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Autore: Acinorev    22/04/2013    21 recensioni
«Hai mai visto i Guinness World Records?» chiese ad un tratto Harry, continuando a fissare il sole splendente sopra le loro teste.
«Cosa c'entra ora?» domandò Zayn spiazzato, guardando l'amico attraverso le lenti scure degli occhiali.
«Hai presente quei pazzi che provano a stare in apnea per un tempo sempre maggiore? Ecco, tu devi fare la stessa cosa», spiegò il riccio, come se fosse un'ovvietà.
Gli occhi di Zayn si spalancarono, mentre iniziava a pensare che Harry si fosse beccato un'insolazione. «Devo provare a battere un record di apnea?»
«No, ovvio che no - rispose l'altro scuotendo la testa. - Loro si allenano per rimanere sott'acqua, un posto dove non c'è la nostra fonte di vita, l'ossigeno. Tu devi fare lo stesso, devi imparare a vivere senza di lei.»
Sequel di "Unexpected", da leggere anche separatamente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unexpected'
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She's everywhere

Capitolo 4


Abbie.
 

«Possibile che non ci sia niente in questa dannata televisione?» borbottai tra me e me, continuando a cambiare canale nervosamente. Per quale strano motivo, alle undici e mezza di sera, gli unici programmi disponibili riguardavano l’arte culinaria o cuori spezzati in cerca di conforto? Io chiedevo solo un film, niente di più: mi sarebbe andato bene anche uno di quelli in bianco e nero dell’età della pietra, persino una telenovela brasiliana, a quel punto. Eppure niente, il vuoto più totale.
«Ah, ci rinuncio!» mi lamentai, premendo il tasto rosso del telecomando e facendo piombare il mio piccolo appartamento nel silenzio più totale.  Iniziai a pensare che forse avrei dovuto autoinvitarmi all’uscita dei ragazzi, dato che, sicuramente, si stavano divertendo più di me.
La quiete nel mio salotto fu però interrotta dalla suoneria del mio telefono, che mi fece sobbalzare per lo spavento: sbuffai, ricordandomi che avrei dovuto raggiungere il tavolino a qualche passo dal divano, e cercai di farlo senza alzarmi dalla mia comoda postazione. Niente da fare, i miei muscoli avrebbero dovuto sforzarsi e muoversi.
Appena afferrai il cellulare, notai che sullo schermo lampeggiava il nome di Harry: sorrisi spontaneamente alla vista di quel nome e mi chiesi cosa potesse volere da me a quell’ora.
«Pronto? Harry?» risposi, curiosa e con la timida speranza che quel ragazzo potesse salvarmi dalla noia.
«Abbie, hey. – mi salutò, con un tono di voce tutt’altro che tranquillo – Scusa se ti chiamo a quest’ora, ma… Riesci a raggiungerci?»
«Raggiungervi? Harry, va tutto bene?» chiesi, iniziando a preoccuparmi per l’intonazione che avevano le sue parole.
«Sì… No, voglio dire… ci serve il tuo aiuto. Si tratta di Zayn.»
Zayn? ripetei nella mia testa, spalancando leggermente gli occhi.
«Ci risiamo.» continuò, senza lasciarmi il tempo di rispondere. Quelle due semplici parole fecero aumentare leggermente il battito del mio cuore, sia per il tono di rassegnazione e dispiacere con il quale erano state pronunciate, sia per il loro significato.
«Dove siete?» domandai senza esitare, fiondandomi a prendere la mia borsa.
 
