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Autore: Macaron    21/04/2013    4 recensioni
"...Io rimango ad ascoltare e sul momento non riesco nemmeno a capire perché. Poi realizzo, è la sua voce non quello che sta dicendo. E’ la voce più blu che abbia mai sentito. Anche mentre sbuffa e borbotta frasi infastidite a un cellulare a me sembra di non aver mai ascoltato nessun suono così bello, nemmeno i concerti per violino..."
[...]
“ Suono il violino. Quando non ascolto lo scanner, e non ascolto Chet Baker, suono il violino. E deduco, deduco le vite delle persone dalle frasi che dicono, dal loro modo di scandire le parole.”
“ Mi piacerebbe sentirti suonare una volta. Magari quando avremo preso questo serial killer.”
Avremo. Dice avremo come se fossero una squadra e Sherlock sorride appena.
“ Magari.”

Sherlock, un ragazzo non vedente dalla nascita, ascolta al buio con lo scanner lo scorrere di Londra fuori dalla finestra. John si trova a cercare di far riaprire un caso che nemmeno esiste e un serial killer sente le campane e si reincarna ogni volta che sente la pelle tirare. E poi i tre mondi s'incrociano.
AU e Crossover con Almost Blue di Lucarelli.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Solo una piccola premessa di carattere tecnico: Personalmente sono innamorata della scelta stilistica di Lucarelli di alternare terza e prima persona e personaggi ed ho cercato di mantenerla. Solo che da questo capitolo iniziano ad esserci due prime persone, e per Lucarelli è più facile perché scrive capitoli brevissimi e quando cambia il capitolo cambia la persona. Se lo facevo pure io veniva una porcheria. Quindi quando a parlare in prima persona non è Sherlock ho cambiato stile di formattazione.

 

 

 

 

 

“ Caffè. ” Il sorriso di Mary è dolce mentre gli passa il bicchiere di Starbucks e gli offre un posto sotto l’ombrello e John non riesce a fare a meno di ricambiare.

Il caffè è troppo zuccherato, e lui non mette lo zucchero nel caffè e si conoscono da anni ormai ed è assurdo che lei non riesca a ricordarselo, ma è caldo e il posto sotto l’ombrello è una piccola oasi di pace dopo un’ora spesa su una scena del crimine ad osservare il cadavere di un ragazzino.

“ Ho fatto un giro veloce ma c’erano troppa gente, tutti quelli della scientifica. Non si riusciva a cavare un ragno dal buco così ho pensato di aspettare che avessi finito.”

John annuisce. Ha fatto bene del resto, Mary non è il tipo da scene del crimine, è una psichiatra criminale, lei i cattivi non vuole prenderli, lei vuole capirli e per assurdo questo è più facile farlo seduti al tavolo di un caffè con una pila di plichi e qualche fotografia. Per lui è diverso, a lui non frega nulla di capirli i cattivi, i criminali. John vuole prenderli. John vuole, anzi vorrebbe, alzarsi una mattina e scoprire che in tutta Londra non ci sono più scene del crimine.

