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Autore: Sinnheim    20/04/2013    0 recensioni
A volte il destino può essere crudele. Ma anche nel buio più totale si può trovare la luce. Haruka, la principessa di Urano, sorveglia in solitudine la pace del sistema solare insieme a due compagne mai viste. Una di loro le cambierà la vita, una disgrazia le farà vivere un sogno.
Versione 2.0, revisionata ed arricchita.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio, Setsuna/Sidia | Coppie: Haruka/Michiru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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- Questa storia fa parte della serie 'Song of Storm'
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NOTE DELL’AUTRICE: ed è finita. Vi ringrazio di cuore tutti per aver seguito la mia storia e spero sia piaciuta :) per il seguito cercherò di non bloccarmi tanto a lungo e di essere costante nello scrivere. Vi aspetto per la prossima avventura ;)

 

 

EPILOGO: DOVE INIZIA IL SOGNO

 

“Sailor Saturn?...” Haruka e Michiru erano ancora a terra completamente stravolte e non riuscivano a comprendere: chi era quella bambina? Perché ha detto che moriranno se hanno sconfitto i demoni? “Ma… abbiamo sconfitto… i nemici.” Disse Michiru con un filo di voce: era consapevole che se nessuno veniva in loro soccorso sarebbero morte in breve tempo, ma la presenza della ragazzina faceva supporre di essere state salvate. “Si ho visto. Siete state brave... ma non è stato sufficiente.” Il modo di parlare della piccola era a dir poco agghiacciante: così seria e fredda, non si è scomposta minimamente alla vista del corpo di Setsuna e non un briciolo di pietà sembrava animarla per le principesse di Nettuno e Urano che a fatica lottavano per vivere.

Dopo un momento di silenzio riprese a parlare. “Lui ha vinto. La nostra unica speranza è morta e ci aspetta un nuovo ciclo di rinascita dominata dall’oscurità.” Le ragazze continuavano a non capire, ma Sailor Saturn non diede nessuna spiegazione e continuò. “Il Silver Millennium è perduto. Queen Metallia ha attaccato il regno e la regina Selene è caduta insieme alle sue Inner Senshi.” 

Quelle parole agghiacciarono Haruka e Michiru: in balia degli eventi e prossime alla morte, avevano compreso che erano spacciate in ogni caso. “La regina prima di morire ha trasferito le guerriere e sua figlia Serenity sulla Terra. Lì, quando i tempi saranno maturi, le Sailor si reincarneranno di nuovo e si risveglieranno per combattere il male che le ha distrutte, in attesa che l’equilibrio si spezzi di nuovo.” La bambina le guardò dritte negli occhi e pronunciò fredda: “La stessa sorte tocca a voi. Setsuna è già sulla via, voi dovete raggiungere tutte le altre guerriere. Io sono venuta qui per adempiere al mio dovere e segnare il vostro destino: è tempo che l’universo si rinnovi, che tutto sia distrutto per poter essere ricostruito. Sono qui per porre fine alle vostre esistenze.” Fu un pugno nello stomaco: dovevano morire. Dovevano dirsi addio. Il loro amore doveva essere distrutto per qualcosa che, ancora una volta, era voluto da altri e non da loro. Michiru non riuscì a non piangere; Haruka non aveva più lacrime da versare. 

Poi le venne in mente una cosa e domandò annientata alla piccola Sailor: “Hai detto... che ci reincarneremo. Quindi sulla Terra... saremo di nuovo insieme?”

La principessa di Nettuno riprese a respirare e la bambina le rispose in modo pacato e senza emozioni. “Si. Il vostro destino è quello di combattere il male. Ma per far ciò… dovrete riuscire a ritrovarvi prima del prossimo giudizio.” Finì la frase e improvvisamente Haruka, con uno sforzo disumano, strisciò accanto a Michiru, le prese la mano e la baciò; quel contatto improvviso fece trasalire la ragazza e per un momento la disperazione svanì. “Te lo prometto amore mio… ti troverò e staremo di nuovo insieme… qualunque cosa accada… qualunque cosa accada...” 

