CAPITOLO 31
Separazioni
Era
ormai già passata una settimana da quella terribile avventura e la vita dei
ragazzi era tornata alla normalità, una volta che Madama Chips li ebbe buttati
fuori dall’infermeria stufa marcia di quei suoi ospiti abituali.
C’era
qualcuno però che cominciava a trovare tutti questi avvenimenti molto strani,
sospetti su sospetti si affollavano nella sua mente ed erano talmente pressanti
da non abbandonare nemmeno i suoi sogni.
“Scusate
ma devo andare in biblioteca!” annunciò Hermione senza quasi neanche salutare i
suoi amici ed il suo ragazzo che scosse la testa rassegnato.
“Credo
che con gli esami diventerà matta, quest’anno, peggio che al quinto!” commentò
Ron scuotendo la testa e guardando la ragazza uscire di corsa dalla Sala Grande
con una fetta di pane tostato a penzoloni in bocca.
Ma
Hermione non era andata in biblioteca per fare ricerche scolastiche.
“Bingo!”
mormorò quasi un’ora più tardi sfogliando un pesantissimo e dall’aria
noiosissimo tomo di Erbologia.
“Lumenryos
Blanca… pianta Elfica dalle sconosciute potenzialità. Questa pianta fiorisce
una volta ogni 750 anni e i fiori appassiscono quasi immediatamente. Le poche
persone che hanno avuto la fortuna di vederne fiorire una, quasi prettamente
appartenenti al popolo Elfico, dichiarano di aver sentito come una grande forza
avvolgerli ed entrare in loro appena dopo essere stati investiti dalla pioggia
argentata che i misteriosi fiori di questa pianta sprigionano. Come è già stato
detto i suoi poteri sono ancora del tutto sconosciuti e i maghi, a differenza
degli Elfi, la considerano una sorta di pianta maledetta, oscura… non mi è
molto d’aiuto, queste cose le sapevo anche io… cerchiamo l’altra cosa…” stava
riflettendo tra di sé la ragazza ricominciando a gironzolare per quel luogo
così bello ed affascinante per lei.
“Uhmmm…
‘Oggetti e manufatti magici’… vediamo qui!” la ragazza prese il libro e
si accomodò ad un tavolo cominciando a sfogliare intenta le pagine ingiallite e
a tratti rovinate dal tempo.
Quando
ormai credeva di essersi sbagliata un titolo attirò la sua attenzione.
“Sapevo
che c’era qualcosa sotto!” esclamò trionfante chiudendo con uno scatto il libro
e sorridendo.
“Oh
cavolo!!” gemette Harry estraendo dalla borsa la sfera contenente la ballerina
in catene che Ron gli aveva regalato tempo prima.
“Cosa?”
chiese Ron distrattamente.
“Guarda!
Si è fatta un’altra crepa, ma sono sicuro che questa volta non mi è caduta!!”
affermò il moretto alzando il palmo davanti al naso del suo migliore amico.
“Strano…
però beh, è un regalo molto vecchio, insomma l’aveva comprata Charley in un
negozietto di antiquariato, magari la magia sta svanendo… ma le avevi visto il
volto, no?”
“Beh,
sì ma… cioè, è strano! Tu vedevi il volto di Hermione, no?” il rossino annuì
cercando di seguire il filo logico di Harry “E come lo vedevi? Normale, serio,
sorridente…?”
“Sorridente.”
“Ecco,
invece io quello di Dior lo vedo sofferente è come se mi volesse far capire che
è in pericolo o che con me non è felice…”
“Boh,
non lo so, magari dipende dal fatto che Dior non è una che sorride spesso…”
“Aspetta…
Malfoy! Malfoy, puoi venire un attimo?!” chiese Harry al biondino che era
seduto sulla panca appena dietro la sua.
“Che
c’è?” chiese il Serpeverde sedendosi a cavalcioni sulla panca di Gryffindor e
aspettando una risposta del bambino sopravvissuto.
