Farewell Konoha
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- EPILOGO -
«Dan!!! Maledetto siate
tu e il tuo clan! Ridammi subito il mio elastico!!!»
Era cominciata una
nuova giornata a Konoha, il sole brillava alto nel cielo limpido e le strade
erano ancora poco frequentate, dato l’orario mattiniero.
Certo, c’erano Sora Nara e Dan Hyuuga che si rincorrevano da
più di venti minuti, ma quella era normale routine quotidiana…
E… sì, c’era anche
Hideki Uzumaki che flirtava apertamente con la giovane Okami Hyuuga, che nel
frattempo accarezzava il suo cane Ryu, non preoccupandosi dei meravigliosi
complimenti che il tredicenne le stava facendo, mentre Aki Aburame li guardava,
geloso fino alla punta dei capelli biondo sporco.
Sì, c’erano persino le
gemelle Natsumi e Harumi Aburame, appena dodicenni, che si scioglievano sentendo
le dolci moine che Uzumaki dedicava alla sua bella, sognando di essere loro le
prossime interlocutrici del biondino.
Naturalmente non
dobbiamo dimenticare quei peperini di Ishimaru Nara e Hiroki Uzumaki, che al
momento stavano minacciando Ayumi Aburame di dare loro delle caramelle, con un
bastoncino che era stato precedentemente affogato dentro una pozzanghera
fangosa.
Per finire, Hoshi
Uzumaki, splendida undicenne, e Fuyuki Aburame erano imboscati chissà dove, ad
amoreggiare.
Ma noi abbiamo lasciato
la povera Sora a rincorrere Dan, dato che il ragazzo le aveva deliberatamente
fregato il prezioso elastico che teneva insieme i suoi capelli ribelli castani,
una volta raggiuntolo, gli si gettò sopra, facendolo cadere in terra e
strappandogli l’oggetto dalle mani.
«Mendokuse… – esclamò, scocciata – ci avevo messo almeno cinque minuti
per farmi la coda!» si lamentò, ricominciando a raccogliere i corti capelli che
stavano a malapena nel piccolo codino.
«Ma perché porti sempre
il codino, Sora-chan? Hai i capelli talmente corti…» domandò a bruciapelo Dan,
cominciando a pulirsi dalla polvere che gli era rimasta sui pantaloni.
«Uhm… sai che non lo
so? Sarà un vizio di famiglia…» rispose la bruna, alludendo al fatto che
entrambi i suoi genitori portassero i capelli costretti in una coda di
cavallo.
In quell’istante, le
sfrecciarono a pochi centimetri due bambini, uno dai capelli biondi e uno dai
capelli tendenti all’arancione.
«Hiroki! Ishimaru nii-chan! Dove correte così di fretta?» li fermò, scaltramente, come
avendo compreso che stessero scappando da qualcuno.
«Ehm… Sora-chan –
cominciò quello coi capelli color pel di carota – Io e Ishimaru-kun stavamo…
ehm… allenandoci per una maratona!» detto questo si mise a fare un po’ di
corsetta sul posto.
«Maratona? Mendokuse! Le maratone sono troppo faticose!» borbottò il ragazzino
biondo, scostandosi da davanti all’occhio sinistro una ciocca bionda più lunga
delle altre, mostrando così gli splendidi occhi azzurro cielo, gran vanto del
clan Yamanaka.
«Ishimaru Nara! –
sbottò Sora, infastidita – È mai possibile che tu debba sempre lamentarti di
tutto?!»
«Non è colpa mia se ho
preso dal ramo discendente di papà… e ora… ci lasci andare? Non so se l’hai
capito da te, ma abbiamo un’infuriatissima Ayumi che è in procinto di fare di
noi due scendiletto…»
«Sì, sì, vai…
sfaticato! Comunque, non pensare che non racconterò questo a Shino-san!»
canticchiò la sorella, da buona, appunto, sorella qual’era.
L’ultima cosa che sentì fu l’ennesimo «Mendokuse!» da parte del fratellino, prima di vederlo sfrecciare via,
trascinato da Hiroki chissà dove.
In quell’istante si
avvicinarono ai due le gemelle Aburame, con gli occhi che sembravano due
cuoricini.
«Oddio! – strillarono –
Avete visto che Hideki ci stava provando con Okami? Ma…» Harumi terminò la sua
frase, lasciando che fosse la gemella a continuarla, come facevano sempre da
quando avevano iniziato a parlare.
