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Autore: Antares    11/11/2007    4 recensioni
L'ultimo anno per Harry e i suoi amici, ma sarà finalmente un anno tranquillo? Chi sono le nuove ragazze giunte ad Hogwarts? Che cos'è che gira silenziosamente per il castello di notte? E ancora: chi è il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure? Come mai i Dissennatori sorvegliano il castello? E da quando Malfoy ha una sorella? Questo e peggio ancora nella nostra storia!!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 31

CAPITOLO 31

 

Separazioni

 

Era ormai già passata una settimana da quella terribile avventura e la vita dei ragazzi era tornata alla normalità, una volta che Madama Chips li ebbe buttati fuori dall’infermeria stufa marcia di quei suoi ospiti abituali.

C’era qualcuno però che cominciava a trovare tutti questi avvenimenti molto strani, sospetti su sospetti si affollavano nella sua mente ed erano talmente pressanti da non abbandonare nemmeno i suoi sogni.

“Scusate ma devo andare in biblioteca!” annunciò Hermione senza quasi neanche salutare i suoi amici ed il suo ragazzo che scosse la testa rassegnato.

“Credo che con gli esami diventerà matta, quest’anno, peggio che al quinto!” commentò Ron scuotendo la testa e guardando la ragazza uscire di corsa dalla Sala Grande con una fetta di pane tostato a penzoloni in bocca.

Ma Hermione non era andata in biblioteca per fare ricerche scolastiche.

“Bingo!” mormorò quasi un’ora più tardi sfogliando un pesantissimo e dall’aria noiosissimo tomo di Erbologia.

“Lumenryos Blanca… pianta Elfica dalle sconosciute potenzialità. Questa pianta fiorisce una volta ogni 750 anni e i fiori appassiscono quasi immediatamente. Le poche persone che hanno avuto la fortuna di vederne fiorire una, quasi prettamente appartenenti al popolo Elfico, dichiarano di aver sentito come una grande forza avvolgerli ed entrare in loro appena dopo essere stati investiti dalla pioggia argentata che i misteriosi fiori di questa pianta sprigionano. Come è già stato detto i suoi poteri sono ancora del tutto sconosciuti e i maghi, a differenza degli Elfi, la considerano una sorta di pianta maledetta, oscura… non mi è molto d’aiuto, queste cose le sapevo anche io… cerchiamo l’altra cosa…” stava riflettendo tra di sé la ragazza ricominciando a gironzolare per quel luogo così bello ed affascinante per lei.

“Uhmmm… ‘Oggetti e manufatti magici’… vediamo qui!” la ragazza prese il libro e si accomodò ad un tavolo cominciando a sfogliare intenta le pagine ingiallite e a tratti rovinate dal tempo.

Quando ormai credeva di essersi sbagliata un titolo attirò la sua attenzione.

“Sapevo che c’era qualcosa sotto!” esclamò trionfante chiudendo con uno scatto il libro e sorridendo.

 

“Oh cavolo!!” gemette Harry estraendo dalla borsa la sfera contenente la ballerina in catene che Ron gli aveva regalato tempo prima.

“Cosa?” chiese Ron distrattamente.

“Guarda! Si è fatta un’altra crepa, ma sono sicuro che questa volta non mi è caduta!!” affermò il moretto alzando il palmo davanti al naso del suo migliore amico.

“Strano… però beh, è un regalo molto vecchio, insomma l’aveva comprata Charley in un negozietto di antiquariato, magari la magia sta svanendo… ma le avevi visto il volto, no?”

“Beh, sì ma… cioè, è strano! Tu vedevi il volto di Hermione, no?” il rossino annuì cercando di seguire il filo logico di Harry “E come lo vedevi? Normale, serio, sorridente…?”

“Sorridente.”

“Ecco, invece io quello di Dior lo vedo sofferente è come se mi volesse far capire che è in pericolo o che con me non è felice…”

“Boh, non lo so, magari dipende dal fatto che Dior non è una che sorride spesso…”

“Aspetta… Malfoy! Malfoy, puoi venire un attimo?!” chiese Harry al biondino che era seduto sulla panca appena dietro la sua.

