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Autore: VictorianPuppet    21/04/2013    0 recensioni
Titolo originale: Underground (non preoccupatevi, sono sempre io!!)
26 novembre 2011.
Una serata qualunque per molti.
Ma davvero unica per quattro amiche.
Io, Elena, Sophie e Viola e il nostro primo concerto dei ThunderFire, la nostra band preferita!
Una serata qualunque, un posto come un altro, quattro amiche al concerto dei loro idoli.
Amiche che non sanno che l'universo ha una faccia nascosta che non conoscono.
E così si ritroveranno a precipitare nell'abisso per affrontare un mondo sconosciuto, con al loro fianco le persone più improbabili.  
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- WonderGround -



XXX
DUE ANIME E UN CORPO




 

“ Hei, ragazzina, frena! Dove pensi di andare, così di corsa? Non starai mica pensando di fare qualcosa di stupido, vero?”

Nella voce di Inari non c'era traccia di preoccupazione, ma piuttosto una certa urgenza: il demone sapeva benissimo che la sua sorte dipendeva dalle mie azioni e, impedendomi di fare del male a me stessa, non avrebbe fatto altro che salvarsi la pelle. Ma non avevo la minima intenzione di fermarmi a pensare al suo egoismo.

- E perchè dovrei fare qualcosa di stupido, scusa? Di certo non per un simile ingrato...- ansimai per la corsa, senza curarmi affatto del fatto che stavo parlando ad alta voce.

Solo quando mi sentii al punto di non riuscire più a comandare i miei muscoli, tanto mi facevano male per lo sforzo, rallentai, trascinando i piedi fra l'erba e le foglie secche. Nonostante fossi fuggita verso nessuna direzione in particolare, sapevo benissimo dove, incondizionatamente, mi stava portando il mio corpo: vero il lago nella radura.

“ Certo che non me lo sarei proprio aspettata, da Shou.” commentò Inari con una punta di sarcasmo tanto appuntita da farmi avvertire una fitta al cuore.

- Shou non mi avrebbe mai tradita in modo così vile.- avevo dichiarato con decisione a me stessa, dopo l'incubo in cui Aidan consegnava al giudizio la figura formata da me e Inari insieme. Che illusa... E ora dovevo pure sopportare l'umiliazione di essere schernita dal demone.

“ Che strana coincidenza, eh?” stava cantilenando questa nella mia testa. “ Hanno pure entrambi i capelli rossi!”

- Non credo che dovresti ironizzare sulla cosa, visto che sei stata la prima a subire.- ribattei dura.

Seguì un silenzio rabbioso, spezzato solo dal rumore dei miei anfibi che si trascinavano sul terreno.

“ Stai andando da Aniki?” domandò il demone dopo qualche minuto e nella sua voce, notai con fastidio, c'era più speranza del dovuto.

- No. Non voglio veder nessuno, e tantomeno lui.-

Dopo pochi passi uscii dal boschetto e mi ritrovai nel noto spiazzo, anche se in una zona diversa rispetto a quando ci ero andata con il kistune.

Mi diressi come un automa verso la riva del lago; in quel punto l'erba arrivava fino all'inizio dell'acqua, da cui sorgeva un canneto di steli fitti alti quasi quanto me. Costeggiai il lago per qualche metro, finchè l'erba lasciò spazio a una riva di ciottoli su cui mi lasciai cadere, priva di forze, sporgendomi appena per quardare il mio riflesso. I miei capelli biondi erano spettinati in modo irreparabile e sotto i miei occhi stavano iniziando a formarsi delle occhiaie livide. Mi accorsi solo in quel momento di quanto fossi stanca, per la notte insonne e per tutto quello che era successo quel giorno. E doveva essere appena mezzogiorno, a giudicare dalla luce che riuciva a penetrare dalle nubi grigie.

Mi chinai verso l'acqua per potermi rinfrescare verso il viso, ma all'improvviso sentii una sensazione di panico esplodere nel mio petto.

“ Lo sapevo, tu sei pazza, vuoi affogarci entrambe!”

Sbuffai infastidita; neppure quando ero completamente sola potevo davvero rimanere solo con me stessa.

- Ti ho già detto che non voglio fare nulla di simile.- replicai all'accusa isterica del demone.

“ E secondo te io dovrei fidarmi? Non ti ricordi del sogno? Dannazione, proprio una stupida ragazzina doveva capitarmi!”

- Se non la pianti di urlare nella mia testa mi affogo per davvero, così almeno potrò starmene un po' in pace.-

Inari esitò per qualche istante.

“ Dannazione. Me la pagherai.” brontolò, ma poi si decise a stare in silenzio, seppur sempre ben concentrata su quello che accadeva intorno.

Alzai gli occhi verso il paesaggio, e all'improvviso venni travolta da un senso di vertigine: mi sentii incredibilmente sola e fragile, sperduta su un pianeta ostile che, finora, non aveva fatto altro che portarmi guai. Mi salì un groppo in gola e una pioggia di lacrime iniziò ad affacciarsi insistente ai miei occhi, ma questa volta non le trattenni.

Scoppiai in singhiozzi, confortata dal fatto di essere da sola, e piansi rumorosamente come quando avevo sei anni e, giocando al parco, mi ero rotta un braccio. Il dolore di allora non riuscivo a ricordarlo, ma questo era così vivo e affilato da scavarmi una voragine nel petto, una voragine che mi sembrava di poter colmare solamente sfogando tutte le lacrime che potevo piangere.

