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Autore: Rainfell    20/04/2013    4 recensioni
[To the Moon][La storia è stata modificata; 15/05/20] La storia segue la Dr. Eva Rosalene e il Dr. Neil Watts, impiegati della Sigmund Corp. mentre esaudiscono il desiderio dell'ormai morente Johnny Wyles. Il desiderio di Johnny è semplice: egli vuole andare sulla Luna; tuttavia non sa spiegare il perché. Per accontentarlo i dottori devono inserirsi nelle sue memorie e viaggiare a ritroso nella sua vita. Con ogni momento importante registrato nella sua mente, i dottori apprendono sempre di più sul paziente. E cosa lo ha portato ad essere quello che è adesso. Dopo aver raggiunto la sua infanzia, i dottori tentano di inserire il suo desiderio di andare sulla Luna. L'intenzione è che, una volta impiantato il desiderio, il subconscio di Johnny genererà delle memorie su una nuova vita basate su quel desiderio, così potrà morire in pace senza rimpianti.
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Neil in quel momento si sentiva davvero euforico. Quell'indagine che avrebbe eseguito in giro per poter cogliere più informazioni possibile sul loro paziente, Johnny, avrebbe reso il lavoro più interessante e divertente – marmocchi permettendo, non è che sopportasse tanto i bambini, ma erano utili allo scopo, quindi si sarebbe accontentato questa volta – e avrebbe ripagato anche tutto quel tempo in cui aveva portato in giro quel meteorite di macchinario sulle spalle.
Si stava sfregando le mani, con un ampio sorriso sulle labbra e impaziente di iniziare, ma mentre si avviava per uscire dalla stanza, il medico fece arrestare il suo passo facendogli cenno di avvicinarsi.
« Aspetti, venga qua un momento. Ho qualcosa da darle. » 
Emise un profondo sospiro a quelle parole, aveva interrotto il flusso di energia. Una volta che gli fu vicino, il medico si apprestò a consegnargli un monitor wireless che inizialmente lo scienziato osservò confuso, non comprendendo subito l'utilità. 
« Con quello è possibile vedere lo stato di Johnny », spiegò.
« Spero non abbia un pulsante di autodistruzione... ho sempre avuto un debole per quei cosi. » asserì, mettendosi il piccolo monitor nella tasca del camice, prima di allontanarsi e uscire finalmente dalla stanza. Ora la sua entusiasmante avventura poteva avere inizio.