Quando finalmente li avvistai nella penombra di quella stradina, tirai un respiro di sollievo e parcheggiai nel modo migliore in accordo con la fretta e la preoccupazione.
Scesi velocemente dall’auto e mi precipitai verso di loro: i miei occhi riuscivano a malapena a distinguere la t-shirt bianca di Harry e i capelli biondi di Niall, mentre potevo chiaramente riconoscere la voce rassicurante e al tempo stesso nervosa di Liam.
«Zayn, avanti, andiamo a casa.» ripeteva, e potevo già immaginare come la sua faccia fosse alternata da un’espressione dispiaciuta.
«Abbie, finalmente!» mi accolse Louis, comparendo dall’ombra, quando mi vide correre loro incontro.
«Si può sapere dov’eri?» chiese Harry, riferendosi al mio ritardo.
«Non è colpa mia se voi vi siete cacciati nella parte più remota di Londra!» risposi, irritata dal suo rimprovero.
«Non potevamo di certo rimanere in centro a dare spettacolo!» fu il suo commento, aprendo un braccio per indicare qualcuno al suo fianco. Sospirai e seguii la direzione che mi stava consigliando, fino a quando i miei occhi si posarono su Zayn: i suoi lineamenti erano resi ancora più scuri dal buio del vicolo, ma riuscivo a distinguere la sua figura appoggiata al muro, con la testa china.
Liam, al suo fianco, mi guardava scuotendo la testa.
«Che diavolo è successo?» domandai, senza staccare gli occhi di dosso al moro.
«Siamo usciti a bere qualcosa, come ai vecchi tempi. – cominciò Niall, in tono innocente – Zayn ha bevuto un po’ troppo, ma non molto di più delle altre volte.»
«E dopo un paio d’ore siamo dovuti uscire dal locale, perché ha iniziato a… delirare.» continuò Harry, sforzandosi di trovare la parola giusta.
«Non esagerare, Hazza. - lo rimproverò Louis - Diceva cose sconnesse e… urlava il nome di Kathleen.» spiegò infine, dopo qualche secondo. Il respiro mi morì in gola nel sentire pronunciare quel nome e fui costretta a concentrarmi per poter riportare ossigeno nei miei polmoni.
«L’abbiamo dovuto portare via, perché stava attirando troppa attenzione… Be’, si sa quanto velocemente girino le notizie quando si tratta di noi. – riprese Harry – Però non ci ha dato il tempo di tornare a casa, perché anche in macchina continuava a urlarci contro dicendo che voleva assolutamente scendere.»
«Quindi siamo venuti qui.» concluse Niall.
«Ma… Non so, vi ha raccontato qualcosa? Voglio dire, era un po’ che non si comportava così.» ragionai, mordendomi il labbro inferiore.
«No, zero totale. Di punto in bianco, appena l’alcool ha fatto il suo effetto, si è scatenato.» rispose Louis.
Per qualche minuto nessuno parlò, lasciandomi sola con i miei pensieri e con le mie domande: nemmeno Zayn fiatava, anzi, più che altro mugolava qualcosa di incomprensibile.
«Abbie, parlaci tu. Cerca di convincerlo.» esordì Liam, avvicinandosi a me: la preoccupazione era dipinta sul suo volto e il fatto che non fosse riuscito a tranquillizzare il suo migliore amico mi faceva capire che la situazione fosse più grave del previsto.
Annuii, dopo aver inspirato profondamente, e feci qualche passo verso il moro, ancora nella stessa posizione: «Zayn…» mormorai, provando ad alzargli il viso con due dita sotto il mento.
Era sudato e vederlo in quelle condizioni mi faceva tornare in mente fin troppi ricordi dolorosi.
«Non toccarmi.» mi ordinò a denti stretti, alzando il volto e fissandomi con gli occhi pieni di alcool e rabbia.
Si scansò velocemente, evitando anche i suoi amici, e si allontanò di un paio di metri: «Andate a casa, cazzo! Lasciatemi in pace!» urlò, alzando le braccia al cielo.