«… Okami non lo
calcolava! Hihi… povero Uzumaki! Per l’ennesima volta il suo tentativo amoroso
è…»
«… miseramente fallito!
Certo però che se ci provasse con una di noi…»
«… saremmo
assolutamente felici di poter saggiare personalmente le sue labbra rosee e
carnose!»
Dan dovette seriamente
trattenersi dall’uccidere quelle due. Non le erano mai andate a genio… pensavano
troppo ai ragazzi per essere soltanto delle dodicenni. Sua madre gli aveva
insegnato che non doveva fermarsi alle apparenze, e gli aveva anche confidato
che a dodici anni, anche la signora Nara e la signora Uzumaki pensavano molto
agli esponenti dell’altro sesso.
Lui non riusciva a
crederci. Perché a lui interessava soltanto una persona, e da ben cinque anni
ormai era sempre la stessa.
«Sul serio?! Cavolo…
povero Hideki… magari – cominciò Nara, con un sorriso malizioso che le sfiorava
il viso – Ha bisogno di essere consolato…» sussurrò complice alle due ragazze
che, dopo essersi abbracciate, corsero dal povero Uzumaki che, come se non fosse
abbastanza depresso, si vide arrivare quelle due a infastidirlo.
«Ma io mi chiedo dove
avranno preso questo lato del loro carattere… Shino e Temari sono sempre state
persone serie…» commentò una voce adulta maschile da dietro i due amici.
«Inuzuka-san!» Sora
fece un salto dallo spavento. Kiba Inuzuka era in groppa al suo cane Akamaru e
la guardava con evidente accortezza.
«E così, questa è la
famosa Sora-chan… eh, Dan?»
«Oji-san!!!» gridò il moro, avvampando di botto.
«Via, via… Dan… mi avevi detto che era carina, ma non pensavo
fosse così carina! Tutta sua madre…» continuò, imperterrito, Kiba
ammiccando.
Sora arrossì
leggermente, voltando il viso dall’altra parte, sottraendosi agli sguardi
persecutori dell’Inuzuka e a quelli increduli di Dan e riflettendo sul fatto che
Inuzuka-san doveva essere proprio cieco se sosteneva la sua somiglianza con la
madre, dato che, esteriormente, era tutta suo padre.
«Oh, scusami,
signorina, ti ho messa in imbarazzo! Sono costernato!» s’inchinò l’uomo, fin
troppo esageratamente per essere preso sul serio.
Hyuuga afferrò la mano
dell’amica e la trascinò via da quella situazione oltremodo imbarazzante.
«Ti prego, scusalo! Non
è tanto a posto!» esclamò, toccandosi più volte la tempia col dito indice,
sottolineando che suo zio non fosse normale.
«N-no… non importa…»
rispose ancora imbarazzata, cominciando a rigirarsi le mani ormai sudate.
Conosceva Dan da una vita e per lui provava da sempre
qualcosa che andava oltre l’amicizia… qualcosina, ma proprio poco poco.
E ora sentiva dire
dallo zio del suo migliore amico queste cose?! Non era concepibile!
Aaah… come le sarebbe piaciuto avere uno zio così! Le
rivelazioni amorose sarebbero state diecimila volte più facili… come se non
bastasse avere la dottoressa Stranamore come madre. Lei avrebbe combinato
appuntamenti su appuntamenti per vedere la sua bambina uscire con un ragazzo (mentre suo padre tentava in tutti i
modi di dissuaderla dal portargli via la sua hime-chan).
Stava già progettando
matrimoni futuri, come ad esempio era riuscita a combinare un’uscita
costringendo il povero Ishimaru con Aika Sarutobi! La figlia di Konohamaru e
Hanabi, che aveva soltanto otto anni!
Ma ormai la conosceva
sin troppo bene Ino Yamanaka, a lei piaceva impicciarsi degli affari amorosi di
tutti i suoi amici, ma dei suoi soprattutto, e a Sora veniva sempre da ridere
quando suo padre la difendeva, ma in realtà era quello che se le sentiva di
più.
«Ehi! Che ne dici se
andiamo a mangiare qualcosa?» le domandò Dan nervosamente, temendo che le parole
dello zio Kiba avessero scosso la ragazza.
