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Autore: Ary Granger    21/04/2013    3 recensioni
Chi potrebbe mai amare una bestia?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capito 5


La neve ricopriva l’intera foresta creando un ambiente magico ed incantato, come se tutta la natura fosse contagiata dall’aria magica del Natale ormai imminente.
I rapporti tra la bestia e la ragazza erano in una situazione di tregua dopo il salvataggio dal branco feroce dei lupi, anche se non senza diverbi. Hermione cercava di conoscere meglio il signore del castello, impossibilitata però dalla sua diffidenza e dal suo chiudersi a riccio ogni qual volta riuscisse a carpire un sorriso dalla sua burbera espressione. Come cercava di capire la sua totale avversione per il Natale.

“Il padrone non desidera nessun festeggiamento, neanche il più piccolo! Lo ha severamente vietato!” disse con voce ferma il piccolo orologio osservando gli occhi perplessi della ragazza ed i visi spenti e rassegnati degli altri domestici.
“Perché mai dovrebbe rifiutarsi di festeggiare il Natale?” chiese ostinatamente la ragazza che non comprendeva il motivo di un tale rifiuto netto.
“Cos’è il Nasale?” fece Firin uscendo dalla credenza per sentir meglio la conversazione.
“Natale non Nasale! Non sai cos’è?” rispose sorridendo la fanciulla accarezzando il profilo di porcellana del piccolo ”Il Natale è una splendida festività, sono addobbi di agrifoglio sulle mensole, cenoni stupendi, scambi di regali, vischio appeso alle porte delle case, alberi pieni di luci e colori ma soprattutto voglia di stare insieme alle persone che più ami!”.
La piccola tazzina aveva ascoltato la strega con occhi brillanti di sorpresa e curiosità. “Oh, deve essere davvero stupendo! Hermione possiamo avere un Natale anche noi?” chiese con trepidazione Firin saltellandole sulle mano.
La ragazza, intenerita dall’espressione di gioia del piccolo rispose “Certo, avremo il Natale più bello di sempre!”.
“Ma il padrone...”  ribatté Resgon.
“Noi lo festeggeremo! Che lui lo voglia o meno!” rispose con voce ferma Hermione esultata dal resto del personale del castello.
“Ma se dovesse scoprirlo lui...” fece il piccolo orologio, tremando alla conclusione del pensiero che aveva formulato “Io non parteciperò a tutto questo!” con voce ferma incrociò le piccole braccine al petto.
“Resgon, quindi vuoi rinunciare al tacchino ripieno?” esclamò con aria cospiratrice Zura.
“Il tacchino...ripieno???”
“Ed al budino al cioccolato?” ribatté Goblin muovendo le freneticamente le fiammelle ed ammiccando alla ragazza che sorrideva all’espressione combattuta del servitore.
“Per non parlare del prosciutto affumicato e del dolce allo zenzero e cannella con gocce di cioccolato e arancia!” Zura lo osservò stringersi freneticamente le mani per poi dirigersi verso l’uscita della cucina “Beh, noi andiamo ad allestire il tutto...”.
“Aspetta!!!” esclamò a gran voce Resgon “Credo...ecco credo che vi serva qualcuno che vi aiuti nella disposizione degli addobbi ed un aiuto per le pietanze...”
Zura sollevò un sopracciglio “Quindi?”
“Consideratemi dei vostri” fece con voce titubante l’altro “Ma sia chiaro: un piccolo festeggiamento, nulla di eccessivo!”

In fretta si diressero verso il giardino dove raccolsero enormi cesti di agrifoglio che vennero sapientemente intrecciati con nastri rosso porpora ed appesi agli archi del palazzo. Rametti di vischio vennero appesi all’ingresso del lugubre portone d’entrata, regalandogli così un’aria più allegra e festiva. Il cuoco di corte, fuori di sé dalla gioia per l’imminente banchetto, non smetteva di dare ordini per preparare pietanze deliziose, canticchiando tra sé una tradizionale canzone natalizia, mentre i restanti domestici adornavano la tavola da pranzo con nastri e fiocchi d’argento e porpora.