La debole luce di un vecchio lampione mi permise di sorgere la sua espressione, decisamente segnata dal dolore, decisamente non adatta a Zayn, ma soprattutto decisamente troppo familiare.
«Zayn, calmati.» riprovai, andandogli di nuovo incontro. Eppure lui indietreggiava ad ogni mio passo, con gli occhi sbarrati a fissarmi in modo confuso. Notando la sua reazione, mi fermai e lui mi imitò.
Lo guardai per qualche secondo, in cerca di qualcosa di appropriato da dire: «Ti porto a casa, va bene? – cominciai – Ti preparo qualcosa di caldo e poi puoi riposarti. Solo… adesso calmati. È tutto ok.»
«Non voglio venire a casa. Abbie… Tu non capisci, cazzo! Nessuno di voi capisce!» sbottò.
Deglutii a vuoto a quelle parole, perché non le pensava davvero, perché lui sapeva che io lo capivo fin troppo bene e che era proprio questo a tenerci uniti.
«Vuoi urlare? – gli chiesi, cambiando strategia – Perché so urlare anche io, sai?»
«No, voglio solo che mi lasciate in pace!»
«E se io non volessi lasciarti in pace? – continuai, per poi sospirare e addolcire il tono di voce – Zayn, sono io. Sono Abbie. Torna a casa, con me.»
«A cosa mi serve tornare a casa? – rispose, alzando la voce e gesticolando – Non serve a un cazzo, perché lei è anche lì! È ovunque, ovunque io vada, ovunque io guardi!»
Osservai il suo viso sconvolto per qualche secondo, per niente stupita da quello sfogo: Zayn era così, si teneva tutto dentro, ma ad un certo punto sbottava e riversava fuori ogni suo pensiero, ogni suo problema. Il fatto era che avevo iniziato a pensare che non avrei più dovuto fare i conti con queste sue reazioni, perché ormai era da parecchio tempo che… se la cavava. Non stava bene, questo lo sapevo, ma almeno aveva smorzato il dolore e l’aveva nascosto in una parte di sé, chiudendo al di fuori tutto il resto. Invece in quel momento, dopo tutto quel tempo, Zayn era ritornato a soffrire come non faceva da un po’, senza un apparente valido motivo. Ed io, in quelle occasioni, dovevo innalzare un muro a proteggermi, in modo tale da non farmi trascinare via dal mio amico, in modo tale da mantenere la calma per poterlo aiutare e per poter aiutare anche me.
Aprii la bocca per parlare, ma lui mi precedette.
«È ovunque.» ripeté, con un tono di voce tormentato, mentre si lasciava cadere a terra sulle ginocchia coprendosi il volto con le mani.
Mi avvicinai a lui, conoscendo alla perfezione i momenti in cui abbassava le sue difese, e mi accovacciai di fronte alla sua figura. Cercai di ignorare il forte odore di alcool e alzai una mano per portarla sulla sua guancia, con timore: non mi respinse, e questo mi diede coraggio per fare un altro tentativo.
Delicatamente spostai le sue mani, lasciandomi la possibilità di guardarlo negli occhi: poi mi avvicinai lentamente, fino ad abbracciarlo, in modo che potesse sentire la mia vicinanza, il mio essere lì per lui.
Zayn non si mosse: «Lo sai che è lo stesso per me.» gli sussurrai all’orecchio, cercando di impedire ai miei occhi di diventare lucidi. Fu solo in quel momento che sentii le sue braccia circondarmi e il suo volto incastrarsi nell’incavo del mio collo, mentre il suo respiro pesante mi riscaldava la pelle.
«Lasciati aiutare. – lo pregai – Va tutto bene, ricordi?» continuai, lasciando che stringesse la mia maglietta tra i suoi pugni nel sentire le mie parole. Erano quelle a cui ci eravamo entrambi aggrappati per far fronte a qualcosa di più grande e più forte di noi, erano quelle che avevamo usato per illuderci che andasse davvero tutto bene, fino a quando quell’illusione aveva preso la forma della realtà.
 