“Prendi
in mano questa e dimmi che volto le vedi!” Harry gli mise in mano la sfera e
Draco aggrottò le sopracciglia un po’ stupito da quella strana richiesta però
accontentò Harry che sembrava dare molto peso alla cosa.
Abbassò
gli occhi a guardare il volto della ballerina imprigionata da nastri e questo
da bianco divenne improvvisamente il volto della sua ragazza.
“Ma…
è Antares! Che diavoleria è questa?”
“Si ma
che espressione ha?” chiese Harry impaziente, scrutando con attenzione il volto
del Serpeverde.
“Che
espressione ha?… Seria… sembra quasi…”
“…sofferente?”
finì per lui Harry e Draco si ritrovò ad annuire.
“Esatto…
sofferente è il termine giusto. Vuol forse dire qualcosa?”
“No,
cioè, non lo so è che anche io vedo Dior con quell’espressione…”
“Andiamo
ragazzi, la ballerina mostra il viso della persona che amate, che importanza ha
che sorrida o meno, è il volto che importa, no?” disse Ron non dando così tanto
peso alla cosa.
“Sì,
forse hai ragione, Ron…” rispose Harry cercando di convincere se stesso “…anzi,
sarà proprio così!” terminò ma lo sguardo che scambiò con il Serpeverde non
rispecchiava quelle parole.
“Posso
farti una domanda, Legolas?” chiese Hermione mentre, come quasi tutte le sere,
si ritrovavano a chiacchierare nella serra.
“Certo!”
rispose gentilmente l’Elfo sorridendole.
“Vedi,
ho letto un libro sugli Elfi, uno di quelli che ci avevi consigliato e c’è una
cosa che non ho ben capito…”
“Ma
dimmi, sono a tua disposizione!” tutti i ragazzi si fecero attenti zittendosi
per sentire la domanda della ragazza.
“Ho
letto di una sorta di maledizione che impedisce agli Elfi di aver figli con i
maghi, e non capisco perché con i babbani, i veela, i vampiri, insomma le altre
razze sì e noi no.”
“Ah…”
sospirò il bel professore “Sì, c’è questa maledizione se così si vuole
chiamarla. Pare che nel centotrentesimo anno della Prima Era la figlia di uno
dei principi Elfici sia scappata dalla Terra di Mezzo per sposare un mago,
rinunciando alla propria immortalità. Il padre non prese bene la notizia e
nemmeno il padre del ragazzo. I due potenti formularono una maledizione contro
i propri figli che consisteva nel non poter avere figli. Si tramanda però che
nel 1500, un potente mago ed un veggente Elfo, ebbero una premonizione
identica: cioè due creature mezze Elfiche e mezze magiche, avrebbero finito per
dominare il mondo con la potenza del fuoco. Ovviamente questa è solo una
leggenda perché mai è stato ritrovato un documento o una testimonianza di
questa profezia. È una storia che viene raccontata ai bambini la sera davanti
al fuoco. I libri Elfici sono pieni di leggende, ci piacciono tanto, sai!” finì
di raccontare Legolas.
“Wow…
non pensavo che ci fossero profezie anche tra gli Elfi!” commentò Ron.
“Beh,
le nostre radici non sono così diverse come si pensa… si tramanda che Elfi,
maghi e Veela discendano dalla stessa radice comune, anche se gli Elfi e i
Veela si sono dispersi e sono sempre meno, così come i maghi che nascono senza
poteri: i magonò. Ma voi siete fortunati perché possono nascere bambini con
poteri magici anche da babbani, per noi non è così.”
“Non
ci sono testimonianze di figli mezzi maghi e mezzi Elfi?” chiese Draco serio.
“No,
te l’ho detto. È solo una leggenda, quella profezia, e poi sai com’è si resta
suggestionati e beh, nessuno vorrebbe mai dare alla luce i famosi figli che
distruggeranno il mondo con il fuoco. Anche se ci sono coppie di maghi ed Elfi
sparsi per il mondo sono sicuro che preferiscono vivere tranquilli senza
figli.”
“E
se accadesse? Magari in questo periodo?” domandò Judy allarmata.