«Uhm! Ma sì, dai! Ho
voglia di… carne alla griglia!» la quattordicenne alzò un pugno al cielo,
accelerando il passo in modo da raggiungere il prima possibile il
ristorante.
Correndo via, senza
preoccuparsi di niente e nessuno, finì per urtare qualcuno.
«Oh! Sora-chan! Quale
meraviglia incontrare una così giovine pulzella in giro per Konoha, non è vero,
miei giovani compagni?»
Il sensei Rock Lee
salutò con la sua solita giovialità la ragazza, rivolgendo poi uno dei suoi
sorrisi speciali ai tre compagni che aveva vicino: Choji Akimichi e Sabaku no
Kankuro.
«Buongiorno
Lee-sensei, ‘giorno Choji-sensei, ‘giorno Kankuro-sensei…» cantilenarono i
due.
«Dove andate così di
fretta, furbacchioni?» domandò Kankuro con una nota di malizia nella voce.
I ragazzi
avvamparono.
«Kankuro-sensei!
Avevamo semplicemente fame!»
«Ecco, ora che ci
penso…» cominciò Choji, prima di essere interrotto dal brontolio del suo
stomaco.
«Choji-kun! Stiamo
andando al mercato proprio per questo!» lo rimbeccò il più anziano e, mentre i
tre cominciarono a parlare tra loro di come l’uomo in carne avesse divorato
tutto il loro frigo la sera prima, Sora e Dan ne approfittarono per
scappare.
Convennero
unanimemente: la carne alla griglia alle dieci di mattina era veramente pesante
sullo stomaco.
«Guarda che roba! –
esclamò Sora indignata, tenendosi la pancia, inesistente – Guarda! Avrò preso
almeno un chilo con questa bravata! Dannazione!» e tirò un pugno sulla testa di
Dan.
«Uff… è stata una tua
idea, signorina decido-io-dove-andare-a-mangiare! – replicò Hyuuga, incrociando
le braccia e sbuffando – Io volevo mangiare cibo cinese!»
«Tu vuoi sempre mangiare cibo cinese, Dan-kun!»
«E tu vuoi sempre mangiare carne alla griglia!»
«È colpa dello zio
Choji!»
«Sì, ecco! Dai la
colpa agli altri! Dai sempre la colpa agli altri!»
«Ma… brutto pezzo
di…» le venne tappata la bocca dalla mano pallida dell’amico.
«Evitiamo di litigare
per la tua pancia inesistente, d’accordo, Sora-kun?» sussurrò il ragazzo con
voce stranamente sensuale, quasi stesse dicendole dolci parole d’amore.
Erano molto vicini,
il naso di Dan sfiorava la guancia di Sora e fece avvampare la ragazza
dall’imbarazzo. Aveva già avuto contatti simili con lo Hyuuga, ma non si era mai
ritrovata nella situazione di sentirsi così a disagio.
In risposta, lui
aveva caldo. Stava sudando. Gli sudavano parti che non aveva, deglutì, mai
percepito sudare.
Si allontanò
dall’amica quasi fosse scottata ed entrambi voltarono lo sguardo, rossi ed
impacciati come due adolescenti al loro primo appuntamento.
«Ehm… che ne dici se
andiamo a casa mia a bere qualcosa?» propose Sora, senza guardare Dan negli
occhi, sfregandosi nervosamente un braccio.
«Sì, ehm… è una buona
idea…» biascicò, rosso d’imbarazzo, il giovane, voltando repentinamente lo
sguardo dalla parte opposta, fissando i suoi occhi innaturalmente bianchi sul
cielo così innaturalmente azzurro, quasi come gli occhi della madre della
ragazza che amava.
S’incamminarono, e
per tutto il tragitto, nessuno dei due fu capace di aprire bocca nemmeno per
dire due o tre paroline, cosa che erano soliti fare sempre. Non c’era stata
passeggiata in cui in due erano stati zitti, ma era logico dopotutto: con una
chiacchierona come Sora…
Attraversarono la via
principale di Konoha, scavalcarono i corpi inermi di Ishimaru e Hiroki, che alla
fine erano stati raggiunti da Ayumi e violentemente picchiati, sorpassarono
senza farsi notare alcuni vicoli del Villaggio, incontrando più volte Hoshi e
Fuyuki intenti in effusioni varie, e per finire scoppiarono in una grassa
risata, vedendo che Hideki stava recitando ad Okami una poesia di sua
invenzione.
