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Autore: WakeMeUp    22/04/2013    2 recensioni
Un incontro casuale fece sì che due vite si incrociassero, si fondessero, si abbandonassero, per poi tornare ad unirsi più forte di prima.
Louis cercò di smettere di tremare e prese delicatamente il bimbo dalla culla, stringendoselo addosso. Lo posizionò su un braccio, con la testa poggiata al suo avambraccio, e lo cullò un po'. Il bambino si aprì nuovamente in quella piccola smorfia che doveva essere un sorriso, facendo un piccolo verso e, come se si fosse sentito a casa solo in quel momento, chiuse gli occhi.
Louis si voltò verso la donna che gli sorrideva felice, mentre una lacrima le rigava una guancia.
«Ha scelto te.» disse. Louis guardò nuovamente il bimbo tra le sue braccia e sorrise.
«Voglio prenderlo.» disse sicuro. «È una situazione difficile Mary, tu dovrai aiutarmi, ma voglio farcela. Per lui, per me e per Harry. Sono sicuro che quando si sveglierà ne sarà felicissimo.»
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Louis mugugnò, un raggio di luce attraversò l’intera stanza e si abbatté sulla culletta dove Edward dormiva beatamente, e si stropicciò gli occhi, avvertendo qualcosa pesargli sul fianco. Lentamente aprì gli occhi e un sorriso spontaneo gli nacque sulle labbra quando riconobbe il braccio tatuato del suo migliore amico; si voltò leggermente, senza riuscire a smettere di sorridere perché Zayn da addormentato di prima mattina era, se possibile, più bello che mai. Aveva un’espressione beata sul volto e ogni singolo muscolo sembrava essere rilassato come mai; Louis aveva dimenticato cosa volesse dire risvegliarsi tra le braccia di qualcuno e la sensazione fu talmente piacevole che l’aveva riempito di un buon umore che, Louis ne era certo, non lo avrebbe abbandonato per tutta la giornata. E forse fu proprio quel suo buon umore, che lo portò a girarsi e lasciare un lungo bacio sulla guancia di Zayn, con il chiaro intento di svegliarlo.
Aveva deciso che sarebbero usciti quella mattina, tutti insieme, perché Edward aveva bisogno di vestitini, pannolini, copertine, passeggino, giochi, cappellini e quant’altro, e Louis non poteva tirare avanti con ciò che gli dava Mary, voleva dare a suo figlio tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno.
Quando le sue labbra sulla guancia del moro si schiusero e i denti affondarono nella pelle olivastra, lasciandovi un morso giocoso, Zayn aprì definitivamente gli occhi, brontolando qualche imprecazione contro Louis, che non l’aveva lasciato dormire.
«Svegliati dormiglione, si va a fare compre oggi!» asserì il castano, e Zayn brontolò ancora, alzandosi dal letto per avvicinarsi ad Edward.
«Lou, sono le otto.» si lamentò il moro sbuffando e voltandosi dall’altro lato, proprio dove il castano stava prendere in braccio suo figlio, ma si fermò. Edward dormiva del tutto rilassato, coperto dalle mille coperte calde fino alle spalle, con il viso paffuto poggiato al cuscino e le braccia alzate, con i pugnetti a stringere la federa bianca. Era talmente bello che Louis non ebbe il coraggio di prenderlo, così si limitò ad aggiustargli le coperte, schioccargli un bacio sulla tempia e lo lasciò dormire, tornando sul letto per convincere Zayn a svegliarsi completamente e alzarsi per iniziare a prepararsi.
«Lo so, Zayn, ma voglio andare a comprare tutte le cose per Edward e non voglio che si faccia tardi, perché a mezzogiorno deve mangiare e il latte caldo lo può fare solo Mary qui, quindi dobbiamo tornare.» si spiegò. «Quindi adesso tu ti alzi e ti vesti, la doccia l’hai fatta ieri sera, quindi muoviti!» concluse il castano, togliendogli le coperte e lanciandogli un cuscino sulla faccia.
«Ti ho mai detto che sei insopportabile?» mugugnò il moro alla fine, alzandosi sconfitto, mentre Louis era già sparito in bagno.
«Non lamentarti e muovi il culo, mi faccio una doccia.»
Zayn si alzò da letto e si stiracchiò leggermente la schiena, lanciando un’occhiata alla culletta, prima di avvicinarsi.
E perfino lui, Zayn Malik, colui che immaginava di avere un figlio verso i trentacinque anni o più, a ventidue anni si trovava a pensare che Edward fosse la creatura più bella che avesse mai visto e che Louis avesse fatto la cosa più giusta del mondo a prenderlo con se.
