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Autore: evenstar    21/04/2013    4 recensioni
"E' cambiato tutto dopo New York. Vivi delle esperienze al limite e poi tutto finisce. Non dormo più, e se dormo ho gli incubi. Molte persone vogliono uccidermi ma c'è una cosa che voglio proteggere, senza la quale non vivrei"
Dopo New York l'eroe è caduto e al suo posto si è rialzato l'uomo. Riuscirà Tony Stark a sconfiggere i suoi mostri personali e a tornare ad essere quello che era prima? Ma soprattutto, riuscirà a proteggere la persona che gli è sempre stata accanto, in tutti questi anni?
Special guests della storia gli Avengers (chi più, chi meno)
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Natasha Romanoff, Phil Coulson, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tony, i due agenti S.H.I.E.L.D. e Banner raggiunsero l’area industriale di San Francisco meno di un’ora dopo aver saputo le esatte coordinate dall’agente Coulson.
- E adesso? – chiese Clint scendendo dall’elicottero e guardandosi intorno senza sapere bene come muoversi, raggiunto subito dopo anche da Natasha e da Banner che si teneva a qualche passo di distanza dai due.
- Capannone numero 6 – rispose Tony che aveva appena visualizzato la traccia biometrica di Pepper, comunicando la sua esatta posizione all’auricolare dei presenti. Non li aspettò, ma si diresse rapidamente verso la struttura, come unico pensiero quello di raggiungere la ragazza e tirarla fuori da lì prima che fosse troppo tardi. Atterrò pesantemente davanti alla porta del capannone e, dopo aver accertato tramite una scansione che non ci fosse nessuno vicino, la buttò giù con un unico colpo di energia. L’interno del capannone era scuro, illuminato solo dalla luce che entrava dalla porta divelta, ma Tony non ebbe alcun problema a vedere l’interno utilizzando di nuovo la scansione a infrarossi. Non c’era nulla nello stanzone se non un tavolo con un paio di computer sopra e, in un angolo, una forma per terra, immobile.
- Oh mio dio – mormorò Tony avanzando di corsa, senza fare attenzione a quello che lo circondava. Non appena fece un paio di passi all’interno della stanza fu bersagliato da una serie di colpi che rimbalzarono sull’armatura e gli fecero perdere l’equilibrio nell’impatto. Si girò verso la fonte dei proiettili, ma non vide nulla sebbene questi continuassero a piovere su di lui incessantemente rallentandolo e minacciando seriamente l’integrità della sua armatura. 
- Stark, togliti di là – disse la voce di Clint dall’ingresso.
- Non posso, devo raggiungerla – rispose lui indicando davanti a sé la forma scura raggomitolata per terra.
- Signore, danni strutturali all’armatura. Ancora qualche colpo e l’integrità non potrà essere mantenuta – gli comunicò la voce di JARVIS.
- Missili – disse Tony facendo partire una serie di micro proiettili che si infransero contro la parete apparentemente vuota dalla quale però continuavano a giungere colpi. La pioggia di proiettili cessò di colpo e Tony poté riprendere ad avanzare nella penombra.
- Pepper – disse lanciandosi verso la sagoma scura stesa per terra in fondo alla stanza che, nonostante la porta divelta e la grandinata di proiettili, non si era mossa dalla sua posizione.
- Stark! – la voce dell’agente Romanoff gli rimbombò nelle orecchie, ma lui non si fermò, appena conscio dello scontro che avveniva alle sue spalle e del fatto che i due agenti potessero aver bisogno del suo aiuto.
Clint e Natasha erano entrati nel capannone dietro Tony, per coprigli le spalle, sconfiggendo rapidamente e senza problemi due uomini armati che erano comparsi nel loro cammino. – Stark, non mi convince. Prendi la ragazza e togliamoci di qui – sentì dire dalla voce ansiosa di Natasha mentre la donna continuava a muoversi circospetta per la stanza, cercando altre potenziali fonti di pericolo.
- Datemi un attimo – ripose Tony.
- E’ troppo tranquillo, datti una mossa! – gli rispose sempre ansiosa Nat, continuando a guardarsi intorno circospetta.  
Tony si inginocchiò di fronte a Pepper che giaceva per terra priva di sensi, le mani legate talmente strette che erano diventate pallide e fredde. Senza sforzo l’uomo recise le corde che la tenevano legata e la prese tra le braccia, cercando di metterla seduta. - Pepper! – disse scuotendola leggermente e tentando di farle riprendere i sensi, senza però che la giovane desse alcun segno di vita. - PEPPER! – urlò di nuovo a voce alta, scuotendola maggiormente e scostandole i capelli dal volto. Quello che vide gli accese una furia cieca addosso: la fronte della ragazza aveva un brutto taglio poco sopra al sopracciglio che continuava a sanguinare leggermente, imbrattandole la pelle e scendendole sulla camicetta ormai zuppa mentre la guancia destra era gonfia e bluastra, lì dove era stata ripetutamente colpita.