Scendendo al piano di sotto intravide i due bambini al pianoforte, raggiungendoli e rivolgendo loro un falso sorriso per mostrarsi amichevole.
« Hei, vostra madre mi ha detto di farmi fare il tour della casa! »
« Forse lo faremo... » mormorò con tono mellifluo la bambina che continuava a suonare qualche nota sul piano, tenendo una postura composta, come se fosse una principessa.
« Forse...? » Neil non era molto contento di questo, iniziavano già con il piede sbagliato.
«... Penso che ci serva una spinta, tutto qui! » aggiunse con un'alzata di spalle. « Cosa ne pensi, Tommy? » chiese al fratello minore che fino a quel momento l'aveva osservata suonare. Sarah era poco più grande di lui e con più esperienza nel suonare il piano, per questo delle volte rimaneva a guardarla con ammirazione. Destandosi, si rivolse allo scienziato.
« Verissimo! » rispose alle parole della sorella con entusiasmo, era suo complice.
Neil nell'osservare quella scena davanti ai propri occhi non poté che avvisare mentalmente quel ragazzino di non farsi influenzare in quel modo da una donna... o poi si sarebbe trovato a portare pesi enormi al posto suo, letteralmente
L'aveva provato sulla propria pelle d'altronde. 
O ancora meglio spalle
Ad ogni modo, non poteva fare molto... doveva stare al loro gioco.
« ... e va bene, ditelo chiaramente. Cosa volete voi marmocchi? »
« Vogliamo... un trilione di dollari! » rispose il bambino alzando le mani al cielo.
« O il bastoncino di zucchero che la mamma ci nasconde.» continuò la sorella con un sorrisetto ruffiano.
« Già, o quello. » asserì il fratello, annuendo energicamente.
« Ehm, cosa?» a quel punto Neil era sul punto di un crollo nervoso, probabilmente, difatti – sollevando di poco gli occhiali – prese a massaggiarsi all'altezza della radice del naso.
« C'è un gigantesco bastoncino di zucchero su uno scaffale alto che non riusciamo a raggiungere... » spiegò la bambina. 
« Si trova in cucina. La mamma l'ha preso per darcelo quando facciamo i lavoretti. Prendicelo tu, e ti faremo fare il giro della casa! » aggiunse il fratello.
« Cosa ne dici? », in mente sua lo scienziato diceva che quello fosse un ricatto bello e buono, non si poteva far mettere i piedi in testa da due bambini.
« Beh... » prima di dare loro una risposta, assunse una teatrale posa da pensatore, sistemando bene gli occhiali. « Penso che se non mi farete fare il tour della casa, salirò al piano di sopra per parlare con vostra madre del fatto che mi avete ricattato per un tornaconto personale. Allora, che ne dite? »
Entrambi i bambini guardarono lo scienziato con espressione incredula e al tempo stesso terrorizzata al pensiero di come avrebbe reagito la madre a quella loro malefatta con gli ospiti di casa. Si guardarono fra di loro, prima di arrendersi alle parole dell'altro; in quel momento avrebbe voluto esultare per la sua vittoria, ma si trattenne.
« Bene, ora che siamo tutti d'accordo, da dove cominciamo?» 
« Io lo so! C'è una stanza buffa in cantina! » rispose Sarah per alzata di mano.
«... non mi piace quella stanza buffa.» mormorò il fratello, sbuffando avvilito. 
« Ehm, che tipo di " stanza buffa "» chiese, non comprendendo di cosa stavano parlando.
« La vedrai con i tuoi occhi. » asserì la ragazzina, scendendo adesso dallo sgabello del piano.
«È straaaaamba! » aggiunse il fratello, agitando le braccia per rafforzare il concetto, alzandosi anche lui.
Neil era frustrato al pensiero di essere quasi costretto a dover affrontare quel giro turistico con loro, infatti il più delle volte sospirava.
« Dobbiamo prendere la chiave, però » continuò la bambina. « Il vecchietto la teneva dentro un libro nel suo studio. » 
Dunque adesso, per loro, quell'avventura si era trasformata in una "fantastica" caccia al tesoro per poter accedere all'ambita stanza buffa, come la chiamavano loro.

Una volta accompagnato dai due bambini nello studio caotico del vecchio Johnny, seguendo le indicazioni di Sarah, Neil si mise a cercare la chiave che diceva essere nascosta nel libro più spesso dello scaffale in alto... beh, non era poi stata così tanto d'aiuto siccome c'erano tre scaffali stracolmi di libri di diverso spessore. Ma lui d'altronde si definiva lo Sherlock Holmes della situazione, no?
Scese i quattro gradini – si, ancora – per poter raggiungere la prima libreria che si era trovato di fronte, iniziando così a curiosare e imbattendosi nel primo libro di grosso spessore che aveva trovato: "I vestiti nuovi dell'imperatore" - di Hans Christian Andersen, la ricordava fin troppo bene quella storia. Parlava dell'imperatore che amava tanto avere sempre bellissimi vestiti nuovi da usare tutti i suoi soldi per vestirsi elegantemente e che possedeva un vestito per ogni ora del giorno. Alla fine fu ingannato dai dei tessitori che gli rifilarono un "vestito invisibile" da esibire davanti a tutti, facendosi poi umiliare da un bambino che vedeva ciò che effettivamente gli occhi gli mostravano, urlando all'imperatore che in realtà addosso non aveva nulla. Neil si era molto immedesimato, in quel bambino, sapeva avrebbe fatto lo stesso e avrebbe riso in faccia all'imperatore senza pensare alle conseguenze. Sarebbe stata una scena fin troppo esilarante... comunque sia, niente chiave in quel libro.