Portò una mano a sfiorare delicatamente la schiena del bimbo, prima di iniziare ad accarezzargli dolcemente il dorso della manina piccola, ritrovandosi a sorridere da ebete.
Zayn non si rese conto di quanto tempo stette lì a contemplare quel bimbo, ma si disse che doveva esser stato parecchio, perché sentì l’acqua fermarsi e Louis uscire dalla doccia.
Lasciò un’ultima carezza al bimbo, poi si affrettò a recuperare un jeans e una maglietta dalla borsa, per poi indossarli velocemente e imprecare quando, proprio mentre aveva infilato una gamba nel jeans, Edward si svegliò e scoppiò in un pianto fragoroso, che però Louis non sentì a causa del rumore del phon, mentre a Zayn prese il panico; infilò il jeans velocemente, lasciandolo sbottonato, mentre bussava alla porta di Louis per farsi sentire, ma nulla, il pianto di Edward e il phon non lasciavano spazio alla sua voce, così Zayn si guardò attorno velocemente, ancora agitato, e fu quando vide il ciuccio del bimbo poggiato sulla scrivania lì accanto che si rilassò leggermente. Afferrò il ciuccio e corse dal bimbo; non voleva prenderlo in braccio, non avrebbe saputo farlo, così si limitò ad avvicinarsi a lui e accarezzarlo dolcemente, porgendogli il ciuccio, e sembrò funzionare perché il bimbo afferrò il ciuccio tra le labbra e rimase a fissarlo qualche minuto, prima di richiudere gli occhi, nuovamente rilassato.
Zayn si lasciò andare un sospiro e si sedette sul letto, per poi stendersi con la schiena, esausto. Non ci sapeva fare con i bambini, quelle creaturine richiedevano troppe attenzioni e lui non era in grado di dargliene, non aveva quel cosiddetto “istinto paterno”, ed era per quello che avrebbe avuto un figlio molto tardi.
Proprio in quel momento, Louis uscì dal bagno e lo guardò con sguardo di rimprovero perché aveva ancora i pantaloni sbottonati, era senza scarpe e non per niente pronto a differenza sua a cui mancava solo la giacca.
«Mi ucciderà. Non lasciarmi mai più solo con lui.» asserì il moro e Louis lo guardò confuso.
«Di che parli?» chiese il castano, avvicinandosi. Zayn si passò una mano sul volto e indicò Edward nella culletta.
«E’ scoppiato a piangere, non sapevo che fare e tu non mi sentivi! Per fortuna poi ho trovato il ciuccio.» Louis sorrise, compiaciuto e divertito.
Zayn era buffissimo quando era impacciato, il moro non era abituato a quelle cose, nonostante avesse sorelle e cugine minori, non aveva mai avuto troppa confidenza con i bambini, aveva sempre paura di sbagliare.
Louis sorrise dolcemente e si accomodò accanto a lui, spostandogli i capelli dalla fronte, prima di lasciargli un bacio su una tempia.
«Sei stato bravissimo.» asserì e Zayn scosse la testa. «Ma adesso preparati, su.»
Il moro annuì e si alzò dal letto, avvicinandosi al bagno. Si pettinò e si lavò i denti velocemente, abbottonò i pantaloni, mise il deodorante, si spruzzò un po’ di profumo, poi uscì e trovò Louis seduto sul letto con suo figlio tra le braccia, che succhiava voracemente il latte dal biberon, per il primo pasto della giornata.
Sorrise impercettibilmente, poi recuperò le scarpe e se le infilò, infilando anche una giacca e una sciarpa, mentre Louis continuava a dare da mangiare ad Edward, cullandolo mentre lo teneva avvolto in due coperte di pile bianche, che lo rendevano ancor di più angelico.
E quando furono fuori dalla stanza, finalmente tutti pronti, Louis sorrise e si strinse di più quel fagottino di coperte al petto, cullandolo dolcemente, mentre Edward lo guardava con i suoi occhioni verdi e succhiava lentamente il cuccio.
«Zayn, noi andiamo a salutare papà, vero amore?» chiese Louis, sorridendo a suo figlio. «Vieni con noi?» si rivolse poi al moro che scosse la testa.
«Vi aspetto giù, andate pure!» Louis annuì, e prima di allontanarsi lasciò a Zayn il biberon, chiedendogli se potesse andare da Mary e capire se lei potesse preparargli un po’ di latte e mettere il biberon in una borsa che lo tenesse caldo, così che se avessero fatto tardi Edward avrebbe potuto mangiare. Il moro aveva annuito e i due si erano allontanati, diretti in direzioni opposte.
«Andiamo da papà, amore, andiamo da papà.» asserì Louis, accarezzando la pancia di suo figlio attraverso le coperte.



