~Le ali maledette del Destino~
Gelil
camminava avanti e indietro, nervosa, percorrendo tutto il perimetro del
corridoio esterno. Nosamaru, seduto appoggiato al muro, osservava fisso per
terra, reggendosi la testa con i palmi. Flost stava in piedi, con la schiena
alla parete e le braccia incrociate.
Sugli sguardi di tutti e tre i Genin non
si leggeva altro che preoccupazione, timore, una paura controllata ma pronta ad
esplodere.
«Stai ferma. Mi innervosisci» sussurrò Flost alla giovane che
continuava a camminargli davanti. Lei lo ignorò, immersa nei suoi pensieri e nei
suoi sempre crescenti sensi di colpa.
Sakura, Sasuke e Naruto li raggiunsero,
ansimanti per la corsa «Sapete qualcosa?»
Nosamaru, l'unico che si era
voltato al loro arrivo, scosse pacatamente la testa. Sakura si sedette di fianco
a lui, abbracciandolo per fargli un po' di forza. «Su, coraggio... vedrete che
andrà tutto bene...» bisbigliò, accarezzando la nuca all'amico, come fosse un
bambino bisognoso di affetto.
Naruto si sedette di fianco a loro, a gambe
incrociate, unendosi alla loro profonda preoccupazione. Sasuke invece si sporse
nel piccolo vetro opaco della porta, come se potesse vederci attraverso.
«Da
quanto sono lì dentro?» domandò alterato a Flost, che, senza guardarlo, scosse
col capo «Troppo»
«Non dovrebbero metterci così tanto per una visita. Mica la
stanno ricoverando, accidenti» bofonchiò Naruto dandosi un pugno sul ginocchio,
per sfogare la tensione.
Gelil continuava a camminare davanti a tutti,
cedendo ansia e acquistandone lei stessa.
Sakura la osservava, preoccupata
per ciò che potesse star passando in quel momento. «Geli-chan, per favore,
siediti» pregò, con un fil di voce, senza lasciare Nosamaru che si cullava
tristemente tra le sue braccia.
Gelil emise un lungo sospiro. Con le braccia
deboli lungo i fianchi, si accasciò tra Sakura e Naruto. Quest'ultimo, che non
aveva idea di come alleviare le sue sofferenze, le diede una piccola carezza
sulla guancia con il dorso del dito. «Geli-chan...»
In quel momento,
provocando un colpo al cuore a tutti, Asuma uscì di fretta dalla stanza,
sbattendo la porta per richiuderla dietro di sè. I sei ragazzi, alzato il viso,
lo seguirono con lo sguardo, ansiosi.
«Asuma-sensei!!» urlò Gelil, alzandosi
e rincorrendolo ad una velocità che non permise a Naruto di
fermarla.
«Asuma... per favore, dimmi come sta» supplicò, raggiungendolo.
Asuma rallentò, senza fermarsi, e le rivolse un'occhiata vaga e spaventata.
«Devo correre da Tsunade. Aspettate qui» ordinò, in tono autoritario.
Gelil
tentò di ribattere, ma il Jonin scomparve dietro l'uscita. Lei rimase lì, ferma,
ad osservare la porta come se potesse parlarle e rassicurarla che stesse andando
tutto bene.
Naruto e Sasuke la raggiunsero, preoccupati «Potevi immaginare
che non ci dicesse niente... però se sta andando da Tsunade-sama vuol dire che a
qualcosa sono arrivati...» concluse Naruto, posando una mano sulla spalla della
ragazzina. «Oppure che non sono ancora arrivati a niente» corresse Sasuke. Lui e
il
biondino si scambiarono un'occhiata.
Tsunade stava
pisolando sulla sua scrivania, aspettando un rapporto che le sarebbe stato
portato dai suoi collaboratori. Si svegliò però di soprassanto non appena
qualcuno entrò con poca grazia.
«A... Asuma... che succede..?» domandò,
sbadigliando e stirandosi le braccia. Dalla sua faccia, doveva intuire che non
era nulla di buono.
«Arnei sta male» avvisò Asuma, serio. Tsunade venne colta
da una violenta stretta al cuore. «C-cosa?»
«Ha perso i sensi da mezza
giornata. Fa fatica a respirare. Secondo Jiraiya, è...» non fece in tempo a
terminare la frase che la donna si era alzata e si stava precipitando
fuori.
"Quel vecchio idiota" pensò turbata, procedendo a passo veloce verso
l'infermeria. Asuma la seguì.
Ogni passo sembrava che trasportasse con sè un
quintale di pietre. La paura non le si era mai fatta così intensa.
«Dov'è
Jiraiya?» «Con Arnei»
Bene, pensò. Doveva
assolutamente parlare con lui.
Tsunade,
seguita da Asuma, passò davanti ai sei Genin con passo pesante e sguardo cupo.
Non degnandoli di uno sguardo, entrarono in infermeria.
Gelil cominciò a
piangere silenziosamente
sulla spalla di Naruto.
Poco dopo,
Kakashi raggiunse l'infermeria di corsa, visibilmente preoccupato. «Sensei!!»
esclamò più sollevato Naruto, sospirando.
