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Autore: Akami92    10/11/2007    5 recensioni
[SPOILER ANCHE NELL'INTRODUZIONE!]
Attraversarono la via principale di Konoha, scavalcarono i corpi inermi di Ishimaru e Hiroki, che alla fine erano stati raggiunti da Ayumi e violentemente picchiati, sorpassarono senza farsi notare alcuni vicoli del Villaggio, incontrando più volte Hoshi e Fuyuki intenti in effusioni varie, e per finire scoppiarono in una grassa risata, vedendo che Hideki stava recitando ad Okami una poesia di sua invenzione.
«Ode ad Okami, di Hideki Uzumaki.
Oh, dolce principessa degli animali abbaianti,
i tuoi occhi sono come il brasato,
tanto belli quanto cani ululanti,
nemmeno superano quelli di mio nonno Minato.
»
[ShikamaruxIno][ItachixIno] [TentenxNeji][TentenxDeidara]
[Accenni ShikakuxYoshino] [Accenni SakuraxNaruto] [Accenni KibaxHinata] [Accenni ShinoxTemari]
[EPILOGO!]
Genere: Romantico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Sorpresa
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Farewell Konoha

________________________________________________

 

- EPILOGO -

 

 

«Dan!!! Maledetto siate tu e il tuo clan! Ridammi subito il mio elastico!!!»

Era cominciata una nuova giornata a Konoha, il sole brillava alto nel cielo limpido e le strade erano ancora poco frequentate, dato l’orario mattiniero.

Certo, c’erano Sora Nara e Dan Hyuuga che si rincorrevano da più di venti minuti, ma quella era normale routine quotidiana…

E… sì, c’era anche Hideki Uzumaki che flirtava apertamente con la giovane Okami Hyuuga, che nel frattempo accarezzava il suo cane Ryu, non preoccupandosi dei meravigliosi complimenti che il tredicenne le stava facendo, mentre Aki Aburame li guardava, geloso fino alla punta dei capelli biondo sporco.

Sì, c’erano persino le gemelle Natsumi e Harumi Aburame, appena dodicenni, che si scioglievano sentendo le dolci moine che Uzumaki dedicava alla sua bella, sognando di essere loro le prossime interlocutrici del biondino.

Naturalmente non dobbiamo dimenticare quei peperini di Ishimaru Nara e Hiroki Uzumaki, che al momento stavano minacciando Ayumi Aburame di dare loro delle caramelle, con un bastoncino che era stato precedentemente affogato dentro una pozzanghera fangosa.

Per finire, Hoshi Uzumaki, splendida undicenne, e Fuyuki Aburame erano imboscati chissà dove, ad amoreggiare.

Ma noi abbiamo lasciato la povera Sora a rincorrere Dan, dato che il ragazzo le aveva deliberatamente fregato il prezioso elastico che teneva insieme i suoi capelli ribelli castani, una volta raggiuntolo, gli si gettò sopra, facendolo cadere in terra e strappandogli l’oggetto dalle mani.

«Mendokuse… – esclamò, scocciata – ci avevo messo almeno cinque minuti per farmi la coda!» si lamentò, ricominciando a raccogliere i corti capelli che stavano a malapena nel piccolo codino.

«Ma perché porti sempre il codino, Sora-chan? Hai i capelli talmente corti…» domandò a bruciapelo Dan, cominciando a pulirsi dalla polvere che gli era rimasta sui pantaloni.

«Uhm… sai che non lo so? Sarà un vizio di famiglia…» rispose la bruna, alludendo al fatto che entrambi i suoi genitori portassero i capelli costretti in una coda di cavallo.

In quell’istante, le sfrecciarono a pochi centimetri due bambini, uno dai capelli biondi e uno dai capelli tendenti all’arancione.

«Hiroki! Ishimaru nii-chan! Dove correte così di fretta?» li fermò, scaltramente, come avendo compreso che stessero scappando da qualcuno.