Louis entrò con calma nella stanza, trovando il riccio sempre lì, sempre con la stessa espressione sul volto, sempre attaccato alle stesse macchine che indicavano sempre la stessa situazione.
Con calma si avvicinò e poggiò un bacio sulle labbra di Harry, dandogli il buongiorno, prima di girare le braccia in modo che Edward potesse guardare l’altro suo papà.
«Amore, dì ciao a papà.» sussurrò Louis e il bimbo rimase per attimi infiniti a fissare Harry per poi agitare leggermente un braccio, colpendosi una gamba da solo, e allora Louis sorrise, poggiando il bimbo sul petto di Harry, a pancia sotto, in modo che il bimbo potesse vedere il volto di suo padre, mentre con una sua mano lo teneva fermo per la schiena.
Edward osservò ancora qualche minuto il riccio, poi con una manina gli sfiorò le labbra, spostando successivamente la mano sulla mascella, dove strinse un po’ le dita e accarezzò la barbetta che stava crescendo lentamente sul volto da ragazzino di Harry.
E Louis non poteva fare a meno di sorridere, notando quanto suo figlio fosse intelligente e come avesse già capito tutto.
Poggiò bene il palmo della mano sulla schiena di suo figlio, per stringerlo forte, poi si voltò verso Harry.
«Quanto vorrei che tu potessi vederlo… Non ti conosce eppure già ti ama.» asserì il castano sorridendo, spostando il suo sguardo dal bimbo al riccio. Louis si lasciò andare un sospiro, poi si riscosse.
«Ma noi adesso dobbiamo andare, vero piccolo?»
Louis avvicinò il volto a quello di suo figlio e gli strofinò il naso su una guancia, baciandogliela successivamente, prima di riprenderlo dal petto di Harry e riposizionarselo addosso, tra le coperte calde.
«Papà, noi andiamo a comprare tante cose belle per Edward, va bene?» asserì ancora con un sorriso amaro sul volto, consapevole che non sarebbe arrivata risposta.
Strinse una mano ad Harry, mentre Edward ancora lo fissava intensamente, poi si avvicinò al suo orecchio.
«Ho bisogno di te.» sussurrò. «Noi abbiamo bisogno di te.» si corresse. «Ti amo.»
Lasciò un ultimo bacio sulla tempia al riccio, poi uscì fuori da quella stanza.
E fu in quel momento, quando Harry non fu più sotto lo sguardo vigile di Edward, che l’atmosfera cambiò. Edward scoppiò a piangere e Louis, silenziosamente, lasciò che una sua lacrima facesse lo stesso.
«Torneremo da lui, amore, sta tranquillo.» asserì, cullando suo figlio e cercando di calmarlo. «Lui, tornerà da noi.»