La violista la guardò con una dolcezza infinita negli occhi; quegli occhi di cui la bionda si era perdutamente innamorata e che ora, davanti a lei, tremavano di terrore e di speranza insieme. “Te lo prometto anche io... ti troverò... mio angelo...” Sailor Saturn aspettò paziente che le due guerriere finissero di dirsi l’ultimo addio, dopotutto stavano per lasciare quel mondo e ne avevano tutto il diritto. Alzò lentamente la falce e si girò a guardare Jenis, che fino a quel momento non disse nulla. “Ti ringrazio per essermi stata a fianco, Jenis.”

La ragazza restò muta ma le sorrise amorevolmente, poi guardò le ragazze e le disse: “Io come Lyla, Celestia ed Ehren sono una guerriera e sono la custode di Hotaru, la qui presente Sailor Saturn. Erano ragazze meravigliose… e anche se perderete la memoria, il loro spirito vi guiderà sempre.” Haruka e Michiru le sorrisero stanche di rimando e la bambina per la prima volta mostrò un sorriso a sua volta. “Addio guerriere. Che la vostra prossima vita vi porti felicità.”

Abbassò la falce. “Silence Glaive.”

 

Si svegliò di soprassalto nel suo letto: era sola e la sveglia segnava che erano le otto del mattino; una debole luce fioca filtrava dalla finestra e poteva sentire delle persone che parlavano nell’altra stanza. “Cosa diavolo è successo?...” Pensò Haruka imperlata di sudore e col cuore a mille; poteva giurare di aver vissuto un’altra vita quella notte. “Le guerriere Sailor non hanno memoria delle loro vite precedenti…” Si alzò lentamente e cercò di ricostruire i ricordi di quel... sogno? che aveva appena fatto. “Michiru. Oddio. E Setsuna... Lyla.” 

Le faceva male terribilmente la testa e il cuore; aveva visto cosa le era successo nella sua vita precedente e: primo, questo non doveva accadere, secondo, era stato di uno strazio sopra ogni immaginazione. Iniziò a tremare per il futuro. “Devo vederle o morirò di infarto qui dentro. Forse anche loro, anzi, anche Michi ricorda. Setsuna ricorda tutto, è il suo compito ricordare, dio mio è morta davanti ai miei occhi...” Si disse mentalmente mentre si dava una rinfrescata in fretta e in furia e si precipitò in cucina. “Oh, finalmente ti sei svegliata! Sembri un orso in letargo di questi tempi!” Disse Setsuna severa mentre preparava la colazione per la famiglia. “Si, papà è un orso!”

Rise di gusto la piccola Hotaru mentre gironzolava tra le gambe della guardiana del Tempo impaziente di mangiare. Quella vista riempì il cuore di Haruka come niente in tutta la sua vita, e in quella precedente, anche perché lei era lì. Sorseggiava il suo the e sorrideva col sorriso più dolce di questo universo. “Papà non è un orso piccola. Lasciatela in pace povera amore mio.” Si avvicinò alla bionda e le scoccò un bacio sulle labbra, poi fece per andare nella sua camera; Haruka la seguì e, quando era certa che erano sole, la afferrò per i fianchi e la abbracciò forte. “Ehi amore mi stritoli. Hai paura che scappo via?” Disse Michiru ridendo cristallina e alla guerriera di Urano scese una lacrima; la violinista se ne accorse e la guardò interrogativa. “E’ successo qualcosa?” Haruka di tutta risposta la baciò e fece di no con il capo. 

“No. Solo… un brutto sogno. Ora inizia il vero sogno. Quello con te e con quelle due demoniette là fuori.” Disse la bionda sorridendo con una tale serenità e dolcezza che Michiru non resistette e la baciò ancora. Quella sua vita precedente così terribile alla fine l’aveva portata a vivere un sogno meraviglioso, ma a quale prezzo?

In un altro luogo, in un altro tempo, in un’altra vita, una bambina combatteva. Una famiglia piangeva. Un regno pregava. Il ciclo si ripeteva.

  
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