“Che c’è?” chiese il Serpeverde sedendosi a cavalcioni sulla panca di Gryffindor e aspettando una risposta del bambino sopravvissuto.

“Prendi in mano questa e dimmi che volto le vedi!” Harry gli mise in mano la sfera e Draco aggrottò le sopracciglia un po’ stupito da quella strana richiesta però accontentò Harry che sembrava dare molto peso alla cosa.

Abbassò gli occhi a guardare il volto della ballerina imprigionata da nastri e questo da bianco divenne improvvisamente il volto della sua ragazza.

“Ma… è Antares! Che diavoleria è questa?”

“Si ma che espressione ha?” chiese Harry impaziente, scrutando con attenzione il volto del Serpeverde.

“Che espressione ha?… Seria… sembra quasi…”

“…sofferente?” finì per lui Harry e Draco si ritrovò ad annuire.

“Esatto… sofferente è il termine giusto. Vuol forse dire qualcosa?”

“No, cioè, non lo so è che anche io vedo Dior con quell’espressione…”

“Andiamo ragazzi, la ballerina mostra il viso della persona che amate, che importanza ha che sorrida o meno, è il volto che importa, no?” disse Ron non dando così tanto peso alla cosa.

“Sì, forse hai ragione, Ron…” rispose Harry cercando di convincere se stesso “…anzi, sarà proprio così!” terminò ma lo sguardo che scambiò con il Serpeverde non rispecchiava quelle parole.

                       

“Posso farti una domanda, Legolas?” chiese Hermione mentre, come quasi tutte le sere, si ritrovavano a chiacchierare nella serra.

“Certo!” rispose gentilmente l’Elfo sorridendole.

“Vedi, ho letto un libro sugli Elfi, uno di quelli che ci avevi consigliato e c’è una cosa che non ho ben capito…”

“Ma dimmi, sono a tua disposizione!” tutti i ragazzi si fecero attenti zittendosi per sentire la domanda della ragazza.

“Ho letto di una sorta di maledizione che impedisce agli Elfi di aver figli con i maghi, e non capisco perché con i babbani, i veela, i vampiri, insomma le altre razze sì e noi no.”

“Ah…” sospirò il bel professore “Sì, c’è questa maledizione se così si vuole chiamarla. Pare che nel centotrentesimo anno della Prima Era la figlia di uno dei principi Elfici sia scappata dalla Terra di Mezzo per sposare un mago, rinunciando alla propria immortalità. Il padre non prese bene la notizia e nemmeno il padre del ragazzo. I due potenti formularono una maledizione contro i propri figli che consisteva nel non poter avere figli. Si tramanda però che nel 1500, un potente mago ed un veggente Elfo, ebbero una premonizione identica: cioè due creature mezze Elfiche e mezze magiche, avrebbero finito per dominare il mondo con la potenza del fuoco. Ovviamente questa è solo una leggenda perché mai è stato ritrovato un documento o una testimonianza di questa profezia. È una storia che viene raccontata ai bambini la sera davanti al fuoco. I libri Elfici sono pieni di leggende, ci piacciono tanto, sai!” finì di raccontare Legolas.

“Wow… non pensavo che ci fossero profezie anche tra gli Elfi!” commentò Ron.

“Beh, le nostre radici non sono così diverse come si pensa… si tramanda che Elfi, maghi e Veela discendano dalla stessa radice comune, anche se gli Elfi e i Veela si sono dispersi e sono sempre meno, così come i maghi che nascono senza poteri: i magonò. Ma voi siete fortunati perché possono nascere bambini con poteri magici anche da babbani, per noi non è così.”

“Non ci sono testimonianze di figli mezzi maghi e mezzi Elfi?” chiese Draco serio.