Soprattutto se le scene del crimine sono come questa. La casa, il monolocale anzi, era un macello. Ci si domanda come una stanza così piccola possa contenere un tale quantitativo di roba. Un cucinino ingombro di piatti e tazze sporche, biancheria lasciata ad asciugare nella lavatrice, riviste ovunque. Le uniche cose trattate con cura sembravano essere quelle elettroniche, come testimoniava il macbook sul tavolino, praticamente perfetto. Macbook, già un computer con ancora attaccate le cuffie e il microfono perché la vittima probabilmente era abbastanza avvezza a videochiamate e cose simili. Cose di cui John, che a malapena riesce a scrivere al pc con due dita, sa poco e niente ma di cui spera si occuperanno gli informatici dello Yard. Magari il killer le trovava in chat le sue vittime, magari no. La vittima era stata trovata nuda, con il corpo martoriato da incisioni, tagli. Tutto faceva pensare a un delitto passionale, a uno scatto d’ira, a qualcosa di violento e viscerale ma tutto questo strideva così tanto con la premeditazione, con una vera mancanza di collegamenti tra le vittime. La vittima comunque, Richard Brook, non doveva avere più di ventiquattro anni ed era stata trovata dalla padrona di casa dopo cinque giorni dalla morte. La signora si era allarmata, così diceva ma John riteneva che in realtà si fosse soprattutto infastidita, per la mancanza del pagamento dell’affitto e si era recata nell’appartamento dove aveva trovato la vittima. Mentre gironzolava per la stanza alla ricerca di qualcosa che potesse risvegliare un qualche istinto che doveva possedere, almeno a quello che gli diceva Mary, a John era venuto in mente che se fosse stato lui la vittima probabilmente sarebbe stato trovato il suo cadavere dopo un numero di giorni simili. Nessuno si sarebbe stupito di una mancanza di risposte alle sue telefonate, del resto chi poteva farlo? Sua sorella con cui non parlava? Mary che magari era impegnata in qualche caso? I suoi sottoposti?, e l’avrebbero attribuita al suo carattere non sempre amichevole. Sarebbe così facile cancellarmi? Si chiedeva mentre girava per la scena del crimine.

Sarebbe così facile cancellarmi? Si chiedeva mentre sorseggiava il caffè che Mary gli aveva appena offerto.

“ Ispettore?” Una voce. Fastidio.

“ Lestrade, dimmi.”

“ La scientifica ha trovato delle impronte.”

“ E questo direi che era ovvio, è una casa.” Alza gli occhi al cielo mentre Mary gli molla un pizzicotto. Non proprio la frase che direbbe un rassicurante ispettore di Scotland Yard.

“ Intendo dire che sono state trovate delle impronte che non appartengono alla vittima. Vicino al cadavere.”

“ Forse abbiamo un caso.” Mary gli sorride.

“ Non è il caso che ci manca Mary, è la soluzione.”

 

 

 

 

 

 

 

La prima volta che le ho sentite ero solo un bambino. Le ho sentite dopo quello che è successo a scuola. Le campane intendo. Forse le avevo sempre avute nella testa ma quella è stata la prima volta che le ho sentite davvero. C’era confusione, c’era così tanto rumore che sembrava che la stanza sarebbe tipo scoppiata e io sono sgattaiolato in bagno con le mani ancora sporche. Mi sono sciacquato il viso, mi sono lanciato dell’acqua anche sui capelli come se l’acqua potesse cambiare qualcosa ma quando mi sono guardato allo specchio ero sempre io. E le campane continuavano a suonare anche se c’era così tanto rumore. E’ stato allora che ho sentito la pelle tirare per la prima volta come se avessi dentro un qualche animale, qualcosa che strisciava, qualcosa che scavava dentro. Mi sembrava di avere sottopelle un centinaia di scarafaggi. Mi sembrava che strisciassero dentro, che cercassero di staccarmi la pelle, come tanti piccoli scarafaggi o come dei serpenti. Scarafaggi, serpenti e campane. Mia madre ha detto che era impossibile, che nessuna persona ha degli scarafaggi sottopelle ma io sapevo che non era vero perché c’era quella cosa del verme solitario quindi poteva succedere anche questo. Ma forse non importava. Forse non importava che potesse succedere, che fosse vero, perché era successo perché era vero.

 Da allora le campane non hanno più smesso di suonare e la pelle non ha più smesso di tirare. Per questo la mia casa è buia, e per questo ascolto sempre la musica con delle grandi cuffie anche quando sono al telefono, anche quando parlo su skype con qualcuno. E poi quando sento le campane così forti da coprire la musica e la pelle che tira così tanto da aver paura di vederla spezzarsi mi rigenero. I serpenti possono cambiare la loro pelle ciclicamente, io devo farlo per smettere di farla tirare. Per zittire le campane. Mi rigenero, mi rincarno, cambio pelle. E le campane non smettono ma si fanno meno rumorose e la mia nuova pelle, almeno all’inizio, non tira, è morbida e mi aderisce addosso come se fosse stata pensata per me. Come se fossi stato pensato per lei.