Passò alla libreria successiva che si trovava proprio accanto. 
Altro libro spesso. 
Questa volta il libro narrava la storia di una ragazza che si innamorava di uno zombie che emetteva un gradevole profumo di margherite quando colpito dalla luce solare. Beh, a quanto pare aveva trovato la copia ancora più brutta e ridicola di Twilight... forse con un pizzico di The Walking Dead? 
Era assurdo come quel vecchio conservasse storie classiche e poi possedesse anche roba simile, sempre se fosse suo... mai dire mai. Sfogliò rapidamente le pagine con nessuna intenzione di leggere il contenuto, sentendosi alquanto fortunato ed esultando quando trovò la chiave all'interno, pensando a come quell'uomo sapesse davvero come nascondere qualcosa. In effetti nessuno - tranne Neil per necessità, in questo caso - avrebbe mai letto roba simile, era troppo perfino per lui. E lui leggeva manga, di storie assurde ne aveva lette.

I bambini che nel frattempo si erano messi a giocare tra di loro a batti mani, senza dare il minimo aiuto allo scienziato, vedendolo avvicinarsi a loro con il "trofeo" fecero un applauso, scendendo successivamente dal divanetto su cui si erano seduti.
« Adesso possiamo aprire la stanza buffa nella cantina! » esclamò la bambina con entusiasmo, prendendo per mano il piccolo fratello per poter uscire di corsa dallo studio, tutta eccitata. 
Neil li seguì, scendendo dunque le scale poste nella sala da pranzo, curioso ora anche lui di vedere cosa ci fosse all'interno della fantomatica stanza buffa, anche per comprendere la scelta di un nome così bizzarro! 
Se al contrario poi non ci fosse stato nulla di speciale, deludendolo, avrebbe pensando bene a come sbarazzarsi di quei marmocchi che gli avevano fatto perdere del tempo prezioso. 
Ovviamente si scherzava. 
O forse no.
Tutto dipendeva da quella stanza.

« Qua ci giochiamo a nascondino, sai? » parlò Sarah, una volta scese le scale verso la buia cantina.
« Accendo la luce prima di inciampare su qualcosa. » difatti Tommy, orientandosi nella stanza semi-buia – la luce del salone facilitava un po' il compito – riuscì con successo ad accendere la luce senza inciampare da nessuna parte... e per fortuna altrimenti chi avrebbe sentito la madre? Erano sotto la responsabilità di Neil dal momento in cui aveva accettato di portarseli in giro.
Quella cantina era piuttosto spoglia per come se l'era immaginata, ma era umida e... « Una volta qui si trovavano un sacco di robacce! Libri ammuffiti, secchi ammuffiti, formaggio ammuffito... un sacco di roba davvero! » e con la preziosa informazione di Tommy, Neil comprese perché puzzasse anche così tanto... aveva la nausea e si capiva anche dalla sua espressione disgustata, ma cercò di ricomporsi.
« La stanza buffa si trova lì! » Sarah si trovava proprio di fronte la porta che adesso gli indicava. Inizialmente non ci aveva fatto caso, forse l'odore nauseabondo gli offuscava la mente. 
Ad ogni modo si prese di coraggio, estraendo la chiave che aveva messo all'interno della propria tasca del camice e, avanzando verso la porta, la fece scorrere all'interno della serratura con estrema calma. 
La temperatura sembrava essersi abbassata... sentiva il proprio respiro come in quei momenti di suspense nei film, dove lo spettatore urla davanti lo schermo al cretino di turno consigliandogli non aprire quella dannatissima porta! 
Eppure girò lo chiave, fino a quando non sentì il "click" della porta sbloccata. Trattenne per un momento il respiro, il fatidico momento era giunto, avrebbero scoperto la verità sulla stanza buffa e sarebbe passato alla storia nei secoli e nei secoli ...

« Ma insomma! Quanto ci vuole ad aprire una porta! » la voce acuta della bambina, fece trasalire Neil impegnato a fantasticare e rendere quel momento ricco di pathos. Si era anche portato una mano al petto dallo spavento, mentalmente la stava davvero maledicendo.
« Va bene, va bene! » disse stizzito con un grugnito, avvicinando la mano alla maniglia della porta per poterla finalmente aprire.
Non si vedeva assolutamente nulla, ma grazie alla luce della cantina, allungo la mano verso l'interruttore della luce, accendendola.
Da quell'esatto momento comprese il significato della stanza buffa.

« Ma che diavolo...? » 

  
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