Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: La sposa di Ade    22/04/2013    4 recensioni
Una ragazza che scopre di non essere quello che ha sempre creduto; una fanciulla dal cuore tenero si rivela essere un’ arma di sterminio vivente per una guerra già terminata, senza veri genitori e senza più nulla in cui credere viene protetta da un salvatore che incarna la morte. La loro sarà una profonda caduta nell’ inferno che è dentro ognuno di noi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Gears'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ed eccoci arrivati all’ ultimo capitolo… strano vero? Ma ormai la mia propensione per le storie lunghe sta venendo a mancare (scherzo, sto progettando qualcosa di assurdo!). forse l’ ho già detto nel primo capitolo, o forse è solo scritto nella mia pagina autore, ma questa non è una storia a sé, bensì una parte di un ciclo di storie di molti personaggi tutti un po’ legati fra loro, in poche parole, un altro progetto da aggiungere alla mia lista spropositata. Non vi annoio oltre, vi lascio al capitolo. Ci vediamo in fondo :)

 

5.      Il bosco ghiacciato

“Lay my head, under the water
Aloud I pray, for calmer seas

And when I wake from this dream, with chains all around me

No, I've never been, I've never been free.”

 

Un urlo acuto squarciò il silenzio della notte e May cadde in ginocchio, la neve bruciò la pelle delle sua ginocchia, tremò, mentre la paura si agitava dentro di lei. Mai si era sentita così, mai aveva visto una cosa del genere. Non avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere; quella era una parte di lei che prendeva il sopravvento; un po’ come la lacrime, che se lasciate scorrere ti consumano fino a sfinirti, quell’Ombra l’avrebbe consumata a morte.
Non si sarebbe mossa da lì, lo sapeva bene lei stessa, sarebbe rimasta nella neve ad aspettare il ritorno di qualcuno. Ma sarebbe davvero tornato qualcuno? O si sarebbe dovuta trascinare da sola dentro l’ aeronave per evitare di morire congelata?
 

Un urlo era sfuggito dalle sue labbra quando aveva sentito il freddo acciaio della lama mordere la sua carne e tranciare di netto l’osso del braccio, altro sangue sulla neve, altra pelle bruciata dal suo gelo. Cadde con la faccia dentro quella poltiglia bianca e rossa respirando la puzza della morte che si avvicinava sempre di più. quando riuscì a voltarsi sulla schiena riuscì a vederla, nonostante la vista annebbiata dal dolore e dal sangue perso, la sua figura nera e alta.

Aveva sbagliato, aveva fatto ciò che mai avrebbe dovuto, perché era stata lei a svegliare quel mostro, avrebbe dovuto ucciderla subito, con un taglio netto al collo avrebbe sistemato tutto e sarebbe potuta vivere un po’ di più. E dire che la ragazza era certa di essere una semplice umana, di poter vivere tranquillamente con loro, ah, quanto si sbagliava!

Una mano scheletrica si avvicinò al suo petto; lo sentiva anche lei, il cuore che batteva forte come a indicare la sua posizione, impaziente d’essere strappato.

 

Si sentì afferrare per il braccio, i muscoli si contrassero e la rabbia salì, mai come allora aveva voglia di ucciderlo, gli stava facendo perdere troppo tempo.

“Voglio aiutarla anche io!” Era certo di essere l’ unico in grado di farlo.

“Saresti solo d’ intralcio! Rischia di morire ancora prima di svegliarsi.” Gli scoccò un’ occhiata gelida, non avrebbe esitato ad ucciderlo se davvero gli avrebbe causato più difficoltà di quante già se ne poteva aspettare. “E non toccarmi, sporco Umano.”

“Non…”

“Non ho tempo per te!” Si scrollò con forza dalla sua presa rimettendosi a correre, soffocando tra le labbra le imprecazioni. Il tempo era tutto quello che gli mancava, che gli era sempre mancato, era sempre stato il suo nemico, e si era ritrovato sempre sconfitto.

Un ammasso di nero svettava sopra una grossa macchia di sangue, il sangue sulla neve si congelava e il fiato diventava condensa, Jhonny rabbrividì nel vedere quell’ essere che di umano non aveva più niente, non poteva credere che si trattasse della stessa ragazza fragile che avevano aiutato, e non poteva immaginare un modo per tornare indietro da quella condizione.

Vide Testament lasciare a terra la sua arma e avvicinarsi lentamente a quei lucenti occhi rossi.

“Dizzy, questo non è quello che desideri realmente vero?” Sentirono la creatura fischiare per la rabbia. Jhonny strinse la presa sull’ elsa di legno. “Dicevi di essere umana.” Con grande stupore il teschio che era il suo volto si dissipò
lentamente, lasciando intravedere il volto della fanciulla, i suoi occhi in contrasto con il pallore del volto, un ‘espressione sofferente e triste.
“Non volevo più soffrire.” La sua voce si sentì appena.