Ma non dura mai. Non riesco a scappare dalle campane. Non riesco a scappare da me stesso. Non si esce vivi da noi stessi.

Oggi le campane suonano così tanto che non riesco più nemmeno a sentire se il mio cuore batte, se sto ancora respirando. E quello che è sotto la mia carne striscia così tanto come si sembra d’impazzire.

 

 

 

 

Aluminum, tastes like fear 
Adrenaline, it pulls us near 

I'll take you over 
It tastes like fear, there 
I'll take you over 

Look up, what do you see? 
All of you and all of me 
Fluorescent and starry 
Some of them, they surprise
 1

 

John Watson si sta rigirando tra mani i fascicoli di tutti i casi, che fino al giorno prima erano archiviati, mentre sorseggia una tazza di tè bancha. E’ una porcheria. Sarah la sua ultima ragazza, una dottoressa com’era stato anche lui in passato o almeno come aveva provato ad essere, gli ha fatto un discorso noiosissimo sugli effetti benefici del tè verde sull’apparato circolatorio e insomma “Tu di queste cose ne capisci John, dovresti iniziare a berlo, magari ti rilassa.”, tralasciando di fargli notare che il suddetto tè verde se viene lasciato troppi minuti in infusione diventa una porcheria.Davvero una porcheria.

Mentre sfoglia le fotografie delle scene del crimine il suo sguardo si sofferma su un appunto, su una calligrafia familiare.

Perché la maggior parte delle incisioni sono sul viso? Cosa significa, John?

C’è una domanda che non è stata posta ed è perché la maggior parte delle incisioni sono sui lati esterni del viso. Non è un particolare che si nota subito, le vittime sono una maschera di sangue, ma il coltello ha indugiato per un tempo maggiore ai lati del viso e John non riesce ancora a capire perché ma sente che un perché dev’esserci. Solo che lui non lo vede. Non è mai stato così bravo a vedere le cose, a cogliere i particolari. Ha un buon istinto, è tenace, non molla, è ancora un soldato ma anche quando sente qualcosa non riesce davvero a vederlo e questo lo riempie di frustrazione. Deve riuscire a vedere. Fanculo.

I suoi occhi vagano di nuovo sulle fotografie e la sua mente richiama per qualche attimo l’immagine di Mary. Mary. C’è stato un periodo in cui gli sarebbe piaciuto innamorarsi di Mary. C’è stato un periodo in cui è stato vicino ad innamorarsi di Mary. Dopo l’esercito, dopo aver smesso di  provare essere un dottore e aver deciso di diventare un poliziotto. Mary è una donna di cui è facile innamorarsi. E’ bella senza essere bellissima. E’ intelligente, sveglia. E’ premurosa. E’ il tipo di donna che se incontri fuori dal lavoro non te la immagineresti mai ad avere a che fare con dei cadaveri e con dei serial killer ma magari a fare la mamma. C’è stato un periodo in cui gli sarebbe piaciuto innamorarsi di Mary e mettere al mondo un paio di bambini biondissimi come entrambi e con gli occhi buoni come la madre, ma non è mai successo. Non è che le cose siano andate male tra loro, è che non sono mai andate davvero bene. John non ha mai sentito qualcosa di più di una certa tenerezza, di un sentimento quasi imposto. Non c’è mai stato un innamoramento, c’è sempre stato un desiderio d’innamorarsi di lei che sarebbe stata la scelta più semplice, più scontata forse ma anche rassicurante. Perché Mary è il tipo di donna che ti aspetta fuori da una scena del crimine con un bicchiere di caffè zuccherato bollente e che ti dice che è sicura che ce la farai, che riuscirai ad acciuffare questo killer, che è sicura del tuo istinto. Perché Mary vede la persona che vorresti essere, che forse vorrebbe che fossi ma il problema è che a John sembra che lei non abbia mai visto chi è lui davvero. Che non l’abbia mai visto. Il problema è che forse John vorrebbe qualcuno che appoggia sul tavolo il caffè e che lo segue sulle scene del crimine e che vede anche quello che lui non coglie.