“No, te l’ho detto. È solo una leggenda, quella profezia, e poi sai com’è si resta suggestionati e beh, nessuno vorrebbe mai dare alla luce i famosi figli che distruggeranno il mondo con il fuoco. Anche se ci sono coppie di maghi ed Elfi sparsi per il mondo sono sicuro che preferiscono vivere tranquilli senza figli.”

“E se accadesse? Magari in questo periodo?” domandò Judy allarmata.

“Ma no! Tutti pensano che avverrà nel periodo che si sta vivendo ma è solo una storia, una favola! Non accadrà, credimi Judy. Sono spauracchi per i bambini e forse era meglio se non vi raccontavo tutta la storia. Comunque spero che la tua curiosità sia stata soddisfatta Hermione.”

“Sì, grazie mille. Sai, piacciono tanto anche a me tutte queste leggende. Anzi, se poi mi presti quel tuo libro Elfico sulle leggende ne sarei davvero felice così ti evito spiegazioni.”

“Certo, prendilo pure, tanto so che me lo tratterai bene!”

 

“…e così per il tuo bene e la tua sicurezza abbiamo pensato di mandarti in Francia…” finì di spiegare Dania abbassando tristemente gli occhi per non dover affrontare quelli della figlia minore.

“Cosa?! In Francia? Pensate che non sia in grado di cavarmela da sola? Perché non venite anche voi allora? Se sono in pericolo io lo sono anche Niniel e Antares!!!” fu la prevedibile sfuriata di Dior.

“Dior… guarda che è difficile anche per me…” tentò di dire la madre.

“No, per te è semplicissimo, sono solo un burattino da spostare come ti gira! Prima andate a Hogwarts, adesso a Parigi!! Cosa sono, un pacco postale?”

“No! Non pensare minimamente una cosa simile!!!”

“Perché adesso? Perché proprio ora che ho trovato Harry?” chiese sconsolata vedendo la grande determinazione della madre “Ti odio!” urlò alla donna prima di correre via.

“No, Dior…” sospirò affranta e stanca Dania che già aveva sofferto nel decidere e nel rivelare la notizia.

“Perché mamma?” chiese Niniel.

“Niniel, lo sai!! Voi siete in pericolo ma lei di più! Già l’hanno usata per arrivare a Harry se dovessero scoprire che…”

“Ce la caveremo come abbiamo sempre fatto!!” si animò la Grifondoro stringendo forte i pugni “Non è vero Anty?” si voltò verso la gemella in cerca del solito conforto ma rimase spiazzata: Antares se ne stava appoggiata ad una parete con le braccia conserte.

“No, non è vero.” commentò grave staccandosi finalmente dalla parete.

“Antares!!” urlò sconvolta la sorella.

“Non mentire a te stessa Niniel!! Non è come le altre volte, tra poco sarà di nuovo il tempo, non dirmi che non l’hai sentito!!” Niniel abbassò lo sguardo.

“Di nuovo? Ma bambine… no!! Non quello!!” strillò la madre con gli occhi spalancati prendendo Niniel per le braccia e guardandola negli occhi.

“Sì mamma! E non sarà come le altre. Dior, noi, Harry, Draco… tutti siamo in pericolo. Ma Dior lo è doppiamente; mamma ha ragione, non possiamo permettere che venga usata nuovamente, se dovessero rapirla e interrogarla ti immagini il casino che accadrebbe? Mandandola in Francia, non solo sarà al sicuro fisicamente, ma sarà anche al riparo da altre sofferenze causate da noi. Sai bene anche tu che non ha mai sopportato quel dispositivo che effettivamente a lei non serve, ma non siamo state noi a fare saltare la vecchia scuola!!”

“Lo so che era colpa mia, mi sono già scusata abbastanza!! So che lei ci ha rimesso anche se non è come noi ma non l’avevo fatto apposta!!”

“Non sto dicendo questo!! Ti sto solo dicendo di pensare al bene di Dior, credi che anche a me non faccia male vederla andare via dopo che è sempre stata al mio fianco? Però qui non è al sicuro e se dovesse accaderle qualcosa solo per i vostri capricci non ve lo perdonerei mai!”