I raggi del sole mi infastidivano, nonostante io avessi ancora gli occhi chiusi, quindi mugolai qualcosa mentre mi rigiravo nel letto cercando del lenzuolo fresco.  Iniziavo ad odiare l’estate. E il sole accecante. E il caldo afoso. E tutto quello che ne conseguiva.
Cercai con tutte le mie forze di rimettermi a dormire, ma, come sempre, i miei tentativi furono tutti inutili. Quindi, con la vitalità di un bradipo, scivolai giù dal letto combattendo contro il bruciore dei miei occhi mentre andavo alla ricerca dei miei vestiti. Passai dal bagno, prima di uscire dalla camera, e mi rinfrescai il viso: nemmeno mi ero resa conto di essere a casa di Zayn.
Sospirai, ripensando a quello che era successo la notte prima, e uscii dalla stanza degli ospiti dopo aver rifatto il letto e messo un po’ in ordine: la casa era immersa nel silenzio, tanto da farmi pensare che Zayn non si fosse ancora svegliato. L’orologio nel corridoio segnava le dieci e mezza passate e il mio stomaco brontolava per la fame.
Mi diressi in cucina, ma, quando i miei occhi si imbatterono in una figura sul divano, sussultai: «Hey.» salutai stupita, non aspettandomi di vedere il mio amico già in piedi. Era vestito come se stesse per uscire, e il suo viso aveva riacquistato una parziale vitalità: spostò lo sguardo su di me senza mostrare alcuna emozione e si limitò a farmi un cenno del capo per salutarmi.
«Pensavo che stessi ancora dormendo. – spiegai - Come ti senti?»
Lui alzò le spalle e io sospirai: «Preparo del caffè, ne vuoi un po’?»
«Sì, grazie.» fu la sua semplice risposta. Mi ritenni sollevata dall’averlo sentito parlare e gli sorrisi appena, prima di voltarmi e andare in cucina.
«Ah, Abbie? – mi richiamò, facendomi voltare – Grazie anche per ieri sera.»
Accennai un sorriso, facendogli capire che non c’era bisogno di ringraziarmi, e ripresi il mio cammino.
Ormai conoscevo quella stanza a memoria: in realtà, conoscevo tutta la casa a memoria, così come il suo proprietario. Recuperai l’occorrente velocemente e iniziai ad armeggiare sul bancone della cucina.
Sapevo che, appena tornata in salotto, avrei dovuto parlare con lui, ma non sapevo ancora da dove iniziare: il suo comportamento della sera prima, tutto quel dolore nei suoi occhi, mi avevano presa alla sprovvista e per qualche attimo mi avevano fatta vacillare. Era stato come riscoprire vecchie sensazioni, vecchi tormenti, come se il tempo fosse tornato indietro e noi ci trovassimo in una situazione conosciuta a tutti e temuta da tutti.
Zayn aveva avuto un crollo ed era mio compito cercare di capirne il motivo: sapevo bene che Kathleen non era scomparsa dalla sua mente, proprio perché non era scomparsa nemmeno dalla mia, ma ero convinta che dovesse esserci una causa per quello sfogo improvviso. Forse una frase, un particolare, un ricordo preciso che l’aveva portato a scoppiare definitivamente.
I ragazzi non avevano saputo darmi delle spiegazioni a riguardo, persino Liam non ne era stato capace: certo, Zayn aveva modellato il suo rapporto con loro in base al suo nuovo modo di essere, ma avevo sperato che si fosse confidato, almeno un po’.
Ritornai da lui quando il caffè era pronto, imprecando tra me e me per le tazze troppo calde, e gliene porsi una per poi prendere posto al suo fianco.
Provai a lasciargli del tempo, in modo che potesse dire quello che voleva senza che io insistessi, ma dopo una decina di minuti o più, le nostre tazze erano vuote e il silenzio non era ancora stato interrotto.
«Zayn, cos’è successo?» domandai allora, cercando di farlo parlare, di farsi capire.
Lui, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il suo busto proteso in avanti, si voltò verso di me: i suoi occhi scuri mi scrutavano seri e chissà quante cose nascondevano. Il nostro scambio di sguardi durò pochi secondi, però, perché subito dopo tornò a fissare un punto indefinito davanti a sé, sfregando le mani l’una con l’altra.
Solo dopo qualche minuto la sua voce si fece sentire: «Abbie… Davvero non te ne sei accorta?» chiese, con una nota di stupore e incredulità.
Corrugai la fronte a quelle parole e sbattei le palpebre più volte: «Di cosa parli?»
Zayn si raddrizzò, portando la schiena ad aderire contro la stoffa del divano: «Victoria.» sussurrò soltanto.
Ed io subito non capii a chi si stesse riferendo, così feci mente locale: Victoria, l’amica di Louis.
Cosa c’entrava lei in tutto quello? In che modo aveva potuto scatenare in lui tutto quel dolore?
«Cos’ha fatto?» chiesi, curiosa di sapere.
«Niente, non ha fatto niente. –  rispose – Ma… Non hai visto i suoi occhi? Abbie, persino il suo sorriso…»
Si interruppe, chiudendo per qualche secondo gli occhi come per soffocare le emozioni dentro di sé, come per non farle trasparire dalle sue iridi. Quando li riaprì, si girò di nuovo verso di me: «Non hai notato quanto somigli a Leen?»
Le sue parole mi colpirono come uno schiaffo in faccia. Rimasi a fissare i suoi occhi senza riuscire a parlare o a fare qualcosa, anche quando Zayn interruppe il contatto visivo per concentrarsi sulle sue mani.
Ripensai subito a Victoria, al suo viso, e mi accorsi che il mio amico aveva ragione. Quando l’avevo vista la prima volta avevo pensato solo che avesse un aspetto familiare, ma niente di più.
A pensarci ora, invece, c’era qualcosa in lei che sembrava essere un promemoria vivente di Leen.
E no, non l’avevo notato.
Non avevo notato quella somiglianza e questo mi faceva sentire terribilmente male.