Il suo telefono squilla.

“ Ispettore, sono Greg. Non mi sembrava il caso di aspettare domani, la disturbo? ”

Almeno è educato. Vorrebbe quasi che lo disturbasse, si sentirebbe meno triste.

“ Tranquillo, Greg. Dimmi tutto.”

“ Abbiamo trovato a chi appartengono le impronte. E insomma non ci crederà, le ho mandato adesso la mail con la scansione.”

“ Perfetto, adesso controllo. Grazie Greg.”

“ Non si preoccupi, aspetto in linea.”

Silenzio. Rumore di dita che battono freneticamente sulla tastiera.

“ Cosa? Come cazzo è possibile?”

 

 

 

 

 

Quando ho delle brutte giornate, delle giornate in cui nemmeno Almost Blue mi offre un sollievo, sincronizzo lo scanner sulle frequenze dei cellulari. Perché è facile. I cellulari sono facili, le conversazioni al cellulare sono facili. E quando ho delle brutte giornate non mi dispiacciono le cose facili. Mi piace riuscire a dedurre la vita sentimentale di una coppia da un paio di frasi, da un silenzio troppo prolungato, da un’esitazione nella voce mentre lui pronuncia il nome del dentista che in realtà è una copertura per andare a trovare la babysitter della figlia. E’ facile e di solito le cose facili tendono ad annoiarmi, ma ci sono giornate in cui nemmeno io ho voglia d’indovinelli.

 

“ Amore? Sono in ritardo, passo un attimo a fare un saluto a Diana e poi ci vediamo a casa ok?” Sbagliato. Diana in realtà è probabilmente un Dominic o qualcosa del genere e sicuramente quello che hanno intenzione di fare non comprende salti. Noioso. Troppo prevedibile anche per una pessima giornata.

 

“ Mamma, sì sì ho già fatto i compiti, tranquilla. Adesso torno subito a casa.”

“ Io passo a fare la…” esitazione. “ Spesa e poi ci vediamo dopo. Inizia ad apparecchiare.”

Sbagliato e sbagliato. La ragazza non ha evidentemente fatto i compiti e la madre non sta davvero andando a fare la spesa. Quando le bugie sono da entrambe le parti è un po’ più divertente.

 

“ Mary, sono io, John. Hai ricevuto la mia mail? Sì sono assolutamente d’accordo con te non ha il minimo senso.”

La voce blu. Non una voce blu qualsiasi. La mia voce blu. Ciao.

 La voce dall’altro capo del telefono non riesco ad avvertirla, la linea è disturbata.

“ Ma scusa la spiegazione non dovresti darmela tu? Sei tu la psicologa” Ride e la risata è amara, forzata con un piccolo sbuffo finale. “ Io posso solo dirti quello che sappiamo. Ed è che ci sono dei ragazzi, e delle ragazze, giovani che vengono uccise da qualcuno che probabilmente le incontra su skype o qualcosa del genere. E che nell’appartamento dell’ultima vittima, Richard Brook, sono state trovate le impronte digitali di Victor Trevor che sorpresa sorpresa è la vittima precedente e questo non ha il minimo senso. Cosa succede, c’è qualcosa che non vedo?”

Probabile, voce blu. Di solito non vedete la maggior parte delle cose. Chissà se mi manderesti a fanculo se te lo dicessi. Chissà.