“Ma
no! Tutti pensano che avverrà nel periodo che si sta vivendo ma è solo una
storia, una favola! Non accadrà, credimi Judy. Sono spauracchi per i bambini e
forse era meglio se non vi raccontavo tutta la storia. Comunque spero che la
tua curiosità sia stata soddisfatta Hermione.”
“Sì,
grazie mille. Sai, piacciono tanto anche a me tutte queste leggende. Anzi, se
poi mi presti quel tuo libro Elfico sulle leggende ne sarei davvero felice così
ti evito spiegazioni.”
“Certo,
prendilo pure, tanto so che me lo tratterai bene!”
“…e
così per il tuo bene e la tua sicurezza abbiamo pensato di mandarti in
Francia…” finì di spiegare Dania abbassando tristemente gli occhi per non dover
affrontare quelli della figlia minore.
“Cosa?!
In Francia? Pensate che non sia in grado di cavarmela da sola? Perché non
venite anche voi allora? Se sono in pericolo io lo sono anche Niniel e
Antares!!!” fu la prevedibile sfuriata di Dior.
“Dior…
guarda che è difficile anche per me…” tentò di dire la madre.
“No,
per te è semplicissimo, sono solo un burattino da spostare come ti gira! Prima
andate a Hogwarts, adesso a Parigi!! Cosa sono, un pacco postale?”
“No!
Non pensare minimamente una cosa simile!!!”
“Perché
adesso? Perché proprio ora che ho trovato Harry?” chiese sconsolata vedendo la
grande determinazione della madre “Ti odio!” urlò alla donna prima di correre
via.
“No,
Dior…” sospirò affranta e stanca Dania che già aveva sofferto nel decidere e
nel rivelare la notizia.
“Perché
mamma?” chiese Niniel.
“Niniel,
lo sai!! Voi siete in pericolo ma lei di più! Già l’hanno usata per arrivare a
Harry se dovessero scoprire che…”
“Ce
la caveremo come abbiamo sempre fatto!!” si animò la Grifondoro stringendo
forte i pugni “Non è vero Anty?” si voltò verso la gemella in cerca del solito
conforto ma rimase spiazzata: Antares se ne stava appoggiata ad una parete con
le braccia conserte.
“No,
non è vero.” commentò grave staccandosi finalmente dalla parete.
“Antares!!”
urlò sconvolta la sorella.
“Non
mentire a te stessa Niniel!! Non è come le altre volte, tra poco sarà di nuovo
il tempo, non dirmi che non l’hai sentito!!” Niniel abbassò lo sguardo.
“Di
nuovo? Ma bambine… no!! Non quello!!” strillò la madre con gli occhi spalancati
prendendo Niniel per le braccia e guardandola negli occhi.
“Sì
mamma! E non sarà come le altre. Dior, noi, Harry, Draco… tutti siamo in
pericolo. Ma Dior lo è doppiamente; mamma ha ragione, non possiamo permettere
che venga usata nuovamente, se dovessero rapirla e interrogarla ti immagini il
casino che accadrebbe? Mandandola in Francia, non solo sarà al sicuro
fisicamente, ma sarà anche al riparo da altre sofferenze causate da noi. Sai
bene anche tu che non ha mai sopportato quel dispositivo che effettivamente a
lei non serve, ma non siamo state noi a fare saltare la vecchia scuola!!”
“Lo
so che era colpa mia, mi sono già scusata abbastanza!! So che lei ci ha rimesso
anche se non è come noi ma non l’avevo fatto apposta!!”
“Non
sto dicendo questo!! Ti sto solo dicendo di pensare al bene di Dior, credi che
anche a me non faccia male vederla andare via dopo che è sempre stata al mio
fianco? Però qui non è al sicuro e se dovesse accaderle qualcosa solo per i
vostri capricci non ve lo perdonerei mai!”
Niniel
sospirò guardando il pavimento in preda ad una rabbia folle. Non era mai
successo che Antares la contraddicesse e la perdita dell’unico alleato che
credeva di avere non migliorava certo la situazione.
