4-La dura esistenza di un corsetto.
L’odore aspro del vino appena
pestato nelle vigne, si spande nel vento,mischiandosi alla brezza leggera che
proviene dal mare,e all’odore delicato dell’erba appena tagliata. Camminavo
lenta,cercando di respirare il più possibile quello strano miscuglio di
odori,che mi erano così graditi. In torno a me solo prati e vigne,e davanti,il
mare. Il mare,sin da piccola lo sempre amato. Era così incredibile poterlo
vedere,assaporare,e non in cartolina,sentire il suo profumo a me così
famigliare,e vedere la sua forza,potenza,ma allo stesso tempo delicato e dolce.
L’amante ideale di ogni uomo,bello e impossibile.Il vento e così forte che mi
scompiglia i capelli,facendoli volare ovunque sulla mia faccia,e il vestito mi
si gonfia a dismisura,spingendomi verso l’unico vero amore di mia nonna,quel
signore immenso,che dona il suo amore a tutti,ma chi ne abusa,o lo tradisce,la
sua furia e inesorabile.
“Madamigella Sofia.” Urla una
voce dietro le mie spalle. Una voce soffocata dal raffreddore,ma comunque
talmente squillante da infastidire le mie orecchie. Mi giro. Vita mi guardava cercando di
sistemarsi i capelli color fuliggine,e tenere la gonna a terra.
“Farà tardi al ricevimento.”
La voce e stizzita,sin dal momento in cui mi sono svegliata le sono stata
antipatica,e di certo non lo nasconde al
mio vedere; non avrebbe mai voluto seguirmi fin qui.
Qui. Eravamo finite sulla
costa da qualche parte in Inghilterra,dopo la caduta non ancora spiegata.
Eravamo precipitate nel freddo mare del nord che troneggia intorno
all’Inghilterra. La cosa strana e inconcepibile e che non eravamo nel 2012,ma
nel 1619,durante la grande conquista degli inglesi dell’America,l’era dei
grandi saccheggi per i mercenari,l’era d’oro della pirateria. Abbiamo nuotato incessantemente
fino alla costa,ma era rivestita di scogli. Le onde potenti e incessanti ci
sbattevano di qua e di la,impedendoci movimenti. Io ho picchiato la testa
contro uno scoglio,svenendo. Maria mi ha trascinata fino alla spiaggia. Ha
urlato di aiutarci ma ,quando si è accorta che non era la nostra epoca e
svenuta anche lei. Per fortuna un
nobile,vedendo il ciondolo che portava lei al collo,la scambiata per non so che
maestà e ci ha portate al sicuro dentro la casa del giudice supremo Gregor
MasTrosen. La vicenda è lunga e complessa,io sono rimasta addormentata quasi
una settimana e ,Maria,cercava disperatamente una soluzione a quella situazione
assurda in cui eravamo finite. A quanto pare il ciondoli della nonna non erano
solo degli oggetti per abbellire il suo collo,no,erano qualcosa di più visto
che credevano che provenivamo dalla corte della regina. Assurdo e dir poco. Il
ciondolo che avevo donato a Maria era,a quanto pare,uno stemma regale. Dove lo
aveva pescato mia nonna uno stemma reale,ma la domanda che
continuavo,incessamente a pormi era la
seguente: se il suo era uno stemma regale,quello che io avevo in tasca,che
stemma era ?
“Signorina” gridò ancora più
stizzita Vita. Secondo me,in quel istante,avrebbe tanto voluto farmi
precipitare dallo scoglio e cadere in mare. Ero già scampata alla morte una
volta quindi,girai i tacchi,e mi avviai verso di lei. Perché ero così odiata da
Vita? E molto semplice,quando mi è stata raccontata la incredibile,assurda e
assolutamente grottesca vicenda dell’essere precipitate nel 1619 mi è preso un
ictus. Ero sicura si trattasse di un sogno,così mi sono messa a correre in giro
per tutto il palazzo,nella mia seducente camicia da notte,gridando e tirando
giù tutti i preti e le madonne di mia conoscenza,con più di venti ragazze che
mi rincorrevano. La sfortuna e che in visita c’era un conte,o barone ,che dir
si voglia, e io ho fatto fare una figuraccia al giudice. Ovviamente il
medico,che secondo me puzzava esageratamente di alcool ,mi ha diagnosticato
un’amnesia,quindi il giudice se le presa con Vita, e ora lei mi odia.