Male, perché l’idea che ci fosse qualcuno di simile a Kath mi bruciava il cuore.
Male, perché il non essermene accorta mi faceva cadere a pezzi. Come era stato possibile? Potevo giurare di ricordare a memoria ogni particolare della mia migliore amica, per quanto doloroso fosse, ogni suo lineamento, ogni sua espressione. Allora perché, davanti a Victoria, non li avevo riconosciuti?
Zayn l’aveva fatto, e, per aver reagito in quel modo, la somiglianza doveva essere straordinaria.
Che mi stessi dimenticando di Kathleen senza nemmeno accorgermene?
Quel pensiero mi fece boccheggiare, mentre il senso di colpa mi attanagliava lo stomaco: «No… Io non…» sussurrai, scuotendo leggermente la testa.
«Non riesco nemmeno a guardarla in faccia. – riprese Zayn, interrompendo il flusso dei miei pensieri – Mi viene voglia di urlarle contro, di rimanere a fissarla per ore solo per quei particolari e poi urlarle ancora contro.»
Deglutii, ancora scossa da quello che stava avvenendo dentro di me e dalle parole del moro, e decisi di mettere me stessa in secondo piano, in modo da poter aiutare lui.
«Perché? Perché è piombata qui?» sbottò, alzandosi rabbiosamente dal divano e passandosi le mani tra i capelli. Io lo seguii con gli occhi, riuscendo a capire come dovesse sentirsi: avrei dovuto essere anche io in quella situazione, e invece non ero nemmeno riuscita a riconoscere in Vicki una somiglianza con quella che era stata come una sorella per me.
Che razza di persona orribile ero?
«Ci stavo riuscendo. Stavo imparando a convivere con… con tutta questa merda. – riprese, camminando nervosamente avanti e indietro di fronte al divano, - E invece arriva lei e… Ed è viva, cazzo. È viva ed è uguale a Leen.»
I suoi movimenti non mi aiutavano a tranquillizzarmi, quindi appoggiai la testa allo schienale del divano e chiusi gli occhi, contando fino a dieci. Avevo bisogno di parlare e di sfogare quello che avevo dentro, ma era meglio cercare almeno di confortare Zayn, di fornirgli una via d’uscita.
«Perché non ne parli con Louis? – proposi, tornando a guardarlo e trovandolo fermo di fronte alla porta-finestra che dava su Londra, - Sono sicura che capirebbe. Senza contare che non credo sia già così preso da lei da non riuscire a lasciarla perdere: con un po’ di fortuna…»
«Dovrei essere così egoista? – mi interruppe, continuando a guardare fuori – Per tutto questo tempo non ho fatto altro che essere un peso per tutti loro, una specie di relitto. Con che coraggio dovrei andare da Louis e chiedergli di mollare una persona che magari saprebbe farlo stare bene?»
Dette quelle parole, si voltò e fissò i suoi occhi nei miei, consapevole del fatto che io non avrei trovato una risposta che potesse incoraggiarlo a farlo. In fondo non aveva tutti i torti: sapevo che Louis avrebbe cercato in tutti i modi di aiutare uno dei suoi migliori amici, ma sapevo anche che Zayn si sentiva terribilmente in colpa per il suo modo di essere.
«E se le cose tra di loro dovessero andare bene? Se lei diventasse la sua ragazza e tu fossi costretto a vederla sempre più spesso?» cercai di farlo ragionare. In realtà, provavo a convincerlo anche per me: ora che mi ero accorta di quella somiglianza, non sapevo che effetto mi avrebbe fatto trovarmela davanti e in un certo senso preferivo rimanere nel dubbio.
«Io non voglio avere niente a che fare con lei. – rispose, indurendo il tono di voce – Non posso e non devo avere niente a che fare con lei. La ignorerò. Farò finta che non esista e cercherò di andare avanti, come ho fatto finora.»
Lo guardai per qualche secondo: «Sei sicuro?»
«Sì. Anzi, non dire niente agli altri, nemmeno a Liam. Se ti chiedono spiegazioni riguardo ieri sera, di’ loro che è stato…  un momento di debolezza, ma che è tutto passato.»
Annuii, poco convinta dalla sua decisione, e abbassai lo sguardo sulla stoffa del divano sotto di me.
C’era un peso ad opprimermi il petto, qualcosa che mi impediva di respirare. Continuavo a pensare che fosse tutto terribilmente sbagliato, che io per prima avrei dovuto saper riconoscere negli occhi di Victoria gli occhi di Kathleen.
Intanto dentro di me qualcosa si agitava, forse perché nel giro di poche ore mi ero dovuta confrontare improvvisamente con un passato che pensavo di aver già affrontato una volta per tutte, forse perché avevo paura di quello che sarebbe successo.
Mi resi conto della lacrima sulla mia guancia solo quando la sentii scorrere sulla mia pelle: mi affrettai ad asciugarla e alzai lo sguardo su Zayn. Si era avvicinato di qualche passo e mi stava guardando un po’ confuso e preoccupato.
«Hey, tutto bene?» chiese.
Se non avessi dovuto fare i conti con quella marea di sensazioni dentro di me, gli avrei detto che era sempre il solito stupido, perché una domanda del genere non era che stupida. Eppure, come era più volte successo, quella semplice e stupida domanda riuscì a sbloccarmi.
Le lacrime iniziarono a farsi più insistenti e a solcarmi le guance senza sosta, mentre singhiozzavo agitata: Zayn si sedette sul divano al mio fianco e mi passò una mano sulla schiena, cercando di darmi conforto.
«Perché non me ne sono accorta? – chiesi, con il tono di voce rotto dal pianto, prima di essere stretta in un abbraccio da Zayn, - La sto… La sto dimenticando?»
A quelle parole la stretta del mio amico si fece più forte e io mi aggrappai alla sua t-shirt per trovare della consolazione: «Non voglio dimenticarla.» mormorai ancora, chiudendo gli occhi nella speranza di interrompere la fuoriuscita delle lacrime.
 