«Ode ad Okami, di Hideki Uzumaki.
Oh, dolce principessa degli animali abbaianti,
i tuoi occhi sono come il brasato,
tanto belli quanto cani ululanti,
nemmeno superano quelli di mio nonno
Minato.»
Capite anche voi,
cari lettori, che leggere di questi obbrobri… il nostro amico Pascoli, il nostro
compagno di giochi Mario Luzi e il nostro divino Petrarca (?) si rivolterebbero
più e più volte nella tomba, povere anime.
Dicevamo, Sora e Dan
arrivarono velocemente a casa Nara, che scoprirono sotto assedio: piatti e
posate volavano qua e là, alcuni portatovaglioli erano finiti in terra,
sporcandosi sull’erba bagnata di rugiada, mentre molte forchette erano rimaste
conficcate nel terreno.
Hyuuga osservò esterrefatto la scena, per poi rilassarsi:
quella era routine in casa Nara.
Oltretutto, dalle
finestre aperte, provenivano gli urli disumani della proprietaria di casa e
unica dittatrice: Ino Yamanaka.
«Razza di
scansafatiche! Mangiapane a tradimento! Nemmeno so perché ti ho sposato! Non hai
un minimo di senso del dovere!!!» strillava la bionda.
«Non solo mi hai
sposato, cara, ma ci hai pure fatto due figli con me!» replicava l’uomo,
peggiorando solo la situazione.
«Non hai rispetto per
tua moglie!!!» un bicchiere di plastica volò fuori dalla finestra, mancando di
pochi centimetri Sora.
«Io ho rispetto per
te, tesoro dolce, ma ne avrei di più se tu la smettessi di lanciarmi addosso
tutto il servizio buon… no! Tesoro no! Amore! Lascia andare la pentola! No! Cosa
vuoi fare?! Ino?! Cara?! INO! INO FERMATI!!!»
La porta si aprì
fragorosamente.
«Sono a casa!!!»
esclamò la primogenita della famiglia, entrando velocemente in salotto e
lanciandosi in cucina, per osservare i risvolti del suo intervento. Chissà se
era riuscita a salvare suo padre…
La scenetta che le si
presentò davanti ritraeva Shikamaru Nara nell’atto di proteggersi i gioielli di
famiglia, mentre la moglie, munita di pentola e cucchiaio di legno, era in
procinto di far di quei preziosi un minestrone.
L’occhiata che suo
padre le lanciò le fece intendere che la sua paghetta sarebbe raddoppiata per
quella settimana.
«Buongiorno mammina!
Come mai così infuriata con papà?» si avvicinò all’uomo e gli schioccò un bacio
sulla guancia.
«Tuo padre – cominciò
la bionda, scandendo bene le parole – non vuole portarmi alla festa di Konoha
domani!»
«Tesoro… sarà la
solita seccatura! L’esibizione di Okami-chan e Kiba-kun con i cani, la danza del
ventre di Sakura-chan, i tentativi comici malriusciti di Lee-kun, Choji-kun e
Kankuro-sempai, sì insomma… la solita noia…»
«Ma… Sora vuole
andarci, vero tesoro?» la madre scoccò un’occhiata assassina alla figlia, che
per tutta risposta si fece piccola piccola.
«Ehm… veramente… io…
io… ci vado già con Dan-kun…»
Quella frase fece
sbuffare la bionda e drizzare le orecchie dell’uomo.
«Eh-ehm… e quando ti
avrei dato il permesso?»
«Papino…»
«No.»
«Papinino?»
«No! E non guardarmi
con quegli occhi!»
«Papuccio?»
«Ho detto no…»
«Shiky-chan?» (*)
«Sora!!! E va bene…»
«Yay! Paparinuccio
puccio ti voglio tanto bene!» l’abbracciò.
«Ehm… salve…» la
vocetta imbarazzata di Dan interruppe quello strano, quanto quotidiano,
quadretto familiare.
I due coniugi si
voltarono di scatto.
«Ciao! Dan-kun!»
esclamò Ino, avvicinandosi al ragazzo e baciandogli la fronte affettuosamente.
«Allora, giovanotto, come stanno mamma e papà?»
«Benissimo, papà
saluta tanto Shikamaru-san e gli dice di non mancare domani alla festa di Konoha
perché mi ha detto di ricordarvi che avete un appuntamento con loro.»