“Sarà
una cosa temporanea! Finito tutto questo tornerà da noi!” cercò di convincerla
la madre ma la Grifondoro se ne andò senza neanche degnarla di un’occhiata e
sbattendo con forza la porta.
“Cosa
devo fare, Antares?”
“Non
devi cedere davanti alle loro suppliche. Dior non può stare qui, che lo voglia
o meno!”
“Le
parlerai?” la biondina annuì prima di andarsene.
“Hai
sentito tutto, vero?” chiese Dania alla stanza apparentemente vuota. Lucius
comparve da dietro la porta secondaria.
“Che
cosa sono le tue figlie?” domandò serio.
“Non
ti è dato sapere.” Rispose solo la donna sedendosi stancamente sul letto.
“Eccoti!”
“Sparisci!”
urlò Dior che, seduta sul divano guardava rapita la danza del fuoco nel
caminetto.
“No,
dobbiamo parlare!”
“Pensavo
fossi dalla mia parte! Lo sei sempre stata!!” ribatté la moretta ferita.
Antares
sospirò prima di inginocchiarsi davanti alla sorellina.
“Dior…
tu sai bene cosa succede a me e Niniel. Sai anche che molte volte ti hanno
additata o evitata a causa nostra, e di questo ci dispiace sempre tanto.”
“Non
ve ne ho mai fatta una colpa!”
“Lo
so, e ti sono grata per la tua comprensione!! Sai com’è fatta mamma, lei non sa
mai spiegare per bene le cose e soprattutto non riesce mai a farci capire che ci
vuole bene, ma ce ne vuole molto!” Dior sorrise amaramente.
“Non
ho mai ascoltato mamma, tu sei sempre stata il mio punto di riferimento.”
“Ti
ho mai delusa?”
“No!”
“Allora
fidati di me se ti dico che qui sei in pericolo. Non so cos’è Dior, chiamala
sensazione, chiamala paura ma so che se tu resterai qui andrai incontro alla
morte a causa mia e di Niniel. Non posso permettere che accada una cosa simile,
non se c’è almeno una scappatoia. Sarò una vigliacca, so bene che tu vorresti
stare qui ad aiutarci e lottare, ma io ti voglio sapere al sicuro. Ti voglio
troppo bene per rischiare la tua vita.”
“Ma
così mi sentirò impotente.”
“No!
Non devi! Pensavo di chiedere a mamma di mandarti…” e si avvicinò all’orecchio
della sorellina.
Dior
spalancò gli occhi sorpresa.
“Però…
come farò senza Harry?”
“Pensa
a quante persone ha già perso da quando è nato. Ti ama Dior, se tu dovessi
morire non riuscirebbe mai a superare la cosa questa volta e noi neppure!”
“Ok…”
affermò dopo qualche minuto la moretta pensando bene alla situazione poi si
lanciò tra le braccia della sorella in cerca del solito conforto.
"NO!!"
urlarono insieme Harry e Draco balzando a sedere sui propri letti. Ansimavano
fortemente, il loro cuore non sembrava voler diminuire il ritmo e le gocce di
sudore colavano dai loro visi fin sopra le lenzuola.
"Cosa..."
si chiese Harry passandosi una mano tremante sugli occhi per poi correre alla
ricerca degli occhiali.
"Di
nuovo quel sogno..." sussurrò Draco scostandosi i capelli umidi dalla
fronte "Scusa se ti ho svegliato..."
"No...
anche io mi sono svegliato a causa di un sogno strano..." nella stanza
piombò nuovamente il silenzio rotto soltanto dal leggero russare di Ron che se
la ronfava beatamente.
"Anche
tu... hai visto il fuoco?" chiese il biondino con un po' di titubanza: lui
e Potter non avevano mai davvero parlato e soprattutto da soli.
"Sì...
è da un po' che faccio questi incubi ma sembrano sempre più reali, più..."
"...vicini?"
"Già...
più vicini..."
"Anche
Greenleaf li fa... l'ho scoperto a Malfoy Manor..." Harry strabuzzò gli
occhi.
"Davvero?
