biglietto di Louis in tasca e diedi il mio al signore che stava davanti alla sala dove sarei dovuto andare. Almeno avrei visto un film. Entrai e mi sedetti in una delle ultime file. Già non ne potevo più di quel posto, ma ormai ero lì e avevo pagato, quindi perlomeno dovevo vedere il film. Ma guarda te come si era ridotto il grande Harry Styles, ragazzo che tutte le ragazze volevano e che tutti i ragazzi invidiavano. E come biasimarli? Ero bello, ricco, intelligente... e decisamente poco modesto, come mi ricordava sempre Louis. Finalmente il film iniziò e potei concentrarmi su altre cose. Il sollievo però durò poco, giusto il tempo di rendermi conto che più che un film, quella era una purga. Gli effetti speciali facevano schifo e gli attori recitavano peggio dei cani. Sbuffando mi alzai ricevendo una serie di insulti dalle persone dietro di me. Uscii fuori dalla sala e mi guardai in giro per decidere cosa fare. Ormai non potevo tornare a casa. Avevo assicurato a sua sorella Gemma che sarei tornato tardi, così da lasciarla sola con il suo ragazzo. Al pensiero di cosa stessero facendo in quel momento quei due scossi la testa, cercando di cacciare via le immagini che mi avrebbero bloccato la crescita. Certo che lì faceva caldo! Mi avviai verso il bagno per darmi una rinfrescata. Ma a chi era venuta l’idea di fare dei bagni trasparenti? Certo che la gente era proprio strana. Stavo per andarmene quando sentii un grido. All’inizio pensai di essermelo immaginato, ma poi ne sentii un altro, più flebile, che proveniva dal bagno delle donne.
“Che faccio? Entro?”, mi chiesi. Decisi di entrare. Chissene fregava se avrei incontrato qualche vecchietta che mi avrebbe preso a borsettate? Avevo sentito urlare e dovevo controllare.
“C’è qualcuno?”, chiesi ad alta voce una volta entrato. Non ottenni risposta ma avanzai lo stesso verso i gabinetti.
“Ehi? C’è qualcuno?”, chiesi di nuovo. Chi aveva urlato doveva essere per forza in una delle cabine. Le aprì tutte, fino ad arrivare all’ultima. Quando provò ad aprirla questa non si mosse.
“C’è qualcuno qui dentro?”, chiesi. Nessuno rispose, ma doveva esserci qualcuno, sennò perché era chiusa? Contro tutte le norme dell’igiene mi misi in ginocchio per vedere dallo spazio sotto la porta se c’era davvero qualcuno e... avevo indovinato. Da quello che riuscivo a vedere c’era una ragazza sdraiata sul pavimento sporco della cabina.
“Ehi!”, cercai di chiamarla, ma lei non rispose. Doveva essere svenuta. Mi rialzai e cercai di riaprire la porta. Niente. Avrei dovuto buttarla giù. Presi abbastanza rincorsa e diedi una spallata abbastanza forte alla porta che vibrò un po’, ma non si aprì. Cavolo mi ero pure fatto male alla spalla. Ripresi la rincorsa e, stando attento ad usare abbastanza forza, riprovai a buttarla giù. Questa volta la porta si aprì, permettendomi di entrare nel bagno. La ragazza era completamente priva di sensi. Mi piegai in modo da poterla esaminare. Mia madre era un medico e mi aveva insegnato alcune cose che potevano essermi utili in situazioni come quella. Presi il polso della ragazza e riuscii a sentire il suo cuore. Mi accorsi però che non respirava bene. Imprecando la presi in braccio per portarla via da lì. Quando uscii dal bagno tutti i passanti mi guardarono incuriositi. Dare una mano no, eh? Continuando ad imprecare contro la mia vita scesi le scale, stando però attento a non agitarla troppo, come mi aveva insegnato mia madre. Una volta arrivato all’entrata del cinema provai a chiedere aiuto, ma in quel momento sembrava che tutte le persone del mondo fossero scomparse.  La portai fuori dal cinema, pensando che, in assenza d’altro, un po’ di aria fresca le avrebbe fatto bene. La feci distendere su una panchina proprio all’entrata del cinema e la ricontrollai. Notai che aveva preso un po’ di colore e che il respiro stava migliorando. Forse era rimasta chiusa dentro e presa da un attacco di panico era svenuta, o forse soffriva di claustrofobia. Ebbi quasi voglia di mettermi a fare un balletto quando vidi gli occhi della ragazza aprirsi, confusi.
“Che è successo?”, chiese senza però accorgersi di me.
“Ti ho trovata svenuta nel bagno”, dissi e vidi i suoi occhi girarsi verso di me. Aveva degli bei occhi. Non era bello solo il colore, ma anche il taglio, la forma. Davano un senso di mistero, il che mi piaceva molto.
“Merda. Sono rimasta chiusa dentro”, disse sempre guardandomi.
“Soffri di claustrofobia?”, le chiesi. La vidi pensare un po’ prima di rispondere, come se stesse pensando se dirmelo o no.
“Sì”, disse alla fine. La aiutai a mettersi seduta.
“Sei da sola?”.
“No. Un mio... amico mi aveva accompagnata”, si fermò prima della parola “amico”, come se stesse cercando un modo di definire la persona che l’aveva accompagnata.
“Davanti al bagno non c’era nessuno”, le dissi. Si sentì uno squillo e cominciò a cercare nella borsa per prendere in cellulare. Quando lo trovò lesse il messaggio. Più leggeva e più i suoi occhi e la sua bocca si aprivano, come se fosse stupita.
“Cos’è successo?”, le chiesi.
“Niente, non sono affari tuoi. Ora scusami ma devo andare. Grazie mille per avermi fatta uscire da lì...”.
“Harry”.
“Ecco, Harry. Grazie ancora. Ciao”, disse prima di scappare via. Certo che era strana forte quella ragazza!
 