 

Camminavano da circa cinque minuti, Louis e Zayn, l'uno accanto all'altro, stretti nei loro cappotti pesanti mentre chi li osservava gli lanciava sguardi tra il disgustato e l'intenerito perché sembravano veramente una famiglia; Zayn procedeva con una camminata molleggiante, con il suo inevitabile broncio da brontolo sul volto e lo sguardo perso, come se non avesse mai visto un ragazzo dell'età di Louis andare in giro con un bambino di circa tre mesi tra le braccia, in cerca di un negozio per bambini dove comprare pannolini, ciucci, biberon e quant'altro.
E Louis sorrideva, mentre Zayn con la borsa di Edward su una spalla sbadigliava ogni tanto e brontolava qualche imprecazione a Louis per averlo svegliato così presto, dopo una mezza nottata insonne.
«Smettila di brontolare e sorridi, su.» lo incitò Louis con un sorriso, aggiustandosi Edward tra le braccia avvolto tra le coperte bianche, che sonnecchiava tranquillo.
Zayn mugugnò e gli rivolse un piccolo sorriso che fece apparire forzato, ma che sotto, sotto, lui sapeva essere sincero; non gli dispiaceva accompagnare Louis a comprare tutto l'occorrente per il bambino, adorava quella creatura, era il figlio dei suoi migliori amici e aveva promesso che avrebbe aiutato Louis, quindi l'avrebbe fatto.
«Ecco, molto meglio!» affermò Louis, sorridendo ancora, con quel suo buon umore che non aveva intenzione di sparire.
Poi sospirò e si voltò alla sua destra, vedendo finalmente una farmacia: Boots, lì avrebbe sicuramente trovato i pannolini, il resto era da vedere. Fece un cenno al moro e insieme attesero il semaforo, prima di attraversare la strada e dirigersi all'interno del negozio.
Quando entrarono un piacevole calore li investì ed entrambi si ritrovarono a sospirare, muovendosi tra gli scaffali.
«Eccoli!» esclamò Louis, fermandosi davanti ad uno scaffale con tutti i pannolini di diverso tipo. Louis si perse qualche attimo ad osservarli, cercò il tipo adatto, la taglia adatta, e sorrise soddisfatto, richiamando Zayn. «Zayn vieni qui, prendi quelli!» asserì, indicando al moro il pacco di pannolini che Zayn afferrò, per poi proseguire.
«Mh, cosa cerchiamo adesso?» chiese il moro.
«Ciucci, biberon, latte, crema per il culetto, bagnoschiuma delicato e uhm… borotalco.»
Louis completò la sua lista e Zayn sospirò; sarebbe stata una lunga giornata.
«Adiamo!» asserì il moro, incamminandosi tra gli scaffali e recuperando, sotto gli ordini di Louis tutto ciò che il castano aveva elencato.
«Uhm..Zayn, il ciuccio ti piace questo azzurro con l'orsacchiotto o quello azzurro con la nuvoletta?» Zayn lo guardò confuso.
«Si diventa davvero così quando si è padri?» chiese il moro. «Lou, prendine uno, su!»
Louis gli rivolse un'occhiataccia.