«Ehm… Sora-chan – cominciò quello coi capelli color pel di carota – Io e Ishimaru-kun stavamo… ehm… allenandoci per una maratona!» detto questo si mise a fare un po’ di corsetta sul posto.

«Maratona? Mendokuse! Le maratone sono troppo faticose!» borbottò il ragazzino biondo, scostandosi da davanti all’occhio sinistro una ciocca bionda più lunga delle altre, mostrando così gli splendidi occhi azzurro cielo, gran vanto del clan Yamanaka.

«Ishimaru Nara! – sbottò Sora, infastidita – È mai possibile che tu debba sempre lamentarti di tutto?!»

«Non è colpa mia se ho preso dal ramo discendente di papà… e ora… ci lasci andare? Non so se l’hai capito da te, ma abbiamo un’infuriatissima Ayumi che è in procinto di fare di noi due scendiletto…»

«Sì, sì, vai… sfaticato! Comunque, non pensare che non racconterò questo a Shino-san!» canticchiò la sorella, da buona, appunto, sorella qual’era.

L’ultima cosa che sentì fu l’ennesimo «Mendokuse!» da parte del fratellino, prima di vederlo sfrecciare via, trascinato da Hiroki chissà dove.

In quell’istante si avvicinarono ai due le gemelle Aburame, con gli occhi che sembravano due cuoricini.

«Oddio! – strillarono – Avete visto che Hideki ci stava provando con Okami? Ma…» Harumi terminò la sua frase, lasciando che fosse la gemella a continuarla, come facevano sempre da quando avevano iniziato a parlare.

«… Okami non lo calcolava! Hihi… povero Uzumaki! Per l’ennesima volta il suo tentativo amoroso è…»

«… miseramente fallito! Certo però che se ci provasse con una di noi…»

«… saremmo assolutamente felici di poter saggiare personalmente le sue labbra rosee e carnose!»

Dan dovette seriamente trattenersi dall’uccidere quelle due. Non le erano mai andate a genio… pensavano troppo ai ragazzi per essere soltanto delle dodicenni. Sua madre gli aveva insegnato che non doveva fermarsi alle apparenze, e gli aveva anche confidato che a dodici anni, anche la signora Nara e la signora Uzumaki pensavano molto agli esponenti dell’altro sesso.

Lui non riusciva a crederci. Perché a lui interessava soltanto una persona, e da ben cinque anni ormai era sempre la stessa.

«Sul serio?! Cavolo… povero Hideki… magari – cominciò Nara, con un sorriso malizioso che le sfiorava il viso – Ha bisogno di essere consolato…» sussurrò complice alle due ragazze che, dopo essersi abbracciate, corsero dal povero Uzumaki che, come se non fosse abbastanza depresso, si vide arrivare quelle due a infastidirlo.

«Ma io mi chiedo dove avranno preso questo lato del loro carattere… Shino e Temari sono sempre state persone serie…» commentò una voce adulta maschile da dietro i due amici.

«Inuzuka-san!» Sora fece un salto dallo spavento. Kiba Inuzuka era in groppa al suo cane Akamaru e la guardava con evidente accortezza.

«E così, questa è la famosa Sora-chan… eh, Dan?»

«Oji-san!!!» gridò il moro, avvampando di botto.

«Via, via… Dan… mi avevi detto che era carina, ma non pensavo fosse così carina! Tutta sua madre…» continuò, imperterrito, Kiba ammiccando.

Sora arrossì leggermente, voltando il viso dall’altra parte, sottraendosi agli sguardi persecutori dell’Inuzuka e a quelli increduli di Dan e riflettendo sul fatto che Inuzuka-san doveva essere proprio cieco se sosteneva la sua somiglianza con la madre, dato che, esteriormente, era tutta suo padre.