Niniel sospirò guardando il pavimento in preda ad una rabbia folle. Non era mai successo che Antares la contraddicesse e la perdita dell’unico alleato che credeva di avere non migliorava certo la situazione.

“Sarà una cosa temporanea! Finito tutto questo tornerà da noi!” cercò di convincerla la madre ma la Grifondoro se ne andò senza neanche degnarla di un’occhiata e sbattendo con forza la porta.

“Cosa devo fare, Antares?”

“Non devi cedere davanti alle loro suppliche. Dior non può stare qui, che lo voglia o meno!”

“Le parlerai?” la biondina annuì prima di andarsene.

“Hai sentito tutto, vero?” chiese Dania alla stanza apparentemente vuota. Lucius comparve da dietro la porta secondaria.

“Che cosa sono le tue figlie?” domandò serio.

“Non ti è dato sapere.” Rispose solo la donna sedendosi stancamente sul letto.

 

“Eccoti!”

“Sparisci!” urlò Dior che, seduta sul divano guardava rapita la danza del fuoco nel caminetto.

“No, dobbiamo parlare!”

“Pensavo fossi dalla mia parte! Lo sei sempre stata!!” ribatté la moretta ferita.

Antares sospirò prima di inginocchiarsi davanti alla sorellina.

“Dior… tu sai bene cosa succede a me e Niniel. Sai anche che molte volte ti hanno additata o evitata a causa nostra, e di questo ci dispiace sempre tanto.”

“Non ve ne ho mai fatta una colpa!”

“Lo so, e ti sono grata per la tua comprensione!! Sai com’è fatta mamma, lei non sa mai spiegare per bene le cose e soprattutto non riesce mai a farci capire che ci vuole bene, ma ce ne vuole molto!” Dior sorrise amaramente.

“Non ho mai ascoltato mamma, tu sei sempre stata il mio punto di riferimento.”

“Ti ho mai delusa?”

“No!”

“Allora fidati di me se ti dico che qui sei in pericolo. Non so cos’è Dior, chiamala sensazione, chiamala paura ma so che se tu resterai qui andrai incontro alla morte a causa mia e di Niniel. Non posso permettere che accada una cosa simile, non se c’è almeno una scappatoia. Sarò una vigliacca, so bene che tu vorresti stare qui ad aiutarci e lottare, ma io ti voglio sapere al sicuro. Ti voglio troppo bene per rischiare la tua vita.”

“Ma così mi sentirò impotente.”

“No! Non devi! Pensavo di chiedere a mamma di mandarti…” e si avvicinò all’orecchio della sorellina.

Dior spalancò gli occhi sorpresa.

“Però… come farò senza Harry?”

“Pensa a quante persone ha già perso da quando è nato. Ti ama Dior, se tu dovessi morire non riuscirebbe mai a superare la cosa questa volta e noi neppure!”

“Ok…” affermò dopo qualche minuto la moretta pensando bene alla situazione poi si lanciò tra le braccia della sorella in cerca del solito conforto.

 

"NO!!" urlarono insieme Harry e Draco balzando a sedere sui propri letti. Ansimavano fortemente, il loro cuore non sembrava voler diminuire il ritmo e le gocce di sudore colavano dai loro visi fin sopra le lenzuola.

"Cosa..." si chiese Harry passandosi una mano tremante sugli occhi per poi correre alla ricerca degli occhiali.

"Di nuovo quel sogno..." sussurrò Draco scostandosi i capelli umidi dalla fronte "Scusa se ti ho svegliato..."

"No... anche io mi sono svegliato a causa di un sogno strano..." nella stanza piombò nuovamente il silenzio rotto soltanto dal leggero russare di Ron che se la ronfava beatamente.

"Anche tu... hai visto il fuoco?" chiese il biondino con un po' di titubanza: lui e Potter non avevano mai davvero parlato e soprattutto da soli.

"Sì... è da un po' che faccio questi incubi ma sembrano sempre più reali, più..."