Più che un ricevimento mi
sembrava un raduno degli amici della parrucca. Non so se ho mai espresso il mio
odio per la moda di quei tempi. La odio,uomini che si vestivano come donne,che
si lavavano ogni morto di papa e che emanavano odori nauseabondi. Indossavo un orrore di vestito,credo si possa
definire verde morto il colore che indossavo,o verde militare,non so fate
voi,sta di fatto che avevo circa quattro o cinque strati di un tessuto
pesantissimo,e un corsetto che avevo categoricamente negato di indossare,mi ero
anche arrampicata su un albero in giardino, per evitare quella tortura,ma,Maria
non voleva che finissimo in galera o che ci smascherassero,e quindi mi sono
dovuta adattare a quella tortura. Il ricevimento si svolgeva in un giardino
immenso. Vi era gente di ogni rango e ceto sociale,solo gli uomini parlavano
con gli uomini e le loro mogli,che avevano a malapena la mia età,li seguivano
silenziose ed educate. Mi veniva male solo a vederli. Avevo il fiato corto per
colpa del corsetto,e il ventaglio non mi dava molto sollievo ,visto che ogni volta che lo facevo andare un po’ più
velocemente di quanto prevedeva il galateo,la gente che mi passava davanti
storceva il naso o mi rifilava un occhiataccia. Maria era in piedi accanto a me
e conversava molto vivacemente con due o tre persone; sembrava a suo agio
nonostante io ero nel panico totale e stavo soffocando. Non si rendeva conto in
che razza di situazione eravamo finite. Le chiacchiere animate mi procuravano
mal di testa,le tempie pulsavano al ritmo esasperato del mio cuore,e gli odori
aggiungevano nausea al mal di stomaco e
al non riuscire a respirare. Maria era intenta a sfoderare i suoi
sorrisi migliori e io a cercare di non vomitare. Mi arresi e cominciai a
muovere il ventaglio come una pala di ventilatore. La gente che conversava con
Maria mi fisso,facendo si che Maria si girasse e mi guardasse ridacchiando.
“Stai bene?” mi chiese con il
sorriso sotto i baffi. Sto bene ? Speravo che scherzasse,ma così non era.
“Mi chiedi se sto bene?
Fammici pensare ,allora,non sono certa di dove mi trovo ne di come ci sia
arrivata,siamo distanti anni luce da casa nostra,dove siamo? Ma,chi lo sa è
bravo. Qui la gente si lava,massimo,una volta al mese,massimo,e ho un corsetto
che mi strizza le tette e i miei poveri polmoni.” Nel dire ciò molto stizzita
non mi ero resa conto di aver,leggermente,alzato la voce. Maria mi guardava e non riusciva a trattenere
le risate,dio santo volevo tanto picchiarla. Mi girai per tornare nella
posizione di prima,ma davanti a me mi ritrovai una persona intenta a guardarmi
sogghignando divertito. Era un giovane di almeno vent’anni,alto e magro,ma non
mi sembrava ossuto o che facesse la fame. Un viso lungo ma con lineamenti molto
morbidi che gli donavano un aria interessante,il viso con ancora qualche
lentiggine,ricoperta dalla cipria bianca,e due occhi grandi da cervo color
nocciola. Il naso era leggermente aquilino,ma non stonava con il viso,anzi gli
dava un aria leggermente più adulta. Indossava abiti della moda del tempo e
,ovviamente,quella orribile parrucca bianca con i boccoli e codino. Avrei
voluto incendiarle tutte. La cosa che apprezzai molto di quella figura,
comparsa dinanzi a me, era il fatto che odorasse di sale,e non di assurdi
profumi di rosa,o dolciastri,mischiati al sudore. No,aveva un profumo molto
piacevole.
“A milady non piace la moda
parigina?” mi chiese.(Per chi non lo sapesse il corsetto stretto lo avevano
inventato ii francesi,ed era molto di moda.) Stava in piedi,con le mani unite
dietro la schiena e sorrideva mostrando tutti i
denti,tenuti,sorprendentemente,in buono stato . Non sapevo cosa fare,in fatto
di socializzazione non ho mai avuto grandi esperienze,io ero brava a diventare
invisibile.
“Non è che non mi piace.”
Proclamai io scuotendo ancora più forte il ventaglio, “ma,a mio discreto parere,penso che sia una
moda incivile e priva di rispetto per il corpo femminile. Insomma e impossibile
respirare dentro questo coso.” Feci indicando il mio torace e il mio,non minimo
seno. Già,avevo un seno sorprendentemente grosso,mia nonna sosteneva che avevo
preso da lei,e che ero perfetta per il can can.
“Capisco,sono obbligato a
dirle che io,personalmente,sono del suo stesso parere.” Mi disse sorridendo. Mi
porse la mano facendo un lieve inchino. Gli porsi la mano,nel panico perché non
sapevo che stavo facendo. La prese e se la porto alla bocca baciandomela.
“Ammiraglio Edgar OldPool.”