«Oh, scusami, signorina, ti ho messa in imbarazzo! Sono costernato!» s’inchinò l’uomo, fin troppo esageratamente per essere preso sul serio.

Hyuuga afferrò la mano dell’amica e la trascinò via da quella situazione oltremodo imbarazzante.

«Ti prego, scusalo! Non è tanto a posto!» esclamò, toccandosi più volte la tempia col dito indice, sottolineando che suo zio non fosse normale.

«N-no… non importa…» rispose ancora imbarazzata, cominciando a rigirarsi le mani ormai sudate.

Conosceva Dan da una vita e per lui provava da sempre qualcosa che andava oltre l’amicizia… qualcosina, ma proprio poco poco.

E ora sentiva dire dallo zio del suo migliore amico queste cose?! Non era concepibile!

Aaah… come le sarebbe piaciuto avere uno zio così! Le rivelazioni amorose sarebbero state diecimila volte più facili… come se non bastasse avere la dottoressa Stranamore come madre. Lei avrebbe combinato appuntamenti su appuntamenti per vedere la sua bambina uscire con un ragazzo (mentre suo padre tentava in tutti i modi di dissuaderla dal portargli via la sua hime-chan).

Stava già progettando matrimoni futuri, come ad esempio era riuscita a combinare un’uscita costringendo il povero Ishimaru con Aika Sarutobi! La figlia di Konohamaru e Hanabi, che aveva soltanto otto anni!

Ma ormai la conosceva sin troppo bene Ino Yamanaka, a lei piaceva impicciarsi degli affari amorosi di tutti i suoi amici, ma dei suoi soprattutto, e a Sora veniva sempre da ridere quando suo padre la difendeva, ma in realtà era quello che se le sentiva di più.

«Ehi! Che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa?» le domandò Dan nervosamente, temendo che le parole dello zio Kiba avessero scosso la ragazza.

«Uhm! Ma sì, dai! Ho voglia di… carne alla griglia!» la quattordicenne alzò un pugno al cielo, accelerando il passo in modo da raggiungere il prima possibile il ristorante.

Correndo via, senza preoccuparsi di niente e nessuno, finì per urtare qualcuno.

«Oh! Sora-chan! Quale meraviglia incontrare una così giovine pulzella in giro per Konoha, non è vero, miei giovani compagni?»

Il sensei Rock Lee salutò con la sua solita giovialità la ragazza, rivolgendo poi uno dei suoi sorrisi speciali ai tre compagni che aveva vicino: Choji Akimichi e Sabaku no Kankuro.

«Buongiorno Lee-sensei, ‘giorno Choji-sensei, ‘giorno Kankuro-sensei…» cantilenarono i due.

«Dove andate così di fretta, furbacchioni?» domandò Kankuro con una nota di malizia nella voce.

I ragazzi avvamparono.

«Kankuro-sensei! Avevamo semplicemente fame!»

«Ecco, ora che ci penso…» cominciò Choji, prima di essere interrotto dal brontolio del suo stomaco.

«Choji-kun! Stiamo andando al mercato proprio per questo!» lo rimbeccò il più anziano e, mentre i tre cominciarono a parlare tra loro di come l’uomo in carne avesse divorato tutto il loro frigo la sera prima, Sora e Dan ne approfittarono per scappare.

 

Convennero unanimemente: la carne alla griglia alle dieci di mattina era veramente pesante sullo stomaco.

«Guarda che roba! – esclamò Sora indignata, tenendosi la pancia, inesistente – Guarda! Avrò preso almeno un chilo con questa bravata! Dannazione!» e tirò un pugno sulla testa di Dan.

«Uff… è stata una tua idea, signorina decido-io-dove-andare-a-mangiare! – replicò Hyuuga, incrociando le braccia e sbuffando – Io volevo mangiare cibo cinese!»

«Tu vuoi sempre mangiare cibo cinese, Dan-kun!»

«E tu vuoi sempre mangiare carne alla griglia!»