"...vicini?"

"Già... più vicini..."

"Anche Greenleaf li fa... l'ho scoperto a Malfoy Manor..." Harry strabuzzò gli occhi.

"Davvero? Cavolo! A questo punto sono più contento se Dior parte... almeno non sarà più in pericolo, almeno non a causa mia!"

"Tu credi che... abbia a che fare con le Anglachel?"

"Con loro dici? Beh, non ti nascondo che un pochino mi fanno paura... sappiamo così poco su di loro e poi... tutte quelle loro frasi che sembrano sempre sottintendere qualcosa... non lo so proprio..."

"Ho avuto la tua stessa impressione e poi Antares non fa che dirmi 'quando il tempo sarà giunto', 'quando sarà il momento saprai', cose del genere insomma e non mi piace affatto!"

"No, nemmeno a me! Penso che sia inutile stare qui a fare congetture. Domani faremo delle ricerche, domanderò aiuto ad Hermione che è imbattibile in queste cose!"

"Ok, buonanotte!"

"'notte!"

I due ragazzi non sapevano però che anche in un’altra stanza qualcuno si era svegliato, urlando, da un incubo talmente sconvolgente da lasciarlo senza respiro.

“Il fuoco…”

Legolas si alzò dal letto ancora tremante e corse alla sua libreria alla ricerca di un libro.

’Leggende Elfiche’… che sia davvero giunto il tempo?”

 

“Padre, posso parlarti?” chiese Draco avendo notato il padre passeggiare con Dania nel giardino. L’uomo lo scrutò notando che teneva gli occhi bassi e si mordeva il labbro inferiore nervosamente, stesso vizio di Narcissa, si ritrovò a pensare.

“Vai pure!” suggerì Dania staccandosi dal braccio dell’uomo e indirizzando un sorriso al figliastro.

Lucius annuì facendo cenno al figlio di avvicinarsi “Facciamo quattro passi, vuoi?” Draco annuì ancora e si affiancò al padre. L’uomo si accorse che il figlio era cresciuto ancora in quegli ultimi mesi anche se, a differenza sua, manteneva quella corporature sottile e slanciata propria della famiglia Black. Il volto reso un po’ più virile assomigliava a quello delle incantevoli statue greche raffiguranti giovani dei. Si assomigliavano parecchio, era innegabile, gli occhi dallo stesso taglio felino ed il mento appuntito; il sorriso o meglio il ghigno che differenziava la loro casata in modo davvero notevole. Suo figlio, il suo erede, il suo tesoro più grande, anche se solo ora era in grado di comprenderlo. Un velo di tristezza e di senso di colpa attraversò come un lampo i suoi occhi che andarono a posarsi su una panchina di pietra su cui decise di accomodarsi.

“Che ti succede?” domandò con fare gentile vedendo che il ragazzo non accennava a sedersi.

Passarono alcuni secondi in cui Draco sembrava stesse cercando le parole più adatte.

“Io… vorrei chiederti un consiglio… beh, un po’ personale, ecco…” esordì continuando a mordersi il labbro e dondolandosi sui piedi.

“Smettila di torturarti così, finirai per sanguinare!” il figlio lo guardò stranito, poi capì a cosa si stesse riferendo il padre e portò una mano alle labbra.

“Lo faccio senza accorgermene.”

“Draco, mi stai facendo preoccupare…” gli disse in tono dolce facendogli capire che le sue erano parole sincere.

“Oh, non ce n’è motivo, davvero… è… una sciocchezza!”

“Una sciocchezza che non ti fa star bene! Quindi non è una sciocchezza!” sorrise facendogli cenno di sedersi.

Nuovamente calò il silenzio rotto soltanto dal cantare degli uccellini che annunciavano l’arrivo della primavera.

“Vedi… è… per Antares…”

“L’avevo capito. Cosa c’è, tra voi non funziona?”

“No, no… va tutto bene… solo… lei non mi…”

“Non ti…?”