Vicki.
 
Sbuffai, abbandonando la testa sul cuscino e lasciando che i mie capelli si spargessero disordinatamente su di esso. Afferrai il telefono sul comodino e digitai velocemente il numero di Stephanie, sperando che rispondesse.
Dopo qualche squillo, la sua voce raggiunse le mie orecchie: «Vic, ciao!» mi salutò, con particolare enfasi.
«Perché sei così allegra?» le chiesi incuriosita, mentre mi rigiravo nel letto alla ricerca di una posizione comoda.
«Non sono allegra, sono… normale.» mi corresse, senza riuscire a convincermi.
«Farò finta di crederti, almeno avrò qualcuno a farmi compagnia nel mio stato di coma irreversibile dovuto alla noia.»
«Dovresti volere la mia felicità, invece di trascinarmi con te.»
Alzai un sopracciglio come per darle ragione e non risposi. La mia amica, dall’altra parte del telefono, capì al volo: «Che c’è che non va?»
Brontolai qualcosa  e mi misi seduta, con la schiena appoggiata alla spalliera del letto: «Lo sai.» mi imbronciai. Ero un po' riluttante nel dirglielo, perché sapevo che mi avrebbe sgridata come una bambina piccola.
«Stai ancora pensando a quel cretino di Zayn? O come diavolo si chiama lui?» domandò, assumendo il tono da “ramanzina in arrivo”.
«No, che c’entra lui?» ribattei, incurvando le labbra in un’espressione infastidita. Perché me l’aveva ricordato?
«Allora stai pensando all’altro, Louis?» riprovò, e io sospirai sonoramente per dargliene la conferma.
«Vic, ti prego. Ti ha chiesto il numero, tu glielo hai dato e ora non devi fare altro che aspettare che ti chiami.»
«Ma sono passati tre giorni dalla sera della festa.»
«Cosa ti aveva detto la vecchia e saggia Stephanie? Non devi aspettarti granché da gente come lui. Sai meglio di me come funziona e non voglio che tu ti faccia illusioni. Perché so per certo che te ne stai già facendo.»
Inclinai la testa da un lato e presi a giocherellare con l’orlo della mia canottiera, fin troppo consapevole della verità delle sue parole. Il fatto era che avevo sperato che Louis mi richiamasse: d’altronde era stato lui a volere il mio numero, ad avermelo chiesto dopo avermi riaccompagnata a casa. Che fosse bipolare? O forse era stato l’alcool a fargli fare una mossa del genere?
Fatto sta che la cosa mi dispiaceva più del dovuto. E non era una buona cosa.
«Sh, smettila.» sentii sibilare Stephanie, mentre una voce maschile ridacchiava in sottofondo. Corrugai la fronte mentre pensavo che quella risata assomigliava a quella di mio fratello, ma d’altronde sapevo che lui era a casa di alcuni amici. Inoltre, cosa avrebbe potuto mai fare a casa di Stephanie?
«Steph, con chi stai parlando?» le chiesi.
«Eh? Con nessuno, ovvio. – fu la sua risposta, più che evasiva – E ora scusami, ma devo proprio andare. Chiamami se ci sono novità.»
Non feci in tempo a salutarla perché la chiamata era già stata chiusa. Una serie di particolari mi spingevano a pensare che effettivamente la mia amica fosse con Brian, ma la cosa era a dir poco impossibile.
Giusto?