«È colpa dello zio Choji!»

«Sì, ecco! Dai la colpa agli altri! Dai sempre la colpa agli altri!»

«Ma… brutto pezzo di…» le venne tappata la bocca dalla mano pallida dell’amico.

«Evitiamo di litigare per la tua pancia inesistente, d’accordo, Sora-kun?» sussurrò il ragazzo con voce stranamente sensuale, quasi stesse dicendole dolci parole d’amore.

Erano molto vicini, il naso di Dan sfiorava la guancia di Sora e fece avvampare la ragazza dall’imbarazzo. Aveva già avuto contatti simili con lo Hyuuga, ma non si era mai ritrovata nella situazione di sentirsi così a disagio.

In risposta, lui aveva caldo. Stava sudando. Gli sudavano parti che non aveva, deglutì, mai percepito sudare.

Si allontanò dall’amica quasi fosse scottata ed entrambi voltarono lo sguardo, rossi ed impacciati come due adolescenti al loro primo appuntamento.

«Ehm… che ne dici se andiamo a casa mia a bere qualcosa?» propose Sora, senza guardare Dan negli occhi, sfregandosi nervosamente un braccio.

«Sì, ehm… è una buona idea…» biascicò, rosso d’imbarazzo, il giovane, voltando repentinamente lo sguardo dalla parte opposta, fissando i suoi occhi innaturalmente bianchi sul cielo così innaturalmente azzurro, quasi come gli occhi della madre della ragazza che amava.

S’incamminarono, e per tutto il tragitto, nessuno dei due fu capace di aprire bocca nemmeno per dire due o tre paroline, cosa che erano soliti fare sempre. Non c’era stata passeggiata in cui in due erano stati zitti, ma era logico dopotutto: con una chiacchierona come Sora…

Attraversarono la via principale di Konoha, scavalcarono i corpi inermi di Ishimaru e Hiroki, che alla fine erano stati raggiunti da Ayumi e violentemente picchiati, sorpassarono senza farsi notare alcuni vicoli del Villaggio, incontrando più volte Hoshi e Fuyuki intenti in effusioni varie, e per finire scoppiarono in una grassa risata, vedendo che Hideki stava recitando ad Okami una poesia di sua invenzione.

«Ode ad Okami, di Hideki Uzumaki.

Oh, dolce principessa degli animali abbaianti,

i tuoi occhi sono come il brasato,

tanto belli quanto cani ululanti,

nemmeno superano quelli di mio nonno Minato.»

Capite anche voi, cari lettori, che leggere di questi obbrobri… il nostro amico Pascoli, il nostro compagno di giochi Mario Luzi e il nostro divino Petrarca (?) si rivolterebbero più e più volte nella tomba, povere anime.

Dicevamo, Sora e Dan arrivarono velocemente a casa Nara, che scoprirono sotto assedio: piatti e posate volavano qua e là, alcuni portatovaglioli erano finiti in terra, sporcandosi sull’erba bagnata di rugiada, mentre molte forchette erano rimaste conficcate nel terreno.

Hyuuga osservò esterrefatto la scena, per poi rilassarsi: quella era routine in casa Nara.

Oltretutto, dalle finestre aperte, provenivano gli urli disumani della proprietaria di casa e unica dittatrice: Ino Yamanaka.

«Razza di scansafatiche! Mangiapane a tradimento! Nemmeno so perché ti ho sposato! Non hai un minimo di senso del dovere!!!» strillava la bionda.

«Non solo mi hai sposato, cara, ma ci hai pure fatto due figli con me!» replicava l’uomo, peggiorando solo la situazione.

«Non hai rispetto per tua moglie!!!» un bicchiere di plastica volò fuori dalla finestra, mancando di pochi centimetri Sora.

