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Autore: Take_Me_ Home    25/04/2013    1 recensioni
“Sei bella”.
“Cosa?!”.
“Quando sorridi, sei bella. Perché non lo fai più spesso?”, mi chiese ed io lo guardai son gli occhi spalancati.
“Perché poi la gente se ne esce con delle cazzate del genere, ecco il perché”, spiegai.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2- Kids and Drawings

Harry’s POV

Dopo che la ragazza se ne fu andata decisi di andare a casa di uno dei miei migliori amici: Niall. Almeno ci saremmo divertiti un po’ guardando la tv e mangiando schifezze. Quando suonai alla porta mi aprì la madre, che mi accolse con un sorriso.
“Niall è in camera sua”, disse prima di tornare in cucina. Salii le scale che ormai conoscevo molto bene e mi avviai verso la camera di Niall. Bussai e, quando ricevetti un “avanti!” entrai.
“Ciao Harry! Che ci fai qui?”, mi chiese staccando per un attimo gli occhi dalla tv. Stava giocando a PES e, da quello che vedevo, stava vincendo.
“Non posso tornare a casa, e comunque mi andava di vederti”, dissi facendo spallucce. Dopo che ebbe finito di stracciare la squadra avversaria mi passò un Joystick e cominciammo a giocare. Diciamo che in quel gioco io facevo un bel po’ schifo, quindi quando la partita finì il punteggio era di 10 a 0. Beh, avevo fatto di peggio.
“Fai schifo”, commentò Niall.
“Che ci vuoi fare? Non si può essere sempre perfetti in tutto”, dissi fingendo un’aria di superiorità.
“Se lo dici tu. Ora che si fa? Mi rifiuto di fare un’altra partita con te”. Ma che dolce!
“Non lo so! A casa mia non si può andare, Lou è in punizione... andiamo da Liam?”, proposi
“Okay”, commentò. Dopo aver salutato la mamma di Niall ci incamminammo verso casa di Liam, che per fortuna non era molto lontana. Diciamo che quel pomeriggio sembravo un nomade, ma non ci potevo fare niente! Quando arrivammo suonammo alla porta e ci venne ad aprire direttamente Liam.
“Ehi! Che ci fate qua?”, chiese.
“Vendiamo i biscotti. Ne vuoi comprare un po’?”, scherzai io. Liam mi guardò strano, ma si tolse da davanti alla porta facendoci segno di entrare.
“C’è anche Zayn. Stavamo guardando la tv”, disse tornando a sdraiarsi sul divano vicino a Zayn, che si girò solo un attimo per mormorargli un “ciao” per poi tornare a guardare la tv. Zayn era un tipo un po’ strano, a volte.
“Allora? Che si fa?”, chiese Niall.
“Potremmo uscire”, propose Liam.
“Per andare dove?”, chiesi.
“Cinema?”. Voleva scherzare?
“No, no, e ancora NO!”, dissi alzandomi dal divano di scatto. Liam e Niall mi guardarono confusi mentre Zayn continuava a guardare la tv.
“Perché no?”, chiese Liam.
“Ci sono appena stato, e diciamo che l’esperienza non è stata delle migliori”, dissi sospirando.
“Perché? Che è successo?”, chiese Niall. Vidi Zayn voltarsi verso di me per ascoltarmi. Ma pure lui si doveva fare i cavoli miei?
“Avevo appuntamento con Louis, ma lui non è potuto venire perché è in punizione, allora ho provato a vedere il film da solo, ma faceva cagare. Sono andato in bagno è ho sentito qualcuno gridare. Così sono entrato nel bagno delle donne e ho preso a spallate una porta per portare fuori una ragazza che era svenuta perché era rimasta chiusa dentro e soffriva di claustrofobia”, raccontai. Li vidi guardarsi con gli occhi a palla, come se fossero sorpresi.
“Davvero?”, chiese Zayn parlando per la prima volta.
“No guarda, mi diverto a dirvi cazzate per vedere come reagite. Certo che è vero! Mi fa pure male la spalla”, dissi alzando gli occhi al cielo. Per tutta risposta Zayn fece spallucce e tornò a guardare la tv. Seriamente, quel ragazzo aveva dei problemi.
“E come si chiamava la ragazza? Era carina?”, mi chiese Niall.
“Non lo so, non mi ha detto il suo nome. Sì, era piuttosto carina, ma anche strana”.
“Perché?”, chiese Liam.
“Dopo aver ripreso coscienza le è squillato il cellulare e dopo aver letto il messaggio è praticamente scappata via, con la faccia sconvolta”.
“E perché?”, chiese Niall.
“Ma che ne posso sapere io? Avrà letto qualcosa nel messaggio!”.
“Va beh. Che facciamo ora?”, chiese di nuovo Niall. Controllai l’ora: erano le 19.30.
“Pizza?”, proposi. Annuirono tutti, perfino Zayn. Ci avviammo verso la pizzeria più vicina e ci sedemmo ad un tavolo aspettando che qualcuno venisse per prendere le nostre ordinazioni. Finalmente qualcuno arrivò, o meglio qualcuna.
“Cosa volete da bere?”, chiese con la cartellina per le ordinazioni davanti alla faccia. Quella voce mi sembrava familiare.
“4 Coca Cole”,  rispose Liam. La ragazza si tolse la cartellina da davanti la faccia per poggiarla sul nostro tavolo e scrivere l’ordinazione. La riconobbi: era la ragazza del cinema! Lei ci guardò, chiedendoci se volessimo altro, e quando puntò lo sguardo su di me si irrigidì, riconoscendomi.
“Ciao”, dissi sorridendole. Avevo ragione, era carina.
“C-ciao”, disse andandosene frettolosamente.
“La conosci?”, mi chiese Niall. Annuii.
“E’ la ragazza del cinema”. Immediatamente tutti e 3 si voltarono in direzione della ragazza per osservarla meglio.
“Hai ragione, è carina”, disse Zayn. Annuii sorridendo.

