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Autore: Niraw    10/11/2007    4 recensioni
Appena fuori, si fermarono. Tsunade teneva lo sguardo basso.
Ci fu qualche momento di silenzio, prima che Jiraiya, spaventato, disse «Tsunade, noi...»
«Non possiamo, Jiraiya» lo fermò lei, seria, preoccupata ma convinta, «sai quale potrebbero essere le conseguenze»
«Cosa te ne frega delle conseguenze!» il tono dell'uomo si era notevolmente alzato. «Non ti rendi conto che morirà se noi non...» «Sshh» lo zittì Tsunade, pacata, «potrebbero sentirci»
Avvertimenti: i protagonisti sono diversi, ma non posso segnalarli tutti perchè potrebbe scoprirsi una parte della vicenda. Nell'avanzare della storia si presenteranno diversi spoiler e alcuni personaggi potrebbero sforare leggermente nell'ooc.
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jiraya, Kakashi Hatake, Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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~Le ali maledette del Destino~


 

 

Gelil camminava avanti e indietro, nervosa, percorrendo tutto il perimetro del corridoio esterno. Nosamaru, seduto appoggiato al muro, osservava fisso per terra, reggendosi la testa con i palmi. Flost stava in piedi, con la schiena alla parete e le braccia incrociate.
Sugli sguardi di tutti e tre i Genin non si leggeva altro che preoccupazione, timore, una paura controllata ma pronta ad esplodere.
«Stai ferma. Mi innervosisci» sussurrò Flost alla giovane che continuava a camminargli davanti. Lei lo ignorò, immersa nei suoi pensieri e nei suoi sempre crescenti sensi di colpa.
Sakura, Sasuke e Naruto li raggiunsero, ansimanti per la corsa «Sapete qualcosa?»
Nosamaru, l'unico che si era voltato al loro arrivo, scosse pacatamente la testa. Sakura si sedette di fianco a lui, abbracciandolo per fargli un po' di forza. «Su, coraggio... vedrete che andrà tutto bene...» bisbigliò, accarezzando la nuca all'amico, come fosse un bambino bisognoso di affetto.
Naruto si sedette di fianco a loro, a gambe incrociate, unendosi alla loro profonda preoccupazione. Sasuke invece si sporse nel piccolo vetro opaco della porta, come se potesse vederci attraverso.
«Da quanto sono lì dentro?» domandò alterato a Flost, che, senza guardarlo, scosse col capo «Troppo»
«Non dovrebbero metterci così tanto per una visita. Mica la stanno ricoverando, accidenti» bofonchiò Naruto dandosi un pugno sul ginocchio, per sfogare la tensione.
Gelil continuava a camminare davanti a tutti, cedendo ansia e acquistandone lei stessa.
Sakura la osservava, preoccupata per ciò che potesse star passando in quel momento. «Geli-chan, per favore, siediti» pregò, con un fil di voce, senza lasciare Nosamaru che si cullava tristemente tra le sue braccia.
Gelil emise un lungo sospiro. Con le braccia deboli lungo i fianchi, si accasciò tra Sakura e Naruto. Quest'ultimo, che non aveva idea di come alleviare le sue sofferenze, le diede una piccola carezza sulla guancia con il dorso del dito. «Geli-chan...»
In quel momento, provocando un colpo al cuore a tutti, Asuma uscì di fretta dalla stanza, sbattendo la porta per richiuderla dietro di sè. I sei ragazzi, alzato il viso, lo seguirono con lo sguardo, ansiosi.
«Asuma-sensei!!» urlò Gelil, alzandosi e rincorrendolo ad una velocità che non permise a Naruto di fermarla.
«Asuma... per favore, dimmi come sta» supplicò, raggiungendolo. Asuma rallentò, senza fermarsi, e le rivolse un'occhiata vaga e spaventata. «Devo correre da Tsunade. Aspettate qui» ordinò, in tono autoritario.
Gelil tentò di ribattere, ma il Jonin scomparve dietro l'uscita. Lei rimase lì, ferma, ad osservare la porta come se potesse parlarle e rassicurarla che stesse andando tutto bene.
Naruto e Sasuke la raggiunsero, preoccupati «Potevi immaginare che non ci dicesse niente... però se sta andando da Tsunade-sama vuol dire che a qualcosa sono arrivati...» concluse Naruto, posando una mano sulla spalla della ragazzina. «Oppure che non sono ancora arrivati a niente» corresse Sasuke. Lui e il biondino si scambiarono un'occhiata.

Tsunade stava pisolando sulla sua scrivania, aspettando un rapporto che le sarebbe stato portato dai suoi collaboratori. Si svegliò però di soprassanto non appena qualcuno entrò con poca grazia.
«A... Asuma... che succede..?» domandò, sbadigliando e stirandosi le braccia. Dalla sua faccia, doveva intuire che non era nulla di buono.
«Arnei sta male» avvisò Asuma, serio. Tsunade venne colta da una violenta stretta al cuore. «C-cosa?»
«Ha perso i sensi da mezza giornata. Fa fatica a respirare. Secondo Jiraiya, è...» non fece in tempo a terminare la frase che la donna si era alzata e si stava precipitando fuori.
"Quel vecchio idiota" pensò turbata, procedendo a passo veloce verso l'infermeria. Asuma la seguì.
Ogni passo sembrava che trasportasse con sè un quintale di pietre. La paura non le si era mai fatta così intensa.
«Dov'è Jiraiya?» «Con Arnei»
Bene, pensò. Doveva assolutamente parlare con lui.