Sarah’s POV
 
Non era possibile. Come poteva una persona fare una cosa del genere? Insomma, sapevo che si trattava di Nick, ma quello che aveva fatto non era normale neanche per lui!
“Dovresti controllare che quando qualcuno ti promette qualcosa non abbia le dita incrociate. Quanto ci hai messo ad uscire dal bagno? Ci vediamo domani, sfigata”.
Questo era quello che diceva il messaggio che avevo appena ricevuto da Nick. Ero arrabbiata. Se solo avessi saputo dove abitava sarei andata da lui e l’avrei preso a schiaffi. Gli avrei distrutto quella faccia da cazzo che si trovava. Tornando a casa chiamai Carol.
“Ehi Sarah! Avete già finito? Come va?”.
“Come va un cazzo, Carol! Quel coglione aveva organizzato tutto! Mi voleva solo fare uno scherzo!”. E che cazzo ma perché ogni volta che mi arrabbiavo dovevo scoppiare a piangere? Mi faceva apparire debole,e io certamente non lo ero.
“Calma Sarah! Cos’è successo?”, chiese Carol preoccupata al telefono.
“Ha aspettato che andassi in bagno e mi ha chiusa dentro”, dissi cercando di fermare le lacrime. Carol era a conoscenza del mio problema e sapeva anche a cosa era dovuto, quindi si preoccupò subito.
“Oddio Sarah! Ora come stai? Come hai fatto ad uscire?”.
“Ho urlato e qualcuno mi ha sentita. Un ragazzo ha sfondato la porta e mi ha portata fuori. Cazzo avrei potuto morirci lì dentro!”.
“Ma ora come stai? Come un ragazzo? E chi era?”. Ma che mi stava facendo un interrogatorio?
“Sto bene. Non so chi era, ma so che si chiamava Harry”. Cominciò a tossire come una cretina e per un attimo ebbi paura che sarebbe morta.
“Harry?! STYLES?”.
“Boh! Non mi ha detto il cognome! Però era alto, abbastanza muscoloso, occhi verdi e capelli strani”.
“O CAZZO CAZZO CAZZO!”, urlò. Il fatto che aveva usato parolacce mi spaventò ancora di più.
“Cosa c’è?”.
“Tu non hai idea del culo che hai!”.
“E adesso cosa c’entra il mio culo?”.
“SARAH! IL RAGAZZO PIU’ FIGO DELLA SCUOLA TI HA APPENA SALVATA!”. Oh merda.


Ciaoooooooooooooo!
Allora, parto dicendo che avevo previsto di postare questa ff solo dopo aver finito l'altra,
ma io non sono coerente neanche con i miei pensieri, quindi eccola qui.
Non la aggiornerò presto, anche perchè prima mi piacerebbe sentire il vostro parere.
Il primo capitolo non è un granchè, ma serve un po' per introdurre i personaggi.
CHE NE PENSATEEEEEEEEEEE?
Fatemelo sapere attraverso una recensione.
Poi se volete potete passare dall'altra mia ff su Liam.
Ecco il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1514064&i=1
Ora vado.
Vi prego fatemi sapere che ne pensate.
Ciaoooooooooo!

  
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