Il viso di Nara passò
da un’espressione tra il rilassato e l’annoiato, ad un viso teso e sbiancato
dalla paura, voltando lo sguardo verso la direzione di sua moglie, che lo stava
fulminando con fare terribilmente omicida.
«Ehm? Ti ho mai detto
quanto ti amo, Ino-chan?»
Il volto della donna
si distese, rivelando i lineamenti ancora perfetti e non segnati in nessun modo
dallo scorrere del tempo, si mosse verso il marito, si sedette sulle sue gambe e
gli buttò le braccia intorno al collo.
«Sì… anche io ti amo,
tesoro…» sussurrò, baciandolo sul collo.
Dan e Sora si
guardarono disgustati e si diressero lentamente ed in punta di piedi, verso la
camera della ragazza, ridendo sottecchi.
«Qui mi scappa il
secondo fratello…» fu il commento della ragazza, che fece scoppiare a ridere
l’amico.
Passarono davanti al
salotto di soppiatto, quando entrambi si fermarono davanti alla porta di legno
scorrevole, gettando gli occhi su un numero indeterminato di fotografie sparse
alla rinfusa sul tavolino e un grande album aperto al centro.
«Mamma!!!» chiamò la
giovane. La donna accorse velocemente, tirandosi dietro per il colletto (tutto
sporco di rossetto) il marito.
«Dimmi!»
«Cosa sono quelle
fotografie?» domandò, indicando il macello in salotto.
«Quelle? Beh… le foto
di quando tuo padre ed io eravamo giovani!» esclamò la donna, sorridendo
gioviale, alzando in aria il pugno, felice come una quindicenne.
Gli occhi della
ragazzina s’illuminarono di gioia.
«Possiamo vederle?»
pregò con voce mielosa, facendo gli occhi dolci ai genitori. «Ti prego,
mammina…»
Shikamaru sbuffò,
grattandosi la nuca.
«Ma anche no!»
«E invece sì! Forza
sedetevi!» rispose invece la bionda, prendendo posto davanti al grande
album.
Lo aprì alla prima
pagina.
La foto era molto
colorata, ritraeva due bambine, una timida bimba dai capelli rosa e un’altra
dall’espressione vincente tatuata sul viso, che guardavano con occhi ammirati un
ragazzino alto e dagli occhi neri come la pece.
«Questa sono io, con
Sakura-chan e Sasuke Uchiha!»
I due ragazzini
osservarono increduli la foto.
«Wow!!! Era
bellissimo!!!» commentò Sora, ricevendo un’occhiataccia assatanata da Dan.
«Un buffone…»
sussurrò l’uomo.
«Tsk… tuo padre è
geloso ancora oggi!» rise la bionda.
«Non sono
geloso!»
«Dai papà! Continua
mamma!»
La donna girò
un’altra pagina, mostrando la foto della stessa bambina bionda di prima, che
sorrideva felicemente, tenendo a braccetto due bambini, uno grassottello, e
l’altro dall’espressione annoiata.
«Questi siamo tua
madre, Choji-kun ed io!» spiegò Shikamaru, indicando col dito la biondina.
«Sugoi!!! Ora capisco da chi ho preso!» gridò Sora. «Mamma!!! Eri
così kawaii!!!»
«Vero?» si
pavoneggiò.
I due uomini si
guardarono.
«Tale madre, tale
figlia!» sussurrarono, sbuffando.
Era il turno della
terza foto: una donna molto matura e affascinante, i capelli biondo sporco
raccolti in quattro codini disordinati, salutava l’obbiettivo tenendo una mano
sulla spalla del secondo protagonista della fotografia, un ragazzo davvero
attraente che teneva fra le labbra una sigaretta giunta ormai al suo limite.
Lo sfondo era
piuttosto triste: un’alta duna di sabbia spazzata via dal vento, e
nient’altro.
«Tuo padre con
Temari-san!»
I due ragazzi
strabuzzarono gli occhi.
«Papà!!! Te la facevi
con la moglie di Aburame-san?!»
«Certo che no!!!»
«Non è vero! Lei e
papà hanno avuto una tresca di un annetto buono!» dichiarò Ino, sorridendo
complice.
«Papà! Da te non me
lo sarei mai aspettato!»
«Shikamaru-san!»
«Ehi! Ehi!» cercò di
difendersi il genitore. «Beh… vostra madre ne ha avuto uno con Sai-san!»