Tsunade, seguita da Asuma, passò davanti ai sei Genin con passo pesante e sguardo cupo. Non degnandoli di uno sguardo, entrarono in infermeria.
Gelil cominciò a piangere silenziosamente sulla spalla di Naruto.

Poco dopo, Kakashi raggiunse l'infermeria di corsa, visibilmente preoccupato. «Sensei!!» esclamò più sollevato Naruto, sospirando.
«Sono ancora dentro?» Anche dalla voce si percepiva il suo timore. «Sì» rispose Sasuke, «è entrata anche l'Hokage»
«Tsunade? E c'è anche Jiraiya?» Sasuke annuì con la testa.
Kakashi abbassò lo sguardo, pensieroso. Poi si rivolse ai Genin, impassibile «Venite con me, ragazzi.»

«Arnei» sussurrò a labbra strette Tsunade, osservando la ragazza stesa sul letto.
Era pallida, sudata ma fredda, emetteva respiri pesanti e irregolari, come se i polmoni le si fossero ridotti a due piccole spugne striminzite.
Tsunade le toccò la fronte; non aveva febbre. Il che era preoccupante, perchè significava che stava male e il suo corpo non stava reagendo.
Jiraiya, Kurenai e Iruka erano in silenzio intorno al letto della ragazza. Il sannin leggendario osservò attentamente i movimenti della donna, senza proferir parola.
Finchè Tsunade si rivolse a lui, con un'occhiata carica di significato. Lui assentì ed insieme lasciarono la stanza.
Asuma, Iruka e Kurenai si scambiarono uno sguardo stranito e interrogativo.


Appena fuori, si fermarono. Tsunade teneva lo sguardo basso.
Ci fu qualche momento di silenzio, prima che Jiraiya, spaventato, disse «Tsunade, noi...»
«Non possiamo, Jiraiya» lo fermò lei, seria, preoccupata ma convinta, «sai quale potrebbero essere le conseguenze»
«Cosa te ne frega delle conseguenze!» il tono dell'uomo si era notevolmente alzato. «Non ti rendi conto che morirà se noi non...» «Sshh» lo zittì Tsunade, pacata, «potrebbero sentirci»
Jiraiya, che aveva cominciato ad agitarsi, si placò, almeno dal punto di vista fisico. «Non possiamo tenerlo  segreto per sempre, e questo lo sapevi benissimo. Arnei è abbastanza grande per poter difendersi da sola. Anche se dicessimo a tutti la verità, io credo che saprebbe come reagire ad eventuali conseguenze»
Tsunade non sembrava per nulla convinta. Dal viso traspariva tutta la paura che aveva serbato in quei venticinque anni, in cui ogni giorno avrebbe potuto essere l'ultimo per la giovane sensei...
Jiraiya la lasciò riflettere qualche minuto. Finalmente Tsunade alzò la testa, ottenuto il coraggio di guardarlo negli occhi. «Se non muore per la malattia, lo farà per mano di Orochimaru. Solo che quel bastardo non si accontenterà di ucciderla, ma le strapperà il corpo. Preferisco vagare per i cinque continenti per trovarle una cura che vederla nelle mani di Orochimaru»
Jiraiya sospirò, anche se di rassegnarsi non ne aveva la minima intenzione, tentando di sfogare l'ansia. «Tsunade, Arnei non è una sproveduta. E' a Konoha, tutti sono pronti a proteggerla. Orochimaru non riuscirà a sfiorarla se è con noi»
La donna ancora non era convinta. Con sguardo cupo e infuriato, osservò l'uomo di sott'ecchi. «Non ho la minima intenzione di rivelare la vera identità di Arnei. Vedere il suo corpo in mano ad Orochimaru è l'ultima cosa che desidero in vita mia. Mi metto in viaggio, ci sarà pur qualcuno che sa curare una malattia ereditaria...» cominciò a incamminarsi ansiosamente verso l'ingresso, ma venne fermata dalle parole di Jiraiya «Lo sai che non esiste!! Le malattie ereditarie intaccano il DNA sin dalla nascita, senza conoscere il codice genetico dei genitori è impossibile riuscire a curarla!»
Tsunade era ferma, dandogli le spalle. La vide tremare.
«Io... io non voglio... che lei... muoia» sussurrò, debole, la Hokage, con la voce rotta dal pianto.
Jiraiya, istintivamente, le si avvicinò, e le diede una leggera carezza sulla guancia, tentando di rassicurarla. «Tsunade, Arnei è stato il nostro errore. Ma, per quanto mi riguarda, è stato l'errore più bello della mia vita. Ma è sempre un errore, ed ora dobbiamo saperne affrontare le conseguenze. Sono pronto a dare la mia vita pur di difenderla. L'allenerò giorno e notte per renderla consapevole dell'immenso potere che è in lei, così che sappia perchè Orochimaru la sta cercando da una vita...»
Tsunade non riuscì a controllarsi, così, scoppiando in lacrime, si avvinghiò a Jiraiya, tenendolo stretto in un abbraccio che riuscì a concederle un minimo di sicurezza, poichè il coraggio le mancava...
«Sapendo chi sono i veri genitori, riuscirà a salvarsi... e noi la proteggeremo.»

 

 

 


NDA: O__O Ah-ah!! Ecco qua la svolta dell'intera storia... o almeno, la prima! Ringrazio tantissimo Cira, Ladykazekage e Lily_90 per le loro rece! Ditemi cosa ne pensate della rivelazione più segretosa della storia di Naruto *,..,*!! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, al prossimo!!
Un zalutone, Niraw^^

 


  
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