Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Laura Anita Winchester    19/04/2013    1 recensioni
Temptation è una dei "preferiti" ovvero il giocattolo di Lucifero. E' una dei migliori nel suo campo e lavora sempre da sola. Quando arriverà Storm, un altro demone le cose incominceranno a cambiare... ci sarà una vera e propria caccia all'uomo.
Castiel è un angelo caduto privilegiato dal fatto di essere appena scampato all'Inferno e alle "cure" di Lucifero, ma ha fatto una promessa e sa che quella non sarà l'ultima volta che vede un demone...
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Parla, stupida puttana.
Chiuse gli occhi di istinto, quando le sputarono addosso, per poi riaprirli a fissare il poliziotto.
- Se continui a sputarmi addosso, mi riuscirà davvero difficile farlo – rispose in perfetto russo.
Il poliziotto arretrò fino al vetro che separava la sala interrogatori e vi batté due volte contro – Ora ti faremo dire tutto quello che vogliamo.
Gli angoli della bocca si alzarono in un ghigno – Sto fremendo dall’attesa.
 
- Parla, Cassiel, di a papà tutto quello che vogliamo sapere.
L’angelo alzò il volto gonfio e sanguinante verso il diavolo in persona - Non avrai una sola parola da me, Lucifero.
L’uomo in canottiera bianca, macchiata di schizzi di sangue vecchi di qualche giorno, si pulì tranquillamente le mani su un asciugamano, lanciandolo poi alle sue spalle nella notte.
Una fiammata inghiottì l’asciugamano senza lasciarne traccia.
Il secondo pugno lo colpì sullo zigomo. Cassiel era sicuro che, se fosse stato un essere umano, il contraccolpo lo avrebbe ucciso, ma grazie a Dio era un angelo e ci voleva più di qualche pugno per ucciderlo.
Si voltò di lato, sentendo le corde tirare attorno al suo corpo, e sputò il sangue che gli stava riempiendo la bocca.
Lucifero si appoggiò alla sua sedia e avvicinò il suo viso a quello di Cassiel, respirando avidamente.
- Odore di sangue e di paura, proprio come piace a me.
I capelli neri si erano scompigliati, durante i ripetuti pugni e ricadevano sugli occhi del medesimo colore. Un ghigno di soddisfazione era apparso sulle labbra di Lucifero, fiero di aver catturato uno dei migliori uomini di Dio. Aveva ordinato di non torcere nemmeno un capello all’angelo, ci avrebbe pensato lui stesso.
L’angelo era impassibile e fissava il capo supremo dell’Inferno – Mi spiace deluderti, ma quella che senti non è paura.
Il diavolo si allontanò, dandogli le spalle. Si avvicinò al tavolo arrugginito dove aveva posato lame luccicanti e taglienti – Già, ma adoro immaginarmi quello che porta il futuro – disse voltandosi e analizzando la lama alla luce della luna.
Si avvicinò con calma, facendo scivolare le lunghe dita da pianista sulla lama senza ferirsi, inclinando la testa di lato, come se stesse decidendo da che parte iniziare.
Cassiel perse la visuale su di lui e sentì solo la lama che da dietro scivolava lungo la sua guancia in una lenta carezza.
La pelle si squarciò e il sangue riprese a colare sul sulla camicia bianca.
- Tra un po’ sarai l’angelo del sangue – sibilò vicino al suo orecchio.
Cassiel guardò verso la parete, dove si stagliavano le loro ombre illuminate da una vecchia lampada ad olio.
La lama calò e uno schizzo di sangue arterioso finì sul muro, macchiandolo di peccato.
 
- Allora?
Anita voltò il capo e sputò via il sangue seguito da un dente – Cazzo.
- Esatto bambola, inizia a parlare – rispose il secondo poliziotto con un paio di pinze insanguinate in mano.
Fissò l’uomo – Fanculo.
Il poliziotto le tirò un ceffone e lei sputò altro sangue.
- Cosa ci facevi nella base militare? Sei una spia? Parla puttana! – gridò ormai esausto e stanco.
Forse gli altri esseri umani erano più arrendevoli di lei, pensò.
Eppure era soltanto riuscita ad entrare in una delle basi militari più sicure al mondo, non pensava di scatenare tutto quel casino. Si era persino lasciata catturare senza opporre resistenza e ora si trovava davanti un poliziotto, stufo della sua capacità di resistenza, che avrebbe voluto soltanto prendere l’arma d’ordinanza e ucciderla.
Non che in Russia ci sia un’etica molto diversa, considerato che ciò che succede in prigione russa rimane in Russia… ah no… forse era ciò che succede a New York rimane a New York o qualcosa di molto simile.
Sospirò e il poliziotto perse completamente la pazienza. Afferrò le pinze e si gettò su di lei.
La porta dell’ufficio si spalancò e due uomini in divisa entrarono, prendendo il poliziotto di peso e trascinandolo via.
Un terzo tirò su Anita – Qualcuno le vuole bene, almeno abbastanza da mettersi in contatto con lei.
Alzò un sopracciglio e guardò l’uomo metterle tra il mento e l’orecchio un telefono cellulare.
- Pronto?
- Temptation, dove diavolo sei?
Sospirò riconoscendo la voce del suo compagno – Sto lavorando.
- In una centrale di polizia, certo – rispose.
Cercò di liberarsi dalle manette e guardò il poliziotto – Mi può liberare? Mi riesce difficile parlare in queste condizioni.
Il poliziotto non fece una piega e Anita sospirò – Che diavolo vuoi, Storm?
- Il capo ci vuole entrambi – rispose il collega.
Anita tirò su la testa e fissò il poliziotto – Dammi un minuto.
- Ti aspetto sotto.
Il poliziotto si sporse a prendere il cellulare e Anita si liberò senza fatica dalle manette.
Le mani scivolarono alla base del collo dell’uomo che la fissò, intento a portare la mano alla pistola.
Anita sorrise e il poliziotto scivolò a terra, sbattendo la testa contro il tavolo in alluminio della sala interrogatori.
La porta si spalancò e dei poliziotti armati le puntarono contro le canne delle proprie pistole.
Anita ghignò e schioccò le dita sparendo nel nulla.
   
 
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