«Questa è una bugia!»
ribatté la donna.
«Invece no!»
«Invece sì!»
«No!»
«Sì!»
«No!»
I ragazzi si
lanciarono un’occhiata divertita.
«Ecco… han
ricominciato!» mormorò Sora, alzandosi in piedi.
«Finiremo più tardi!»
aggiunse Dan, seguendo la ragazza che si stava dirigendo verso la sua camera,
salendo le scale interne della casa a due gradini per volta.
Si arrestò sul
pianerottolo del primo piano, indecisa sul da farsi, finché l’amico, che non
prestava abbastanza attenzione a dove mettere i piedi, non inciampò nell’ultimo
gradino, cadendole addosso.
«Ma sei pirla?!»
«Prenditela con
mamma…» borbottò lui serio, alludendo alla goffaggine di Tenten. «Piuttosto,
perché ti sei fermata qui?» le domandò, tirandosi in piedi e offrendole la mano
per alzare anche l’amica.
«Beh… è da un po’ che
non andiamo in soffitta, vero?» il suoi occhi si fecero furbetti.
«Sai una cosa… hai
ragione!» annuì l’altro, complice.
Salirono di corsa la
seconda rampa di scale, finché non si trovarono davanti una mansarda grande e
completamente ricoperta di polvere, dove l’unica luce proveniva da un fascio che
traspariva da una finestra sul tetto.
Mossero qualche passo
in quel pulviscolo e raggiunsero un vecchio baule, che probabilmente era molto
vecchio.
«Wow! Questo qui è
nuovissimo! Non l’avevamo mai visto!» esclamò Dan, rammentando le innumerevoli
volte che, da piccoli, lui e Sora avevano ficcanasato in mansarda.
«Già! Apriamolo!»
Infilarono la chiave
arrugginita nella serratura altrettanto rovinata e girarono, alzando il
coperchio che cigolò un poco.
Era un baule
piuttosto vuoto, ad esclusione di quello che sembrava un elegante vestito
nero.
I due giovani si
guardarono negli occhi, prima di tirare su l’abito e ammirarlo in tutto il suo
splendore.
Bellissimo. Un
meraviglioso abito nero, con disegnate delle nuvolette, delle nuvolette rosso
sangue.
Lessico:
Mendokuse: seccatura.
Sugoi: che meraviglia!
Kawaii: carino/a
Hime: principessa
Oji-san: zio, diverso da oji-isan che significa “vecchio”
(*) da Cosa provo per lui di Eleanor. Grazie Ele-sensei *inchino*
A/N
E così, è finita. La long-fic può dirsi conclusa. Voglio
sottolineare però un paio di cosucce che ho voluto nascondere in questo epilogo:
I figli:
Sora: la copia sputata di Ino come personalità, la copia sputata
di Shikamaru come aspetto.
Ishimaru: la copia sputata di Ino come aspetto, la copia sputata di
Shikamaru come personalità.
Questo deriva
principalmente dal fatto che, sia nella famiglia Nara che nella Yamanaka,
l’ereditarietà dei caratteri è incredibilmente precisa. Se ci fate caso,
Shikamaru è uguale spiccicato al padre, mentre Ino somiglia incredibilmente a
suo padre.
Inoltre i nomi sono
stati scelti con scopo ben preciso:
Sora significa “cielo” (indovinate cosa guarda Shikamaru dal
mattino alla sera?).
Ishimaru qui ho dovuto ingegnarmi: se Sora inizia per “S” (iniziale
di “Shikamaru”), mi serviva un nome che iniziasse per “I” (iniziale di “Ino”), e
poi ho aggiunto shimaru (allusione al nome “Shikamaru”).
Quindi: InoShikamaru à Ishimaru.
Dan: allegro come Tenten, seppellisce i sentimenti come Neji,
non gli servono molte parole per spiegare ciò che ha da dire, esattamente come
Neji. La passione dei cibi cinesi, deriva da Tenten che, il secondo databook di
Naruto rivela, ha un amore sviscerato per tarocchi e cibi cinesi.
I figli di Temari e Shino: hanno in comune con i genitori i capelli (Aki li ha biondo
sporco come Temari, ma corti come Shino). Il fatto che siano nate delle gemelle
(Harumi e Natsumi) deriva dai genitori di Temari. La madre di Temari aveva un
fratello gemello che si chiamava Yashamaru; quindi, a differenza di Shikamaru ed
Ino, che – sembra – non abbiano gemelli nella famiglia, grazie all’ereditarietà,
sarebbe stata logica la nascita di gemelli.