«Diamine Zayn, è di mio figlio che stiamo parlando, non voglio trascurarlo. Mostra un po' di entusiasmo, oppure tornatene a casa.» sputò fuori il castano, facendo voltare il cassiere e quei pochi clienti che giravano per il market. Zayn abbassò la testa e si scusò, avvicinandosi a lui.
«Quello con la nuvoletta; è morbido e angelico, come lui.» asserì, guardando quel bimbo che dormiva placidamente tra le braccia del padre, lasciandogli una carezza sulla fronte scoperta.
Louis gli sorrise e gli lasciò un bacio sulla guancia.
«Grazie.»
Zayn scosse la testa, afferrando anche il ciuccio e controllandosi le braccia piene di cose.
«Mh, direi che qui abbiamo preso tutto, no?» chiese il moro. Louis fece vagare il suo sguardo sui prodotti che le braccia del moro tenevano al petto ed annuì.
Pagarono tutto in fretta e una delle mani di Zayn, dopo circa mezz'oretta che erano fuori, reggeva già due buste piene.
I due camminarono ancora, quando ad un tratto furono costretti a fermarsi perché Edward piangeva insistentemente tra le braccia di Louis e il castano non riusciva a tranquillizzarlo. I due si fermarono in uno Starbucks e Louis chiese del bagno.
Non appena furono nel bagno, stranamente pulitissimo, Zayn aprì la borsa di Jeans da cui srotolò un materassino su cui il castano adagiò suo figlio, lo spogliò della tutina e gli cambiò il pannolino sporco, sotto lo sguardo di Zayn che lo guardava, cercando di spiegarsi come Louis potesse avere tutta quella destrezza con i bambini. Il castano faceva tutto con una disinvoltura che disarmava Zayn; lui non ci sarebbe mai riuscito. Non si sentiva affatto pronto per un figlio, non avrebbe mai potuto portarlo avanti da solo e non riusciva a negare che provava una grandissima ammirazione nei confronti del castano, che aveva adottato quel bambino salvandogli la vita, nonostante la situazione difficile in cui si trovasse.
Ciò che però Zayn aveva notato, era che non era stato solo Louis a salvare Edward, ma anche il contrario. Da quando quel bimbo era entrato nella sua vita il castano sorrideva più spesso, era più forte, più pieno di vita, più determinato… Edward aveva portato nuovamente la luce nella vita del castano e Zayn gli era grato.
«Siete bellissimi, sai?» sussurrò. Louis sorrise leggermente, riavvolgendo Edward tra le coperte e risistemando la borsa, prima di porgerla al moro con un sorriso.
«Lui lo è.» asserì il castano, riprendendo suo figlio tra le braccia, finalmente tranquillo, che succhiava il ciuccio e lo osservava con i suoi occhi verdi, muovendo leggermente le sue manine delicate.
Il castano lasciò un bacio sulla guancia di suo figlio che si lasciò andare un piccolo verso compiaciuto, e allora Zayn sorrise, mentre il castano ridacchiava felice.
«Lo amo, ma pesa, quindi andiamo e compriamo un passeggino!» asserì il castano e Zayn rise, dirigendosi alla porta di quel bagno e beandosi ancora per un po' del calore di quell'ambiente, prima di riaffrontare il freddo londinese.