«Io ho rispetto per te, tesoro dolce, ma ne avrei di più se tu la smettessi di lanciarmi addosso tutto il servizio buon… no! Tesoro no! Amore! Lascia andare la pentola! No! Cosa vuoi fare?! Ino?! Cara?! INO! INO FERMATI!!!»

La porta si aprì fragorosamente.

«Sono a casa!!!» esclamò la primogenita della famiglia, entrando velocemente in salotto e lanciandosi in cucina, per osservare i risvolti del suo intervento. Chissà se era riuscita a salvare suo padre…

La scenetta che le si presentò davanti ritraeva Shikamaru Nara nell’atto di proteggersi i gioielli di famiglia, mentre la moglie, munita di pentola e cucchiaio di legno, era in procinto di far di quei preziosi un minestrone.

L’occhiata che suo padre le lanciò le fece intendere che la sua paghetta sarebbe raddoppiata per quella settimana.

«Buongiorno mammina! Come mai così infuriata con papà?» si avvicinò all’uomo e gli schioccò un bacio sulla guancia.

«Tuo padre – cominciò la bionda, scandendo bene le parole – non vuole portarmi alla festa di Konoha domani!»

«Tesoro… sarà la solita seccatura! L’esibizione di Okami-chan e Kiba-kun con i cani, la danza del ventre di Sakura-chan, i tentativi comici malriusciti di Lee-kun, Choji-kun e Kankuro-sempai, sì insomma… la solita noia…»

«Ma… Sora vuole andarci, vero tesoro?» la madre scoccò un’occhiata assassina alla figlia, che per tutta risposta si fece piccola piccola.

«Ehm… veramente… io… io… ci vado già con Dan-kun…»

Quella frase fece sbuffare la bionda e drizzare le orecchie dell’uomo.

«Eh-ehm… e quando ti avrei dato il permesso?»

«Papino…»

«No.»

«Papinino?»

«No! E non guardarmi con quegli occhi!»

«Papuccio?»

«Ho detto no…»

«Shiky-chan?» (*)

«Sora!!! E va bene…»

«Yay! Paparinuccio puccio ti voglio tanto bene!» l’abbracciò.

«Ehm… salve…» la vocetta imbarazzata di Dan interruppe quello strano, quanto quotidiano, quadretto familiare.

I due coniugi si voltarono di scatto.

«Ciao! Dan-kun!» esclamò Ino, avvicinandosi al ragazzo e baciandogli la fronte affettuosamente. «Allora, giovanotto, come stanno mamma e papà?»

«Benissimo, papà saluta tanto Shikamaru-san e gli dice di non mancare domani alla festa di Konoha perché mi ha detto di ricordarvi che avete un appuntamento con loro.»

Il viso di Nara passò da un’espressione tra il rilassato e l’annoiato, ad un viso teso e sbiancato dalla paura, voltando lo sguardo verso la direzione di sua moglie, che lo stava fulminando con fare terribilmente omicida.

«Ehm? Ti ho mai detto quanto ti amo, Ino-chan?»

Il volto della donna si distese, rivelando i lineamenti ancora perfetti e non segnati in nessun modo dallo scorrere del tempo, si mosse verso il marito, si sedette sulle sue gambe e gli buttò le braccia intorno al collo.

«Sì… anche io ti amo, tesoro…» sussurrò, baciandolo sul collo.

Dan e Sora si guardarono disgustati e si diressero lentamente ed in punta di piedi, verso la camera della ragazza, ridendo sottecchi.

«Qui mi scappa il secondo fratello…» fu il commento della ragazza, che fece scoppiare a ridere l’amico.

Passarono davanti al salotto di soppiatto, quando entrambi si fermarono davanti alla porta di legno scorrevole, gettando gli occhi su un numero indeterminato di fotografie sparse alla rinfusa sul tavolino e un grande album aperto al centro.

«Mamma!!!» chiamò la giovane. La donna accorse velocemente, tirandosi dietro per il colletto (tutto sporco di rossetto) il marito.

«Dimmi!»