“ No che non siamo su una puntata di Walking dead. “ Ride di nuovo ma qualcosa nel tono della sua voce cambia, s’irrigidisce. E’ arrabbiato eppure la sua voce ha sempre una certa rotondità, è quello che la rende blu. “ Senti l’ho capito che tu questo tizio, questo zombie lo vuoi capire ma a me non frega un cazzo di capirlo. Io voglio prenderlo prima che uccida un’altra persona, prima di scoprire che non so si è reincarnato nel corpo di una nuova vittima. Prima di trovare le impronte di Richard Brook nella casa di una ragazzetta nuda e martoriata.”

Cosa mi sta sfuggendo? Reincarnazione. Reincarnazione. Richard Brook. Richard. Richard. Ragazze. Skype. Reincarnazione. Serpenti. Viscido. Richard. Rich. Serpente. Cosa mi sta sfuggendo? Richard. Rich. Verde.

Dovrei girare la manopola dello scanner. Dovrei semplicemente cambiare frequenza. Non dovrei intervenire. Io non intervengo mai. Io risolvo casi nella mia testa, non intervengo. Non sono mai state le “vittime” il motivo per cui deduco le persone, per cui risolvo gli indovinelli, è sempre stato il gioco. Io non intervengo. Dovrei semplicemente cambiare frequenza.

 

 

 

 

“ Pronto? Chi parla? Cosa significa che lei ha sentito la voce del nostro serial killer? E’ un giornalista? Non abbiamo ancora rilasciato alcuna informazione ai giornalisti, non dovrebbe nemmeno esserci un caso, cazzo! Cosa vuol dire che è cieco e ha sentito la voce nello scanner? Chi le ha dato il mio numero? Chi le ha fornito il mio nome? E poi cosa cazzo è una voce verde? Pronto? Pronto? Fanculo!” 3

 

 

 

 

 

 

“Ok provate a spiegarmelo di nuovo.” John sospira e cerca di concentrarsi sulla tazza di caffè che stringe tra le mani perché davvero quello che gli stanno dicendo le due persone davanti a lui non ha senso.

“ Sulle precedenti scene del crimine a quanto pare sono state trovate delle tracce appartenenti ad altre vittime sempre di omicidi irrisolti, ispettore.” Questa parte, quella più sensata nonostante faccia praticamente riferimento a degli zombie è Lestrade a dirgliela.

“ Fino a qui ci sono. Ora visto che evidentemente le vittime degli omicidi precedenti non possono essere uscite dalla tomba solo per farci un bizzarro scherzo abbiamo a che fare con un serial killer che si trasforma nel corpo che prende. Dottoressa Morstan?” Non sa perché non l’ha chiamata semplicemente Mary, forse perché oggi sembra una ragazzina con la sua giacchetta leggera e chiamarla per cognome la fa sembrare più seria.

“ Non è una cosa così rara. Il fatto che l’assassino s’identifichi con la vittima, intendo. Il fatto che invece il killer si identifichi con la vittima al punto di diventare la vittima  e che poi abbandoni l’identità per prenderne una nuova è molto più interessante. E no non fare quella faccia ho davvero detto interessante e non mi scuserò. “

“ Quindi se analizziamo di nuovo la prima scena del crimine, e non voglio pensare come si possa farlo a distanza di anni ormai, potremmo trovare delle tracce del nostro killer, giusto? Tracce che probabilmente ci sono sempre state ma non abbiamo visto mentre lui continuava a reincarnarsi e uccidere. Grandioso, tutta Scotland Yard farà una bellissima figura!”

“ E poi c’è la telefonata che hai ricevuto…”

“ Mary se ricominci con questo discorso me ne vado. Non ha senso.”

“ Ispettore, l’ascolti. La signorina ha ragione, è qualcosa. Mentre cerchiamo di avere qualcos’altro.” Lestrade, di nuovo. Quasi quasi lo fa cacciare dal caso.