Sarah’s POV

E che cazzo però! Neanche lì potevo starmene in pace? Dopo essere tornata da quell’uscita del cavolo mio padre mi aveva chiamata, dicendomi che una sua dipendente aveva l’influenza e che gli mancava qualcuno che servisse ai tavoli. Io avevo accettato di aiutarlo, pensando che almeno così avrei potuto pensare ad altro, ma la sfiga sembrava rincorrermi.
“Jane! Vieni qui!”, urlai alla ragazza che stava asciugando le posate.
“Che c’è Sarah?”.
“Vedi quel tavolo con quei 4 ragazzi? Sarebbe uno dei miei, ma non posso proprio servirli. Potresti farlo tu?”, le chiesi e lei accettò felicemente. Sbuffando sostituii Jane e cominciai ad asciugare i piatti. Era meglio rimanere qui, almeno fin quando quei 4 non se ne fossero andati. Ma evidentemente mio padre non era dello stesso parere.
“Sarah! Non ti ho chiamata per asciugare i piatti ma per servire ai tavoli!”, mi urlò.
“Lo so papà ma...”.
“Ma niente, vai a servire ai tavoli”, disse spingendomi in sala. Ma vaffanculo! Gli stavo dando una mano e lui mi trattava così! Sbuffando cominciai a prendere le ordinazioni di una famigliola, seduta in un angolo della sala. Proprio mentre me ne stavo per andare uno dei due bambini mi parlò.
“Ti piace il mio disegno?”, mi chiese mostrandomelo. Diciamo che faceva cagare, ma era un bambino e voleva sentirsi dire “sì tesoro, è bellissimo”.
“Sì, è bellissimo. Sai disegnarli benissimo i dinosauri!”, dissi cercando di essere carina. Il bambino però si intristì e cominciò a piangere. Cosa avevo fatto?
“Non è un dinosauro! E’ mia mamma!”. E porco cactus sua madre non era alta tre metri!
“Mi dispiace, io...”. Il padre del bambino mi guardò malissimo e decisi che era meglio svignarmela. Sbuffando tornai in cucina per prendere le bibite che aveva ordinato la famiglia e gliele portai, cercando di sorridere.
“Ecco l’acqua e la coca cola”, dissi posando le bottiglie d’acqua sul tavolo e la coca cola davanti al bambino. Quest’ultimo però, da vero stronzo, mi pestò il piede quando avevo ancora la coca cola in mano, e me la fece cadere tutta addosso. Cominciò a ridacchiare e a prendermi in giro. Un fottutissimo marmocchio stava ridendo di me?! Tremando per la rabbia mi avvicinai al bambino con l’intento di cucirgli quella dannata bocca, ma venni fermata da mio padre che mi strattonò e mi portò in cucina.
“Si può sapere cosa diavolo stai combinando?”, chiese furente.
“Non è colpa mia! Quel marmocchio mi ha pestato il piede di proposito per farmi cadere la coca cola!”.
“Non mi importa! Dobbiamo sempre assecondare i clienti! Ora vatti a dare una ripulita e torna a casa. Più che aiutare stai complicando tutto”, disse andandosene e lasciandomi lì con tutti i dipendenti che mi guardavano.
“COSA CAZZO AVETE DA GUARDARE?”, strillai per poi correre in bagno. Quel giorno stavo passando più tempo in bagno che in altri posti, porca miseria! Cercai di togliere la grossa macchia di coca cola dal grembiule, ma non c’era niente da fare. Cercai almeno di salvare la mia maglietta, e  almeno lì un po’ la macchia si levò, ma non del tutto.
“Fanculo a tutti i bambini su questo pianeta!”, urlai infuriata.
“Tutto bene?”, sentii dire dietro di me. Mi girai e mi ritrovai davanti il ragazzo del cinema... Henry... Berny... o come cavolo si chiamava.
“Sì, a parte che se mi ritrovo davanti quel nanetto lo mando a Malibù con un calcio in culo”. Herny... coso ridacchiò.
“Cazzo ridi?”, chiesi arrabbiata.
“La... ahahahahah... la tua faccia! Ahahahaha”.
“Cos’ha che non va la mia faccia?!”, chiesi ancora più arrabbiata.