«Cosa sono quelle fotografie?» domandò, indicando il macello in salotto.

«Quelle? Beh… le foto di quando tuo padre ed io eravamo giovani!» esclamò la donna, sorridendo gioviale, alzando in aria il pugno, felice come una quindicenne.

Gli occhi della ragazzina s’illuminarono di gioia.

«Possiamo vederle?» pregò con voce mielosa, facendo gli occhi dolci ai genitori. «Ti prego, mammina…»

Shikamaru sbuffò, grattandosi la nuca.

«Ma anche no!»

«E invece sì! Forza sedetevi!» rispose invece la bionda, prendendo posto davanti al grande album.

Lo aprì alla prima pagina.

La foto era molto colorata, ritraeva due bambine, una timida bimba dai capelli rosa e un’altra dall’espressione vincente tatuata sul viso, che guardavano con occhi ammirati un ragazzino alto e dagli occhi neri come la pece.

«Questa sono io, con Sakura-chan e Sasuke Uchiha!»

I due ragazzini osservarono increduli la foto.

«Wow!!! Era bellissimo!!!» commentò Sora, ricevendo un’occhiataccia assatanata da Dan.

«Un buffone…» sussurrò l’uomo.

«Tsk… tuo padre è geloso ancora oggi!» rise la bionda.

«Non sono geloso!»

«Dai papà! Continua mamma!»

La donna girò un’altra pagina, mostrando la foto della stessa bambina bionda di prima, che sorrideva felicemente, tenendo a braccetto due bambini, uno grassottello, e l’altro dall’espressione annoiata.

«Questi siamo tua madre, Choji-kun ed io!» spiegò Shikamaru, indicando col dito la biondina.

«Sugoi!!! Ora capisco da chi ho preso!» gridò Sora. «Mamma!!! Eri così kawaii!!!»

«Vero?» si pavoneggiò.

I due uomini si guardarono.

«Tale madre, tale figlia!» sussurrarono, sbuffando.

Era il turno della terza foto: una donna molto matura e affascinante, i capelli biondo sporco raccolti in quattro codini disordinati, salutava l’obbiettivo tenendo una mano sulla spalla del secondo protagonista della fotografia, un ragazzo davvero attraente che teneva fra le labbra una sigaretta giunta ormai al suo limite.

Lo sfondo era piuttosto triste: un’alta duna di sabbia spazzata via dal vento, e nient’altro.

«Tuo padre con Temari-san!»

I due ragazzi strabuzzarono gli occhi.

«Papà!!! Te la facevi con la moglie di Aburame-san?!»

«Certo che no!!!»

«Non è vero! Lei e papà hanno avuto una tresca di un annetto buono!» dichiarò Ino, sorridendo complice.

«Papà! Da te non me lo sarei mai aspettato!»

«Shikamaru-san!»

«Ehi! Ehi!» cercò di difendersi il genitore. «Beh… vostra madre ne ha avuto uno con Sai-san!»

«Questa è una bugia!» ribatté la donna.

«Invece no!»

«Invece sì!»

«No!»

«Sì!»

«No!»

I ragazzi si lanciarono un’occhiata divertita.

«Ecco… han ricominciato!» mormorò Sora, alzandosi in piedi.

«Finiremo più tardi!» aggiunse Dan, seguendo la ragazza che si stava dirigendo verso la sua camera, salendo le scale interne della casa a due gradini per volta.

Si arrestò sul pianerottolo del primo piano, indecisa sul da farsi, finché l’amico, che non prestava abbastanza attenzione a dove mettere i piedi, non inciampò nell’ultimo gradino, cadendole addosso.

«Ma sei pirla?!»

«Prenditela con mamma…» borbottò lui serio, alludendo alla goffaggine di Tenten. «Piuttosto, perché ti sei fermata qui?» le domandò, tirandosi in piedi e offrendole la mano per alzare anche l’amica.