Piansi finchè, senza ormai più lacrime ed esausta, il mio corpo si abbandonò all'indietro.

Mi addormentai così, sdraiata sulla spiaggia di sassi, incurante del mondo esterno e di me stessa, desiderosa solo di sprofondare in un abisso nero e senza fine dove, forse, avrei potuto trovare pace.

 

Diversamente dal solito, ci impiegai un bel po' di tempo a svegliarmi del tutto. Il sonno si dissolse pian piano, come un banco di nebbia, e quando finalmente riaprii gli occhi non riuscii a capire dove mi trovavo. Sopra di me vedevo solo il cielo notturno rischiarato timidamente da una pallida luna falciforme e l'unico suono che potevo sentire era quello del vento che frusciava fra i rami degli alberi.

Passai qualche istante a fissare la luna, canticchiando una melodia che dovevo aver sentito in sogno, quando mi accorsi che non ero sola.

Mi alzai a sedere lentamente, a fatica, ostacolata dagli arti intorpiditi per il freddo e per aver dormito a lungo sui sassi, che non erano il massimo della comodità.

Il vento che mi pizzicava le braccia, il senso di intorpidimento, il sonno che ancora mi avvolgeva e la luce della luna creavano dentro di me una sensazione di nuovo e di malinconia, come il ritorno ad un posto amato ma da cui si è rimasti lontani per tanto tempo.

Ogni singola cellula del mio corpo pulsava di vita, riempiendomi di una gioia sconosciuta e insperata.

Mi passai le mani sul viso, godendo la sensazione della pelle liscia e tiepida, con le curve perfette del naso all'insù, degli zigomi e delle sopracciglia. Mi sembrava di essere rinata ma, a differenza della nascita, ero pienamente consapevole della mia esistenza e del mio corpo.

Feci scorrere le dita fra i miei lunghissimi capelli azzurri morbidi come la seta, senza riuscire a nascondere un sorriso nello scoprire che erano ancora folti e vigorosi come un tempo.

A quanto pareva, tanti anni di prigionia non avevano potuto nulla verso il mio aspetto.

Poi, finalmente, mi voltai verso Aniki, seduto su una roccia dietro di me.

- Ciao, Inari.- sorrise il ragazzo, i lineamenti intrisi di quella dolce arroganza che lo rendeva più simile che mai ad un dio e gli occhi illuminati da una luce magnetica a cui nessuno poteva resistere, neppure Mezzie.

Sentivo lo spirito della ragazza dormire tranquillo dentro di me, preso da una pace e una tranquillità che io non avevo mai provato.

Ricambiai il sorriso beffardo del kitsune e mi alzai in piedi, godendo nel sentire i miei muscoli attivarsi e rispondere agli stimoli del cervello come i meccanismi di una macchina perfettamente progettata. Mi stiracchiai, cercando di riattivare la circolazione nei punti del mio corpo rimasti assopiti.

Il vento fresco della notte giocava fra i miei capelli, scompigliandoli e aumentando dentro di me la sensazione di essere viva.

Ero viva, viva come non lo ero più stata da secoli, con un corpo sotto il mio completo controllo e le funzioni vitali rispondevano solamente al mio bisogno.

Era una sensazione pazzesca, come tornare a respirare dopo un'apnea tanto lunga da portare l'anima appena al di là del confine fra vita e morte.

- Che pensi di fare, ora?- mi domandò Aniki mentre iniziavo a camminare lungo la riva del lago, dandogli le spalle. - Tornerai ad essere il potente demone dell'acqua, implacabile e devastatore?-

Mi fermai, sospirando scocciata per quell'intervento. Poteva evitarselo.

- Domanda retorica.- dichiarai in tono piatto.

Il demone sogghignò, e il suo fare sprezzante mi irritò ancora di più; Aniki poteva essere bellissimo, e il suo bacio, quella mattina, non aveva lasciato senza fiato solo Mezzie, ma dovevo ammettere che aveva un carattere davvero fastidioso.

- Giusto, dovevo immaginare che il tuo corpo non fosse ancora del tutto libero dal sigillo. Anche se, questo momento di debolezza dell'umana ti ha permesso di liberarne una parte.- commentò fra sè e sè il demone, come se avessi avuto bisogno di spiegazioni.

- Qual'è il tuo obbiettivo, Aniki?- cambiai improvvisamente argomento, voltandomi verso di lui.

Il demone, preso in contropiede, non riuscì a nascondere un'espressione stupita, che però riuscì in fretta a mutare nel solito sorriso beffardo.

- Questa è una questione di cui ho intenzione di parlare in tre.-

- Quindi dovremo aspettare che Mezzie riprenda i sensi.- sbuffai impaziente.

- Ci sono cose che dovete sapere entrambe e non ho voglia di ripetermi due volte. Ma tu, piuttosto, cosa hai intenzione di fare?-

Sorrisi fra me e me, sapendo già come rispondergli a tono.

- Dovrai attendere fino al risveglio di Mezzie. Non mi piace ripetere le cose.-

Detto questo tornai a sdraiarmi sulla riva e, cullata dal suono del vento e delle onde, attesi che il sonno si impossessasse di me.

  
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