Cavolo! A questo punto sono più contento se Dior parte... almeno non sarà più
in pericolo, almeno non a causa mia!"
"Tu
credi che... abbia a che fare con le Anglachel?"
"Con
loro dici? Beh, non ti nascondo che un pochino mi fanno paura... sappiamo così
poco su di loro e poi... tutte quelle loro frasi che sembrano sempre
sottintendere qualcosa... non lo so proprio..."
"Ho
avuto la tua stessa impressione e poi Antares non fa che dirmi 'quando il tempo
sarà giunto', 'quando sarà il momento saprai', cose del genere insomma e non mi
piace affatto!"
"No,
nemmeno a me! Penso che sia inutile stare qui a fare congetture. Domani faremo
delle ricerche, domanderò aiuto ad Hermione che è imbattibile in queste
cose!"
"Ok,
buonanotte!"
"'notte!"
I
due ragazzi non sapevano però che anche in un’altra stanza qualcuno si era
svegliato, urlando, da un incubo talmente sconvolgente da lasciarlo senza
respiro.
“Il
fuoco…”
Legolas
si alzò dal letto ancora tremante e corse alla sua libreria alla ricerca di un
libro.
“’Leggende
Elfiche’… che sia davvero giunto il tempo?”
“Padre,
posso parlarti?” chiese Draco avendo notato il padre passeggiare con Dania nel
giardino. L’uomo lo scrutò notando che teneva gli occhi bassi e si mordeva il
labbro inferiore nervosamente, stesso vizio di Narcissa, si ritrovò a pensare.
“Vai
pure!” suggerì Dania staccandosi dal braccio dell’uomo e indirizzando un
sorriso al figliastro.
Lucius
annuì facendo cenno al figlio di avvicinarsi “Facciamo quattro passi, vuoi?”
Draco annuì ancora e si affiancò al padre. L’uomo si accorse che il figlio era
cresciuto ancora in quegli ultimi mesi anche se, a differenza sua, manteneva
quella corporature sottile e slanciata propria della famiglia Black. Il volto
reso un po’ più virile assomigliava a quello delle incantevoli statue greche
raffiguranti giovani dei. Si assomigliavano parecchio, era innegabile, gli
occhi dallo stesso taglio felino ed il mento appuntito; il sorriso o meglio il
ghigno che differenziava la loro casata in modo davvero notevole. Suo figlio,
il suo erede, il suo tesoro più grande, anche se solo ora era in grado di
comprenderlo. Un velo di tristezza e di senso di colpa attraversò come un lampo
i suoi occhi che andarono a posarsi su una panchina di pietra su cui decise di
accomodarsi.
“Che
ti succede?” domandò con fare gentile vedendo che il ragazzo non accennava a
sedersi.
Passarono
alcuni secondi in cui Draco sembrava stesse cercando le parole più adatte.
“Io…
vorrei chiederti un consiglio… beh, un po’ personale, ecco…” esordì continuando
a mordersi il labbro e dondolandosi sui piedi.
“Smettila
di torturarti così, finirai per sanguinare!” il figlio lo guardò stranito, poi
capì a cosa si stesse riferendo il padre e portò una mano alle labbra.
“Lo
faccio senza accorgermene.”
“Draco,
mi stai facendo preoccupare…” gli disse in tono dolce facendogli capire che le
sue erano parole sincere.
“Oh,
non ce n’è motivo, davvero… è… una sciocchezza!”
“Una
sciocchezza che non ti fa star bene! Quindi non è una sciocchezza!” sorrise
facendogli cenno di sedersi.
Nuovamente
calò il silenzio rotto soltanto dal cantare degli uccellini che annunciavano
l’arrivo della primavera.
“Vedi…
è… per Antares…”
“L’avevo
capito. Cosa c’è, tra voi non funziona?”
“No,
no… va tutto bene… solo… lei non mi…”
“Non
ti…?”
“Non
mi vuole…” Lucius sgranò gli occhi sinceramente stupito.
“Ma…
mi hai appena detto che va tutto bene, allora come può non volerti?”