 



 

Heeeeeeeeeeeeeei! Sono tornaaaaata :)
Sono passate due settimane dall’utlimo aggiornamento e io mi sento terribilmente in colpa per avervi fatto aspettare D: Ho pensato un po’ alla storia, come promesso, e ho capito alcune cose, anche se il blocco non è sparito del tutto! Spero comunque di riuscire a portarla avanti senza troppe difficoltà :)
A proposito di questo, vorrei ringraziarvi per l’appoggio che mi avete dato! Insomma, siete state gentilissime e molto comprensive, quindi GRAZIE hdjslfas E grazie anche per le recensioni e per aver letto la storia fino a qui :3
Ma comunque, passiamo a questo capitolo: avrei potuto fare di meglio, ma non credo sia proprio da buttare… Almeno spero ahaha Ci sono un po’ di cosucce di cui parlare! Innanzitutto ho deciso di inserire il punto di vista di Abbie: credo che lo farò anche altre volte, magari anche con gli altri personaggi. Voi cosa ne pensate? Per me è una novità e inoltre non ho mai scritto qualcosa svelando “le mie carte” (?) Voglio dire, introducendo la voce narrante di Abbie ho praticamente rivelato il motivo del comportamento di Zayn, mentre in casi normali sarebbe rimasto un po’ di mistero (?)
Quindi vorrei sapere cosa ne pensate :) Ovviamente anche riguardo Zayn e il suo stato d’animo.
Avevate ragione, Victoria gli ricorda Leen e questo l’ha mandato completamente fuori di testa. Solo l’intervento di Abbie riesce a farlo calmare, anche se lei ne paga le conseguenze: si sente in colpa per non aver riconosciuto in Vicki i tratti di Leen. Ora, come più volte ho detto, non ho mai sperimentato la perdita di qualcuno, quindi non so come “funzioni” esattamente… Però, presumo che qualcosa del genere possa succedere: che ad un certo punto, anche le persone più legate al defunto inizino a dimenticarlo involontariamente. Spero di non aver scritto una gran boiata, e se è stato così ditemelo pure!!
Comunque Zayn ed Abbie si aiutano a vicenda e spero di avervi fatto capire un po’ di più sul loro rapporto :) (“Va tutto bene, ricordi?” ow)
Ah, secondo voi qual è la situazione tra Abbie, Harry e Niall? :)
Poooooooooi, piccola parte su Vicki che, di nuovo, si trova a fare i conti con un Louis che è praticamente scomparso per tre giorni! Spero di farvi capire meglio il suo carattere, così come quello di Louis :) Tra l’altro, secondo voi Stephanie era con Brian?
 
Bene, questo spazio autrice sta diventando esageratamente lungo hahaha
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo, le vostre ipotesi: come si comporterà Zayn secondo voi? Riuscirà a far finta che Victoria non esista? E Louis che ruolo avrà? :)
Grazie ancora di tutto fjdsala Solite gifsss e ci sentiamo presto!!
(Risponderò alle vostre meravigliose recensioni il prima possibile :))

 

 

                                                     
  
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