“Non mi vuole…” Lucius sgranò gli occhi sinceramente stupito.

“Ma… mi hai appena detto che va tutto bene, allora come può non volerti?”

“Stai fraintendendo. Lei non mi vuole nel senso che quando siamo io e lei… lei… non vuole che noi… hai capito no?” affermò tingendosi di rosso. Era la prima volta che toccava un tasto ed un argomento così profondo con il padre ma dopotutto non sapeva con chi parlarne. Lucius aggrottò la fronte cercando di capire il senso delle parole del figlio, poi un lampo di comprensione balenò negli occhi chiari.

“Ah! Ho capito… beh, Draco, per una ragazza è un passo molto più importante che per un ragazzo, non dico che per gli uomini non sia importante però… loro lo vivono in modo totalmente diverso…”

“Non sarebbe la sua prima volta, padre!”

“No?!” esclamò stupito. Allora dov’era il problema?

“No! È per questo che non capisco! Te l’ho detto, non vuole, forse non vuole me!”

“Ma che dici? I sentimenti che prova per te sono palesi! Magari non si sente pronta ad affrontare questo tipo di rapporto tra di voi! Sai com’è, per noi uomini è quasi un bisogno fisico, per loro no… comunque credo che dovresti parlarne con lei… magari la sua prima volta è stata un delusione e ha solo paura.”

“No, non credo sia per questo… è che, quando siamo lì lì per… lei si tira indietro farfugliando qualcosa tipo ‘te ne pentiresti’, ‘non voglio ferirti’, ‘mi lascerai’, ‘quando verrà il tempo’… poi i suoi occhi diventano vuoti e sembra quasi che stia male… per questo non intendo forzarla…”

“Beh, è giusto ciò che fai però… parlale, credo sia l’unico modo per superare la cosa!”

“E che cosa potrei dirle? Io mi vergogno!” ammise il ragazzo. Lucius sorride davanti alla fragilità e il dolore del figlio, gli pose amorevolmente una mano sulla spalla.

“Parlale di come ti senti… se ti ama, capirà!” Draco ci pensò su un attimo poi annuì; si alzò, fece due passi poi si girò nuovamente verso il padre “Grazie, papà!” disse sorridendo prima di andarsene.

 

“Antares!” la chiamò Draco vedendola impegnata a parlare con la sorella. La biondina alzò gli occhi verso il suo ragazzo ed il suo sorriso svanì. Era chiaro che Draco avesse qualcosa di importante da dirle, e non preannunciava nulla di buono… che fossa davvero la fine tra loro? “Devo parlarti… hai due minuti?”

Niniel, preoccupata dall’espressione di Draco e dagli occhi lucidi della sorella che mai aveva visto piangere, pensò bene di andarsene anche se, per una frazione di secondo strinse forte la mano della gemella che trovò fredda ghiacciata.

“Io vado in biblioteca!” annunciò facendo un cenno di saluto a Draco.

“Niniel… grazie!” le disse la sorella anche se quel grazie non sembrava riferito agli appunti che si erano scambiate poco prima.

La Grifondoro scosse la testa e con un sorriso forzato se ne andò.

Antares si avvicinò al proprio ragazzo ed entrambi si incamminarono per il lago.

“Hai ragione, è colpa mia e lo capisco, ne hai tutte le ragioni, non sei tu il problema!” esordì ad un certo punto la Serpeverde incapace di sostenere quel silenzio troppo pesante. Draco si fermò di botto guardandola stupito: di cosa stava parlando?

“Ah…”

“No, hai ragione, ti ho detto! È inutile che tu continui a soffrire a causa mia quindi…”

“Ma che stai…?”