“Stai
fraintendendo. Lei non mi vuole nel senso che quando siamo io e lei… lei… non
vuole che noi… hai capito no?” affermò tingendosi di rosso. Era la prima volta
che toccava un tasto ed un argomento così profondo con il padre ma dopotutto
non sapeva con chi parlarne. Lucius aggrottò la fronte cercando di capire il
senso delle parole del figlio, poi un lampo di comprensione balenò negli occhi
chiari.
“Ah!
Ho capito… beh, Draco, per una ragazza è un passo molto più importante che per
un ragazzo, non dico che per gli uomini non sia importante però… loro lo vivono
in modo totalmente diverso…”
“Non
sarebbe la sua prima volta, padre!”
“No?!”
esclamò stupito. Allora dov’era il problema?
“No!
È per questo che non capisco! Te l’ho detto, non vuole, forse non vuole me!”
“Ma che
dici? I sentimenti che prova per te sono palesi! Magari non si sente pronta ad
affrontare questo tipo di rapporto tra di voi! Sai com’è, per noi uomini è
quasi un bisogno fisico, per loro no… comunque credo che dovresti parlarne con
lei… magari la sua prima volta è stata un delusione e ha solo paura.”
“No,
non credo sia per questo… è che, quando siamo lì lì per… lei si tira indietro
farfugliando qualcosa tipo ‘te ne pentiresti’, ‘non voglio ferirti’, ‘mi
lascerai’, ‘quando verrà il tempo’… poi i suoi occhi diventano vuoti e sembra
quasi che stia male… per questo non intendo forzarla…”
“Beh,
è giusto ciò che fai però… parlale, credo sia l’unico modo per superare la
cosa!”
“E
che cosa potrei dirle? Io mi vergogno!” ammise il ragazzo. Lucius sorride
davanti alla fragilità e il dolore del figlio, gli pose amorevolmente una mano
sulla spalla.
“Parlale
di come ti senti… se ti ama, capirà!” Draco ci pensò su un attimo poi annuì; si
alzò, fece due passi poi si girò nuovamente verso il padre “Grazie, papà!”
disse sorridendo prima di andarsene.
“Antares!”
la chiamò Draco vedendola impegnata a parlare con la sorella. La biondina alzò
gli occhi verso il suo ragazzo ed il suo sorriso svanì. Era chiaro che Draco
avesse qualcosa di importante da dirle, e non preannunciava nulla di buono… che
fossa davvero la fine tra loro? “Devo parlarti… hai due minuti?”
Niniel,
preoccupata dall’espressione di Draco e dagli occhi lucidi della sorella che
mai aveva visto piangere, pensò bene di andarsene anche se, per una frazione di
secondo strinse forte la mano della gemella che trovò fredda ghiacciata.
“Io
vado in biblioteca!” annunciò facendo un cenno di saluto a Draco.
“Niniel…
grazie!” le disse la sorella anche se quel grazie non sembrava riferito agli
appunti che si erano scambiate poco prima.
La
Grifondoro scosse la testa e con un sorriso forzato se ne andò.
Antares
si avvicinò al proprio ragazzo ed entrambi si incamminarono per il lago.
“Hai
ragione, è colpa mia e lo capisco, ne hai tutte le ragioni, non sei tu il
problema!” esordì ad un certo punto la Serpeverde incapace di sostenere quel
silenzio troppo pesante. Draco si fermò di botto guardandola stupito: di cosa
stava parlando?
“Ah…”
“No,
hai ragione, ti ho detto! È inutile che tu continui a soffrire a causa mia
quindi…”
“Ma
che stai…?”
“Quindi…
non farti problemi… lasciami pure…” le ultime due parole della ragazza
aleggiarono nell’aria e nella testa del ragazzo. Draco la guardò: stava
stringendo al petto i libri come se fossero il suo ultimo appiglio, le mani
nervose li stringevano al punto da far sbiancare le nocche. I lisci e lunghi
capelli biondi volavano oltre le sue spalle, così come il mantello mentre la
lunga frangia le copriva gli occhi color giada tenuti bassi. Draco in quel
momento capì che le sue barriere erano, forse per la prima volta, crollate
davanti a lui e si trovò ad adorarla ancora di più. Lievemente alzò una mano ad
accarezzarle la guancia e lei, che non si aspettava certo quel gesto, sussultò
ed alzò gli occhi nei suoi che stavano sorridendo. Confusa aspettò una sua
risposta.