Il nero di cui era avvolta sembrò allargarsi
minacciosa, le ali si aprirono e le piume scure scintillarono come lame, il suo volto si oscurò.
Una scarica di adrenalina investì Jhonny, che spaventato da quello che avrebbe potuto fare l’Ombra si avvicinò velocemente, con la lama in posizione d’ attacco, senza però l’intenzione di mettersi a combattere; era riuscito a scorgere il corpo dilaniato della cacciatrice vestita in rosso.

Sentì i suoi occhi rossi posarsi su di lui e con la coda dell’ occhio vide l’espressione rabbiosa di Testament diretta a lui. Un altro urlo, questa volta inumano, squarciò il silenzio graffiando il suo cervello con artigli affilati.

Una mano scheletrica si protese verso di lui; era troppo scioccato per saltare indietro, fece in tempo a maledirsi per quella sciocchezza che la mano si fermò a pochi centimetri dal suo volto. Trattenne il fiato, osando spostare lo sguardo su Testament, che sembrava non voler credere a quello che stava vedendo; il nero si sollevava pigramente dalla sua figura come fumo e cadeva nella neve lasciando macchie nere. In pochi istanti il corpo della ragazza venne liberato dalle piume e dal manto nero; la mano protesa verso di lui divenne quella minuta e pallida di una ragazzina qualunque appena prima di vederla scivolare giù, insieme al resto del corpo.

Ma un paio di braccia la afferrarono prima che potesse cadere nella neve.

“Non avresti dovuto.” Rimase in silenzio. Guardandolo mentre avvicinava il suo volto a quello della ragazza; nessun soffio tiepido scaldò la sua pelle. Non ci era riuscito; l’unica persona che desiderava proteggere era morta sotto i suoi occhi.

La adagiò con delicatezza sulla neve, prima di alzarsi e recuperare da terra la sua falce.

“Nient’ altro che abusi e sofferenze, non meritava tutto questo.” Occhi rossi pieni di rabbia si puntarono su di lui.
Aveva giocato una partita contro il tempo, e aveva perso.
“Da quando un Gear si preoccupa della vita di qualcun’ altro?” Si accorse troppo tardi di aver detto la cosa peggiore che sarebbe mai potuta uscire dalla sua bocca.

“Voi umani, siete voi il male, siete voi i mostri senza cuore, e noi Gear siamo stati creati per eliminare voi, peccati viventi.”
La sua rabbia era puro odio, la rabbia che provava era immensa e anche se comprese che probabilmente il tempo che era rimasti non sarebbe bastato a salvare Dizzy, non poteva fare altro che prendersela con lui.
“Lei non l’avrebbe mai voluto.”

“È morta!” Rabbia nelle sue parole e nei suoi occhi, il sangue bruciante che chiamava altro sangue. “Urla, Umano, e scappa per salvarti la vita, ai confini del cielo, alla fine degli oceani, brucerete tutti, questa è la ragione per cui esistiamo.” Si avventò su di lui, dandogli appena il tempo di alzare la sua spada di legno per parare il colpo, ma la lama rossa la tranciò di netto, sbilanciandolo e facendolo cadere sulla neve, la lama non si fermò fino a che non incontrò la pelle sopra la sua clavicola. Fece pressione fino a che non lo sentì urlare, fino a che l’ osso si ruppe e altra neve venne macchiata dal sangue; non voleva ucciderlo subito, ma il desiderio di vedere i suoi occhi vacui era più forte della smania di farlo soffrire di più, molto di più.

Alzò la lama e la calò sulla sua gola.

 

La prese in braccio, così come aveva fatto la prima volta
che l’ aveva trovata distesa sulla neve.
Aveva blaterato nel sonno quella volta e per un attimo guardò il suo volto pallido, era come un angelo sulla cui anima era appena sbocciata la notte.

“Mi piace questo posto, è così tranquillo.” La sua voce era assonnata. “È il mio bosco ghiacciato, e io gli appartengo.”

“Per sempre.”

 
 

Finis.

Eccomi, allora, che dire? Forse c’era da aspettarselo… i miei finali sono sempre tragici, (e a aprer mia frettolosi) dovrei cambiare un po’? Ma il fatto è che io non credo nel lieto fine ^^” (ne ho valide motivazioni).
Ora spero di riuscire a dedicarmi meglio alle altre storie, visto che questa mi ha tenuta terribilmente occupata, ma sono felice di essere arrivata in fondo e sono sorpresa che questa storia sia piaciuta a tante persone, hip-hip-urrà a chi recensisce, grazie mille, mi siete di grande aiuto! A presto!

Image and video hosting by TinyPic

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: La sposa di Ade