«Sono ancora dentro?» Anche dalla
voce si percepiva il suo timore. «Sì» rispose Sasuke, «è entrata anche
l'Hokage»
«Tsunade? E c'è anche Jiraiya?» Sasuke annuì con la
testa.
Kakashi abbassò lo sguardo, pensieroso. Poi si rivolse ai Genin,
impassibile
«Venite con me, ragazzi.»
«Arnei»
sussurrò a labbra strette Tsunade, osservando la ragazza stesa sul letto.
Era
pallida, sudata ma fredda, emetteva respiri pesanti e irregolari, come se i
polmoni le si fossero ridotti a due piccole spugne striminzite.
Tsunade le
toccò la fronte; non aveva febbre. Il che era preoccupante, perchè significava
che stava male e il suo corpo non stava reagendo.
Jiraiya, Kurenai e Iruka
erano in silenzio intorno al letto della ragazza. Il sannin leggendario osservò
attentamente i movimenti della donna, senza proferir parola.
Finchè Tsunade
si rivolse a lui, con un'occhiata carica di significato. Lui assentì ed insieme
lasciarono la stanza.
Asuma, Iruka e Kurenai si scambiarono uno
sguardo stranito e interrogativo.
Appena fuori, si fermarono. Tsunade teneva lo sguardo
basso.
Ci fu qualche momento di silenzio, prima che Jiraiya, spaventato,
disse «Tsunade, noi...»
«Non possiamo, Jiraiya» lo fermò lei, seria,
preoccupata ma convinta, «sai quale potrebbero essere le conseguenze»
«Cosa
te ne frega delle conseguenze!» il tono dell'uomo si era notevolmente alzato.
«Non ti rendi conto che morirà se noi non...» «Sshh» lo zittì Tsunade, pacata,
«potrebbero sentirci»
Jiraiya, che aveva cominciato ad agitarsi, si placò,
almeno dal punto di vista fisico. «Non possiamo tenerlo segreto per
sempre, e questo lo sapevi benissimo. Arnei è abbastanza grande per poter
difendersi da sola. Anche se dicessimo a tutti la verità, io credo che saprebbe
come reagire ad eventuali conseguenze»
Tsunade non sembrava per nulla
convinta. Dal viso traspariva tutta la paura che aveva serbato in quei
venticinque anni, in cui ogni giorno avrebbe potuto essere l'ultimo per la
giovane sensei...
Jiraiya la lasciò riflettere qualche minuto. Finalmente
Tsunade alzò la testa, ottenuto il coraggio di guardarlo negli occhi. «Se non
muore per la malattia, lo farà per mano di Orochimaru. Solo che quel bastardo
non si accontenterà di ucciderla, ma le strapperà il corpo. Preferisco vagare
per i cinque continenti per trovarle una cura che vederla nelle mani di
Orochimaru»
Jiraiya sospirò, anche se di rassegnarsi non ne aveva la minima
intenzione, tentando di sfogare l'ansia. «Tsunade, Arnei non è una sproveduta.
E' a Konoha, tutti sono pronti a proteggerla. Orochimaru non riuscirà a
sfiorarla se è con noi»
La donna ancora non era convinta. Con sguardo cupo e
infuriato, osservò l'uomo di sott'ecchi. «Non ho la minima intenzione di
rivelare la vera identità di Arnei. Vedere il suo corpo in mano ad Orochimaru è
l'ultima cosa che desidero in vita mia. Mi metto in viaggio, ci sarà pur
qualcuno che sa curare una malattia ereditaria...» cominciò a incamminarsi
ansiosamente verso l'ingresso, ma venne fermata dalle parole di Jiraiya «Lo sai
che non esiste!! Le malattie ereditarie intaccano il DNA sin dalla nascita,
senza conoscere il codice genetico dei genitori è impossibile riuscire a
curarla!»
Tsunade era ferma, dandogli le spalle. La vide tremare.
«Io...
io non voglio... che lei... muoia» sussurrò, debole, la Hokage, con la voce
rotta dal pianto.
Jiraiya, istintivamente, le si avvicinò, e le diede una
leggera carezza sulla guancia, tentando di rassicurarla. «Tsunade, Arnei è stato
il nostro errore. Ma, per quanto mi riguarda, è stato l'errore più bello della
mia vita. Ma è sempre un errore, ed ora dobbiamo saperne affrontare le
conseguenze. Sono pronto a dare la mia vita pur di difenderla. L'allenerò giorno
e notte per renderla consapevole dell'immenso potere che è in lei, così che
sappia perchè Orochimaru la sta cercando da una vita...»
Tsunade non riuscì a
controllarsi, così, scoppiando in lacrime, si avvinghiò a Jiraiya, tenendolo
stretto in un abbraccio che riuscì a concederle un minimo di sicurezza, poichè
il coraggio le mancava...
«Sapendo chi sono i veri genitori, riuscirà a
salvarsi... e noi la proteggeremo.»
NDA: O__O
Ah-ah!! Ecco qua la svolta dell'intera storia... o almeno, la prima! Ringrazio
tantissimo Cira, Ladykazekage e
Lily_90 per le loro rece! Ditemi cosa ne pensate della
rivelazione più segretosa della storia di Naruto *,..,*!! Spero che il capitolo
vi sia piaciuto, al prossimo!!
Un zalutone,
Niraw^^