 

Camminarono per quella che sembrò quasi un'altra mezz'ora, poi arrivarono a destinazione; Louis fece vedere a Zayn circa cinque porta enfant inglesina diversi, poi insieme ne scelsero uno blu notte, con un rivestimento bianco candido all'interno e degli ornamenti di un azzurro chiaro, quasi invisibili che rendevano il tutto molto candido.
Louis sorrise, soddisfatto, poi Zayn pagò, al posto di Louis, dicendogli che quello era il suo regalo per il nuovo nascituro, e Louis dopo qualche protesta si era arreso, ringraziandolo e incitando suo figlio a fare lo stesso, ma il bimbo si limitò a fare un verso e sputare il ciuccio, per lasciarsi andare una specie di sorriso a cui i due ragazzi risposero ridacchiando.
Si fecero montare il porta enfant e Louis vi sistemò subito dentro suo figlio, avvolgendolo tra le coperte calde e alzandogli la cappotta, così che il bimbo fosse tranquillamente al caldo, a differenza di loro che stavano semi-congelando, nonostante le sciarpe, i cappelli e i cappotti pesanti. *
Quando i due furono nuovamente in strada, Zayn con le mani ancora piene di buste, Louis con la borsa di Edward su una spalla e le mani poggiate al porta enfant, conducendolo tra la gente, due sorrisi inevitabili padroneggiavano sui loro volti.
«Zay…» chiamò improvvisamente il castano, mentre i due si dirigevano verso la loro ultima tappa: i vestitini.
Il moro si voltò verso di lui e non poté fare a meno di sorridere, guardando a quanto adesso sembrasse un padre a tutti gli effetti.
«Sembri anche più adulto adesso, sai?» cambiò discorso il moro, interrompendolo prima che Louis, come Zayn sapeva, finisse per ringraziarlo ancora.
Il castano lo guardò torvo e accigliò le sopracciglia.
«Mi stai dando del vecchio, Zayn?» Il moro scoppiò a ridere, scuotendo la testa.
«Sembri solo più…responsabile.» asserì. «Ma tu sarai sempre Peter Pan.»
Louis non seppe dire perché ma quell'ultima frase lo rese felice; la sua fobia del crescere con il tempo si era affievolita, ma era ancora lì e forse Zayn aveva ragione, era cresciuto improvvisamente, tutto insieme.
«Per fortuna ho chi me lo ricorda.» asserì. «A me sembra realmente di essere invecchiato tutto insieme.» continuò ridacchiando. Zayn rise con lui, poi scosse la testa.
«La mia data di nascita dice che sono più piccolo, ma sarò sempre più vecchio di te.» concluse il moro, lasciando il castano con un sorriso.
E non ne parlarono più, tranquillamente, sorridendo, i due si diressero ad un negozio di vestiti per bambini e, tra una risata e una presa in giro, i due comprarono di tutto: tutine rosse, azzurre, blu, bianche, capellini di lana, guantini, un piumino, un cuscino per la culla, dei calzini, delle canottiere e chi più ne ha più ne metta.
Zayn, inaspettatamente, si ritrovò felice a fine mattinata; non gli era pesata quella giornata di shopping, non aveva iniziato con il piede giusto, certo, ma dopo si era rilassato e tutto gli era apparso piacevole, anche scegliere delle tutine per un bimbo di soli tre mesi.
Zayn e Louis si diressero alla macchina, erano quasi le dodici e fortunatamente erano in perfetto orario per l'orario in cui Edward avrebbe dovuto fare il suo secondo pasto della giornata.
I due ragazzi si risistemarono, Louis piegò il passeggino, sistemò Edward nel seggiolino posteriore, poi salì accanto a Zayn.
Fecero parte del viaggio in silenzio, ascoltando un po' di musica e canticchiando ogni tanto, quando ad un tratto alla radio mandarono Little Things, la canzone che Ed Sheeran aveva scritto, modificato per Harry e Louis, e aveva regalato a loro.
E fu in quel momento, quando la voce roca di Harry risuonò nell'abitacolo, che Louis non riuscì a trattenere le lacrime, nascondendo il viso di lato e osservando il paesaggio fuori dal finestrino.
Cercò di nascondere a Zayn le sue lacrime, ma il moro aveva notato subito il suo cambio di umore; Zayn non cercò di cambiare stazione, semplicemente gli strinse forte una mano e sussurrò.
«Andrà tutto bene.»
E Louis scelse di credergli; ricambiò la stretta e chiuse gli occhi, abbandonandosi al suono della voce del fidanzato, sulle note della loro canzone.   
Quella del primo bacio, quella delle insicurezze, delle lacrime, del cottage in montagna, di un ballo, di un camino, delle coccole e della prima promessa.











Piccolo angolo mio. 

Okay, eccomi qui, inaspettatamente anche per me, ma ho colto l'occasione.
Questo è un capitolo di passaggio, che però fa capire quanto Zayn tenga a Louis, dimenticandosi anche di se stesso e dei propri principi, ritrovandosi a fare e dire cose che Zayn Malik non farebbe.
E poi c'è Edward, che non conosce Harry eppure vede l'amore negli occhi di Louis e se ne prende parte, ritrovandosi ad amarlo come solo un bambino può.
E infine Louis; qui possiamo vedere quanto Louis tenga a Zayn, ma in realtà ami Harry, quanto il riccio gli manchi e quanto abbia bisogno di lui.
Non ho altro da dire e sono anche di corsa, quindi nulla, spero vi sia piaciuto, ci vediamo al prossimo con qualche novità. u.u
Alla prossima. 
Grazie come sempre a tutti, chi legge, recensisce, preferisce, segue...grazie, davvero!

P.S: non c'è la gif, lo so, appena posso la metto. :3

WakeMeUp. Xx

   
 
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