Mi fece.
“Non so che grado io
abbia,comunque so ancora il mio nome, Sofì Sorel.” Feci cercando di imitare un
inchino che avevo visto in un qualche sop smielata di mia zia. Rise e poi mi
guardò.
“Prima,non ho potuto non
udire” disse in tono ironico. Ok,forse avevo urlato,ma giusto poco poco. “Che
la infastidisce ,molto,il fatto che il fare il bagno sia in … disuso,dalle
nostre parti. Presumo lei sia francese?”
Non capivo se era una domanda
o un affermazione.
“Sono di origini francesi,da
parte di mia madre; e si,non condivido affatto
che” feci una pausa per respirare. “Scusi ma non riesco a fare un
discorso completo.” Così dissi e scoppio in una dolce risata.
“La prego di respirare a
sufficienza,sono interessato al vostro discorso.” Disse . Sembrava uno di quei
venditori della Tv,non perdeva mai il sorriso,solo che il suo non sembrava
finto.
“Grazie. Dicevo,non condivido
il fatto che ci si lavi così di rado,e per questo che c’è un maggior tasso di
mortalità in questa epo … ehmm,qui da queste parti.” Ero molto sicura della
cosa,l’avevo appena studiato in storia.
“Interessante. Quindi lei
sostiene che,le malattie colpiscono maggiormente quando non ci puliamo?” chiese
curioso. Non so come ma cominciammo a camminare,io cercai di non distanziarmi
molto da Maria.
“Ovvio. La maggior parte
delle malattie risiedono nella pelle.”conclusi.
“Haha,lei è davvero una
persona colta milady,suo marito è un uomo fortunato. “Disse molto sicuro delle
sue parole.
“Mari … cosa?” risposi
d’istinto.
“Marito .Ovviamente siete già
maritata. “ anche qui non capivo se era una domanda o un affermazione.
“Ma state scherzando? Io ho
solo sedici anni,le pare che mi sposo a questa età?” dissi molto
irritata,dimenticandomi che in questa epoca ,a sedici anni,le donne erano già
sposate e con un minimo di due figli.
“Soprendente.” Si fermò dal
passeggiare,e mi guardò stupito. “ Siete davvero una persona insolita,e anche
molto interessante. Quindi non siete maritata?”chiese. Pensai che si dovesse
fare gli affari suoi.
“Esattamente e non intendo
esserlo fino ai venti o anche più.” Sentenziai io .
“Bene. Sinceramente la cosa
mi solleva,significa che ho qualche possibilità con lei madamigella Sofia.”
Rimasi pietrificata al suono
di quelle parole. Non feci in tempo a rispondere,o chiedergli di
ripeterlo,magari avevo capito male,che un uomo molto ben vestito e,nonostante
l’età ben portata,ci si avvicino.
“Mi perdoni se disturbo la
sua chiacchierata con Edgar” disse rivolgendosi a me,in tono di scuse profonde.
Detto ciò si girò verso il giovane e gli sussurò qualcosa nell’orecchio. Lui
annui dicendo che arrivava subito.
Mi prese la mano e me la
baciò di nuovo.
“Sperò potremmo incontrarci
in molte altre occasioni …” La frase non sembrava finità. Si avvicinò,ma non
troppo vicino e sussurrò “… Sofì” mi venerò i brividi al solo pensiero. Avrei
voluto tirargli un ceffone,ma non ne ebbi il coraggio.
“Ma chi era quello ? “chiese
Maria che mi si era avvicinata lentamente,per non disturbare la mia
conversazione. Rimasi li impalata,a guardare la schiena di quel giovane che
scompariva tra la folla,proprio come era arrivato.
“é l’ammiraglio della flotta
di sua maestà la regina.” Disse una voce starnazzante alla mia destra. Mi si
erano avvicinate tre donne,di sicure le tre pettegole della festa. “ Sir Edgar
e il più grande scapolo di tutta l’Inghilterra,e molto famoso per le conquiste
e per la stranezza con cui tratta gli schiavi. Pensare che gli chiedere pareri
e gli insegna a leggere e a scrivere.”disse disgustata dalla cosa “A parte
questo,è il miglior partito che ogni donna possa ambire ad avere,ma a quanto
pare ha rifiutato tutti i matrimoni che gli sono stati proposti,sostenendo che
la sua consorte deve avere le sue stesse idee politiche,e deve essere di forte
carattere,e molto colta. Insomma lui desidera un’uomo come moglie.” Questa sua
ultima affermazione scatenò le risate delle altre due gallinacce. Ovviamente
doveva aver rifiutato anche lei. Girai i
tacchi e guardai Maria.
“Andiamocene di qui
altrimenti vomito sull’abito di questa oca!”