“Sei tutta rossa! Ahahahahah”. Ok, se non la smetteva subito gli avrei ficcato il rubinetto nel culo.
“Piantala”, dissi guardandolo storto. Vedendo la mia espressione si calmò.
“Ok, scusa...”.
“Sarah”,  dissi. “Hai deciso di seguirmi ogni volta che vado in bagno?”.
“Eh?”, chiese. Ma era idiota?
“Ahhh! Ho capito. Beh, non è colpa mia se devo andarci nei tuoi stessi momenti”, disse con un tono di voce che sembrava seccato.
“E poi non dovresti essere contenta di questo fatto? Se non fossi dovuto andare in bagno al cinema, probabilmente saresti ancora chiusa lì dentro”, infierì.
“Ok, hai ragione, ma puoi evitare di seguirmi ogni volta che vado al bagno?”.
“Io non ti stavo seguendo! Dovevo andarci e quando ho sentito urlare sono venuto a controllare che stessi bene”.
“Ok, sto bene. Ora puoi andare”, gli dissi fredda. Lui mi guardò male, annuì e se ne andò, per poi risbucare subito dopo.
“Insomma, che cazz...”.
“Quella macchia non andrà mai via solo con l’acqua, rassegnati”, mi disse prima di andarsene definitivamente. Io già non lo sopportavo più. Ho capito che mi aveva salvata e bla bla bla, ma non poteva permettersi di fare lo stronzo con me! Quando capii che il riccio aveva ragione sulla macchia uscii dal bagno, tornai in cucina per levarmi il grembiule e prendere le mie cose e uscii dal locale, lanciando prima un’occhiata al tavolo dei 4 ragazzi. Rimasi sorpresa quando incontrai lo sguardo del riccio. Distolsi lo sguardo e continuai a camminare. Ora avrei dovuto fare anche tutta quella strada a piedi perché mio padre non mi poteva riaccompagnare. Stupido ragazzino, stupida coca cola, stupido disegno. Presi le cuffiette dalla mia borsa e provai a distrarmi ascoltando “So What” di Pink, ma neanche quello mi tranquillizzò. All’improvviso sentii qualcuno toccarmi la spalla. Mi girai pronta per tirare un pugno a chiunque mi stesse disturbando, per poi rendermi conto che era il riccio.
“Ancora?! Sei uno stalker per caso?”, gli chiesi infastidita. Lui sorrise e scosse la testa. Notai che quando sorrideva gli si creavano due fossette sulle guance. Poi alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi verdi. Possibile che non me ne fossi accorta prima? Erano stupendi!
“Volevo accompagnarti a casa”, disse il riccio. Ancora non mi ricordavo il suo nome.
“Harry!”, urlò un tipo biondo vicino all’uscita della pizzeria. Lo riconobbi: era uno dei 5 seduti al tavolo. Ah, quindi era Harry il suo nome!
“Senti, Harry, io neanche ti conosco! E poi posso camminare benissimo da sola, grazie”.
“Ma si sta facendo buio! Non posso lasciarti andare da sola! E dai! Ti accompagno a casa e poi mi levo dai piedi”. Quelle parole mi ricordavano... Nick! Anche lui mi aveva promesso che mi avrebbe lasciata stare dopo la nostra uscita, ma aveva fatto tutto il contrario.
“No, Harry. Lasciami in pace fin da subito e torna dai tuoi amici”, dissi girandomi per continuare a camminare, ma lui mi prese il braccio e mi rigirò verso di lui.
“Ti prego...”.
“LEVATI DAI COGLIONI!”, gli urlai per poi continuare a camminare svelta verso casa.

 

NON E' STUPENDO IL BANNER???????

Ok basta, lol.
Ed ecco il secondo capitolo della storia.
Che ve ne pare? A me piace, anche se non del tutto, boh.
Se volete lasciarmi quelche parere sulla storia io sono sempre qui.
In poche parole... RECENSITE!
Ringrazio ancora _ciuffano per il banner stupendo.
Si è capito che lo adoro? lol.
Ok, vado che sennò vi rompo.
Vi prego fatemi sapere cosa ne pensate e se volete passate dalla mia altra storia su Liam che ho appena terminato.
Ciaoooooooooooooooo!

  
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