Hermione intanto, seguita da Firin, cercava un abete che potesse essere il loro albero di Natale.
Nell’intero giardino sembrava non esserci quello che il piccolo desiderava: uno era troppo piccolo, un altro troppo vecchio, un altro ancora troppo spoglio.
Avviliti, si diressero verso le stalle per poter metter via l’ascia quando un magnifico abete, nascosto da pini e altri alberi decidui apparve davanti ai loro occhi.
“Hermione! E’ lui! E’ lui il nostro albero!” esclamò sorridente saltellando sul manto candido di neve precedendo la ragazza.
Scostando un piccolo ricciolo sfuggito alla coda, la fanciulla con un sorriso splendente si diresse verso l’enorme ed incantevole abete.
“Hai ragione Firin, lui è il nostro albero!”
Dopo numerosi colpì d’ascia l’abete si accasciò a terra, sollevando la neve accanto alla tazzina che, spaventata, accorse dietro le gambe della ragazza, per poi esultare piena di gioia “Abbiamo l’albero! Abbiamo l’albero!”.
La ragazza rise di gusto della felicità genuina del piccolo e con l’aiuto di altri domestici riuscì, anche se con un po’ di fatica, a portarlo nel salone ed a sistemarlo in un magnifico vaso.
Adornandolo con fiocchi, nastri e candele ed una splendida stella dorata in cima l’albero risplendeva illuminando l’intero castello di amore e spirito natalizio contagiandone anche gli abitanti.
“Allora, abbiamo l’albero, gli addobbi, il vischio...” sorrise Hermione.
“Il ‘mio’ banchetto...” aggiunse Resgon con l’espressione di chi stesse già gustando le delizie che il cuoco aveva preparato per l’occasione.
“Mancano i regali!” intervenne prontamente Firin.
“Già, i regali...” rispose pensierosa la strega, dirigendosi verso la sua stanza seguita dalla tazzina.
“Vorrei regalare qualcosa al padrone, ma cosa potrebbe piacergli?” si domandò la ragazza, sedendosi accanto alla scrivania in noce.
“A te cosa piacerebbe ricevere?” le chiese la tazzina raggiungendola saltellando.
“Beh, io amo i racconti ed i libri più di qualsiasi altra cosa!” rispose sorridendo Hermione.
“Allora regalagli un racconto!”
La fanciulla, colta dall’idea, raccolse il piccolo da terra e con gioia esclamò “Hai ragione Firin, gli regalerò un racconto!”.
Preso un plico di pergamene, una piuma ed un’ampolla d’inchiostro e cominciò a scrivere lasciandosi trasportare dalla fantasia. Qualche ora dopo, con filo e ago rifinì i fogli e con una scatola rossa ed un fiocco verde rilegò il suo regalo.
“Credo che gli piacerà tantissimo Hermione!” fece Firin osservando il regalo.
“Lo spero proprio...lo spero proprio tanto!” sospirò leggermente la strega.

La bestia intanto, rinchiusa nella sua protetta ala ovest, osservava la tempesta di neve imperversare fuori dalla finestra.
Tra qualche ora sarebbe stato Natale e la rabbia sembrava montargli nelle vene e nel sangue.
Aprì la porta delle sue camere quando sentì intonare dei canti natalizi in direzione del salone. Come una furia si diresse verso le sale dell’altra parte del castello con disgusto e disprezzo notò gli addobbi appesi e l’enorme albero addobbato.
“CHI HA OSATO DISUBBIDIRE AI MIEI ORDINI?” disse rovesciando la tavola finemente apparecchiata mandando in frantumi le porcellane ed i bicchieri di cristallo.
I domestici accorsi al fracasso tentavano di tenersi lontano dalla rabbia del padrone che strappava agrifoglio, vischio ed ogni tipo di addobbo.
Hermione entrò nella sala bloccandosi all’ingresso quando vide l’opera di distruzione della bestia.
“LEI!” ringhiò il signore osservando la fanciulla entrare nella stanza “E’ STATA LEI AD ORGANIZZARE TUTTO QUESTO VERO?”
La strega, per nulla intimorita dal tono del mostro davanti a lei, rispose “Si, sono stata io!”
“IO HO SEVERAMENTE VIETATO IL NATALE!” ruggì fortemente.
“Lei non può vietare il Natale! Nessuno ha un tale potere!” ribatté la ragazza con coraggio.
“DURANTE LA NOTTE DELLA VIGILIA SONO STATO PRIVATO DI TUTTO E DELLA MIA LIBERTA’! Lei non sa cosa significa sentirsi...”
“Un prigioniero?” sussurrò Hermione cercando il suo sguardo e lasciandolo senza parole: in fondo tutti e due erano dei prigionieri.
“Non so nulla, ha ragione...pertanto per quel che vale mi dispiace...” avvicinandosi alla bestia che con un sospiro si era accasciata su una delle poltrone che si era salvata dalla sua furia “Questo è il mio regalo per lei...” così dicendo prese il libro confezionato e lo poggiò accanto alla camino e seguita dagli altri domestici si ritirò dalla sala.
Quando fu solo, gettò un occhiata all’involucro posato davanti a lui.
Curioso, lo aprì: un piccolo racconto era racchiuso all’interno scritto minuziosamente ed elegantemente.