All’ennesimo tentativo di Tony, Pepper schiuse gli occhi e li fissò vacui su di lui. – Tony? – la sentì mormorare con tono interrogativo. – Mi hai trovato – gli disse poi, poco prima di perdere di nuovo coscienza.
- Ti troverò sempre – le mormorò, prendendola tra le braccia e portandola rapidamente fuori dal capannone, posandola quindi delicatamente a terra di fianco al dottor Banner.
Bruce si inginocchiò di fianco a lei e le controllò il polso sotto lo sguardo severo di Iron Man. – E’ solo svenuta – gli disse. – Anche se deve aver preso un paio di brutti colpi alla testa, dobbiamo portarla da un medico, in fretta!
- E’ il suo momento, dottore. Si ricordi cos’ha promesso – gli rispose Tony, girandosi per tornare dentro al capannone.
- Stark mi hai sentito? – gli urlò dietro Bruce, senza che Tony gli prestasse ascolto.
- Stark, forse ci serve una mano – sentì dire a Clint da dentro al capannone.
- Dovevamo andarcene prima – ribadì l’agente Romanoff indietreggiando davanti all’enorme essere che le era comparso davanti dal nulla. – Cosa diavolo è? – chiese a Tony che nel frattempo li aveva raggiunti, sperando che lui potesse darle qualche spiegazione. 
- Non ne ho idea – le rispose l’uomo mettendosi al fianco dei due agenti, osservando dubbioso quello che avevano davanti. Una volta quell’essere doveva essere stato un uomo, ma che adesso era coperto di una strana pelle squamosa luccicante che di umano non aveva assolutamente niente, né l’altezza né la massa muscolare.
- Mi ricorda vagamente…
- ME? – chiese Hulk con voce profonda comparendo di fianco ai tre e facendo sussultare Natasha.
- Ti avevo detto di restare con lei.
- E’ al sicuro – grugnì Hulk poco incline al dialogo.
- Questo, miei cari – disse una voce dal fondo del capannone. – E’ la versione migliorata del vostro Capitan America.
- Hammer – mormorò Tony con odio, osservando l’uomo fare il suo ingresso.
- Benvenuto, Anthony. Devo ammettere che mi hai sorpreso, non pensavo che ti avrei visto così presto.
- Come hai fatto ad uscire di prigione? – gli chiese Tony.
- Conoscenze e qualche spintarella – gli rispose serafico l’uomo.
- Perché?
- Perché sono uscito di prigione? Beh sai non mi aggradava la compagnia.
- Perché Pepper – chiarì. - Non ti ha mai fatto niente.
- Niente? NIENTE? – urlò Hammer con tono di voce sempre maggiore, irato, avanzando verso i quattro Vendicatori. – E’ colpa di quella tua dannata assistente, ops… forse dovrei dire della tua fidanzata… se ho passato tre anni della mia vita in una cella.
- Colpa sua? – chiese Tony che aveva sempre pensato di essere stato il principale responsabile della fine di Hammer.
- Lo ha fatto arrestare lei – spiegò l’agente Romanoff che, la sera in cui Pepper aveva fatto arrestare Hammer, era stata con lei per qualche tempo e aveva un’idea più chiara di quello che poteva essere successo quando Tony era impegnato ad affrontare i droni.
Tony era confuso.
- Non ti ha mai detto niente? Scommetto che non ti ha mani neanche detto del nostro piccolo colloquio qualche mese fa.
- Abbiamo modi migliori di passare le nostre serate - sibilò Tony, cercando di controllare la rabbia con della sana ironia.
- Forse non si fida di te, non crede che tu sia in grado di proteggerla – rincarò la dose Hammer.  
- Maledetto – disse Tony avanzando di un passo verso di lui mentre il gigante argentato faceva un passo verso di loro.
- Stark, non mi sembra una buona idea – disse Barton allontanandosi un po’ e imbracciando l’arco.
- Sparate anche solo un colpo contro di lui e salteremo tutti in aria – disse Hammer alzando una mano per fermare Clint.
Barton lo fissò dubbioso, poi decise di fidarsi senza troppe domande e abbassò l’arco tenendo però sempre d’occhio i due.
- Barton, Romanoff voi pensate ad Hammer – disse Tony.
Nat fissò incuriosita Tony, lo sguardo che ricambiò l’uomo le fece capire che, se si fosse occupato personalmente di lui, non l’avrebbe fatto uscire vivo dal capannone.
– Io penso al Domo Pack – mormorò facendo un passo verso il colosso. – Banner, fuori di qui.