“ Dicevo, John, che c’è questo tizio che a quanto pare ha ascoltato una di quelle conversazioni del nostro killer e che poi ha captato anche una delle nostre conversazioni e ti ha trovato. E sa riconoscere il nostro killer. Potrebbe esserci utile!” Mary è euforica.

“ Ma non ha senso, maledizione! Chi ci dice che non sia semplicemente un mitomane?” Non ne caveranno un ragno dal buco, lui già lo sa.

“ Un mitomane ti avrebbe lasciato un nome e un numero, si sarebbe fatto notare. Questo tizio ha riattaccato. E poi nessuno ha ancora parlato del caso, se avessimo a che fare con qualcuno che vuole semplicemente farsi notare la notizia si sarebbe già letta almeno in rete. John è qualcosa. I rilievi della scientifica saranno un parto, ci vorranno giorni e intanto il nostro killer uccide un’altra persona. E’ qualcosa.”

“ Non è qualcosa è una follia.” E’ qualcosa e lui lo sa, solo che non sa cosa farci con quel qualcosa. “ E comunque non lo troveremo mai.”

“ La signorina ed io abbiamo, con le informazioni che ci ha dato ispettore, diffuso una sorta d’identikit, una richiesta di aiuto e ci ha risposto una signora anziana. Penso sia la madre. Ha parlato di questo giovane” Lestrade, sfoglia i suoi appunti. “ Di questo ragazzo cieco che ascolta sempre le radio con lo scanner e poi si è dilungata sui suoi dolori all’anca e sul fatto che lui la tratta come se fosse la sua donna delle pulizie, ma insomma abbiamo un nome e un indirizzo.”

“ Un indirizzo di quella che forse è la madre di un mitomane e che non è nemmeno sicura sia stato lui a chiamarci? Ma vi ascoltate? E poi perché in due giorni riuscite a trovare uno sconosciuto che mi parla al telefono giusto cinque minuti e quando vi chiedo un dato su un omicidio passo i mesi ad aspettare?”

“ John…” Mary gli stringe il braccio.

“ E va bene, andiamo a conoscere questo cieco. Lestrade nome e indirizzo?”

“ Il nome è Sherlock Holmes e l’indirizzo è il 221B di Baker Street.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solito pippone e blabla:

Giuro che nel prossimo capitolo s’incontrano eh. Mi fa strano scrivere, come dicevo a qualcuna Ciao Nat!, di John e Sherlock separati, non sono capace. Però si perdeva tutta la tensione, o pseudo tensione, del giallo a inserire prima l’incontro. Insomma non andava avanti la storia e ho voluto invece seguire più o meno lo sviluppo del libro.

Nella mia testa sono cinque capitoli, e insomma dal prossimo dovrebbe esserci la parte più divertente.

Grazie davvero a chi ha recensito e l’ha messa nelle seguite e ci ha passato del tempo. Offro dei cupcakes ciocco-pistacchio a tutti e del tè bancha come quello che John non sa prepararsi =)

 

1 E-bow letter, REM. L’alluminio ha il sapore della paura, e dell’adrenalina. Non so ancora perché ma trovo che questa frase sia sempre bellissima.

2 E’ vero. Il tè verde e in particolar modo il Bancha ha dei tempi d’infusione brevissimi. Tra i 30 e 60 secondi. Però sopporta più infusioni, ed è uno dei pochi tè verdi che tollera le temperature alte anche se l’acqua ovviamente non dev’essere bollente. E’ un tè meraviglioso, delicatissimo e con una sfumatura quasi di miele. Se si superano quei tempi d’infusione diventa amarissimo e perde tutti i suoi benefici. E con questo ho finito il mio angolo del tè.

3 Questa parte è praticamente presa pari pari dal libro. Non riuscivo a venirne fuori altrimenti -_-

  
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