C’era una volta un castello incantato.
Il suo padrone sembrava gelido come l’inverno.
Nel profondo del suo cuore era intrappolata una rabbia incontenibile.
Sebbene circondato da servitori, egli era del tutto solo e da un semplice atto di gentilezza egli seppe che qualcuno si preoccupava che il Natale quell’anno trascorresse scambiandosi dei semplici doni ma il regalo più grande che ognuno ricevette fu il dono della Speranza


Osservò l’ultima parola per qualche istante: Speranza.
“Speranza...” mormorò tra sé, riflettendo sul significato.
Pensava di averla persa per sempre. Erano passati troppi anni per poter guardare con speranza al domani ma forse non tutto era perduto. Era questo il messaggio che la ragazza voleva infondergli.
Alzandosi, si diresse verso la cucina. I domestici alla vista del padrone si nascosero terrorizzati dietro alla mobilia.
“Zura!” chiamò la bestia.
La teiera, con coraggio uscì dalla dispensa “Si padrone...”
“Riorganizzi le cucine e dia l’ordine di portare addobbi freschi per adornare la sala!”
La domestica, sbalordita da una tale proposta balbettò incredula “Ad-dobbi??”
“Addobbi, ghirlande...insomma tutto ciò che serve! Ed in poco tempo, mancano pochissime ore al Natale” rispose uscendo dalla cucina lasciando perplessi tutti i servi.
“Avanti! Avete sentito cosa ha detto il padrone?” esclamò con forza Zura “Accendete i fuochi, arrostite il tacchino e gli spolverini vengano con me! Abbiamo un gran da fare!” così dicendo si diresse a passo di marcia verso il salone.

Hermione era seduta accanto alla finestra quando Goblin bussò alla sua camera entrando.
“Mia cara devi scendere subito!” esclamò il candelabro saltellando sul piede d’oro.
Preoccupata, la ragazza seguì il servitore entrando in fretta nella sala e restando a bocca aperta per la sorpresa.
La sala era stata nuovamente decorata: ghirlande dorate e argentate pendevano dal soffitto mentre cesti di agrifoglio adornavano il tavolo apparecchiato con fine argenteria mentre l’albero era luminescente di luci colorate e ghirlande dorate.
“Spero possa farmi perdonare con tutto questo” sussurrò con imbarazzo la bestia alle sue spalle.
“E’...E’...tutto così magico!” rispose la strega osservando le luci brillanti che contornavano la stanza.
“Prima di cenare può seguirmi?” chiese l’altro, facendole strada lungo i corridoi.
Giunsero ad una porta di legno verniciato di verde con decori argento ed con un pomello dorato.
“Chiuda gli occhi!” le ordinò con gentilezza il padrone.
La ragazza arricciò le labbra a quell’ordine che con caparbietà non aveva intenzione di rispettare.
Il signore del castello, altrettanto caparbio, insistette “Avanti, li chiuda...per favore”.
Sorpresa dal tono educato e sincero, chiuse gli occhi lasciandosi trasportare nella stanza.
La bestia, aprì le ampie tende della stanza lasciando entrare la tiepida luce del tramonto ed illuminando la stanza.
“Bene” disse il signore del maniero ponendosi davanti alla fanciulla “Può aprire gli occhi!”.
Hermione aprì gli occhi e restò a bocca aperta alla visione della stanza: una stupenda biblioteca. La stanza era piena di volumi importanti e inediti sistemati su altissimi scaffali dorati e verdi disseminati per tutta la sala affrescata con piccoli angeli e delicate nuvole rosate a cui il tramonto donava un’aria ancora più reale.
“Ma è stupendo!” esclamò non trattenendo la sua gioia girando per la stanza.
“Allora....le piace?” chiese titubante la bestia.
“Mi piace? E’ straordinaria!” rispose con occhi brillanti di curiosità.
“Se è così...E’ tutta sua!” disse l’altro con convinzione.
“Davvero posso..?”
“E’ tutta sua. Può venire qui e prendere tutti i libri che vuole!”
“E’ il più bel regalo di Natale che abbia mai ricevuto. La ringrazio!” fece con gli occhi lucidi la ragazza.
“Il mio nome è Draco” rispose la bestia fissando il suo sguardo negli occhi della ragazza.
“Ti ringrazio...Draco” disse lei prendendogli la zampa non più intimorita dal suo aspetto e notando in lui qualcosa che non era più cavernoso ma più che umano "Chiamami Hermione". Draco, sbalordito dal gesto della ragazza, accettò la sua mano tra le proprie stringendola un po’ di più, sorpreso dall’emozione e dal piacere che quel piccolo contatto era capace di donargli. Hermione da parte sua, osservò i suoi occhi grigi calmi ed esenti da ogni sentimento avverso, trovandoli stranamente familiari e restandone incantata.

Nessuno poteva saperlo ma in quello stesso momento la rosa magica, al riparo nella sua teca di cristallo nelle stanze dell’ala ovest, risplendeva di una luce dorata più forte del solito.





Un bacio a tutti coloro che mi seguono e che mi sostengono in questa favola che adoro ad ogni capitolo sempre di più.
Spero di far innamorare anche voi come mi sono innamorata io.
Un bacio come sempre a Norma ( che mi sostiene e mi motiva ) ed GaiMe95.
Alla prossima,
Ary Granger
  
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