- Hulk spacca!
- Fai quello che ti ho chiesto. Adesso – gli intimò Tony per niente spaventato dal cipiglio arrabbiato del gigante verde che alla fine grugnì e si girò per uscire dal capannone.
- Morirai Stark – gli disse Hammer mentre veniva preso poco gentilmente in consegna da Nat.
- Vedremo. Andate fuori con Banner e Pepper.
Tony aspettò che i tre fossero lontani prima di attaccare l’uomo che gli stava di fronte con un pugno diretto all’addome. Sebbene ci avesse messo quasi tutta la sua potenza il suo pugno scivolò sulla pelle squamosa e finì per non fare danni. La risposta del gigante ebbe invece l’effetto di colpirlo al torace e di mandarlo a sbattere contro il muro. Tirandosi su Tony vide un gigante verde avvicinarsi a loro.
- Maledizione, Banner. Ti avevo chiesto di restare con Pepper – disse scuotendo la testa per cercare di schiarirsi le idee.
Hulk non gli diede retta e colpì violentemente l’avversario, ottenendo però lo stesso scarso risultato di Tony. I loro colpi sembravano scivolare addosso alla pelle argentata come sulle squame di un pesce mentre i colpi dell’avversario andavano a segno uno dopo l’altro tanto che, dopo Tony, fu la volta anche di Hulk di finire per terra. Il gigante grugnì, decisamente scocciato di un tale trattamento e si diresse di corsa contro l’uomo, sferrandogli un manrovescio che fece sgusciare la sua mano direttamente contro il muro.
- Non potete colpirlo, non potete sparagli. E’ indistruttibile – la voce nasale e divertita di Hammer giunse all’orecchio di Tony, distraendolo proprio mentre l’uomo squamoso si lanciava verso di lui, riuscendo a colpirlo alla testa con un pungo. Tony finì di nuovo per terra, la sua mente concentrata solo sul fatto che Pepper fosse da sola nella vicinanze di Hammer mentre nel suo casco esplodevano una serie di urla dei suoi compagni. 
- Stark – dissero all’unisono l’agente Romanoff e Clint, dirigendosi verso di lui e iniziando a loro volta a cercare di colpire il nemico, accompagnati dalle risate di Hammer. 
- Maledizione, bestione verde. Torna là fuori – disse Tony con ira rivolgendosi a Hulk. Lui dapprima non parve ascoltare, meno ancora capire, ma poi una luce diversa brillò nei suoi occhi  e, dopo un ultimo attacco inefficace, girò su se stesso tornando verso l’uscita del capannone dove Pepper era ancora stesa a terra.
- Tony – la voce di Natasha lo scosse dai suoi pensieri. – Dobbiamo fermarlo in qualche modo.
- Avete perso, rassegnatevi. A breve avrò il mio personale esercito di super soldati e allora vedremo chi è il migliore! – rise Hammer avvicinandosi alla sua creatura e mettendosi dietro di lui, per essere protetto.
- Tu sei pazzo – gli sibilò contro Natasha.
- Non credo che questo sia mai stato in discussione – chiarì Clint incoccando una freccia. – Mi pare che ci sia un solo modo per fermarlo.
- Non oserai. Colpisci lui e salteremo tutti in aria.
- Non voglio colpire lui – chiarì il Falco.  
- Uscite – mormorò Tony mentre un piano stava facendosi strada nella sua mente. – Lentamente.
Clint non parve molto convinto da quell’ordine, ma per una volta non commentò e i due agenti cominciarono ad indietreggiare verso la porta, Barton sempre tenendo sotto mira il suo bersaglio.
- Cosa vuoi Hammer? – chiese Tony cercando di tenerlo impegnato.
- La mia rivincita.
- Vuoi che dica che sei migliore di me? – sbottò Tony. – D’accordo pazzo scatenato, sei migliore. Contento?
- No. Un tempo mi sarebbe bastato, ma adesso no. Voglio rovinarti, Anthony. Toglierti tutto quello a cui tieni – gli urlò in faccia Hammer indicandolo in modo che il suo soldato ripartisse all’attacco, ma ben presto Tony si rese conto di non essere l’obiettivo. Lui sarebbe vissuto solo per essere costretto a vedere la fine della sua vita.
Tony capì che non c’era altro modo. La situazione andava conclusa definitivamente. Si gettò contro il soldato bloccandogli la strada, agganciandolo in una morsa e riuscendo a farlo indietreggiare verso Hammer. – Barton, adesso! – urlò.
- Salterai in aria, Stark – disse Natasha dalla porta.
- Adesso!