“Quindi… non farti problemi… lasciami pure…” le ultime due parole della ragazza aleggiarono nell’aria e nella testa del ragazzo. Draco la guardò: stava stringendo al petto i libri come se fossero il suo ultimo appiglio, le mani nervose li stringevano al punto da far sbiancare le nocche. I lisci e lunghi capelli biondi volavano oltre le sue spalle, così come il mantello mentre la lunga frangia le copriva gli occhi color giada tenuti bassi. Draco in quel momento capì che le sue barriere erano, forse per la prima volta, crollate davanti a lui e si trovò ad adorarla ancora di più. Lievemente alzò una mano ad accarezzarle la guancia e lei, che non si aspettava certo quel gesto, sussultò ed alzò gli occhi nei suoi che stavano sorridendo. Confusa aspettò una sua risposta.

“Lasciarti? Ma che cos’hai in mente? Se vuoi farlo tu, ok, perché io non ho la minima intenzione di farlo!”

“Cosa? Ma avevi una faccia così seria e… mi sono preoccupata!”

“E siccome sei troppo impulsiva, hai pensato subito male!” sorrise lui facendole un buffetto sul naso.

“E di cosa… volevi… parlare, allora?” chiese lei tornando a torturare le copertine dei libri.

“Di noi… del perché non vuoi che io ti ami.”

“Oh, Draco! Lo sai che ti amo anche io, ho accettato la cosa per quanto mi sembrasse strana e credo anche di averti dimostrato che ricambio i tuoi sentimenti…”

“Intendevo… nell’altro senso… amore…” ammise lui passandosi una mano tra i capelli e distogliendo lo sguardo.

“Oh… quello…”

“Già… quello…” il ragazzo si fermò a riflettere “…senti, a me non fa niente aspettare quando sarai pronta. Non sarebbe la tua prima volta quindi… non capisco che tipo di blocco hai, e poi non capisco le parole che mi dici quando mi respingi. Mi sembra di fare un passo avanti e tre indietro con te… forse…”

“No! Non è colpa tua! Io… davvero, vorrei… non intendevo respingerti, mi dispiace che tu l’abbia presa così… io lo ammetto, avevo paura, tanta paura di te. Tutte le volte che ti incontravo, che ti guardavo negli occhi, che litigavo con te io… succedeva qualcosa di strano in me… e non capivo ed avevo paura… non mi ero mai davvero innamorata di nessuno.” Sospirò “Quando stavo con Hisashi… era diverso, gli volevo un mondo di bene, stavo bene con lui… ma non c’era tutto quello che ora sento quando sto con te… e lo sapevamo entrambi che sarebbe finita così… per questo ci siamo lasciati quasi di comune accordo… anche se lui all’inizio non l’ha presa bene, poi ha capito. Io… ti ho allontanato da subito, litigando con te e mostrandoti il peggio di me… ma è stato inutile perché anche se io non volevo tu, eri già parte di me!”

“Antares…”

“No, lasciami finire, ti prego!” il biondino annuì “Tu non sai davvero tutto di me, di noi… sorelle intendo. Accadranno delle cose di qui a poco, lo sento e tu potresti anche… non accettarle quelle cose ed io capisco, non sarebbe la prima volta… non voglio che tu rimanga ferito… solo questo…”

“Cosa accadrà?”

“Non ti è dato sapere, ora… tra non molto verrà di nuovo il tempo…”

“Antares! Perché non vuoi dirmelo? Perché sempre queste mezze frasi, queste mezze profezie?! Perché credi che i miei sentimenti verso di te possano cambiare?”

“Non so come andrà a finire io… voglio solo proteggerti! Non sono riuscita a proteggerti da me e ho paura di non riuscire a farlo anche in futuro ma… se noi lo facessimo ora, sarebbe impossibile dividerci.”

“E allora facciamolo, perché io non voglio essere diviso da te!” si animò lui prendendola tra le braccia.

“No! Ti prego, abbi fiducia in me… tra un po’ sarà tutto finito! Ti fidi?”

“Certo che mi fido…”

“Dimmelo guardandomi negli occhi…” lui la guardò intensamente e ripeté le parole di prima sussurrandole.

“E così devo aspettare qualcosa che non so…” disse poi amareggiato. Lei gli prese la mano facendogli alzare gli occhi.