“Lasciarti?
Ma che cos’hai in mente? Se vuoi farlo tu, ok, perché io non ho la minima
intenzione di farlo!”
“Cosa?
Ma avevi una faccia così seria e… mi sono preoccupata!”
“E
siccome sei troppo impulsiva, hai pensato subito male!” sorrise lui facendole
un buffetto sul naso.
“E
di cosa… volevi… parlare, allora?” chiese lei tornando a torturare le copertine
dei libri.
“Di
noi… del perché non vuoi che io ti ami.”
“Oh,
Draco! Lo sai che ti amo anche io, ho accettato la cosa per quanto mi sembrasse
strana e credo anche di averti dimostrato che ricambio i tuoi sentimenti…”
“Intendevo…
nell’altro senso… amore…” ammise lui passandosi una mano tra i capelli e
distogliendo lo sguardo.
“Oh…
quello…”
“Già…
quello…” il ragazzo si fermò a riflettere “…senti, a me non fa niente aspettare
quando sarai pronta. Non sarebbe la tua prima volta quindi… non capisco che
tipo di blocco hai, e poi non capisco le parole che mi dici quando mi respingi.
Mi sembra di fare un passo avanti e tre indietro con te… forse…”
“No!
Non è colpa tua! Io… davvero, vorrei… non intendevo respingerti, mi dispiace
che tu l’abbia presa così… io lo ammetto, avevo paura, tanta paura di te. Tutte
le volte che ti incontravo, che ti guardavo negli occhi, che litigavo con te
io… succedeva qualcosa di strano in me… e non capivo ed avevo paura… non mi ero
mai davvero innamorata di nessuno.” Sospirò “Quando stavo con Hisashi… era
diverso, gli volevo un mondo di bene, stavo bene con lui… ma non c’era tutto
quello che ora sento quando sto con te… e lo sapevamo entrambi che sarebbe
finita così… per questo ci siamo lasciati quasi di comune accordo… anche se lui
all’inizio non l’ha presa bene, poi ha capito. Io… ti ho allontanato da subito,
litigando con te e mostrandoti il peggio di me… ma è stato inutile perché anche
se io non volevo tu, eri già parte di me!”
“Antares…”
“No,
lasciami finire, ti prego!” il biondino annuì “Tu non sai davvero tutto di me,
di noi… sorelle intendo. Accadranno delle cose di qui a poco, lo sento e tu potresti
anche… non accettarle quelle cose ed io capisco, non sarebbe la prima volta…
non voglio che tu rimanga ferito… solo questo…”
“Cosa
accadrà?”
“Non
ti è dato sapere, ora… tra non molto verrà di nuovo il tempo…”
“Antares!
Perché non vuoi dirmelo? Perché sempre queste mezze frasi, queste mezze
profezie?! Perché credi che i miei sentimenti verso di te possano cambiare?”
“Non
so come andrà a finire io… voglio solo proteggerti! Non sono riuscita a
proteggerti da me e ho paura di non riuscire a farlo anche in futuro ma… se noi
lo facessimo ora, sarebbe impossibile dividerci.”
“E
allora facciamolo, perché io non voglio essere diviso da te!” si animò lui
prendendola tra le braccia.
“No!
Ti prego, abbi fiducia in me… tra un po’ sarà tutto finito! Ti fidi?”
“Certo
che mi fido…”
“Dimmelo
guardandomi negli occhi…” lui la guardò intensamente e ripeté le parole di
prima sussurrandole.
“E
così devo aspettare qualcosa che non so…” disse poi amareggiato. Lei gli prese
la mano facendogli alzare gli occhi.