- Tony – l’urlo di Pepper lo raggiunse all’ultimo secondo e lui non poté fare nulla, nulla se non pensare che sarebbe stata in salvo, per sempre. Non riuscì neanche a girarsi un’ultima volta indietro per poterla vedere, dovette fidarsi di Banner e sperare che fosse al sicuro.
Clint perse solo un decimo di secondo a guardare verso la compagna prima di incoccare la freccia e lasciarla andare con precisione millimetrica alla testa dell’avversario. Tony vide il dardo che si conficcava e, nello stesso istante, lo sguardo perso di Hammer che tutto si aspettava tranne che Tony si potesse sacrificare in quel modo. In meno di un secondo un lampo accecante li avvolse tutti e tre e l’esplosione scosse il capannone facendo saltare in aria il tetto e crollare parte delle mura esterne.
Fuori, a poca distanza, Natasha e Clint si gettarono a terra e Hulk si girò di schiena, in modo da proteggere con la sua mole i tre che erano con lui. Pepper vide l’edificio esplodere e, sebbene la testa le girasse e sentisse la nausea montare, cercò di alzarsi e correre dentro. C’era Tony lì, doveva tirarlo fuori. Hulk si accorse che si stava muovendo e l’afferrò per un braccio, trattenendola rudemente, ma efficacemente sul posto. A nulla valsero i suoi tentativi di sgusciare via, la presa del gigante verde era salda e Pepper debole. Si accasciò contro di lui, assolutamente indifferente al fatto che potesse essere quasi altrettanto pericoloso dell’uomo che l’aveva tenuta prigioniera fino a quel momento, gli occhi che le si offuscarono di lacrime e la mente svuotata da ogni pensiero.
Era sola.
 
Qualche secondo dopo Natasha e Clint si rialzarono e si guardarono intorno.
Nessuna traccia di Iron Man.
Si avvicinarono a Hulk e Natasha prese per un braccio Pepper, facendola alzare da terra gentilmente. La ragazza era completamente svuotata, si alzò come un robot e si lasciò condurre fino all’ingresso del capannone senza quasi rendersene conto, completamente affidata alla guida dell’altra donna.
- L’armatura dovrebbe aver retto – disse Clint entrando alla ricerca del loro compagno, seguito da vicino dalle altre due. Poco oltre la porta c’era il casco di Iron Man annerito dalle fiamme. Pepper si chinò a raccoglierlo e lo fissò come se potesse dirle qualcosa. Lo tenne stretto a sé mentre girava lo guardo per i resti della struttura.
- Qui – disse la voce dell’agente Romanoff, china al fondo del capannone.
- Non credo che… - mormorò Barton, afferrando per un braccio Pepper e trattenendola indietro, non credendo fosse una buona idea che la ragazza vedesse quello che restava del suo fidanzato.
- No. Venite a vedere – rispose Natasha facendo cenni verso di loro.
I due si avvicinarono e Pepper, alla vista dell’armatura riversa al suolo, si mise una mano sulla bocca e sentì le gambe che le cedevano. Si accasciò in ginocchio non riuscendo a fare un altro passo avanti. Tutte le paure, tutti gl’incubi che le si erano affollati nella mente in quelle ore, tornarono a tormentarla.
Solo che non erano più incubi.
- E’ vuota – le disse l’agente Romanoff, chiedendole nel contempo spiegazioni con lo sguardo perplesso. – Sai cosa…?
- Vuota? – sussurrò con le lacrime agli occhi, non riuscendo a capire quello che l’agente le stava dicendo, ma sentendo che di nuovo il mondo attorno a lei perdeva definizione e che il buio tornava ad avvolgerla. Cercò di contrastare le tenebre, si morse la lingua per cercare di non perdere coscienza, ma fu tutto inutile. Sentì due mani che l’afferravano al volo e la facevano stendere sul freddo pavimento, e poi più niente.
- Non sa niente, nessuno sa niente – la voce di Banner li raggiunse. Era tornato normale e aveva indossato una tuta, trovata chissà dove.
- Ma tu sembri il meno sorpreso di tutti – gli disse Barton, sospettoso.
- Stark… beh, credo che lo scopriremo presto. Torniamo alla Villa. Qui abbiamo finito – rispose girandosi e prendendo tra le braccia Pepper per poi dirigersi verso l’elicottero.
- Dottor Banner, dobbiamo sapere – si impuntò Natasha.
- Si. E lei deve vederlo – rispose indicando Pepper, pallida. – E ha bisogno di un medico. Andiamo.
I due agenti si fissarono dubbiosi, ma poi decisero di fidarsi e seguirlo. 

Scusate il ritardo, ma è stata una giornata abbastanza piena! 
Eccoci al penultimo capitolo, so che le parti più di azione non sono il mio forte, ma spero lo stesso che il capitolo vi sia piaciuto abbastanza.
Ciao!
Even

  
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