“Quando accadrà, saprai tutto, davvero… mi ero ripromessa di non dirtelo, ma so già che mi rimangerò la parola. Allora toccherà a te decidere e se… deciderai di starmi accanto comunque… allora… va bene!” terminò lei con un sorriso lieve.

“Ma io ho già deciso…ti promet…” lei lo zittì mettendogli un dito sulle labbra.

“No… non promettere cose che non conosci… giurami invece che saprai aspettare e che valuterai in modo obiettivo, quando sarà il momento!” lui ci pensò un attimo ma poi sospirò.

“Te lo giuro!”

“Grazie!”

Il silenzio tornò nella piccola radura antistante il lago.

“Allora è tutto risolto… per ora!”

“Già… però tu mi hai promesso di aspettare, quindi smettila di tentarmi!” rise lei prendendolo in giro.

“Ah, e così ti tento!” gongolò soddisfatto aprendosi nel suo famoso sorriso sexy e abbracciandola di slancio.

“Già!” ammise lei alzando il volto per guardarlo in quella distesa di argento fuso che si ritrovava al posto degli occhi quando stavano così vicini.

“Però posso baciarti?”

“Beh, questo non te l’ho mai negato e non intendo farlo!” affermò la Serpeverde prima di prenderlo per la cravatta ed abbassargli il volto finché le loro labbra non si incontrarono e si schiusero in un profondo bacio.

 

Niniel nel frattempo non era andata a studiare ma trovare conforto dall'unica persona che potesse dargliene in quel momento.

Bussò alla porta della stanza di Legolas e lui venne ad aprirle quasi di corsa avendone riconosciuto il tocco.

"Signorina Anglachel, ha bisogno?" chiese notando che c'erano altri studenti nel corridoio ma il suo sorriso la diceva lunga.

Niniel sorrise a sua volta felice di vederlo "Sì, le devo ridare uno dei suoi libri!" disse continuando a recitare la parte della studente e del professore.

"Prego!" fece lui, salutando poi gentilmente gli studenti poco distanti.

Non appena richiuse la porta Niniel gli saltò letteralmente in braccio tanto che lui sbatté contro la porta di schiena.

"Mi mancavi!" si giustificò lei baciandolo appassionatamente un secondo dopo.

Legolas ricambiò immediatamente: anche lui era felicissimo di vederla!! Aveva una voglia che la scuola finisse per poterla frequentare alla luce del Sole ma per ora dovevano usare discrezione.

"Volevi parlarti sai?" Legolas si sedette sulla poltrona accanto alla ragazza e la invitò a sfogarsi, perché era ovvio che era lì per quello "Si tratta di Dior... mamma vuole mandarla in Francia..."

 

 

Ciao!! Chi non muore si rivede…

Beh, quest’autunno Nini in ospedale c’è stata davvero, quindi scusate tanto il ritardo ma io (Anty) facevo spola tra l’ospedale di Nini, il mio e l’università… poi si è ammalata una nostra amica e poi un’altra ancora… mia mamma mi ha anche simpaticamente detto “Manchi tu!” Mavv***, carina, eh?

Cooomunque, eccoci  di nuovo qui con il capitolo 31… Dio, che fatica!!

Passo ai ringraziamenti di tre povere martiri…

Syssy5: Mon Amour!!!! Che bello risentirti!! Ci sei mancata fes, sai? Siamo contentissime che tu continui a seguire i nostri deliri!! Un bacione ed un grazie immenso!

Terry: Ciao tesoro!! Grazie dei complimenti! Cosa ci vuoi fare, io e Nini siamo due inguaribili ‘Romantiche Oscure’… spero continuerai a leggerci!! Un bacione anche a te!!

Cindy: Ma ci vuoi far piangere?!? Quante belle robine ci hai scritto? Sniff!! Non ti preoccupare, l’accetta su di te non la userei mai! Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Un bacio immenso!

Nella speranza di sentirci presto, auguriamo a tutti un mondo di bene!!!

 

Niniel & Antares

  
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