“Quando
accadrà, saprai tutto, davvero… mi ero ripromessa di non dirtelo, ma so già che
mi rimangerò la parola. Allora toccherà a te decidere e se… deciderai di starmi
accanto comunque… allora… va bene!” terminò lei con un sorriso lieve.
“Ma
io ho già deciso…ti promet…” lei lo zittì mettendogli un dito sulle labbra.
“No…
non promettere cose che non conosci… giurami invece che saprai aspettare e che
valuterai in modo obiettivo, quando sarà il momento!” lui ci pensò un attimo ma
poi sospirò.
“Te
lo giuro!”
“Grazie!”
Il
silenzio tornò nella piccola radura antistante il lago.
“Allora
è tutto risolto… per ora!”
“Già…
però tu mi hai promesso di aspettare, quindi smettila di tentarmi!” rise lei
prendendolo in giro.
“Ah,
e così ti tento!” gongolò soddisfatto aprendosi nel suo famoso sorriso sexy e
abbracciandola di slancio.
“Già!”
ammise lei alzando il volto per guardarlo in quella distesa di argento fuso che
si ritrovava al posto degli occhi quando stavano così vicini.
“Però
posso baciarti?”
“Beh,
questo non te l’ho mai negato e non intendo farlo!” affermò la Serpeverde prima
di prenderlo per la cravatta ed abbassargli il volto finché le loro labbra non
si incontrarono e si schiusero in un profondo bacio.
Niniel
nel frattempo non era andata a studiare ma trovare conforto dall'unica persona
che potesse dargliene in quel momento.
Bussò
alla porta della stanza di Legolas e lui venne ad aprirle quasi di corsa
avendone riconosciuto il tocco.
"Signorina
Anglachel, ha bisogno?" chiese notando che c'erano altri studenti nel
corridoio ma il suo sorriso la diceva lunga.
Niniel
sorrise a sua volta felice di vederlo "Sì, le devo ridare uno dei suoi
libri!" disse continuando a recitare la parte della studente e del
professore.
"Prego!"
fece lui, salutando poi gentilmente gli studenti poco distanti.
Non
appena richiuse la porta Niniel gli saltò letteralmente in braccio tanto che
lui sbatté contro la porta di schiena.
"Mi
mancavi!" si giustificò lei baciandolo appassionatamente un secondo dopo.
Legolas
ricambiò immediatamente: anche lui era felicissimo di vederla!! Aveva una
voglia che la scuola finisse per poterla frequentare alla luce del Sole ma per
ora dovevano usare discrezione.
"Volevi
parlarti sai?" Legolas si sedette sulla poltrona accanto alla ragazza e la
invitò a sfogarsi, perché era ovvio che era lì per quello "Si tratta di
Dior... mamma vuole mandarla in Francia..."
Ciao!!
Chi non muore si rivede…
Beh,
quest’autunno Nini in ospedale c’è stata davvero, quindi scusate tanto il
ritardo ma io (Anty) facevo spola tra l’ospedale di Nini, il mio e l’università…
poi si è ammalata una nostra amica e poi un’altra ancora… mia mamma mi ha anche
simpaticamente detto “Manchi tu!” Mavv***, carina, eh?
Cooomunque,
eccoci di nuovo qui con il capitolo 31…
Dio, che fatica!!
Passo
ai ringraziamenti di tre povere martiri…
Syssy5: Mon Amour!!!!
Che bello risentirti!! Ci
sei mancata fes, sai? Siamo contentissime che tu continui a seguire i nostri
deliri!! Un bacione ed un grazie immenso!
Terry: Ciao tesoro!! Grazie dei complimenti!
Cosa ci vuoi fare, io e Nini siamo due inguaribili ‘Romantiche Oscure’… spero
continuerai a leggerci!! Un bacione anche a te!!
Cindy: Ma ci vuoi far piangere?!? Quante
belle robine ci hai scritto? Sniff!! Non ti preoccupare, l’accetta su di te non
la userei mai! Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Un bacio immenso!
Nella
speranza di sentirci presto, auguriamo a tutti un mondo di bene!!!