Inoltre, i loro nomi
(ad esclusione di “Ayumi”) sono quelli delle stagioni: Fuyuki (inverno), Aki
(autunno), Harumi (primavera), Natsumi (estate).
Il cognome Aburame:
“Abu” significa tafano o cimice, i tafani si trovano soprattutto nelle stagioni
calde (Natsu, Haru), mentre le cimici le vedi in inverno ed autunno (Fuyu,
Aki).
Harumi e Natsumi: la loro “ocaggine” deriva un po’ da Kankuro. Kankuro è
sempre descritto come un dongiovanni (o almeno, molti se lo immaginano tale) o
comunque una persona un po’ buffa. Da qualcuno avrà preso, no? Quindi, quei geni
potrebbero discendere da un parente, che a sua volta li ha trasmessi alle due.
(non so se avete ben capito…)
Okami e Hideki: qui ho voluto giocare tantissimo sul fatto che a Hinata
piaceva Naruto, ma Naruto non la notava. Hideki ama svisceratamente (quanto
Naruto amava Sakura) Okami, ma Okami non lo nota e non gliene importa nulla.
Okami (secondo il mio dizionarietto) significa “lupo”.
Hoshi: nell’epilogo non è molto presentata, ma il suo nome deriva
al verbo hoshi i che in giapponese significa “volere” (allusione alla
determinazione di Naruto e Sakura) o anche da hoshi, “stella”.
Hiroki: il migliore amico di Ishimaru, insieme ne combinano di tutti i colori… non vi ricordano
molto i “Quattro di Konoha” (Naruto, Shikamaru, Choji e Kiba)? Anche se sono
solo due…
Il vestito
dell’Akatsuki:
Semplicemente, volevo
far notare che non è stato buttato. Quel vestito fa parte dei ricordi più
importanti della vita di Ino e Tenten e sottolinea che, comunque, ci tengono
ancora ad esso e alla loro esperienza all’Akatsuki.
Ok! Passiamo ai
ringraziamenti!
Angebo: Grazie mille! ^^
Kaho_chan: Iii… me l’aspettavo, purtroppo. Mi dispiace! Ti giuro che
non ne avevo l’intenzione… ma sai quando si è in quei momenti in cui non sei tu
che scrivi, ma sono le tue dita che battono sulla tastiera senza che tu ti
accorga di quello che hai scritto? Ecco. Era uno di quei momenti! Quel capitolo l’ho scritto tutto in 2 ore circa!
Sigh… spero comunque di non averti delusa! E che questo capitolo ti piaccia più
del primo! ^^
Celiane4ever: Grazie mille! ^^ Sono felice ti sia piaciuta! Certo che ne
scriverò delle altre! Io sono perennemente attaccata al mio PC! Intaserò EFP di
ShikaIno! U_U
Giuli@: Grazie infinite! *_* Comunque… sono felice che ti sia
piaciuta! E anche questo epilogo spero ti faccia sorridere!
_Fallen_Star_: Mi dispiace contraddirti, ma Itachi e Deidara sono morti! ^^
E lo dico!
«Questo è un addio…» sussurrarono poi all’unisono, mentre i
quattro ragazzi si allontanarono furtivamente dalla foresta.
I due uomini si prepararono alla battaglia.
Battaglia dalla quale non ne sarebbero mai usciti, vivi.
Comunque grazie mille
per i complimenti! *O* Così ingigantisci il mio ego! XD No, scherzo! Grazie!
Maobh: Grazie mille! Come al solito apprezzo molto il commento! *O*
Però… non posso credere che tu sia una fan ShikaTema! Quando l’ho letto ci sono
rimasta secca! O_O Ti ringrazio infinitamente per avermi seguita lo stesso, ma
temo che non pubblicherò mai una ShikaTema… sigh! Però sta certa che continuerò
a pubblicare! Magari non solo ShikaIno! XD
Revan: Ehi, grazie mille!!! ^^ Sono contenta siano anche le tue
coppie preferite! E spero che anche questo epilogo ti piaccia! È un po’ la vita
dei figli dei ninja, quindi… ^^
Grazie per avermi
seguita!
Arigatou a tutti!
Ja ne.
Akami