«Beh… è da un po’ che non andiamo in soffitta, vero?» il suoi occhi si fecero furbetti.

«Sai una cosa… hai ragione!» annuì l’altro, complice.

Salirono di corsa la seconda rampa di scale, finché non si trovarono davanti una mansarda grande e completamente ricoperta di polvere, dove l’unica luce proveniva da un fascio che traspariva da una finestra sul tetto.

Mossero qualche passo in quel pulviscolo e raggiunsero un vecchio baule, che probabilmente era molto vecchio.

«Wow! Questo qui è nuovissimo! Non l’avevamo mai visto!» esclamò Dan, rammentando le innumerevoli volte che, da piccoli, lui e Sora avevano ficcanasato in mansarda.

«Già! Apriamolo!»

Infilarono la chiave arrugginita nella serratura altrettanto rovinata e girarono, alzando il coperchio che cigolò un poco.

Era un baule piuttosto vuoto, ad esclusione di quello che sembrava un elegante vestito nero.

I due giovani si guardarono negli occhi, prima di tirare su l’abito e ammirarlo in tutto il suo splendore.

Bellissimo. Un meraviglioso abito nero, con disegnate delle nuvolette, delle nuvolette rosso sangue.

 

 

 

 

Lessico:

 

Mendokuse: seccatura.

Sugoi: che meraviglia!

Kawaii: carino/a

Hime: principessa

Oji-san: zio, diverso da oji-isan che significa “vecchio”

 

 

(*) da Cosa provo per lui di Eleanor. Grazie Ele-sensei *inchino*

 

 

A/N

 

E così, è finita. La long-fic può dirsi conclusa. Voglio sottolineare però un paio di cosucce che ho voluto nascondere in questo epilogo:

 

I figli:

 

Sora: la copia sputata di Ino come personalità, la copia sputata di Shikamaru come aspetto.

Ishimaru: la copia sputata di Ino come aspetto, la copia sputata di Shikamaru come personalità.

 

Questo deriva principalmente dal fatto che, sia nella famiglia Nara che nella Yamanaka, l’ereditarietà dei caratteri è incredibilmente precisa. Se ci fate caso, Shikamaru è uguale spiccicato al padre, mentre Ino somiglia incredibilmente a suo padre.

Inoltre i nomi sono stati scelti con scopo ben preciso:

 

Sora significa “cielo” (indovinate cosa guarda Shikamaru dal mattino alla sera?).

Ishimaru qui ho dovuto ingegnarmi: se Sora inizia per “S” (iniziale di “Shikamaru”), mi serviva un nome che iniziasse per “I” (iniziale di “Ino”), e poi ho aggiunto shimaru (allusione al nome “Shikamaru”).

Quindi: InoShikamaru à Ishimaru.

 

Dan: allegro come Tenten, seppellisce i sentimenti come Neji, non gli servono molte parole per spiegare ciò che ha da dire, esattamente come Neji. La passione dei cibi cinesi, deriva da Tenten che, il secondo databook di Naruto rivela, ha un amore sviscerato per tarocchi e cibi cinesi.

 

I figli di Temari e Shino: hanno in comune con i genitori i capelli (Aki li ha biondo sporco come Temari, ma corti come Shino). Il fatto che siano nate delle gemelle (Harumi e Natsumi) deriva dai genitori di Temari. La madre di Temari aveva un fratello gemello che si chiamava Yashamaru; quindi, a differenza di Shikamaru ed Ino, che – sembra – non abbiano gemelli nella famiglia, grazie all’ereditarietà, sarebbe stata logica la nascita di gemelli.

Inoltre, i loro nomi (ad esclusione di “Ayumi”) sono quelli delle stagioni: Fuyuki (inverno), Aki (autunno), Harumi (primavera), Natsumi (estate).

Il cognome Aburame: “Abu” significa tafano o cimice, i tafani si trovano soprattutto nelle stagioni calde (Natsu, Haru), mentre le cimici le vedi in inverno ed autunno (Fuyu, Aki).

 

Harumi e Natsumi: la loro “ocaggine” deriva un po’ da Kankuro. Kankuro è sempre descritto come un dongiovanni (o almeno, molti se lo immaginano tale) o comunque una persona un po’ buffa. Da qualcuno avrà preso, no? Quindi, quei geni potrebbero discendere da un parente, che a sua volta li ha trasmessi alle due. (non so se avete ben capito…)

 

Okami e Hideki: qui ho voluto giocare tantissimo sul fatto che a Hinata piaceva Naruto, ma Naruto non la notava. Hideki ama svisceratamente (quanto Naruto amava Sakura) Okami, ma Okami non lo nota e non gliene importa nulla.

Okami (secondo il mio dizionarietto) significa “lupo”.

 

Hoshi: nell’epilogo non è molto presentata, ma il suo nome deriva al verbo hoshi i che in giapponese significa “volere” (allusione alla determinazione di Naruto e Sakura) o anche da hoshi, “stella”.

 

Hiroki: il migliore amico di Ishimaru, insieme ne combinano di tutti i colori… non vi ricordano molto i “Quattro di Konoha” (Naruto, Shikamaru, Choji e Kiba)? Anche se sono solo due…

 

 

Il vestito dell’Akatsuki:

 

Semplicemente, volevo far notare che non è stato buttato. Quel vestito fa parte dei ricordi più importanti della vita di Ino e Tenten e sottolinea che, comunque, ci tengono ancora ad esso e alla loro esperienza all’Akatsuki.

 

 

Ok! Passiamo ai ringraziamenti!

 

Angebo: Grazie mille! ^^

 

Kaho_chan: Iii… me l’aspettavo, purtroppo. Mi dispiace! Ti giuro che non ne avevo l’intenzione… ma sai quando si è in quei momenti in cui non sei tu che scrivi, ma sono le tue dita che battono sulla tastiera senza che tu ti accorga di quello che hai scritto? Ecco. Era uno di quei momenti! Quel capitolo l’ho scritto tutto in 2 ore circa! Sigh… spero comunque di non averti delusa! E che questo capitolo ti piaccia più del primo! ^^

 

Celiane4ever: Grazie mille! ^^ Sono felice ti sia piaciuta! Certo che ne scriverò delle altre! Io sono perennemente attaccata al mio PC! Intaserò EFP di ShikaIno! U_U

 

Giuli@: Grazie infinite! *_* Comunque… sono felice che ti sia piaciuta! E anche questo epilogo spero ti faccia sorridere!

 

_Fallen_Star_: Mi dispiace contraddirti, ma Itachi e Deidara sono morti! ^^ E lo dico!

«Questo è un addio…» sussurrarono poi all’unisono, mentre i quattro ragazzi si allontanarono furtivamente dalla foresta.

I due uomini si prepararono alla battaglia.

Battaglia dalla quale non ne sarebbero mai usciti, vivi.

Comunque grazie mille per i complimenti! *O* Così ingigantisci il mio ego! XD No, scherzo! Grazie!

 

Maobh: Grazie mille! Come al solito apprezzo molto il commento! *O* Però… non posso credere che tu sia una fan ShikaTema! Quando l’ho letto ci sono rimasta secca! O_O Ti ringrazio infinitamente per avermi seguita lo stesso, ma temo che non pubblicherò mai una ShikaTema… sigh! Però sta certa che continuerò a pubblicare! Magari non solo ShikaIno! XD

 

Revan: Ehi, grazie mille!!! ^^ Sono contenta siano anche le tue coppie preferite! E spero che anche questo epilogo ti piaccia! È un po’ la vita dei figli dei ninja, quindi… ^^

Grazie per avermi seguita!

Arigatou a tutti!

Ja ne.

Akami

 

 

   
 
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